Minima Cardiniana 271/4
Domenica 1 marzo 2020, I Domenica di Quaresima
IL “PASTICCIACCIO BBRUTTO” DI CIVITANOVA MARCHE
Ancora sui fatti di Civitanova Marche e sul dovere della correttezza sia nel confronto tra idee, sia nella ricostruzione dei fatti.
QUEL CONTRADDITTORIO SU FASCISMO E RESISTENZA CHE (NON) PUÒ ESISTERE
(il contenuto di questa nota è stato già comunicato via e-mail da un paio di giorni ai diretti interessati: lo ripubblichiamo qui, con qualche aggiunta e variante delle quali gli interessati sono invitati a prendere atto per il corretto proseguimento del dialogo).
In merito alla vicenda che ha coinvolto il professor Matteo Simonetti a Civitanova Marche (della quale abbiamo parlato nei Minima Cardiniana 269/5 del 16 febbraio e 270/3 del 23 febbraio scorsi), diamo spazio, per un giusto confronto, all’Anpi di Civitanova Marche nella persona di Angelo Gattafoni, che è intervenuto su Facebook, pagina ufficiale di Franco Cardini, per esprimere il proprio dissenso in merito ai contenuti dei due articoli.
Innanzitutto, si riportano i commenti di Angelo Gattafoni su Facebook. Il primo si riferisce al Minima 269/5 (titolo: “Un altro episodio di liberticidio nel mondo della scuola”), che altresì riporta integralmente l’articolo apparso sul quotidiano “il Giornale” firmato da Luca Sablone (“Professore critica l’Anpi: un mese di sospensione e stipendio dimezzato”). Questo il commento:
“ESIMIO PROFESSORE SE LEI, CON TUTTA LA SUA PREPARAZIONE ED ESPERIENZA, È APPASSIONATO DE “IL GIORNALE” CREDO CHE NON CI SIA RIMEDIO. MENTRE PUÒ RIMEDIARE AL FATTO CHE HA PONTIFICATO SU CIRCOSTANZE DI FATTO BEN DIVERSE DA QUELLE CHE LE SONO STATE FORNITE. BASTA CHE VADA SULLA PAGINA DEL PROFESSORE CHE FA LA VITTIMA, MATTEO SIMONETTI, E POTRÀ VERIFICARE CHE COSTUI SCRIVE COSE OLTRE I CONFINI DELLA REALTÀ; COME IL FATTO CHE NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO TEDESCHI SI VIVESSE DA PAPI, CON PISCINE, SOFISTICATI CENTRI MEDICI, LOCALI DI SVAGO CON PROSTITUTE… ECC.”
Da notare che Angelo Gattafoni, sui social, almeno in questo caso ha sempre utilizzato il maiuscolo. Dopo questo commento, ho invitato lo stesso Gattafoni a fornirmi le “prove” delle esternazioni del professor Simonetti che egli ritiene “al di fuori della realtà”, prove che lo stesso Gattafoni mi ha gentilmente inviato, insieme a una nota che si riporterà qui sotto. Dalle “prove” inviate, non risulta che le parole del professor Simonetti siano quelle che il signor Gattafoni gli attribuisce e che riguardano semmai altre fonti di provenienza dello stesso Simonetti, il quale asserisce però che esse sono state manipolate su Facebook. L’esigenza di chiarimento diventa ancora più urgente.
Il testo del secondo messaggio su Facebook (commento al Minima 270/3: “Libertà d’insegnamento e libertà di pensiero”) è invece il seguente:
“ESIMIO PROFESSORE, MI PERMETTO, QUALE CITTADINO DI CIVITANOVA MARCHE, DI INTERVENIRE ANCHE SU QUESTO SUO POST. LEI INSISTE NELLA SUA POSIZIONE BASANDOSI SOLO SULLA TESI DEL PROFESSOR SIMONETTI E SULL’ARTICOLO DE “IL GIORNALE” TRADENDO, CREDO, UNO DEI CAPISALDI DELL’ATTIVITÀ DI UNO STORICO, CHE DOVREBBE FARE LE VERIFICHE DEL CASO. GUARDI ED ASCOLTI IL VIDEO DELL’INTERVENTO DEL PROFESSORE. INOLTRE NEL PRECEDENTE SUO POST È INTERVENUTO IL SIG. DAVID NIERI CHE, VOLENTIERI, MI HA COMUNICATO IL SUO INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA PER FARGLI AVERE COPIA DEI POST DEL PROFESSORE SU FB. SE ANCHE LEI MI FA AVERE IL SUO INDIRIZZO LI INVIERÒ SOLLECITAMENTE ANCHE A LEI, IN MODO CHE POSSA FARE LE VERIFICHE CHE SONO MANCATE”.
