Minima Cardiniana 262/5

Domenica 29 dicembre 2019, Santa Famiglia

…E FINALMENTE, L’IMPEGNO PER IL 2020

ALLA RICERCA DI UN “CENTRO DI GRAVITÀ”. UNA PROPOSTA D’INCONTRO

(Conclude la serie documentata un appello dell’amico Giulietto Chiesa, noto giornalista e autorevole commentatore politico, che siete invitati a raccogliere)

Caro amico/a,
mi rivolgo a lei e a un certo numero di altre persone in cui ripongo fiducia (vedrà in fondo questo elenco, del tutto provvisorio e frutto della mia personale esperienza, che vale quello che vale e potrà essere allargato dalle sue proposte).
Penso che lo stato dell’arte della politica e della società italiana sia ormai sceso sotto il livello di guardia. Dopo il quale nessuno di noi potrà considerarsi non responsabile per quello che accadrà, per le sorti della democrazia, dei valori ai quali teniamo, della dignità di ciascuno.
Prendo questa iniziativa perché penso che “si deve fare qualche cosa”.
Queste righe, presumo, possono avere per lei un senso solo in caso che lei condivida il mio allarme. Se non è così può cestinare e non procedere oltre.
Se lei pensa a) che è troppo tardi; b) che è troppo presto; c) che è meglio fare da solo/a; d) che non ho titolo per rivolgermi a lei; e) che ho sbagliato indirizzo, allora non occorre che legga oltre.
Il fatto è che ciascuno di noi sta facendo qualche cosa, addirittura molte cose. Ma le sta facendo da solo/a. Giuste o sbagliate che siano, penso che non serviranno a niente fino a che non troveremo il modo (se ancora ve n’è uno) di formare una massa critica sufficiente perché esse siano come minimo ascoltate, come massimo entrino nel dibattito politico con qualche possibilità di essere prese in esame.
C’è un fatto che tengo molto presente mentre scrivo queste righe. Penso che lei si chieda, tra l’altro, come io possa pensare di avere l’autorità per fare queste proposte. La risposta è semplice. Non penso di avere alcuna autorità. Penso solo di doverlo fare nell’interesse comune. Non mi propongo di guidare altri. Sono inoltre ben consapevole di non avere il know-how sufficiente per proporre, da solo, qualche cosa di conclusivo.
È solo un tentativo. Rivolto in molte direzioni. Una bottiglia in mare con un messaggio. So bene che le mie posizioni politiche sono controverse, come lo sono quelle di tutti coloro che ho incluso nel mio elenco e che potrebbero esserlo in molti elenchi simili. Il senso della proposta qui contenuta è quello di tentare un confronto ordinato. Le scrivo perché ho fiducia in lei perché credo di avere capito che lei dispone di tre qualità essenziali: competenza, onestà e coraggio. Lo scopo preliminare di questa lettera è quello di verificare se e quanti ritengono utile iniziare un tale tentativo.
Ciò detto propongo di incontrarci a novembre, il 2 e il 3 (modalità e luogo saranno indicati più avanti).
Per fare che cosa? Per avviare insieme un’agenda del giorno che ci accomuni, che impegni tutti noi a seguirla, approfondirla, perfezionarla. Perché la chiamo così e a cosa ci servirà? Perché la crisi che tutti viviamo è di una complessità senza precedenti nella storia umana. Essa, come certo lei sa, investe tutti i capisaldi del vivere civile; è un cambio di paradigmi; è una transizione verso un ignoto che ci è vicinissimo ed è inevitabile; richiede un apparato concettuale, perfino semantico, del tutto diverso da quello (per semplificare) che abbiamo usato nel XX secolo, ecc. Ci servirà per scegliere insieme la rotta da seguire, visto che nessuno di noi, da solo, ne potrà individuare una migliore. Ci servirebbe, se non altro, come stimolo per smettere la coazione a ripetere vecchie idee, modelli di organizzazione della resistenza che non possono più funzionare perché sarà la nuova condizione, di subalternità della massa, a renderli inservibili.
Dentro la cornice — che sta per diventare una prigione elettronica globale — nessuno di noi potrà produrre qualcosa di più che un grido episodico. Né potremo raggiungere masse ormai degradate e conquistate da un’offensiva implacabile delle corporations finanziarie che già usano strumenti di attacco che noi ancora nemmeno conosciamo.
Se c’è una speranza è soltanto quella di creare un “centro di gravità” intellettuale e morale capace di divenire una casamatta per una specie ormai in via di estinzione, ma ancora dotata della volontà di resistere. In altri termini un “luogo” fisico dotato di una propria “massa critica”: inaffondabile perché fondata su un nuovo e diverso sapere.
Cito Margaret Mead: “Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi e impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta”.
Il compito è difficilissimo, anche perché, nell’ipotesi che si riesca a comporre una tale “agenda del giorno”, la disgregazione intellettuale che tutti ha contagiato, anche noi, ci costringerà a percorrere la via della ricomposizione di un nuovo sapere, che comporta la messa in discussione non solo dell’intero nostro vocabolario politico e sociale, ma anche di gran parte dei valori etici che, in altra epoca, hanno consentito lo sviluppo materiale. Ora e in futuro, io credo, lo sviluppo spirituale dell’Uomo non è più garantito da quei valori soltanto. Ed è in questione perfino la quantità degli individui che potranno eventualmente goderne.
Inoltre solo un’agenda del giorno ben concepita e soprattutto condivisa, potrà farci capire che il vettore probabilmente più grande tra quelli che intravvediamo, conduce alla guerra e quindi, alla questione della sopravvivenza della vita stessa.
Se si sente di prendere parte a questo discorso comune, tenga impegnate le date del 2 e 3 novembre. Ho pensato che siamo tutti così occupati da una quotidianità disperata da rendere indispensabile un calendario “lungo”. All’occorrenza, potremo scambiarci osservazioni, suggerimenti per la migliore riuscita dell’incontro. Il luogo dell’incontro e le modalità del suo svolgimento saranno decise in itinere, anche con il suo contributo. Si dovrà costituire un gruppo operativo minimo poiché è evidente che io non sarò in grado di guidare da solo – né intendo farlo – una tale macchina.
Giulietto Chiesa

