Minima Cardiniana 269/3

Domenica 16 febbraio 2010, Santa Giuliana

SIAMO DOMINATI DALLE FAKE NEWS?
Non ho ancora letto il libro del quale Santoianni parla. Certo esso sembra rispondere a problemi che dal canto mio mi sono posto con sempre maggior insistenza e preoccupazione quanto meno dagli anni della prima guerra del Golfo, dunque da quasi un trentennio. Sulle menzogne della storia ormai “consolidata”, sia pure non definitivamente (la storia non lo è mai, la revisione è diritto e dovere di tutti coloro che hanno gli strumenti per esercitarla e il revisionismo è una tigre di carta inventata dai bugiardi), sono abituato a lavorare; ma il quadro che il libro qui presentato fornisce dei “professionisti della notizia” è disperante e ci dà la misura del punto al quale è giunta l’elaborazione del totalitarismo liberal-liberista dal quale siamo dominati, pervenuto ormai a un vero e proprio Sistema della Menzogna.

FRANCESCO SANTOIANNI
GIORNALISTI COMPRATI E COLLUSI CON LA CIA. IL LIBRO DI UDO ULFKOTTE FINALMENTE IN ITALIANO
Arriva, finalmente, nelle librerie italiane Giornalisti comprati scritto da Udo Ulfkotte: uno dei più famosi giornalisti tedeschi; il 13 gennaio 2017 trovato morto, a 56 anni, “di infarto” e, ancora più inspiegabilmente, senza alcuna autopsia, cremato immediatamente. Un libro zeppo di nomi e cognomi di giornalisti (tra i quali lo stesso Ulfkotte) che si sono venduti pubblicando “notizie” inventate da servizi di sicurezza, governi, aziende, lobby… Un libro che, dopo un successo straordinario in Germania nel 2014, per anni, non è stato più ristampato (lo trovavate, usato, sul web a cifre elevatissime) e che ora viene pubblicato in Italia dall’editore Zambon.
È davvero arduo soffermarci qui sui tantissimi episodi di conclamata corruzione e di asservimento dei media riportati nel libro. Preferiamo dunque concludere con quella che è stata l’ultima dichiarazione pubblica di Udo Ulfkotte.
“Sono stato un giornalista per circa 25 anni, e sono stato educato a mentire, tradire e a non dire la verità al pubblico. I media tedeschi e americani cercano di portare alla guerra le persone in Europa, per fare la guerra alla Russia. Questo è un punto di non ritorno e ho intenzione di alzarmi e dire che non è giusto quello che ho fatto in passato: manipolare le persone per fare propaganda contro la Russia e non è giusto quello che i miei colleghi fanno e hanno fatto in passato, perché sono corrotti e tradiscono il popolo non solo quello della Germania ma tutto il popolo europeo.
Agli Stati Uniti e all’Occidente non è bastato vincere sul socialismo burocratico dell’est Europa, ora puntano alla conquista della Russia e alle sue risorse e poi al suo più potente vicino: la Cina. Il disegno è chiaro e solo la codardia dei governi europei e le brigate di giornalisti comprati assecondano questo piano di egemonia globale che, inevitabilmente, determinerà una Terza Guerra Mondiale che non sarà combattuta coi carri armati ma coi missili nucleari.
Ho molta paura per una nuova guerra in Europa e non mi piace avere di nuovo questo pericolo, perché la guerra non è mai venuta da sé, c’è sempre gente che spinge per la guerra e a spingere non sono solo i politici ma anche i giornalisti. Noi giornalisti abbiamo tradito i nostri lettori, spingiamo per la guerra. Non voglio più questo, sono stufo di questa propaganda. Viviamo in una repubblica delle banane e non in un paese democratico dove c’è la libertà di stampa”.
Udo Ulfkotte, Giornalisti comprati, Edizioni Zambon, 2020, prefazione di Diego Siragusa
(www.lantidiplomatico.it, 10 febbraio 2020)