Di seguito, pubblichiamo la nota pervenuta via mail (più sopra abbiamo rispettato la scelta del signor Gattafoni, che evidentemente ama quel che i latini definivano litterae capitales, eminentemente usate in sede epigrafica, e che correntemente noi definiamo “maiuscole”. La scelta ci è francamente apparsa un po’ enfatica per non dir retorica, forse addirittura un po’ “fascista”: ma ognuno è ovviamente libero delle opzioni che preferisce, anche in sede grafica). Per conto dell’Anpi, viceversa, il signor Gattafoni è tornato (come vediamo più sotto) a scelte di “minuscola”: che del resto altro non è che la gloriosa littera antiqua che i nostri umanisti credevano propria dell’antichità romana, mentre in realtà risale all’età carolingia che anche la stampa ha rivalorizzato trasmettendola a noi moderni. L’opzione per la minuscola ci è apparsa più adatta alle posizioni politiche del signor Gattafoni: ci congratuliamo per il suo ritorno a una sensibilità anche graficamente più democratica.
Commento di Angelo Gattafoni per conto dell’Anpi, pervenuto via mail
L’intervento del prof. Simonetti, sostanzialmente, è da considerare un tentativo di riscrivere la storia del fascismo negando l’evidenza dei fatti, così come risultano da testimonianze dirette, ricerche storiografiche e sentenze. Ha affermato chiaramente che va rifiutato il principio secondo cui l’antifascismo è un valore fondante della Repubblica e che sono ingannevoli i libri più accreditati sul fascismo ed i suoi crimini.
Il tutto basando il suo convincimento sulla “libertà di pensiero”, ma confondendo il libero dibattito delle idee con la negazione dei crimini del fascismo. Questo non sarebbe un pensiero libero, ma mistificazione, falsificazione ed inganno. Il professor Simonetti è arrivato ad affermare che il divieto della ricostituzione del partito fascista non sarebbe norma costituzionale essendo contenuto nelle Disposizioni transitorie.
Esiste un filmato dell’incontro ai Licei, ma sarebbe incompleto il ritratto del professore in questione se non si prendesse in considerazione la sua frenetica e pubblica attività su Facebook, in un primo tempo con il profilo a proprio nome e, dopo che gli è stato chiuso da FB, con il nome di Giorgio Parazzune.
Dai suoi innumerevoli commenti emerge la conferma reiterata di quanto ha detto nel suo intervento, ma anche una cervellotica strategia, proposta ai lettori per introdurre gli stessi principi liberticidi, violenti, antidemocratici del fascismo senza rifarsi esplicitamente ad esso; che è proprio quello che la Costituzione vieta.
L’acme delle sue gravi stravaganze è nella narrazione secondo cui nei lager nazisti si faceva la pacchia con piscine, centri medici di eccellenza, teatri, prostitute e menù eccellenti.
Alcune note redatte a cura di David Nieri a proposito del documento Gattafoni-Anpi
Il video “incriminato” lo abbiamo visto più volte. E, per una questione di trasparenza e correttezza, vorremmo che anche voi dedicaste un quarto d’ora del vostro tempo prezioso per darci un’occhiata:
A nostro avviso, le premesse del professor Simonetti (libertà di pensiero, confronto, democrazia e “fascismo”) sono ampiamente condivisibili. Simonetti utilizza toni pacati e non oltrepassa le “regole democratiche” alle quali, a nostro avviso, giustamente si appella. La questione, richiamata dalla nota di Angelo Gattafoni, riguardante il divieto di ricostituzione del partito fascista (legge Scelba), contenuto in una disposizione transitoria (la XII), può certamente rappresentare motivo di tensione, anche se, dal video, sembra che il professor Simonetti tenga a sottolineare che la Scelba è una “Disposizione transitoria e finale” e quindi diversa dagli articoli che sono parte dei “Princìpi fondamentali”, della prima (“Diritti e doveri dei cittadini”) e della seconda parte (“Ordinamento della Repubblica”) della Costituzione italiana. Viene subito interrotto, ma Simonetti non nega affatto l’appartenenza della legge Scelba alla Costituzione, anzi, ne è consapevole e lo ammette.
