Domenica 3 aprile – II Domenica di Pasqua
…e finalmente, cari miei. Come si diceva una volta nelle campagne della mia Firenze, tanto tonò che piosse. La Grande Proletaria (cioè la scuola) si è mossa. Un simpatico gruppetto di colleghe insegnanti di scuola secondaria riunite in comitato mi scrive: “Caro Professore, La seguiamo abitualmente, nei suoi scritti e in TV, e di solito dice cose interessanti e sensate, qualche volta ci fa arrabbiare, qualcuna di noi è contrariata perché quando si arrabbia ricorre al turpiloquio, siamo quasi tutte divertite e non di rado d’accordo con Lei anche se non capiamo se Lei sia un fascista o un comunista (le colleghe di sinistra sostengono la prima ipotesi, quelle di destra l’altra). Però Le presentiamo una protesta e Le facciamo una richiesta: vuole o no, di tanto in tanto, tornare al Suo mestiere? Ormai Lei fa il contemporaneista, ma di contemporaneisti ce ne sono fin troppi. Faccia un atto di umiltà: spenda un pomeriggio per spiegarci in modo semplice, rapido e sintetico che cosa pensa Lei quanto ai rapporti fra Islam ed Europa non in generale, non nell’oggi, ma nel ‘suo’ medioevo e solo in quello. Abbiamo nostalgia del Cardini medievista: tutto sommato non era male. Via, ci faccia un regalo di Pasqua”.
Care amiche, avete proprio ragione. E il regalo siete Voi a farlo a me. Ecco qua, dunque.
PS – A proposito dei dubbi di natura politica di qualcuna di Voi non so rispondere: tendo a pensare che abbiano ragione sia le une, sia le altre.
Per cominciare
L’avvento dell’Islam ha modificato il volto del mondo afro-asiatico-mediterraneo. Nel giro di un venticinquennio, fra l’Egira e la metà del secolo VII, l’impero persiano era stato assimilato e quello bizantino costretto a rivedere tutta la sua politica territoriale e difensiva, mentre la potenza marinara dell’Islam lo obbligava ad abbandonare la costa africana e spartire con essa una talassocrazia fino ad allora indiscussa. Per molto tempo si è sostenuto, sulla base della tesi del grande storico belga Henri Pirenne, che il repentino insorgere della potenza navale musulmana comportò la rottura dell’unità mediterranea che fin lì aveva consentito, sia pure in toni più modesti a causa della crisi demografica e socioeconomica dei secoli VI-VII, il mantenimento delle strutture economiche e dell’omogeneità culturale di tutti i popoli che si affacciavano sul mare: ciò avrebbe determinato un ripiegamento delle aree della vecchia pars Occidentis dell’impero su se stesse, un aggravarsi dei processi di recessione che al loro interno erano già in atto e una decisa avanzata della sua ruralizzazione. In altri termini, i caratteri di quello che per definizione indichiamo come “medioevo” si sarebbero presentati tra VII e VIII secolo, con l’affermarsi dell’egemonia musulmana nel Mediterraneo, piuttosto che non nel V secolo in seguito alla cancellazione istituzionale dell’impero d’Occidente. In realtà, la crisi economica e commerciale del VI-VII secolo, che proseguì sia pure con alterne vicende e momenti di ripresa fino al X, corrispondeva a un processo lento e profondo ed era dovuta a una serie di concause che non consentono di ricondurla al solo effetto della pressione esercitata dalla marineria corsara saracena. Il che non significa affatto che l’attività corsara dei musulmani non abbia avuto un peso notevole; ma allo stesso tempo la vivacità economica del mondo islamico sarà anche a partire dai primi anni dell’XI secolo una forza trainante per lo stesso Occidente europeo in ripresa. Continua a leggere “Minima Cardiniana 116”