Minima Cardiniana 217/1

Domenica 14 ottobre 2018 – XXVIII Domenica del Tempo Ordinario. San Callisto I Papa

JEROSOLYMITANA

“Se ti dimentico, Gerusalemme…”: così recita il salmo 137, quello dell’esilio del popolo d’Israele in Babilonia. Siamo tutti esuli, su questa terra. Aspettiamo e speriamo tutti di scorgere un giorno le pietre preziose delle mura della Gerusalemme celeste. Ma non possiamo dimenticare la nostra Gerusalemme. C’è chi la vuole capitale eterna e indivisibile di uno stato. Può darsi che sia così, magari a lungo. Ma gli stati passano e le capitali cambiano. Gerusalemme eterna non passa perché Dio l’ha eletta a Sua sede privilegiata sulla terra. Gerusalemme, Visio Pacis, appartiene a Dio e al genere umano. Ricordiamolo tutti, nell’attesa che essa possa ricevere da Dio e dalla storia il dono della pace: che non viene mai, se e quando è autentica, senza giustizia.

D’ORO, DI RAME, DI LUCE

Martedì 9 scorso gli archeologi israeliani hanno dato notizia di aver rinvenuto una pietra d’età erodiana sulla quale, in bei caratteri ebraici, un architetto del tempo ha scolpito il nome di Gerusalemme. E’ una testimonianza importante. Da poco, il governo e il parlamento israeliani, dopo aver proclamato Gerusalemme “unica e indivisibile capitale dello stato ebraico”, hanno altresì sancito la natura esclusivamente ebraica di tale stato. Non è stata una decisione incostituzionale, dal momento che Israele – al pari del resto del Regno Unito – non ha una costituzione. Ma è una soluzione che preoccupa per quella che sarà l’evoluzione della vita civile di quei circa due milioni di cittadini israeliani non ebrei (quindi musulmani o cristiani) che vivono nel loro paese accanto ai sette milioni dei loro concittadini ebrei. Continua a leggere “Minima Cardiniana 217/1”

Minima Cardiniana 216/2

Domenica 7 ottobre 2018. XXVII Domenica del Tempo Ordinario

UNA BUFALA SI AGGIRA PER L’EUROPA

STEVEN “SÒLA” BANNON

Chissà come ci sarebbe rimasto Giuseppe Prezzolini. Il Grande Vecchio aveva fondato a suo tempo una “Società degli Àpoti”, vale a dire di quelli che, per definizione, “non la bevevano”. Quando anni fa venne fuori la balla dei diari di Hitler, ch’erano falsi lontano un miglio ma l’autenticità dei quali venne pur legittimata e sostenuta da qualche storico illustre (e, si spera, benissimo pagato), un giornale se ne uscì con la pubblicità della “Birra Führer, la birra per chi le beve tutte”. Ebbene, ormai con Steven “Sòla” Bannon, se non abbiamo toccato il fondo – e ormai non ci speriamo più… –, la sensazione è che ci manca davvero pochino. Certo, al peggio non c’è mai fine…

Bannon è l’ideale Presidente Onorario della Società dei Pantòpoti, quelli che bevono di tutto e che le bevono tutte. E’ diventato il profeta di vecchie e nuove destre, l’aedo dei sovranisti che lotterebbero contro i globalisti, il condottiero dell’assalto alle roccaforti dei “signori delle Logge” arroccati nella fortezza di Davos. Come poi si faccia a condurre una tale ardua e benemerita battaglia (e lo dico senza ironia: almeno in questo) quando si sbandiera un’anticaglia screditata come la versione estremo-teocon dello scontro huntingtoniano di civiltà, quando ci si professa fautori senza se e senza ma del governo di Nethanyahu in Israele e sostenitori della necessità dello scontro con la repubblica islamica dell’Iran, quando si auspica una lotta frontale di un occidente da Risiko, Russia compresa, contro la Cina e i suoi alleati, c’è davvero da chiedersi come tutto ciò possa stare insieme con la lotta contro le lobbies multinazionali. Bannon è la caricatura dell’ultraliberismo turbocapitalista descritto anni fa da Luttwak, a sua volta uomo di estrema destra se mai ve ne furono ma, perdinci, intelligente e competente. Ora che perfino il suo amico d’una volta, Bellachioma Trump, gli ha sbattuto la porta in faccia, ecco Bannon seguire a ritroso la rotta di Cristoforo Colombo ed atterrare felicemente in Europa, dove sembra trovare chi lo accoglie come un messia e dove, a sua volta, individua fior di Nuovi Statisti dei quali si autopropone come Nuovo Mentore. E’ a questo personaggio che il Giornale per definizione Intelligente, “Il Foglio”, ha dedicato, il primo ottobre scorso, una chilometrica intervista (per quanto a onor del vero alquanto più critica e ironica di quel che a prima vista non sembri). D’altronde, è lì che Giuliano da Empoli lo definisce “un po’ il Trotsky della rivoluzione populista”: e viene proprio da chiedersi chi sarà, in tale rivoluzione, lo Stalin che ne disporrà saggiamente la picconatura. Come un simile desolante impasto di luoghi comuni e di fanatico forcaiolismo teocon da sètta protestante di quart’ordine possa piacere a qualche “cattolico”, resta un mistero.