Nel video si sentono chiaramente alcuni commenti che provengono dal pubblico (ma non dagli studenti). Da un “no” sussurrato quando Simonetti parla di necessità di pacificazione a un “non lo fate parlare” in prossimità della fine. Molto gravi, a nostro avviso. Come molto gravi si rivelano le parole dell’autore del libro che l’Anpi di Civitanova ha invitato a presentare, ovvero Andrea Martini. Il libro in questione è Dopo Mussolini. I processi ai fascisti e ai collaborazionisti (1944-1953), Viella, 2019. Martini sostiene di essere sorpreso dal fatto che “su certe questioni, come quella della Resistenza e del fascismo, ci debba essere la necessità di un contraddittorio”. Applausi da parte del pubblico (ma non quello dei ragazzi della scuola). Lo stesso concetto è ribadito dal presidente provinciale dell’Anpi Lorenzo Marconi durante un’intervista a RadioErre. Marconi non vuole confrontarsi con Simonetti (presente in studio), ma pronuncia le stesse parole di Andrea Martini all’autore dell’intervista, Asterio Tubaldi: nessun contraddittorio su certe questioni.
Venendo agli altri punti citati nella nota: Simonetti può tranquillamente ritenere che alcuni libri sul fascismo siano faziosi e non obiettivi, è un suo diritto. Non nega, a quanto mi risulta, i crimini del fascismo. L’impressione che si trae dal video è quella di un’occasione mancata per un approfondimento costruttivo.
Veniamo poi agli altri punti del commento, che riguardano “la sua frenetica e pubblica attività su Facebook”. Il fatto che un profilo sia stato chiuso (lo veniamo a sapere proprio da Gattafoni) è comunque un chiaro segnale che sui social la libertà di pensiero è bandita. Perché nei post che ci sono pervenuti, a proposito dei quali si può dissentire sui contenuti e sull’opportunità o meno, da parte di un professore di liceo, di pubblicarli, non ravvisiamo alcun reato.
Ne riportiamo alcuni tra i più significativi.
Post del 18 ottobre 2018. Simonetti commenta un articolo del Secolo d’Italia dal titolo: “L’Anpi alla Mussolini: tuo nonno era un criminale, e ora denunciaci pure”. Simonetti scrive: “Mi sarebbe proprio piaciuto che fosse stato processato… chissà perché l’hanno ucciso a tradimento e fatto sparire le famose carte…”. Anche noi riteniamo che un processo a Mussolini, anziché un’esecuzione, fosse la soluzione più giusta.
Post del 25 aprile 2016: “Festeggiate la Liberazione, schiavi!”. A questo proposito si aprirebbero parentesi infinite. Come il fatto che dal dopoguerra la sovranità italiana si è completamente eclissata all’ombra della Nato.
In un post Simonetti parla di un partito socialista patriottico, che dovrebbe “eliminare gli aspetti esteriori […] e tutta la retorica deleteria, dal vestiario alle pose”. Vorremmo ricordare che i due partiti estremisti di destra, ovvero Casa Pound e Forza Nuova, sono democraticamente riconosciuti dalla nostra Costituzione. E la fondazione di un partito “socialista e patriottico” non significa ricostituzione del “partito nazionale fascista”.