(Si tratta di un appello steso alcune settimane fa, che tuttavia mantiene viva la sua attualità. Due giorni di studio e di riflessione sull’argomento, con la presenza dello stesso Chiesa, si terranno sabato 1 e domenica 2 febbraio 2020 in Roma presso il Palazzo del Genio, Via Cavour 179; i lavori inizieranno alle ore 10,30 di sabato 1 e si protrarranno fino a domenica 2 in serata. Per informazioni e qualunque altra comunicazione si prega di scrivere all’indirizzo e-mail:
attardo 43@gmail.com

Minima Cardiniana 262/4

Domenica 29 dicembre 2019, Santa Famiglia

…E, SEMPRE A PROPOSITO D’INDEROGABILI IMPEGNI INTERNAZIONALI, ECCOVI UNA GRAZIOSA CARTOLINA DI AUGURI

COMITATO NO GUERRA NO NATO
Auguri 2020?

62 persone hanno in mano la ricchezza corrispondente a quello di 3,5 miliardi di persone.

Vogliamo fare loro gli auguri per Natale e per l’anno prossimo?

Gli Stati Uniti d’America hanno pubblicamente dichiarato di avere una missione nel mondo e che, per questo, nessun altro paese deve solo pensare a contrastare questo destino manifesto e divino e che si traduce:
a) nella presenza di basi militari USA in tutto il mondo (oltre 800, con o senza il consenso dei rispettivi popoli, vedi Guantanamo);
b) nella presenza permanente di flotte militari comprensive di portaerei, sommergibili, bombardieri e droni in ognuna delle sei zone di controllo in cui gli Stati Uniti hanno diviso il mondo intero (compresi i ghiacci dei poli e l’atmosfera che circonda e protegge la Terra);
c) nelle spese militari di gran lunga le più elevate (700 miliardi di dollari annui: 35 Russia; 49,5 Cina). È di oggi la notizia che hanno superato anche questa cifra.

Vogliamo fare gli auguri a chi ha messo in piedi questo meccanismo di guerra e di distruzione delle risorse di questa Terra?

I governi italiani che si sono succeduti, fin dalla fine della Guerra Mondiale, hanno ceduto sempre maggiori quote di sovranità e di ricchezze del nostro paese ad altri; con l’adesione sempre più convinta e non discussa alla Nato, hanno di fatto realizzato l’occupazione del nostro paese (113 basi), la partecipazione ad atti di guerra che niente avevano a che fare con la difesa del nostro territorio e l’esposizione inutile a rappresaglie nucleari per la presenza di 70 bombe di questo tipo in violazione dei trattati internazionali dal nostro paese firmati e soprattutto in violazione della nostra Legge Fondamentale la Costituzione che non si limita a condannare le guerre ma che le RIPUDIA quale strumento di soluzione dei conflitti internazionali.

Vogliamo fare gli auguri anche a chi (tutti) nell’attuale parlamento continua a sostenere questa suicida scelta politica, economica e militare?

I mercati considerati legge naturale, assoluta e indiscutibile per la regolazione delle attività economiche in realtà cosa hanno prodotto? Prendendo esempio dal colpo in Cile dell’11 settembre 1973 ritenuto il battesimo del fuoco del neoliberismo oggi universalmente imperante, scopriamo che il mondo è stato realmente unificato nell’economia, nell’informazione e nel tipo di consumi ma che ha visto contemporaneamente crescere le disuguaglianze fra gli esseri umani come mai nella storia: non solo tra paesi poveri e paesi ricchi ma anche all’interno dei paesi più ricchi. Cosa sono poi questi Mercati? Sono presenze automatiche, autonome, extraterrestri o sono governati da persone fisiche e giuridiche ben definite e ben delimitate? Non rientreranno in ballo quelle famose 62 persone che tramite aziende multinazionali e istituti finanziari rigorosamente privati e opachi controllano un’economia che non ha più nulla a che vedere con le necessità fondamentali dei 7,5 miliardi che abitano attualmente il nostro piccolo e circoscritto Pianeta? Sicuramente non ci considerano loro “pari”.

Vogliamo fare gli auguri anche a loro?

Vi confesso che non ci tengo neppure un poco; gli auguri li voglio fare a voi che ci seguite da tempo e che avete compreso la serietà e la coerenza con cui operiamo; gli auguri li dobbiamo fare ai 6 miliardi di esseri umani che vivono sul pianeta ma non contano un accidente (indipendentemente che vivano in paesi cosiddetti democratici o no in quanto chi decide lo fa altrove senza il controllo di nessuno). Le condizioni sociali, culturali, tecniche e scientifiche oggi potrebbero garantire a tutti una vita decorosa e dignitosa; non dobbiamo più lottare contro le fiere feroci o uccidere per procurarsi il cibo ma, clamorosamente, contro chi sta distruggendo indiscriminatamente le risorse disponibili per produrre il superfluo.
Allora gli auguri li rivolgo non alle persone ma agli obiettivi che, come persone, ci dobbiamo porre per difendere realmente la sopravvivenza del genere umano e la giustizia nel loro vivere assieme.

