Minima Cardiniana 276/4

Domenica 5 aprile 2020, Domenica degli Ulivi

EFFEMERIDI DELLA VERGOGNA
Intanto la storia non si ferma come diceva quello (non ricordo più chi: ma qualcuno l’avrà ben detto). Continuano le cronache dell’Europa occupata, soprattutto dell’Italia occupata. Chi la occupa? Ma perdinci, i liberatori di settantacinque anni fa? Ma se sono liberatori, perché sono anche occupanti? E poi, liberatori-occupanti dell’Italia e magari anche della Germania, dell’Austria, della Bulgaria, della Romania, dell’Ungheria, va bene: in fondo abbiamo perso la guerra, sia pur tre quarti di secolo fa. Ma perché tutta l’Europa, anche quella dei paesi che hanno vinto o che sono rimasti neutrali? La risposta è contenuta in un marchingegno del quale il 4 ultimo scorso si è celebrato il settantunesimo genetliaco: la NATO. Dice: ma serviva a bilanciare il patto di Varsavia. Nossignori: è vero il contrario, è questo che fu costretto a nascere per rispondere a quello. Dice: ma era necessario contro il pericolo sovietico. Sissignori, magari è vero fino a un certo punto comunque ammettiamolo pure; tuttavia, il “pericolo sovietico” non c’è più da una trentina d’anni. Dice: ma ce ne sono altri. Risissignori, ma di grazia quali: il fondamentalismo islamico? È risaputo ormai che con una parte di esso i vari governi USA (che sono i proprietari della NATO) ci vanno a nozze eccome. E allora chi? La Russia di Putin? La Cina? L’Iran? La Siria? Ma è conveniente per noi europei seguire perinde ac cadaver la politica statunitense (specie con l’attuale suo leader) senza sapere dove sta andando e dove ci porta? Pacta sunt servanda, e vabbè: ma in politica internazionale vale anche la massima pacta sunt reformanda. E su ciò i nostri governi europei sono peggio che ambigui: tacciono. Ostinatamente e spudoratamente. E magari, sotto sotto, danno una manina e tanti soldini a bravi e seri opinion makers i quali definiscono fake news tutte le notizie che non fanno loro comodo e definiscono “complottisti” e magari “sovversivi” (gran bella parole che ci arriva frasca fresca dal lessico politico di cent’anni fa ma che da secolare squallore è stata a vita nuova restituita) chi le propone, magari senza badare alle prove che le corredano.
Disponiamo di antidoti? Macché. Oddio, magari qualcosina. Gli invidiosi veri propinati regolarmente per esempio da Manlio Dinucci. Del quale fino a poco tempo fa si usava dire: attenzione, è un comunista. Ma di recente abbiamo appurato che è di peggio. È un “sovversivo”.

MANLIO DINUCCI
MANOVRE STRATEGICHE DIETRO LA CRISI DEL CORONAVIRUS
Mentre la crisi del Coronavirus paralizza intere società, potenti forze si muovono per trarre il massimo vantaggio dalla situazione. Il 27 marzo la Nato sotto comando Usa si è allargata da 29 a 30 membri, inglobando la Macedonia del Nord.
Il giorno dopo – mentre proseguiva l’esercitazione Usa “Difensore dell’Europa 2020”, con meno soldati ma più bombardieri nucleari – è iniziata in Scozia l’esercitazione aeronavale Nato Joint Warrior con forze Usa, britanniche, tedesche e altre, che durerà fino al 10 aprile anche con operazioni terrestri.
Intanto i paesi europei della Nato vengono avvertiti da Washington che, nonostante le perdite economiche provocate dal Coronavirus, devono continuare ad aumentare i loro bilanci militari per “mantenere la capacità di difendersi”, ovviamente dalla “aggressione russa”.
Alla Conferenza di Monaco, il 15 febbraio, il segretario di stato Mike Pompeo ha annunciato che gli Stati uniti hanno sollecitato gli alleati a stanziare altri 400 miliardi di dollari per accrescere la spesa militare della Nato, che già supera ampiamente i 1.000 miliardi annui.
L’Italia deve quindi aumentare la propria spesa militare, già salita a oltre 26 miliardi di euro all’anno, ossia più di quanto il Parlamento abbia autorizzato a stanziare una tantum per l’emergenza Coronavirus (25 miliardi).
La Nato guadagna così terreno in una Europa largamente paralizzata dal virus, dove gli Usa, oggi più che mai, possono fare ciò che vogliono.
Alla Conferenza di Monaco Mike Pompeo ha attaccato violentemente non solo la Russia ma anche la Cina, accusandola di usare la Huawei e altre sue compagnie quale “cavallo di Troia dell’intelligence”, ossia quali strumenti di spionaggio. In tal modo gli Stati uniti accrescono la loro pressione sui paesi europei perché rompano anche gli accordi economici con Russia e Cina e rafforzino le sanzioni contro la Russia.
Che cosa dovrebbe fare l’Italia, se avesse un governo che volesse difendere i nostri reali interessi nazionali? Dovrebbe anzitutto rifiutare di accrescere la nostra spesa militare, artificiosamente gonfiata con la fake news della “aggressione russa”, e sottoporla a una radicale revisione per ridurre lo spreco di denaro pubblico in sistemi d’arma come il caccia Usa F-35.
Dovrebbe togliere immediatamente le sanzioni alla Russia, sviluppando al massimo l’interscambio.
Dovrebbe aderire alla richiesta – presentata il 26 marzo all’Onu da Cina, Russia, Iran, Siria, Venezuela, Nicaragua, Cuba e Nord Corea – che le Nazioni Unite premano su Washington perché abolisca tutte le sanzioni, particolarmente dannose nel momento in cui i paesi che le subiscono sono colpiti dal Coronavirus.
Dall’abolizione delle sanzioni all’Iran ne deriverebbero anche vantaggi economici per l’Italia, il cui interscambio con questo paese è stato praticamente bloccato dalle sanzioni Usa.
Queste e altre misure darebbero ossigeno soprattutto alle piccole e medie imprese soffocate dalla forzata chiusura, renderebbero disponibili fondi da stanziare per l’emergenza, a favore soprattutto degli strati più disagiati, senza per questo indebitarsi.
Il maggiore rischio è quello di uscire dalla crisi con al collo il nodo scorsoio di un debito estero che potrebbe ridurre l’Italia alle condizioni della Grecia.
Più potenti delle forze militari, quelle che hanno in mano le leve decisionali anche nel complesso militare-industriale, sono le forze della grande finanza internazionale, che stanno usando la crisi del Coronavirus per una offensiva su scala globale con le più sofisticate armi della speculazione.
Sono loro che possono portare alla rovina milioni di piccoli risparmiatori, che possono usare il debito per impadronirsi di interi settori economici.
Decisivo in tale situazione è l’esercizio della sovranità nazionale, non quella della retorica politica ma quella reale che, sancisce la nostra Costituzione, appartiene al popolo.
(il manifesto, 31 marzo 2020)