In merito invece ai lager e al “vivere da papi” con piscine, medici, svaghi e prostitute il post “incriminato” è quello del 4 maggio 2016. Simonetti scrive:
“Sta per essere approvata la legge contro il revisionismo storico. Quello che sto per dire non lo penso. Nel senso che non ho ancora preso una posizione, che non ci ho sufficientemente meditato su, che non sono del tutto sicuro del suo contrario. Allora perché lo dirai? – mi chiederete. Perché se le cose andranno come stanno andando e mi ritrovassi, che so, tra 5 anni, a pensare una sola delle cose che sto per dire, e solo in parte, non potrei più dirla. Se lo facessi andrei in galera anche per 6 anni. 6 anni, in un luogo in cui i pluriomicidi escono per buona condotta e i grandi truffatori non si fanno manco un giorno, sono veramente una enormità. Si tratta di una pena dal volto politico, non c’è dubbio. È pura espressione di potere. Allora finché sono in tempo le dico tutte, pur non pensandole. Esagererò, per assaporare una libertà che forse non avrò più, quando lo stato di polizia intellettuale sarà compiuto, quando mi (e vi) sarà impedito, negando l’accesso a certi contenuti, perfino di pensarle. Quindi non lo penso ma voglio dire che una soluzione finale alla questione ebraica come sterminio, senza una parola scritta su questo, non regge. Non lo penso ma voglio dire che questo sterminio non è coerente con la presenza di una piscina per i detenuti ad Auschwitz. Né con un teatro e una orchestra del campo, né con cure assidue ed un ospedale nel quale Levi trascorse settimane, né con una profilassi sanitaria. Non lo penso ma voglio dire che il presunto sterminio non è compatibile con il fatto che a Mauthausen i detenuti andassero a prostitute regolarmente e le pagassero, così come acquistassero cioccolata e sigarette, come risulta da testimonianze video di sopravvissuti da me personalmente esaminate in loco. Né è compatibile con la presenza di denaro sostitutivo stampato e circolante nei campi, da me personalmente visto in musei in Germania. Non penso ma lo voglio dire che il numero ufficiale dei gasati non è compatibile con la capienza anche solo teorica di camere a gas e forni. Né la natura dello ziklon B con le testimonianze sulle modalità del suo utilizzo. Non lo penso ma voglio dire che lo sterminio sistematico dei non produttivi non è compatibile con l’alto numero di sopravvissuti fino a ieri, che quindi all’epoca erano bambini. Non lo penso ma vorrei dire che non è compatibile, tale soluzione finale, con la assenza di foto aeree probanti dei campi, fatte dagli alleati, né con le ispezioni della Croce Rossa. Non penso ma vorrei POTER dire queste ed altre cose, e studiarle, e dibatterne senza andare in galera, come avviene per QUALSIASI altro argomento di qualsiasi natura, altri genocidi compresi. Penso e dico che tutto ciò che gli ebrei hanno subìto in quegli anni è stato comunque abominevole ingiusto, colossale e colpevole. Vorrei però poter pensare e dire che la criminalizzazione pretestuosa del POPOLO tedesco sia avvenuta e che questa verità debba poter essere pensata. Ecco, ora ho detto tutto ciò che ora NON penso, solo perché in un giorno futuro se lo pensassi potrei non poterlo più dire. Ho esercitato una libertà fondamentale, la libertà di pensiero e di espressione dello stesso e adesso crocifiggetemi in nome dell’oscurantismo”.
Sono affermazioni che ovviamente meriterebbero un’approfondita analisi, forse un’opportuna contestualizzazione, magari, in alcuni casi, persino una confutazione. Ma, in conclusione, Simonetti non nega la Shoah, né si permette di giustificare (tutt’altro!) in alcun modo lo sterminio degli ebrei. Anzi, ne sottolinea e ne evidenzia la gravità. Il suo post intende stigmatizzare alcuni aspetti relativi a una legge che potenzialmente potrebbe impedire alla storiografia di mettere in luce alcune zone d’ombra, le stesse che alcuni studi assolutamente degni di attenzione (Norman G. Finkelstein, per esempio, o Paul Rassinier, senza dimenticare David Irving, etichettati erroneamente come “negazionisti”) hanno tentato di scandagliare.
Risposta formale di Franco Cardini al signor Angelo Gattafoni
Esimio Signor Gattafoni,
anzitutto il mio indirizzo e-mail è fc40@outlook.it ed è a libera disposizione di tutti i corrispondenti dei “Minima Cardiniana” e di chiunque voglia scrivermi: sempre con la necessaria discrezione perché i giorni hanno 24 ore ciascuno e le cose da fare sono molte.