Primo obiettivo: auguriamoci di scongiurare definitivamente il rischio di un conflitto nucleare; io non vedo nella Russia, nell’Iran e nella Cina dei nemici che ci stanno minacciando e da cui dobbiamo difenderci; nel nostro paese questo vuol dire uscire da qualsiasi alleanza militare, per una neutralità attiva con tutti i popoli del mondo; vuol dire rimandare le bombe nucleari, presenti illegalmente e illegittimamente nel nostro territorio, al loro “legittimo” proprietario; significa operare perché l’Italia rispetti il trattato di non proliferazione e ratifichi il nuovo trattato proposto da 113 paesi all’ONU di totale interdizione delle armi nucleari. Il nostro paese per voce della sua Costituzione, nata alla fine di una devastante guerra mondiale, non si limita a rifiutare la guerra ma la RIPUDIA come strumento di regolazione dei rapporti internazionali.
Il nostro comitato (NoGuerraNoNato) e la nostra associazione onlus “Per un Mondo Senza Guerre” sono in azione in tutto il paese e da due anni anche in Europa per informare, documentare, realizzare incontri, promuovere iniziative unitarie contro la guerra, il traffico d’armi, la partecipazione dell’Italia alla presenza aggressiva della Nato oramai in tutto il mondo.
Infine gli auguri li facciamo a noi stessi (il nostro appello originale e quindi gli aggiornamenti settimanali che facciamo ai firmatari dello stesso, è oggi sottoscritto da 40 mila persone) per il nostro lavoro totalmente volontario, assolutamente sganciato da ogni scopo elettorale o partitico diretto o indiretto. Non abbiamo alcun finanziamento o appoggi istituzionali, possiamo contare esclusivamente sul vostro appoggio operativo (organizzate, ovunque possibile, momenti di incontro di discussione sui nostri temi e noi vi daremo ogni appoggio e sostegno possibile); ma soprattutto abbiamo bisogno del vostro sostegno economico (fondamentale per continuare).

Il migliore degli auguri possibili sarebbe sfruttare la piattaforma che abbiamo costruito recentissimamente in rete NATOEXIT.IT sia per utilizzare la valanga di documenti, articoli, video, informazioni che troverete (tutte facilmente scaricabili), sia utilizzando il bottone DONAZIONI presente nel frontespizio e che senza oneri consente, tramite il mezzo PayPal, di offrire donazioni anche minime, anche mensilizzabili, come potrebbe essere il valore di un cappuccino e una pasta, da fare ogni tanto; oppure donazioni una tantum anche più consistenti (in attesa di avere disponibile il meccanismo gratuito del 5 per mille) che come associazione possiamo certificare (basta avere il vostro indirizzo mail) perché lo possiate scaricare nella denuncia dei redditi. Breve nota: i soldi che versate su Change.org per la nostra campagna vanno integralmente a Change e non a noi. Tutto questo sarà integralmente utilizzato per organizzare eventi e produrre documenti; noi non abbiamo né dipendenti né prestatori d’opera ma dobbiamo pagare servizi come il sito in rete, le conferenze o gli incontri via zoom, locandine, volantini etc. La difesa della nostra sopravvivenza può essere una buona motivazione.

BUON NATALE E BUONE FESTE IN SERENITÀ
UN ANNO 2020 DI ATTACCO ALLA GUERRA E ALLA NATO
Giuseppe Padovano
Presidente della APS “per un mondo senza guerre”
Coordinatore del Comitato No Guerra No Nato
Cell. 3939983462
mail giuseppepadovano.gp@gmail.com

(Riproduciamo, qui in allegato, il testo della “DICHIARAZIONE DI FIRENZE” che concluse il convegno tenutosi il 7 aprile 2019 al cinema-teatro Odeon di quella città: un’occasione importante, affollatissima, della quale – con poche lodevoli eccezioni – i media si guardarono bene di parlare)

Il rischio di una grande guerra che, con l’uso delle armi nucleari potrebbe segnare la fine dell’Umanità, è reale e sta aumentando, anche se non è percepito dall’opinione pubblica tenuta all’oscuro dell’incombente pericolo.
È di vitale importanza il massimo impegno per uscire dal sistema di guerra. Ciò pone la questione dell’appartenenza dell’Italia e di altri paesi europei alla NATO.
La NATO non è una alleanza. È una organizzazione sotto comando del Pentagono, il cui scopo è il controllo militare dell’Europa Occidentale e Orientale.
Le basi USA nei paesi membri della NATO servono a occupare tali paesi, mantenendovi una presenza militare permanente che permette a Washington di influenzare e controllare la loro politica e impedire reali scelte democratiche.
La NATO è una macchina da guerra che opera per gli interessi degli Stati uniti, con la complicità dei maggiori gruppi europei di potere, macchiandosi di crimini contro l’umanità.
La guerra di aggressione condotta dalla NATO nel 1999 contro la Jugoslavia ha aperto la via alla globalizzazione degli interventi militari, con le guerre contro l’Afghanistan, la Libia, la Siria e altri paesi, in completa violazione del diritto internazionale.
Tali guerre vengono finanziate dai paesi membri, i cui bilanci militari sono in continua crescita a scapito delle spese sociali, per sostenere colossali programmi militari come quello nucleare statunitense da 1.200 miliardi di dollari.
Gli USA, violando il Trattato di Non-Proliferazione, schierano armi nucleari in 5 Stati non-nucleari della NATO, con la falsa motivazione della “minaccia russa”. Mettono in tal modo in gioco la sicurezza dell’Europa.
Per uscire dal sistema di guerra che ci danneggia sempre più e ci espone al pericolo imminente di una grande guerra, si deve uscire dalla NATO, affermando il diritto di essere Stati sovrani e neutrali.
È possibile in tal modo contribuire allo smantellamento della NATO e di ogni altra alleanza militare, alla riconfigurazione degli assetti dell’intera regione europea, alla formazione di un mondo multipolare in cui si realizzino le aspirazioni dei popoli alla libertà e alla giustizia sociale.