Qualcuno ha definito Steven “Sòla” un “filosofo della politica”. Se ammettiamo anche per un solo istante ch’egli possa esser definito come tale, allora io esigo che il barone Julius Evola sia definito ufficialmente e formalmente l’Aristotele del XX secolo.

Su Bannon ha detto cose molto giuste Maurizio Blondet: vi rimando al suo blog: da parte mia, ho molto apprezzato una breve nota che mi ha fatto avere l’amica e collega Marina Montesano. Non dico che dobbiate tutti esser d’accordo fino in fondo e fino all’ultima virgola con lei: ma ve la passo.

SUL “FENOMENO”  BANNON

La prima cosa che viene in mente osservando il tour di Steve Bannon in Italia, è che siamo ormai diventati un paese di poveracci – dal punto di vista culturale, non economico. Tutta la destra nazionalista accoglie scodinzolando il primo sedicente teorico arrivato dagli Stati Uniti nemmeno fosse un grande statista o politologo. Ma arriva dagli Stati Uniti! e quindi, anche se persino Donald Trump l’ha scartato dopo pochi mesi, da noi diviene subito mâitre à penser. Non siamo lontani da Alberto Sordi che trangugiava spaghetti alla mostarda, solo che qui non si ride.

Ci siamo già scordati che dieci/quindici anni fa c’erano stati i teo-cons: Leo Strauss rievocato quale grande filosofo (nessuno o quasi l’aveva mai sentito nominare, prima) e una pletora di altri nuovi pensatori che sono immediatamente finiti nel dimenticatoio appena l’amministrazione Bush è tramontata.

Fuori i teo-cons, dentro i populisti-sovranisti che eleggono Bannon a teorico. Un uomo che è stato ufficiale di Marina, poi ha lavorato alla Goldman Sachs, ha prodotto film a Hollywood e ha fondato la Breitmart News, ossia una fabbrica di menzogne atte a spingere l’opinione pubblica americana verso la destra, con scoop quali quello che Barack Obama non sarebbe americano, o che torme di musulmani avrebbero bruciato antiche chiese in Germania. A un certo punto nemmeno Trump sembra volerlo più, e allora il grande teorico, con questo ricco curriculum alle spalle, arriva in tour fra noi derelitti che tanto mandiamo giù tutto.

Lo fa mescolando luoghi comuni a teorie apocalittiche al centro delle quali c’è, naturalmente, sempre lo scontro delle civiltà, al quale gli americani sembrano non riuscire a rinunciare: lui però ci mette dentro il giudeo-cristianesimo (lo chiama lui così) che comprende la Russia dalla parte dei buoni, che si scontrano con i cattivi cinesi i quali hanno ormai dichiarato guerra all’Occidente. Certo, a lui piacerebbe dimenticarsi dell’esistenza dei BRICS (l’acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa: ma Afghanistan, Argentina, Argentina, Indonesia, Messico e Turchia hanno già espresso un forte interesse per la piena adesione, mentre Egitto, Iran, Nigeria, Sudan, Siria e, più recentemente, Bangladesh e Grecia si dicono interessati), che fortunatamente ci raccontano un’altra storia sugli equilibri del presente e forse del futuro.