Non conoscendoLa, non posso giudicare né il suo livello di preparazione né – soprattutto – la sua buona o malafede: cosa che del resto non potrei comunque permettermi di fare. D’altronde, come tutte le persone civili e corrette, quando non ho sufficienti dati per valutare qualcuno mi attengo al principio che sia bene partire da un giudizio tendenzialmente favorevole, cioè al meglio possibile e col massimo rispetto per lui. Ciò corrisponde, mutatis mutandis, alla nota massima del diritto romano in dubiis pro reo.
Quindi, a tutt’oggi, mi limito a osservare che Lei non conosce abbastanza quello che scrivo e che fornisce con leggerezza (ignoro se accompagnata da quale grado di competenza) un parere azzardato sulla qualità del mio lavoro d’insegnante e di ricercatore di storia (non dico di “storico”: parola grossa). Mi permetto di farLe osservare quanto segue:
1. Utilizzando i dati forniti da “Il Giornale” mi sono limitato a notare che, se essi corrispondono a verità, sono gravissimi. Le sarò riconoscente se Lei mi dimostrerà che al professor Simonetti, il quale nell’Istituto nel quale insegna e in presenza di studenti di esso ha chiesto d’intervenire su una relazione a proposito della quale non era d’accordo e sulla quale presumo avesse fondati (non dico né giusti né corretti: ma, ripeto, fondati) motivi di dissentire, è stato impedito di prendere liberamente la parola non già dai superiori e dai colleghi del suo Istituto (il che sarebbe stato increscioso ma non illegittimo), bensì da persone ad esso esterne. Ciò costituisce nella migliore e minimalistica delle cose un grave attentato alla libertà d’insegnamento, se non vogliamo parlare addirittura d’interruzione di pubblico servizio dal momento che il professor Simonetti chiedeva d’intervenire su argomenti di carattere storico all’interno dell’Istituto scolastico del quale è docente ufficiale;
2. Sul contenuto degli interventi del professor Simonetti e sul carattere delle sue posizioni, che Lei giudica mi sembra molto genericamente e sbrigativamente, accetto e faccio miei gli argomenti della replica che Le indirizza il dottor David Nieri in termini che mi sembrano rispettosi, corretti e documentati (compresa la completa citazione di un passo del professor Simonetti, sul quale si potrà e magari si dovrà discutere all’infinito ma la formulazione del quale, giusta o ingiusta che sia, è legittima; tra l’altro, quanto Simonetti rileva per esempio a proposito dei rapporti fra l’Italia e la NATO costeggia temi propri di una parte almeno della “sinistra” e non dovrebbe esserLe né ostico, né estraneo);
3. Sulla personalità di docente e di studioso del professor Simonetti, al di là di qualunque sua opzione politica che peraltro non è qui oggetto d’indagine, mi sono fatto un’idea scorrendo la bibliografia della sua produzione specifica, che mi sembra affidabile e decorosa: ovviamente vi sono in essa aspetti e giudizi che possono perfettamente venir contestati, a patto di farlo con argomenti precisi, non già né con contumelie né con giudizi di condanna che hanno lo sgradevole sapore di un tentato linciaggio etico-politico. Strumenti del genere sono indegni di un libero dibattito che dovrebbe servire alla reciproca crescita delle parti che lo intraprendono. Quanto alla diatriba su “negazionismo” e “revisionismo”, si tratta di un ferrovecchio polemico usato ancora da certa pubblicistica politica di retroguardia, ma che non trova effettivo riscontro tra i cultori scientifici seri di storia contemporanea. D’altronde, il fatto che il professor Simonetti sia stato invitato ufficialmente in uno stage dell’Università di Salamanca parla da solo. Le assicuro che esistono accademici illustri e noti intellettuali che ambirebbero a un riconoscimento di tale qualità. Se poi Lei è sicuro di quanto scrive e sostiene, La invito a far avere al più presto al rettorato dell’Università di Salamanca un dossier completo relativo al pensiero e all’attività del docente in questione: sono sicuro che tale Istituzione Le sarà riconoscente per averla aiutata a identificare un personaggio indegno dell’ambìto riconoscimento che essa gli ha elargito (ma attenzione sempre a non incorrere nell’invito a riconoscere un “reato d’opinione”: il che sarebbe inaccettabile in quanto contrario al principio della libertà di pensiero e di espressione alla quale tutti concordi teniamo);