Minima Cardiniana 269/2

Domenica 16 febbraio 2010, Santa Giuliana

MARINA MONTESANO
IL CORONAVIRUS E LA CACCIA ALLE STREGHE
Mi occupo professionalmente di ricerche sulla stregoneria in Europa fra medioevo e prima età moderna. Generalmente, quando propongo il tema in ambiti extra-accademici, in tanti mi chiedono come sia stata possibile la caccia alle streghe con tutte le sue vittime: era il frutto dell’arretratezza e dell’ignoranza dei “secoli bui”? Alla risposta che no, è un fenomeno perfettamente comprensibile razionalmente e che ha avuto luogo in tempi che chiamiamo “Rinascimento” per la scienza, le arti, la letteratura, dunque quanto di più lontano si possa immaginare da un’età di cupa ignoranza, il mio argomento viene accolto con sorpresa e persino scetticismo, perché non sembra proprio possibile che un’età illuminata possa aver prodotto tale scempio.
Eppure, basta vedere cosa sta succedendo con l’isteria da coronavirus per rendersi conto che, per quanto ci si ritenga oggi informati e razionali, di fatto siamo labili e manipolabili senza alcuna difficoltà. Proprio oggi mentre scrivo (10 febbraio) ho letto su Facebook un titolo di “Repubblica” nel quale si riporta la protesta del governo cinese presentata a quello italiano per il blocco di tutti i voli aerei dalla Cina, ritenuta misura eccessiva. Le centinaia di commenti che lo accompagnano sono, al di là di rarissime eccezioni, pervasi da bieco furore: i cinesi dovrebbero vergognarsi, hanno tenuto nascosto il virus, vivono nella sporcizia, sono crudeli con gli animali (in particolare i cani, che sono ormai un tabù nella nostra società, per cui li possiamo soltanto amare moltissimo o rischiare il linciaggio: ma questo è un altro tema sul quale varrebbe la pena tornare), mangiano qualsiasi cosa (il che è vero solo che non c’entra molto, ma lo si ripete di continuo), vivono sotto una dittatura.
Questo livore anticinese va avanti dall’inizio della faccenda ed è un fenomeno europeo, che si manifesta non solo con l’odio sui social networks, ma anche con comportamenti più concreti, come la diserzione di negozi e ristoranti cinesi, quasi a immaginare cuochi e camerieri che tornano in Cina ogni sera e ci portano il virus a tavola l’indomani. A provocare il fenomeno è stata la stampa: in Italia c’è stata una breve pausa per parlare dei meriti o demeriti di Achille Lauro, di Morgan e Bugo, di Amadeus e… insomma di Sanremo, il che in qualsiasi altro momento avrebbe infastidito, ma che nello specifico ha fatto tirare un sospiro di sollievo, distraendo giornali e televisioni dai bollettini tragici del coronavirus.
E allora vediamo cos’è questo virus. Ormai è stato ripetuto a iosa: appartiene alla famiglia dei virus ‘corona’, imparentato dunque con altre epidemie quali SARS (acronimo di Severe acute respiratory syndrome) e MERS (Middle East Respiratory Syndrome), per distinguerlo dalle quali è detto 2019-nCoV o “polmonite di Wuhan”. La SARS si manifestò nel 2003 in Cina e in due anni produsse circa 9000 casi con 774 morti, con un tasso di letalità del 9,6%; la MERS in Medio Oriente ha fatto circa 2500 casi con 858 morti, con un tasso di letalità del 34,4%. In Africa, Ebola ha un tasso di letalità stimato intorno al 50%. Per contro, il nuovo coronavirus ha una diffusione maggiore, ma una letalità assai minore: oltre 40mila contagiati con 910 morti (al momento in cui scrivo); i contagiati potrebbero essere di più perché in alcune persone, fortunatamente, i sintomi sono molto lievi e non si trasformano in polmonite, al punto da poter essere confusi con una normale influenza. La percentuale di mortalità è dunque del 2,5%. Tanto per fare un paragone, l’influenza stagionale ha un tasso di mortalità sotto l’1%, ma ha una maggiore diffusione.
