Minima Cardiniana 321/4

Domenica 4 aprile 2021, Pasqua di Resurrezione

DULCIS IN FUNDO
LA FANTASTICA LETTERA DEL CAPO INDIANO SEATHL AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, 12 SETTEMBRE 1855
Il capo indiano Seathl, della Lega dei Suquamish e Duwamish, così risponde alla proposta del presidente americano Franklin Pearce di acquistare tutte le terre indiane esclusa una riserva.

Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua poiché sappiamo che egli non ha bisogno della nostra amicizia in cambio. Noi considereremo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili e prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seathl, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano.

Ma come potete comprare o vendere il cielo e il calore della terra?

Questa idea è strana per noi. Se noi non possediamo la freschezza dell’aria e lo scintillio dell’acqua come puoi tu comprarle? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni radura, ogni velo di nebbia in mezzo ai boschi oscuri, ogni goccia di rugiada, sono sacri nella memoria e nell’esperienza del mio popolo. La linfa che scorre negli alberi porta la memoria del mio popolo, mentre i morti dell’uomo bianco dimenticano la terra della loro nascita quando vanno a camminare fra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa bella terra perché noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle, ed il cervo, il cavallo e la grande aquila sono i nostri fratelli. Le cime rocciose, le essenze dei prati, il colore del corpo del cavallo e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò, quando il Grande capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra ci chiede troppo.
Egli ci manda a dire che ci riserverà un luogo dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Dice che lui sarà per noi come un padre e che noi saremo i suoi figli. Perciò noi prendiamo in considerazione la sua offerta, ma non sarà facile accettarla perché la terra ci è sacra. L’acqua pura e scintillante dei nostri torrenti e dei nostri fiumi non è soltanto acqua per noi, ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi saremo costretti a vendervi la terra voi dovrete ricordare ed insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni riflesso nell’acqua limpida dei nostri laghi parla di eventi e memorie della vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli che estinguono la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e i loro pesci nutrono i nostri bambini. Se vi venderemo la nostra terra, voi dovrete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri e vostri fratelli e dovrete perciò trattare i fiumi con la gentilezza e l’amore con cui trattate i vostri fratelli. L’uomo rosso si è sempre ritirato di fronte all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino.

Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri e il nostro modo di vivere.

Per lui un pezzo di terra è uguale a un altro, poiché lui è uno straniero che vive di notte e prende dalla terra tutto ciò che vuole. La terra non è sua sorella ma sua nemica e quando l’ha conquistata egli continua la sua strada. Lascia dietro di sé la tomba di suo padre e non se ne cura, così come dimentica il luogo di nascita dei suoi figli. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose che si possono comperare, usare, vendere come pecore. Il suo stolto appetito divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo un deserto. Le nostre maniere sono diverse dalle vostre. La vita nelle vostre città urta con la nostra sensibilità: non vi è alcun posto quieto nella città dell’uomo bianco, nessun luogo in cui sentir vivere la natura. Io sono un uomo rosso e non riesco a capire: il rumore delle vostre città ferisce le nostre orecchie. Come può vivere sereno un uomo che non può ascoltare il grido solitario del succiacapre, lo stormire delle foglie in primavera o il gracidare delle rane intorno agli stagni di notte? L’indiano preferisce i suoni smorzati del vento che muove le foglie nel bosco, e anche l’odore stesso del vento pulito dalla pioggia e profumato dai pini.

Per l’uomo rosso l’aria è preziosa perché tutti gli esseri viventi dividono la stessa aria, lo stesso respiro.

L’aria è un aspetto dello spirito che ci fa vivere. Il vento che ha permesso il primo respiro ai nostri antenati è anche quello che riceve il nostro ultimo respiro. L’uomo bianco non sembra però accorgersi dell’aria che respira e, come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. Se noi vi venderemo la nostra terra, poi dovrete tenerla come sacra, considerarla un luogo dove l’uomo può gustare il vento fra i fiori e gli arbusti del bosco. L’uomo bianco dovrà trattare gli animali e tutti gli esseri viventi di questa terra come fratelli. Noi non conosciamo altro modo di vivere. Abbiamo visto migliaia di bisonti imputridire nella prateria, abbattuti e lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Noi non comprendiamo come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante dei bisonti che noi uccidiamo solo per vivere. Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali sparissero, l’uomo morirebbe in una grande solitudine di spirito poiché ciò che accade agli animali prima o poi accade all’uomo: tutte le cose sono legate fra di loro. Dovete insegnare ai vostri figli che la terra sotto i loro piedi contiene la cenere dei nostri antenati.
Dite ai vostri figli che la terra è ricca per la vita dei nostri antenati che l’hanno amata. Insegnate ai vostri figli, come noi l’abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è la nostra madre. Tutto ciò che è buono proviene dalla terra e arriva ai figli della terra. Qualunque cosa viene fatta alla terra, la stessa cosa succede ai figli della terra: se l’uomo sputa sulla terra egli sputa sopra se stesso. Noi conosciamo queste cose: sappiamo che la terra non appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla terra. Tutte le cose sono legate fra di loro, tutto ciò che si fa per la terra lo si fa per i suoi figli. Non è l’uomo che ha tessuto la trama della vita, egli ne è soltanto un filo. Tutto quello che fa alla terra lo fa a se stesso. Tutte le cose sono collegate fra di loro come il sangue che unisce una famiglia. Ma noi considereremo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilito per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta, i nostri guerrieri hanno provato la vergogna e, dopo la sconfitta, essi passano la giornata nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Importa poco dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti.
Ancora pochi inverni e nessuno dei figli delle grandi tribù che una volta vivevano sulla terra, e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo una volta potente e pieno di speranze come il nostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini: niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, con il quale il Buon Dio si accompagna e parla da amico, non può essere dispensato dal destino comune. Prima di tutto, forse, noi siamo fratelli. Noi lo vorremmo volentieri. Formiamo una grande fratellanza con tutte le cose. Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco dovrà conoscere un giorno: il nostro Dio è il suo stesso Dio. Può darsi che ora voi pensiate di possedere Dio, come desiderate possedere la nostra terra, ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. La terra è preziosa a Lui e nuocere alla terra è pura ignoranza. Fare male alla terra significa disprezzare il suo Creatore.

L’uomo bianco, se continua a nuocere alla terra, si distruggerà da solo.

Continuate a contaminare il vostro letto e verrà una notte che rimarrete soffocati dai vostri stessi rifiuti. Ma se voi perirete sarà solamente per il volere di Dio che vi portò su questa terra e che, per un qualche scopo, vi diede il dominio sulla terra e sull’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi. Quando i bisonti saranno stati tutti massacrati ed i cavalli selvaggi tutti domati, quando tutti gli angoli della foresta saranno invasi dall’odore di molti uomini e la vista delle verdi e boscose colline sarà rovinata dai fili che parlano, allora l’uomo si chiederà: dove sono gli alberi ed i cespugli? Non ci sono più. Dov’è l’acqua? Non c’è più. L’inizio della sopravvivenza, la fine della vita.