Domenica 3 marzo 2018. VIII domenica del Tempo Ordinario. Santi Marino e Asterio
IL “CASO PELL”
Uno dei casi “da cartellone” di questi giorni è ovviamente il caso Pell. Su ciò, chi segue questo blog ha già letto numerosi contributi in altra sede. Tra quelli che mi sono pervenuti, mi permetto di segnalarvi quello di Marina Montesano, medievista ormai affermata, specializzata alla Brown University di Rhode Island e oggi ordinaria nell’Università di Messina. Specialista in questioni di antropologia storica, Marina Montesano è autrice di un best seller di successo da lei direttamente redatto in inglese, Classical Culture and Witchcraft in Medieval an Renaissance Italy, London, Palgrave Macmillan, 2018. Nonostante un curriculum che – a scapito della giovane età – ne fa una specie di “mostro sacro” della cultura accademica europea, Marina Montesano è, in realtà, un soggetto pericoloso: è elzevirista de “Il Manifesto”, titolare di un apprezzato blog di musica rock – TomTomRock – e dintorni, abituale frequentatrice di eventi quali Rock en Seine, e autrice di Mistero americano, Bari, Dedalo, 2004: una ricerca dedicata alle perplessità relative alla ricostruzione ufficiale degli eventi dell’11 settembre 2001, che fece tanto rumore da disturbare “Qualcuno” e da far sì ch’esso, in poche settimane, “scomparisse” misteriosamente dalle librerie di tutta Italia. Tutto ciò rende il parere di Marina Montesano, insospettabile come paladina di cardinali pedofili, particolarmente interessante. Pur apprezzando la lucidità, la chiarezza e la generosa onestà intellettuale di Marina, non sono sempre d’accordo con le sue valutazioni in materia etico-teologica: ma proprio per questo il suo contributo mi sembra ancor più prezioso.
IL CASO GEORGE PELL
Marina Montesano
La condanna del cardinale George Pell è stata accolta quasi ovunque da un’ondata di celebrazioni, soprattutto nel mondo anglosassone, dove il tema della pedofilia del clero cattolico è più sentito dal pubblico nonché più presente nei media. Gli scandali sono stati tanti, ma nel caso di George Pell non siamo dinanzi alla condanna di un prelato qualsiasi, bensì di un cardinale, almeno fino all’agosto 2018, quando l’avvio del processo ha indotto papa Francesco a revocargli il mandato. Fino a pochi mesi orsono è stato Prefetto della Segretaria per l’economia della curia pontificia, una carica e un’istituzione volute dallo stesso pontefice nel 2014 per controllare meglio le finanze vaticane, dopo i numerosi scandali, e affidata proprio a Pell. Segno di una personale fiducia riposta da Francesco nei confronti dell’ex arcivescovo di Sidney e Melbourne.
Premetto che, mentre non so nulla delle capacità di George Pell in fatto di finanza, mi è capitato di ascoltare alcune sue dichiarazioni in materia di morale sessuale, trovandole estremamente lontane dalle mie posizioni; in particolar modo ho trovato repellenti molte sue asserzioni sull’omosessualità, più vicine a quelle dei pontefici che hanno preceduto papa Francesco. Parto, quindi, per le considerazioni che seguono, da una non eccessiva simpatia, direi quasi da un’antipatia per il personaggio. Aggravata dal fatto che, durante il suo mandato come arcivescovo, nella diocesi nella quale è nato, Ballarat, si è verificato un grave scandalo di pedofilia molto mal gestito da lui e dalle altre cariche dell’alta Chiesa d’Australia. Mi riferisco al caso del prete pedofilo Gerald Ridsdale, reo confesso di diverse decine di abusi su giovanissimi, compiuti tra gli anni ’60 e gli ’80, per i quali è stato condannato a una lunga pena detentiva, scontata fra 1993 e 2017. Evidentemente, la condotta di Ridsdale non doveva essere ignota ai suoi superiori, che nel corso degli anni l’hanno spostato in 16 differenti luoghi, ma senza mai denunciarlo alle autorità. Continua a leggere “Minima Cardiniana 236/2”