Accanto alle approssimazioni di politica internazionale, ci sono poi i discorsi non meno confusi sulla società: perché Bannon è un capitalista, ma raglia contro la globalizzazione per proteggere la famiglia tradizionale (bianca, cristiana, mamma-babbo-figlioletti),  che, a suo dire, sopporta il peso di tutto. E questa è l’ennesima scemenza alla quale non si sottraggono anche ‘pensatori’ nostrani, dal momento che non si vede come mai il capitalismo selvaggio e la globalizzazione colpiscano solo quella e non, per dire, le famiglie degli emigrati, i gay, i single e altri ‘meno tradizionali’.

Insomma, sono chiacchiere da bar, o da social network al più, elette a sistema di pensiero. Bannon si farà un po’ di soldi, farà qualche danno, poi cercherà un nuovo lavoro. E noi ci prepareremo ad accogliere il prossimo guru born in the USA.

Marina Montesano

Minima Cardiniana 216/1

Domenica 7 ottobre 2018. XXVII Domenica del Tempo Ordinario.

Celebrazione della Madonna del Rosario. 447° anniversario della battaglia di Lepanto

 ATTENZIONE!

Gli Amici più attenti e più esigenti mi scuseranno: in questa mia faticosa ripresa autunnale di attività non riesco ancora bene a dosare il mio tempo: gli arretrati di lavoro sono molti e i doveri quotidiani non da meno. Questo Minimum esce quasi fuori tempo massimo: ma sono costretto a ritenere ormai il lunedì una “ruota di scorta” visto che le incombenze della Dies Dominica, che pur dovrebb’essere di riposo e di preghiera, sono pervasive. Questa settimana, poi, c’era l’anniversario calendariale di Lepanto. “Voglio proprio vedere come farà a negare questa grande vittoria cristiana!”, mi sfida un lettore per i gusti del quale io sono troppo “filoislamico”. Caro Amico, non la nego affatto: che Dio e la Beata Vergine del Rosario, patrona di quella vittoria, me ne guardino. La valuto per quella che obiettivamente fu. Lo faccia anche Lei. Facciamolo tutti. 

 UN ANNIVERSARIO

LEPANTO, QUATTROCENTOQUARANSETTE ANNI DOPO. “POSTVERITA’” E ABUSO DELLA STORIA”

Non che non dovessimo aspettarcelo, per carità. D’altronde, la festa della Madonna del Rosario fu istituita per volere di papa san Pio V proprio al fine di ringraziare la Vergine Maria per la vittoria di Lepanto, il 7 ottobre del 1571. Tuttavia, dopo il tanto parlare che se n’è fatto anche di recente, e soprattutto da quando alla vigilia del quattrocentoquarantesimo anniversario dell’evento è uscito il bel libro di Alessandro Barbero[1], che in pochi mesi è diventato un best seller, speravamo francamente tutti che un po’ di chiarezza fosse stata fatta anche a livello mediatico a proposito d’un’importante ma tuttavia spesso equivocata pagina di storia. Continua a leggere “Minima Cardiniana 216/1”

Minima Cardiniana 215/2

Domenica 30 settembre 2018. XXVI Domenica del Tempo Ordinario. San Gerolamo

QUALCHE CONSIGLIO BIBLIOGRAFICO

“Lei fa troppo spesso il Grillo Parlante”, mi ammonisce un interlocutore solitamente alquanto severo. Per carità, caro Amico. Se talvolta ho dato quest’impressione, me ne scuso. Fra l’altro, il grillo è un animaletto simpatico: ma solo quando fa cri-cri sui prati di primavera.

Resta il fatto che a volte, forse, chi fa il mio mestiere lo tradisce, informando poco e commentando troppo. Cerco di farmi perdonare, pertanto, la sia pur involontaria petulanza limitandomi, qui, a fornirvi qualche forse non scontata informazione su qualcosa che a mio avviso potreste leggere con profitto.

Per non metter troppa carne al fuoco, mi limito qui e ora a un solo argomento. La politica estera, cenerentola – et pour cause!… – di tutti i governi politici italiani, terreno evitato (e amerei poter aggiungere: stranamente; ma non è purtroppo invece strano per nulla) perfino (“perfino”?) dai sovranisti. Perché non si rimette, ad esempio, in discussione il tema della “fedeltà” italiana ed europea a uno strumento formalmente inutile e anacronistico (visti i conclamati scopi di quando venne fondato), sostanzialmente invasivo, oppressivo, repressivo, terroristico e costoso come  la NATO, discutere della quale sembra un argomento intoccabile? Continua a leggere “Minima Cardiniana 215/2”