Efemeridi & Spigolature 1

Carissimi,

per e-mail e per telefono (fortunatamente non so leggere gli SMS) mi ponete troppe questioni, alle quali non so rispondere o non ho il tempo sufficiente per farlo; né tantomeno ho il tempo di rispondere a tutti.  Inauguro comunque con oggi una rubrica che comparirà a scadenze irregolari, Effemeridi e spigolature, in cui fornirò notizie brevi o cercherò d’inquadrare rapidamente alcuni problemi che volta per volta avranno o parranno avere carattere d’urgenza.

Il sinodo sulla famiglia – I paragrafi del documento conclusivo su divorziati risposati e omosessuali non hanno raggiunto la prescritta maggioranza dei due terzi: quello sul previsto percorso penitenziale per la riammissione dei divorziati risposati ai sacramenti e quello sul “rispetto e delicatezza” che dovrebbero caratterizzare l’accoglienza riservata agli omosessuali. La questione resta aperta in quanto rimandata al sinodo del 2015 sulla famiglia: comunque la dottrina della Chiesa è stata riaffermata mentre l’indirizzo generalmente accolto è stato quello di una decisa apertura sul piano disciplinare, da considerarsi sulla base del primario valore della carità, della solidarietà e della comprensione. Papa Francesco ha lodato la libertà e la vivacità del dibattito e ha sottolineato come le due  questioni restino aperte.

La Corte europea dei Diritti dell’Uomo proibisce l’uso del niqab – La Corte dei  Diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo, ha solennemente proclamato la conferma della legittimità della decisione del governo francese di proibire l’uso del “velo islamico integrale”, il niqab, alle donne musulmane. Dal momento che il niqab vela l’intera figura femminile, volto compreso, lasciando scoperti solo gli occhi, la decisione appare ispirata soprattutto dalla necessità d’identificazione per ragioni di sicurezza e d’ordine pubblico. Meno giustificata appare la scelta giuridica francese di perseguire qualunque tipo di velatura, a partire da quella parziale del hijab che si limita a velare capelli e collo: una pretesa che potrebbe colpire anche monache e suore tanto cattoliche quanto ortodosse e  cristiano-orientali, nonché donne laiche le quali per molti motivi preferissero una copertura parziale della testa che lasciasse tuttavia libero e identificabile il volto.

Una bizzarra tesi storico-antropologica – A metà ottobre, sul quotidiano “Haaretz”, David Barzilai si è avventurato sulla via scivolosa delle teorie storico-antropologiche dedicate al paragone tra le età dell’uomo e quelle della storia, un tema peraltro tutto men che nuovo fin dall’antichità. Secondo lui, le culture religiose attraverserebbero fasi analoghe a quelle della crescita umana. Prendiamo l’adolescenza, tempo delle reazioni violente e della sete di conquiste e di espansione. Il giudaismo avrebbe conosciuto questa fase aggressiva e “adolescenziale” circa un millennio prima di Cristo, all’epoca di David e di Salomone; il cristianesimo ai tempi delle crociate; l’Islam, la più giovane tra le religioni di ceppo abramitico, la sta conoscendo adesso. Con la maturità, tra alcuni non si sa se anni, decenni o secoli, l’Islam recupererà calma ed equilibrio.
Francamente, l’assunto di Barzilai suscita perplessità. La Cristianità (e la Postcristianità) è stata molto più espansionistica e violenta in età coloniale che non “al tempo delle crociate”:  si deve pensare, nel suo caso, a una maturità e magari a una senilità patologiche, caratterizzate da un’aggressività “adolescenziale” ritardata? Ancora: l’Islam, per il vero, ha dispiegato il massimo delle sue potenzialità espansionistiche tra i secoli VII e VIII: aggressività “infantile”, o adolescenza precoce? Quanto all’ebraismo, almeno nella forma che vediamo affermarsi in Israele, esso presenta a sua volta elementi aggressivi. Si deve quindi pensare, tanto per parafrasare il vecchio Lenin, che  il sionismo sia la malattia senile dell’ebraismo?  Francamente, è una prospettiva inquietante che non ci piace.

Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale? – Europa e Occidente, NATO e dintorni. Sembra impossibile, ma qualcosa dà l’impressione di muoversi. All’Asia-Europe Meeting (Asem), conclusosi il 16 ottobre a Milano, alla presenza di molti capi di stato europei e asiatici e nella quale ha davvero brillato l’assenza degli Stati Uniti d’America e dei suoi rappresentanti: giustamente e correttamente, peraltro, poiché tale paese non è né europeo né asiatico, per quanto d’Europa e d’Asia sia uso occuparsi fin troppo.
E’ presto non dico per tirare conclusioni, ma anche solo per avanzare ipotesi. Comunque, che un meeting del genere sia stato possibile nonostante le sanzioni volute dagli USA contro la Russia e pedissequamente accettati da troppi paesi contro gli stessi rispettivi interessi nazionali e nonostante le crisi russo-ucraina e vicino-orientale, in concomitanza con il voto parlamentare del Regno Unito che riconosce il diritto alla Palestina di costituire un suo stato libero e indipendente, è qualcosa di molto significativo: e, aggiungo, più che d’inatteso addirittura d’insperato.
Si è parlato poco di questo evento, che probabilmente cadrà nel nulla. Ma chissà che non ci sia qualcosa di nuovo sul fronte occidentale, vale a dire su quello euroatlantico. Mentre l’Asem conduceva i suoi lavori il direttore di “Italia Oggi” e di “Milano-Finanza” (non siamo evidentemente dinanzi a fogli eversivi…) si chiedeva in termini esplicitamente critici a che cosa ormai serva la NATO, resto fossile – ma ingombrante, intimidatorio, costosissimo (penso allo scandalo della base Dal Molin di Vicenza, imposta ai cittadini che non al vogliono) della “prima guerra fredda” (anche ammettendo che ormai ne sia in corso una seconda) e da anni strumento tattico-strategico-politico di soggezione dell’Europa agli Stati Uniti. Si tratta di temi sui quali fino ad oggi la consegna dell’omertà e del silenzio era osservata scrupolosamente da politici e da media. D’altronde la latitanza politica e diplomatica del presidente Obama, al di là della sua personale inadeguatezza, può sul serio indicare un disorientamento  collegato alla consapevolezza dell’effettiva eclisse di une egemonia. Sta davvero volgendo a termine, il “secolo americano”?

Franco Cardini