Facciamo però un altro paragone, che stranamente nei media circola assai poco. Nel 2009-2010 Messico e Stati Uniti sono stati investiti da un virus influenzale di ceppo differente: noto volgarmente come “swine flu”, febbre dei maiali, è un sottotipo del virus H1N1. Anche se si sviluppava nei suini, il virus della pandemia del 2009 non era completamente derivato dai suini. Il virus contiene una combinazione di geni influenzali di uccelli, suini e tipi di influenza umana. Per fortuna oggi esiste un vaccino, anche se il virus muta con grande facilità. Ma guardiamo ai danni che ha provocato prima della scoperta: secondo i dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il numero di decessi si aggira su un minimo di 18.449; tuttavia il Centers for Disease Control and Prevention (http://www.cidrap.umn.edu/news-perspective/2012/06/cdc-estimate-global-h1n1-pandemic-deaths-284000), statunitense, in base alle proprie ricerche ha stimato nel 2012 che la pandemia avrebbe causato 284.000 vittime. Non deve stupire: il virus H1N1 è lo stesso dell’influenza spagnola, la terrificante pandemia che globalmente, fra ottobre 1918 e dicembre 1920 si diffuse a ondate in tutto il globo con conseguenze devastanti. Il tasso di mortalità globale della spagnola non è noto con precisione, ma si stima che tra il 10 e il 20% delle persone infette sia morto. Circa un terzo della popolazione mondiale fu infettata, e l’influenza può aver ucciso fino a 25 milioni di persone nelle prime 25 settimane. Secondo le stime più vecchie, avrebbe ucciso 40-50 milioni di persone, mentre secondo le stime attuali il numero di morti è probabilmente di almeno 50 milioni (meno del 3% della popolazione mondiale), e forse anche di 100 milioni (più del 5%). Rispetto a questa, la febbre del 2009-2010 è poca cosa, ma si tratta di un ceppo virale che allo stesso tempo contagia di più e uccide di più rispetto ai coronavirus. In particolare, mentre gli effetti della “polmonite di Wuhan” sono fatali soprattutto per le persone con un fisico debilitato (per età o condizioni mediche), i virus H1N1 hanno la peculiarità di uccidere i giovani: è una delle ragioni della loro maggiore letalità.
Tuttavia, qualcuno ricorda per l’influenza 2009-2010 lo stesso genere di isteria collettiva? Io ho un ricordo personale a riguardo: nel 2009 avevo programmato un viaggio estivo in Messico; pensai brevemente alla possibilità di annullarlo, ma mi sembrò una reazione eccessiva, e infatti partii e rientrai senza aver contratto alcuna influenza. In quegli anni nessuno si sognò di bloccare voli aerei fra le Americhe e l’Europa, nessuno invocò provvedimenti simili a quelli di questi giorni. I giornali ne parlarono di meno, e soprattutto non si scatenò l’odio contro i messicani e gli statunitensi, che pure arrivano a frotte da noi per le vacanze, non ci furono le reazioni volgari, sovraeccitate, isteriche che oggi si leggono sul web contro i cinesi. Aggiungo: per fortuna, ché né messicani né statunitensi l’avrebbero meritato, così come non lo meritano oggi i cinesi.
Però domandiamoci quali sono le ragioni: da una parte l’assillo mediatico di questo inizio 2020 mi sembra molto sospetto e guidato, con le conseguenze disastrose che sta avendo sull’economia cinese, dalla volontà di nuocere alla Cina; dall’altra, ed è ciò che personalmente mi preoccupa di più, c’è la prontezza con la quale una parte ampia dell’opinione pubblica risponde a queste sollecitazioni sospette, senza un barlume di lucidità, senza freni inibitori, cascando in una trappola e divenendone complice, individuando un capro espiatorio sul quale sfogare paure e rabbie incontrollate, in un meccanismo di transfert attraverso il quale la ricerca di un nemico pare essere divenuta per molti una ragione di vita. Parliamo di una società che avrebbe alla sua portata strumenti di conoscenza immensi, inediti rispetto al passato, e che pure li spreca così, rendendosi complice di nuove cacce alle streghe.