Proponiamo la creazione di un fronte internazionale NATO EXIT in tutti i paesi europei della NATO, costruendo una rete organizzativa a livello di base capace di sostenere la durissima lotta per conseguire tale obiettivo vitale per il nostro futuro.
COMITATO NO GUERRA NO NATO/GLOBAL RESEARCH

Minima Cardiniana 262/3

Domenica 29 dicembre 2019, Santa Famiglia

L’ITALIA PAESE PACIFICO, GLI-ITALIANI-BRAVA-GENTE E GLI IMPEGNI INTERNAZIONALI CHE È NECESSARIO ONORARE

A PROPOSITO DELLA “FINANZIARIA”: MANCANO I FONDI PER RISANARE LA SCUOLA, PERÒ…

Il ministro dell’Università e Scuola se ne è andato: se sia stato “gran rifiuto” o corretto gesto di protesta, lasciamo a Voi la scelta. La risposta è stata per ora la divisione del primo e del secondo soggetto, secondo una formula già nota (e, secondo quelli che – avrebbe detto il divo Giulio Andreotti – “a pensar male fanno peccato, ma spesso c’indovinano”), che determina il ripristino di un dicastero, cioè di una poltrona ministeriale.
Nuovi costi, insomma: e non è detto che in sé non sia cosa opportuna. Frattanto però, di contrarre le uscite pubbliche in altri campi non si ragiona. Non certo, intendiamoci, quelle per la sanità e le comunicazioni: sono settori strategici-chiave intoccabili, anzi semmai incrementabili. Resterebbe quella che per eufemismo usiamo definire “difesa”: dove invece, tuttavia…

Manlio Dinucci
Strategie Usa e costi nostri nella guerra dei gasdotti
(Ohimè: il solito comunista! Vi prego, replicategli, dimostrategli che sbaglia o racconta delle balle, non fatemi stare sulle spine!)
Mentre si affrontano in un duro scontro sull’impeachment del presidente Trump, Repubblicani e Democratici depongono le armi per votare al Senato quasi all’unanimità l’imposizione di pesanti sanzioni contro le società partecipanti alla realizzazione del North Stream 2, il raddoppio del gasdotto che attraverso il Baltico porta il gas russo in Germania. Ad essere colpite sono le società europee che partecipano al progetto da 11 miliardi di dollari, ormai realizzato quasi all’80%, insieme alla russa Gazprom: l’austriaca Omv, la britannico-olandese Royal Dutch Shell, la francese Engie, le tedesche Uniper e Wintershall, l’italiana Saipem e l’elvetica Allseas che prendono parte alla posa delle condotte.
Il raddoppio del North Stream aumenta la dipendenza dell’Europa dal gas russo, avvertono gli Stati Uniti. Sono preoccupati soprattutto dal fatto che il gasdotto – attraversando il Mar Baltico in acque russe, finlandesi, svedesi e tedesche – bypassa i Paesi di Visegard (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria), gli Stati baltici e l’Ucraina, ossia i paesi europei più legati a Washington tramite la Nato (ai quali si aggiunge l’Italia).
La posta in gioco per gli Stati uniti, più che economica, è strategica. Lo conferma il fatto che le sanzioni sul North Stream 2 fanno parte del National Defense Authorization Act, l’atto legislativo che per l’anno fiscale 2020 fornisce al Pentagono, per nuove guerre e nuove armi (comprese quelle spaziali), la colossale cifra di 738 miliardi di dollari, cui si aggiungono altre voci portando la spesa militare statunitense a circa 1000 miliardi di dollari. Le sanzioni economiche sul North Stream 2 si inseriscono nella escalation politico-militare contro la Russia.
Una ulteriore conferma viene dal fatto che il Congresso Usa ha stabilito sanzioni non solo contro il North Stream 2 ma anche contro il TurkStream che, in fase finale di realizzazione, porterà il gas russo attraverso il Mar Nero fino nella Tracia Orientale, la piccola parte europea della Turchia. Da qui, attraverso un altro gasdotto, il gas russo dovrebbe arrivare in Bulgaria, Serbia e altri paesi europei. È la contromossa russa alla mossa degli Stati uniti, che nel 2014 riuscirono a bloccare il gasdotto South Stream. Esso avrebbe dovuto collegare la Russia all’Italia attraverso il Mar Nero e via terra fino a Tarvisio (Udine). L’Italia sarebbe così divenuta un hub di smistamento del gas nella Ue, con notevoli vantaggi economici. L’amministrazione Obama riuscì ad affossare il progetto, con la collaborazione della stessa Commissione Europea.
La Saipem (Gruppo Eni), colpita nuovamente dalle sanzioni Usa sul North Stream 2, fu già pesantemente colpita dal blocco del South Stream: perse nel 2014 contratti per un valore di 2,4 miliardi di euro, cui si sarebbero aggiunti altri contratti se il progetto fosse andato avanti. Nessuno però allora, né in Italia né nella Ue, protestò per l’affossamento del progetto ad opera degli Stati Uniti. Ora che sono in gioco gli interessi tedeschi, si levano in Germania e nella Ue voci critiche sulle sanzioni Usa al North Stream 2.
Si tace però sul fatto che l’Unione europea si è impegnata a importare dagli Usa gas naturale liquefatto (Gnl), estratto da scisti bituminosi con la distruttiva tecnica della frantumazione idraulica. Washington, per colpire la Russia, cerca di ridurre il suo export di gas nella Ue, facendo pagare i costi ai consumatori europei. Da quando il presidente Trump e il presidente della Commissione Europea Juncker hanno firmato nel luglio 2018 a Washington la “Dichiarazione congiunta sulla cooperazione strategica Usa-Ue incluso il settore energetico”, la Ue ha raddoppiato l’import di Gnl dagli Usa, cofinanziando le infrastrutture con una spesa iniziale di 656 milioni di euro. Ciò non ha però salvato le società europee dalle sanzioni Usa.
(“Il Manifesto”, 22 dicembre 2019)
(Ecco: e così, tacendo anziché ribattere, mi obbligate a diffondere le calunnie dei “rossi”! Qualcuno potrebbe perfino credere che abbiano ragione… E poi dice che uno si butta a sinistra…)

Minima Cardiniana 262/2

Domenica 29 dicembre 2019, Santa Famiglia

UN REGALO DI CAPODANNO

BASHAR ASSAD INTERVISTATO DA MONICA MAGGIONI

Mi hanno regalato, e lo regalo a Voi, una primizia purtroppo rara, in quanto ovviamente i media si sono ben guardati dal pubblicizzarla. Ecco qua:

Lo strano caso dell’intervista che non s’aveva da trasmettere

Domanda 1: Signor Presidente, grazie per averci ospitato qui. Ci spieghi per favore, qual è la situazione in Siria ora, qual è la situazione sul campo, cosa sta succedendo nel paese?

Presidente Assad: Se vogliamo parlare della società siriana: la situazione è molto, molto migliorata, poiché abbiamo imparato tante lezioni da questa guerra e penso che il futuro della Siria sia promettente; usciremo da questa guerra più forti. Parlando della situazione sul terreno: l’esercito siriano ha fatto progressi negli ultimi anni e ha liberato molte aree dai terroristi, rimangono ancora da liberare alcune aree in mano ad al-Nusra che è supportato dai turchi, si tratta della parte nord della Siria dove i turchi hanno invaso il nostro territorio il mese scorso. Quindi, per quanto riguarda la situazione politica, possiamo dire che sta diventando molto più complicato, perché ci sono molti più giocatori coinvolti nel conflitto siriano e questo è dovuto al fatto che vogliono trascinare il conflitto e trasformarlo in una guerra di logoramento.

Domanda 2: Quando parla di liberazione, sappiamo che esiste una visione militare di questo, ma il punto è: com’è la situazione adesso per le persone che hanno deciso di tornare nella società? Il processo di riconciliazione, ora a che punto si trova? Funziona o no?

Presidente Assad: In realtà, la metodologia che abbiamo adottato per creare, diciamo, una buona atmosfera, è stata attuata attraverso quella che abbiamo chiamato riconciliazione, per le persone che vivono insieme e per quelle persone che vivevano al di fuori del controllo delle aree governative per farle tornare all’ordine alla legge e alle istituzioni. Accettavamo l’amnistia a chiunque rinunciasse al suo armamento e obbedisse alla legge. La situazione non è complicata per quanto riguarda questo problema, se hai la possibilità di visitare qualsiasi area, vedrai che la vita sta tornando alla normalità. Il problema non erano le persone che combattevano tra loro, la situazione non era quella che ha tentato di mostrare la narrativa occidentale. La narrativa occidentale cercava di mostrare i siriani in lotta l’uno con l’altro, in quella che hanno chiamato una “guerra civile”, e ciò è fuorviante. La situazione non era di “guerra civile”, in realtà i terroristi prendevano il controllo delle aree e applicavano su queste le proprie regole. Senza quei terroristi le persone torneranno alla loro vita normale e vivranno insieme. Non c’era una guerra settaria, non c’era guerra etnica, non c’era guerra politica; erano terroristi sostenuti da potenze estere, che avevano denaro e armamenti e occupavano quelle aree.

Domanda 3: Non ha paura che questo tipo di ideologia si sia radicata? Sa, è stata la base della vita quotidiana delle persone per così tanti anni, in qualche modo può rimanere nella società e prima o poi tornare?

Presidente Assad: Questa è una delle principali sfide che abbiamo dovuto affrontare. Quello che stai chiedendo è molto corretto. Ci sono due problemi. Quelle aree che erano al di fuori del controllo del governo erano governate da due paradigmi: il primo paradigma è il caos, perché non esisteva una legge, quindi le persone – specialmente le giovani generazioni – non sanno nulla dello stato, della legge e delle istituzioni; il secondo paradigma, che è profondamente radicato nelle menti, è l’ideologia, l’ideologia oscurantista, l’ideologia wahabita – ISIS o al-Nusra o Ahrar al-Cham, o qualunque tipo di queste ideologie estremiste terroristiche islamiste. Ora abbiamo iniziato a occuparci di questa realtà, perché quando liberiamo un’area dobbiamo risolvere questo problema, altrimenti qual è il significato di liberazione? La prima parte della soluzione è religiosa, perché questa ideologia è un’ideologia religiosa e i religiosi siriani, o diciamo l’istituzione religiosa in Siria, stanno facendo uno sforzo molto forte in questo senso, e ci sono riusciti; sono riusciti ad aiutare quelle persone a comprendere la vera religione, non la religione insegnata da al-Nusra o ISIS o altre fazioni.

Domanda 4: Quindi, in sostanza, i chierici e le moschee fanno parte di questo processo di riconciliazione?

Presidente Assad: Questa è la parte più importante. La seconda parte importante è svolta dalle scuole. Nelle scuole hai insegnanti, hai istruzione e hai il curriculum nazionale, e questo curriculum è molto importante per cambiare le idee di quelle giovani generazioni. Terzo, hai la cultura, il ruolo delle arti, degli intellettuali e così via. In alcune aree, è ancora difficile svolgere quel ruolo, quindi è stato molto più facile per noi iniziare con la religione, secondariamente si procede con le scuole.

Domanda 5: Signor Presidente, vorrei solo tornare alla politica per un istante. Ha menzionato la Turchia, ok? La Russia è stata il vostro miglior alleato in questi anni, non è un segreto, ma ora la Russia sta compromettendo con la Turchia alcune aree che fanno parte dell’area siriana, quindi come valuta questo?