Minima Cardiniana 269/1

Domenica 16 febbraio 2010, Santa Giuliana

EDITORIALE
RESTA DI STUCCO: È UN TRUMPATRUCCO
Parliamo dunque, pacatamente, del coronavirus. È la nuova Peste Nera? Non sappiamo: può essere. Si direbbe di sì, a giudicare da quel che se ne dice in giro: soprattutto dal rigore, dalla veemenza, dalla durezza con cui ci denunziano i Nuovi Untori. I cinesi: stavolta tocca a loro. E giù con le contumelie, da quelle di alcuni grandi media a quelle della gente qualunque, gli “uomini (e le donne, naturalmente: non facciamo del maschilismo) della strada”, che una volta si limitavano a strachiacchierare al Bar dello Sport ma adesso, ohimè, straciattano su tutti i social. Con la differenza che una volta a quelle chiacchiere nessuno dava ascolto sul serio, mentre adesso – sarà perché anche i politici pretendono di esprimersi via facebook qualunque cavolata acquista magicamente diritto ad esser presa sul serio solo perché è diffusa. Così, senza controllo. Per esempio, i cinesi avrebbero un pessimo sistema sanitario, come asserisce qualcuno che non riesce nemmeno a distinguere tra ideogrammi cinesi e ideogrammi giapponesi. Poi, i cinesi notoriamente “sono sporchi”, come affermano taluni austeri igienisti che dal canto loro non hanno nemmeno ancora imparato a gestire un sistema elementare di raccolta differenziata dei rifiuti. Infine, sono crudeli con gli animali (come si fa ad essere gentili con essi, chiedetelo ad esempio a Francesco Amadori…). Insomma, allegria: andando di questo passo, ora che i nazisti sono finiti – a parte qualche ragazzaccio che disegna svastiche sui muri –, che i comunisti sono alle strette, che di fondamentalismo islamico non si sente più parlare (specie quando ci si è resi conto che le sue vere o supposte centrali erano tutte in mano ad amici fedeli ed eccellenti partners economici di alcune Mammesantissime occidentali), ecco all’orizzonte il nuovo Nemico Metafisico di cui le democrazie (e non solo i totalitarismi, cara Frau Arendt…) hanno evidentemente tanto bisogno. Il Pericolo Giallo, come diceva anche Colui Del Quale Si Deve Dire Solo Male. Ma, se e quando serve, va bene anche lui.
Capofila di questo nuovo Carnevale – in fondo, siamo d’attualità (il 25 prossimo sarà Martedì Grasso) – è ancora una volta lui, con la sua capigliatura da
joker: Chiomarancio Trump, che gli accordi commerciali con la Cina (e a totale svantaggio dell’Europa, che come al solito ringrazia) dal canto suo li ha fatti, ma prosegue contro di essa la sua implacabile guerra economica e mediatica, magari in attesa di passare ad altre forme d’impegno bellico. Da qui il blocco dei voli aerei eccetera, mentre grazie al suo nobile esempio gli omìni e le donnine gialle vengono additati perfino per strada al pubblico ludibrio e magari fatti segno di violenze: come appunto si faceva con gli untori al tempo di Renzo Tramaglino e di Lucia Mondella. Nella “mia” Prato, c’è la diserzione di massa dei ristoranti cinesi: e sì che tra loro ce ne sono alcuni titolari dei quali sono sinopratesi nati qui, tra noi, che parlano italiano dalla nascita, che nel loro paese originario non sono nemmeno mai stati e che ormai dalla Cina non importano quasi più nemmeno un etto di soia, nemmeno un sacchetto di riso (ammesso che il perfido virus possa viaggiare con merci e venir trasmesso loro tramite).
E allora, che cosa c’è sotto. Marina Montesano è, notoriamente, la più recente biografa autorevole di Marco Polo: una che di Cina se ne intende. Anni fa scrisse una cosetta intitolata
Mistero americano, libro a quanto pare poi ritirato dalla circolazione e comunque (“misteriosamente”, appunto) diventato introvabile: che diceva alcune cose contro il politically correct del periodo immediatamente posteriore al fatale 11 settembre. Si beccò della “complottista”: perché da noi, come sappiamo, le cose non funzionano sulla base del principio (a dirla parafrasando Forrest Gump) che “complottista è chi i complotti li fa”, bensì chi li denunzia o quanto meno segnala con buoni e ragionevoli argomenti che potrebbero esserci. Poi è passato del tempo e ad esempio siamo venuti a sapere, per spontanea autodenunzia degli interessati, che complottisti erano autorevoli signori quali un Colin Powell e un Tony Blair. Che c’è, le avete dimenticate certe cosucce accadute tra 2001 e 2003? Eppure le stiamo scontando ancora.
Quindi sta’ in campana, popolo bue. E, siccome ami i
cartoons, ricordati di Barbapapà. E, a proposito del coronavirus, ripeti anche tu: “Resta di stucco: è un trumpatrucco”.
La parola a Marina.

Minima Cardiniana 269/0

Domenica 16 febbraio 2010, Santa Giuliana

INDICE
1. EDITORIALE
2. MARINA MONTESANO SUL CORONAVIRUS
3. SIAMO DOMINATI DALLE FAKE NEWS? FRANCESCO SANTOIANNI SU UN LIBO DI UDO ULFKOTTE
4. …E DIFATTI… MANLIO DINUCCI SULLE BASI MILITARI STATUNITENSI IN GRECIA, UNO DEI TANTI DATI A PROPOSITO DEI QUALI SIAMO BOMBARDATI DI FAKE NEWS (O SEMPLICEMENTE DI NO NEWS, CHE SONO UNA SOTTOSPECIE DI FAKE NEWS
5. UN ALTRO EPISODIO DI LIBERTICIDIO NEL MONDO DELLA SCUOLA, RACCONTATO DA LUCA SABLONE
6. BUONE NOTIZIE SULL’IRLANDA. DAVID NIERI, A PROPOSITO DEL SINN FEIN
7. IN MEMORIAM. MARCO INVERNIZZI SU GIOVANNI CANTONI E FC SU BETTINO CRAXI