Presidente Assad: Per comprendere il ruolo russo, dobbiamo comprendere i princìpi russi. La Russia crede che il diritto internazionale – l’ordine internazionale basato su quella legge – sia nell’interesse della Russia e nell’interesse di tutti nel mondo. Quindi, per i russi, sostenere la Siria significa sostenere il diritto internazionale; questo è un punto. In secondo luogo, combattere i terroristi è nell’interesse del popolo russo e nell’interesse del resto del mondo. Quindi, dialogare con la Turchia e fare questo compromesso non significa che sostengano l’invasione turca; piuttosto volevano avere un ruolo per convincere i turchi che bisogna lasciare la Siria. Non supportano i turchi, non dicono “questa è una buona realtà, la accettiamo e la Siria deve accettarla”. No, non lo fanno. Ma a causa del ruolo negativo americano e del ruolo negativo occidentale nei confronti della Turchia e dei curdi, i russi sono intervenuti, al fine di bilanciare quel ruolo, per rendere la situazione… Non direi migliore, ma meno peggiore se si vuol essere più precisi. Quindi, in questo momento, quello è il loro ruolo. In futuro, la loro posizione è molto chiara: integrità siriana e sovranità siriana. L’integrità e la sovranità siriana sono in contraddizione con l’invasione turca, che è molto evidente e chiara.

Domanda 6: Quindi mi sta dicendo che i russi potrebbero scendere a compromessi, ma la Siria non lo farà con la Turchia. Voglio dire, la relazione è ancora piuttosto tesa.

Presidente Assad: No, anche i russi non hanno fatto un compromesso riguardo alla sovranità. No, guardano la realtà. Ora, ci troviamo davanti a una brutta realtà, devi essere coinvolto per fare un qualcosa… Non direi un compromesso perché non è una soluzione finale. Potrebbe essere un compromesso per quanto riguarda la situazione a breve termine, ma nel lungo termine o nel medio termine, la Turchia dovrà andarsene. Non ci sono dubbi.

Domanda 7: E a lungo termine, qualche piano di discussione tra lei e il signor Erdogan?

Presidente Assad: Non mi sentirei orgoglioso se un giorno dovessi scendere in discussione con lui. Mi sentirei disgustato nel trattare con questo tipo di islamisti opportunisti, non musulmani, islamisti – è un altro termine, è un termine politico. Ma ancora una volta, come dico sempre: il mio lavoro non è quello di essere contento di quello che sto facendo o di non essere felice o altro. Non riguarda i miei sentimenti, riguarda gli interessi della Siria, quindi ovunque andranno i nostri interessi, andrò anche io.

Domanda 8: In questo momento, quando l’Europa guarda alla Siria, a parte le considerazioni sul paese, ci sono due problemi principali: uno sono i rifugiati e l’altro sono i jihadisti o combattenti stranieri che tornano in Europa. Come vede queste preoccupazioni europee?

Presidente Assad: Dobbiamo iniziare con una semplice domanda: chi ha creato questo problema? Perché avete rifugiati in Europa? È una domanda semplice: a causa del terrorismo sostenuto dall’Europa – e ovviamente dagli Stati Uniti, dalla Turchia e da altri – ma l’Europa è stata il principale attore nella creazione del caos in Siria. Quindi, ciò che è andato torna indietro.

Domanda 9: Perché dice che era il giocatore principale?

Presidente Assad: Poiché hanno sostenuto pubblicamente, l’UE ha sostenuto i terroristi in Siria dal primo giorno, dalla prima settimana o dall’inizio. Hanno incolpato il governo siriano e alcuni regimi come il regime francese hanno inviato armamenti. Uno dei loro funzionari, penso fosse il loro ministro degli Esteri, forse Fabius se non ricordo male ha detto “mandiamo”. Hanno inviato armamenti; hanno creato questo caos. Ecco perché molte persone trovano difficile rimanere in Siria; milioni di persone non potevano vivere qui, quindi sono dovute fuggire dalla Siria.

Domanda 10: In questo momento, nella regione, ci sono disordini e c’è un certo caos. Uno degli altri alleati della Siria è l’Iran e la situazione sta diventando complicata. Si può riflettere sulla situazione in Siria?

Presidente Assad: Sicuramente, ogni volta che ci sarà il caos, sarà un male per tutti, avrà effetti collaterali e ripercussioni, specialmente in presenza di interferenze esterne. Se è spontaneo, se parli di dimostrazioni e di persone che chiedono riforme o una situazione migliore economicamente o altri diritti, è positivo. Ma quando si tratta di atti di vandalismo, distruzione, uccisione e interferenze da parte di poteri esterni, allora no: non è assolutamente positivo è nient’altro che negativo, nient’altro che cattivo e un pericolo per tutti in questa regione.

Domanda 11: È preoccupato per quello che sta succedendo in Libano, che è il vero vicino di casa?

Presidente Assad: Sì, allo stesso modo. Certo, il Libano influenzerebbe la Siria più di qualsiasi altro paese perché è il nostro vicino diretto. Ma ancora una volta, se è spontaneo e riguarda la riforma e l’eliminazione del sistema politico settario, sarebbe un bene per il Libano. Ancora una volta, ciò dipende dalla consapevolezza del popolo libanese al fine di non consentire a nessuno dall’esterno di provare a manipolare il movimento o le manifestazioni spontanee in Libano.

Domanda 12: Torniamo a ciò che sta accadendo in Siria. A giugno, papa Francesco le ha scritto una lettera in cui le chiedeva di prestare attenzione e rispettare la popolazione, soprattutto a Idleb dove la situazione è ancora molto tesa, perché lì si combatte e successivamente si arriva al modo in cui i prigionieri vengono trattati nelle carceri. Gli ha risposto e cosa ha risposto?

Presidente Assad: La lettera del Papa riguardava la sua preoccupazione per i civili in Siria e ho avuto l’impressione che forse il quadro in Vaticano non fosse completo. Questo è prevedibile, dal momento che la narrativa principale in Occidente parla di questo “cattivo governo” che uccide la “brava gente”, come si vede e si sente negli stessi media: ogni proiettile dell’esercito siriano e ogni bomba uccide solo i civili e distrugge solo ospedali! Non uccidono i terroristi mentre prendono di mira quei civili! Questo non è corretto, non è la verità. Quindi, ho risposto con una lettera in cui spiegavo al Papa la realtà in Siria, poiché siamo i primi a preoccuparci della vita dei civili, in quanto non puoi liberare un’area quando il popolo è contro di te. Non puoi parlare di liberazione mentre i civili sono contro di te o la società lo è. La parte più cruciale nel liberare militarmente qualsiasi area è quella di avere il sostegno del pubblico in quell’area o nella regione in generale. Questo è stato chiaro negli ultimi nove anni e non avere il sostegno è contrario ai nostri interessi.

Domanda 13: Ma quel tipo di chiamata, in qualche modo, la ha fatta riflettere ancora sull’importanza di proteggere i civili e le persone del suo paese.

Presidente Assad: No, questo è qualcosa a cui pensiamo ogni giorno, non solo come morale, principi e valori, ma come interessi. Come ho appena detto, senza questo supporto – senza il sostegno pubblico, non puoi ottenere nulla… non puoi avanzare politicamente, militarmente, economicamente e in ogni aspetto. Non avremmo potuto resistere a questa guerra per nove anni senza il sostegno pubblico e non avremmo potuto avere sostegno pubblico mentre si stava uccidendo civili. Questa è un’equazione, questa è un’equazione evidente, nessuno può smentirla. Quindi, ecco perché ho detto, indipendentemente da questa lettera, questa è la nostra preoccupazione. Ma ancora una volta, il Vaticano è uno stato e pensiamo che il ruolo di qualsiasi stato – se si preoccupano di quei civili, è quello di andare alla ragione principale. La ragione principale è il ruolo occidentale nel sostenere i terroristi, e le sanzioni contro il popolo siriano che hanno peggiorato la situazione – e questa è un’altra ragione che hanno portato i rifugiati che avete in Europa adesso. Non vuoi rifugiati ma allo stesso tempo crei la situazione o l’atmosfera che porteranno loro a dire “andiamo fuori dalla Siria, da qualche altra parte” e ovviamente una volta detto ciò andranno in Europa. Quindi, questo stato, o qualsiasi altro stato, dovrebbe occuparsi delle ragioni e speriamo che il Vaticano possa svolgere quel ruolo in Europa e nel mondo; per convincere molti stati a smettere di immischiarsi nella questione siriana, smettere di violare il diritto internazionale. È abbastanza, abbiamo solo bisogno che le persone seguano il diritto internazionale. I civili saranno al sicuro, l’ordine tornerà, tutto andrà bene. Nient’altro.

Domanda 14: Signor Presidente, è stato accusato più volte di usare armi chimiche e questo è stato lo strumento di molte decisioni e un punto chiave, la linea rossa, per molte decisioni. Un anno fa, più di un anno fa, si è verificato l’evento di Douma che è stato considerato un’altra linea rossa. Successivamente, ci sono stati bombardamenti, e avrebbe potuto essere anche peggio, ma qualcosa si è fermato. In questi giorni, attraverso WikiLeaks, è emerso che qualcosa di sbagliato nel modo in cui è stato raccontato il rapporto che vi accusava ha avuto luogo. Quindi, nessuno è ancora in grado di dire cosa è successo, ma potrebbe essersi verificato qualcosa di sbagliato nel riportare ciò che è successo.

Presidente Assad: Abbiamo sempre – sin dall’inizio di questa narrazione riguardante le armi chimiche – abbiamo detto che non le abbiamo usate; non possiamo usarle, è impossibile usarle nella nostra situazione per molte ragioni, diciamo – ragioni logistiche.

Intervento: Me ne dia una.

Presidente Assad: Una ragione, molto semplice: quando avanzi, perché dovresti usare armi chimiche?! Stiamo avanzando, perché dovremmo usarle?! Siamo in un’ottima situazione, quindi perché usarle, soprattutto nel 2018? Questo è uno dei motivi. Secondo, prove molto concrete che confutano questa narrazione: quando usi armi chimiche – questa è un’arma di distruzione di massa, si parla di migliaia di morti o almeno centinaia. Ciò non è mai accaduto, mai – hai solo questi video di attacchi con armi chimiche in messe in scena. Nel recente rapporto che hai citato, c’è una discrepanza tra ciò che abbiamo visto nel video e ciò che hanno visto tecnici e/o esperti. La quantità di cloro di cui stanno parlando: prima di tutto, il cloro non è un materiale di distruzione di massa, in secondo luogo, la quantità che hanno trovato è la stessa quantità che puoi avere in casa, esiste in molte famiglie è utilizzato forse per la pulizia e quant’altro. Lo stesso quantitativo esattamente. È quello che ha fatto l’organizzazione OPCW: è stato falsificare il rapporto, solo per seguire il volere degli americani. Così, fortunatamente, questo rapporto ha dimostrato che tutto ciò che abbiamo detto negli ultimi anni, dal 2013, è corretto. Avevamo ragione, avevano torto. Questa è una prova, questa è una prova concreta riguardo a questo problema. Quindi, ancora una volta, l’OPCW è di parte, viene politicizzato ed è immorale, e quelle organizzazioni che dovrebbero lavorare in parallelo con le Nazioni Unite per creare più stabilità in tutto il mondo – sono state usate come armi americane e occidentali per creare più caos.

Domanda 15: Signor Presidente, dopo nove anni di guerra, lei parla degli errori degli altri. Vorrei che parlasse dei suoi errori, se sono presenti. C’è qualcosa che avreste fatto in modo diverso e qual è la lezione appresa che può aiutare il suo paese?

Presidente Assad: Sicuramente, perché quando parli di fare qualcosa, trovi sempre degli errori; questa è la natura umana. Ma quando parli di pratica politica, hai due cose: hai strategie o grandi decisioni e hai tattiche – o in questo contesto, l’implementazione di queste. Quindi, le nostre decisioni strategiche o le nostre decisioni principali dovevano contrastare il terrorismo, portare alla riconciliazione e contrastare le ingerenze esterne nei nostri affari. Oggi, dopo nove anni, adottiamo ancora la stessa politica; siamo più aderenti a questa politica. Se avessimo pensato che fosse sbagliato, l’avremmo cambiata; in realtà no, non pensiamo che ci sia qualcosa di sbagliato in questa politica. Abbiamo compiuto la nostra missione; abbiamo implementato la costituzione proteggendo le persone. Ora, se parli di errori nell’implementazione, ovviamente hai così tanti errori. Penso che se vuoi parlare degli errori riguardanti questa guerra, non dovremmo parlare delle decisioni prese durante la guerra perché la guerra – o parte di essa, è il risultato di qualcosa venuto prima. Due cose che abbiamo affrontato durante questa guerra: la prima era l’estremismo. L’estremismo è iniziato in questa regione alla fine degli anni ‘60 e ha accelerato negli anni ‘80, in particolare l’ideologia wahabita. Se vuoi parlare di errori nell’affrontare questo problema: allora sì, dirò che eravamo molto tolleranti nei confronti di qualcosa di molto pericoloso. Questo è un grosso errore che abbiamo commesso nel corso di decenni; Sto parlando di diversi governi, incluso me stesso prima di questa guerra. Il secondo problema da affrontare è venuto quando abbiamo avuto persone pronte a ribellarsi all’ordine, a distruggere proprietà pubbliche, a commettere atti di vandalismo e così via, a lavorare contro il loro paese, pronte per andare a lavorare per potenze straniere (intelligence straniere), a chiedere interferenze militari esterne contro il loro paese. Quindi, questa è un’altra domanda: da dove sono uscite, come li abbiamo ottenuti? Se mi chiedi come, ti direi che prima della guerra c’erano più di 50.000 fuorilegge che non erano stati catturati dalla polizia per esempio; per quei fuorilegge, il loro nemico naturale è il governo perché non vogliono andare in prigione.

Domanda 16: E la situazione economica? Perché parte di essa – non so se fosse una parte grande o piccola di essa – ma parte di essa ha contribuito al malcontento con i problemi della popolazione in alcune aree in cui l’economia non funzionava. È una lezione imparata da qualche parte?

Presidente Assad: Potrebbe essere un fattore, ma sicuramente non un fattore principale. Alcune persone parlano dei quattro anni di siccità che hanno spinto la gente a lasciare la propria terra nelle aree rurali per recarsi in città… potrebbe essere un problema, ma questo non è il problema principale. Hanno parlato della politica liberale… non avevamo una politica liberale, siamo ancora socialisti, abbiamo ancora un settore pubblico – un settore pubblico molto grande nel governo. Non puoi parlare di politica liberale mentre hai un grande settore pubblico. Abbiamo avuto crescita, buona crescita. Ovviamente, nell’attuazione della nostra politica, hai di nuovo degli errori. Come puoi creare pari opportunità tra le persone? Tra zone rurali e città? Quando si apre l’economia, le città ne trarranno maggiori benefici, ciò creerà più immigrazione dalle aree rurali alle città… Questi sono fattori che potrebbero svolgere un ruolo, ma non è questo il problema. Nelle aree rurali in cui si ha più povertà, il denaro del Qatar ha svolto un ruolo più reale rispetto alle città, è naturale. Li hanno pagati in mezz’ora quello che ottenevano in una settimana; e questo per loro era molto buono.

Domanda 17: Siamo quasi arrivati alla fine, ma ci sono altre due domande che voglio farle. Una riguarda la ricostruzione e la ricostruzione sarà molto costosa. Come può immaginare di permettersi questa ricostruzione, chi potrebbe essere il vostro alleato nella ricostruzione?

Presidente Assad: Non abbiamo un grosso problema con questo. Dicono che la Siria non ha soldi… no, in realtà i siriani hanno molti soldi; il popolo siriano nel mondo ha molti soldi e vuole venire a ricostruire il suo paese. Perché quando parli di ricostruire il paese, non si tratta di dare soldi alle persone, si tratta di ottenere benefici – è un business. Quindi, molte persone, non solo siriane, vogliono fare affari in Siria. Quindi, parlando di dove puoi avere fondi per questa ricostruzione, lo abbiamo già pensato, ma il problema è che queste sanzioni impediscono a quegli uomini d’affari o aziende di venire e lavorare in Siria. Nonostante ciò, abbiamo iniziato e, nonostante ciò, alcune società straniere hanno iniziato a trovare modi per eludere queste sanzioni e abbiamo iniziato a pianificare. Sarà un processo lungo.

Domanda 18: Conclusione su una nota molto personale, signor Presidente; si sente un sopravvissuto?

Presidente Assad: Se vuoi parlare di una guerra nazionale come questa, in cui quasi tutte le città sono state danneggiate dal terrorismo o dai bombardamenti esterni e altre cose, allora puoi parlare di tutti i siriani come sopravvissuti. Penso che questa sia la natura umana: essere un sopravvissuto.

Intervento: e lei stesso?

Presidente Assad: Faccio parte di quei siriani. Non posso essere disconnesso da loro. Ho la stessa sensazione. Ancora una volta, non si tratta di essere una persona forte o un sopravvissuto. Se non hai questa atmosfera, questa società o questa incubatrice per sopravvivere, non puoi sopravvivere. È collettivo; non riguarda una sola persona, non è uno spettacolo individuale.

Giornalista: Grazie mille, signor Presidente.

Presidente Assad: Grazie.