4. Quanto a me, Le sono riconoscente per l’attenzione che mi dedica e prenderò volentieri in seria considerazione il Suo giudizio sulla mia attività professionale, se e appena Lei avrà la compiacenza di esprimerlo in maniera articolata e fornendo al riguardo le prove di possedere quella necessaria competenza che, finora, non ha ancora palesato. Per il momento constato che Lei dà mostra di non sapere affatto né chi io sia, né di che cosa io mi occupi. Il che non è per nulla grave, intendiamoci: io sono l’ultimo degli uomini. Ma diventa grave se Lei pretende di giudicarmi. Anzitutto, grazie a Dio non ho mai “pontificato” in vita mia, come ben sanno i miei colleghi e i miei allievi; quanto al fatto poi che io tradisca “i capisaldi dell’attività dello storico”, La invito a provare con uno scritto circostanziato la Sua accusa, se ne ha i mezzi e le competenze necessarie. Dichiaro formalmente che farò pubblicare a mie spese la Sua risposta nelle sedi che Lei riterrà più opportune, qualora essa sia improntata al rispetto dei requisiti di serietà scientifica e sia fondata su argomenti significativi (a proposito dei quali accetterò il giudizio di esperti obiettivamente qualificati designati da Lei e che si affiancheranno a quelli che sarò io a indicare per un giudizio che sia con certezza equo e affidabile); ove Lei preferisca invece replicare con un pamphlet politico-propagandistico, quindi non significativo in sede critica, lo farò comunque conoscere sul mio blog senza modificarlo nemmeno di una virgola;
5. È ad ogni modo profondamente, notoriamente falso ed errato che io sia “appassionato de ‘Il Giornale’”, organo sul quale attualmente scrivono alcuni fra i miei principali avversari e detrattori. I dati obiettivi e incontestabili, del resto di pubblico dominio, sono i seguenti: sono entrato nella redazione de “Il Giornale”, come collaboratore esterno, nel 1982 su richiesta diretta e personale di Indro Montanelli, che pure sapeva bene fino a che punto su molti argomenti non concordavamo (dalla storia d’Italia in genere alla valutazione, molto differente dalla sua, relativa all’Occidente, al Risorgimento italiano ed europeo, al sistema liberal-liberistico, alla Chiesa cattolica, al socialismo eccetera) ma che mi stimava e che io stimavo – e me ne vanto –; tra 1982 e 1984 ho firmato su quell’organo decine di elzeviri, articoli e recensioni; nel 1994 non ho seguito Indro, e con molto affettuoso rammarico, quando egli ha fondato “La Voce”, e ho preferito restare al posto nel quale del resto era stato lui a collocarmi. In seguito però mi sono decisamente allontanato da “Il Giornale” in quanto radicalmente contrario al suo nuovo corso nettamente filoatlantista, filoliberista e filoberlusconiano (Montanelli rispettava tutte le idee e le posizioni, comprese quelle che esplicitamente non condivideva e tra cui c’erano spesso le mie; nei suoi successori non ho riscontrato altrettanto cavalleresca disposizione). Già con la prima guerra del Golfo del resto, ma con maggior rigore in seguito – meno a mano che cresceva nell’opinione pubblica occidentale la “questione islamica”, e definitivamente con la scellerata presidenza Bush jr. negli Stati Uniti –, mi sono distanziato dalle posizioni di quel quotidiano al quale pur tanto dovevo, ma del quale non me la sentivo di diventar complice. In seguito, non sono mancate le polemiche e gli scontri anche aspri.
Per chiarirsi le idee su quello che “Il Giornale” (e altri quotidiani, quali “Libero” e “La Verità”) pensano e dicono di me, La invito a rintracciare e a rileggere i vari contributi per esempio di Morigi, di Del Bosco, di Del Valle, di Langone, di Capozzi, di Gervasoni, di Borgonovo e di altri. Le ricordo che, quando nel 2004 si affacciò l’idea di una mia candidatura a sindaco di Firenze, “Il Giornale” – patron toscano del quale era il senatore Verdini – uscì a nome della “destra” cittadina con un titolo a tutta pagina che suonava letteralmente: “Un coro di No! allo Ayatollah Cardini”. Le ricordo altresì che negli ultimi anni la mia firma è uscita spesso sulla prima pagina di un quotidiano come “Il Manifesto” e che sarò relatore ufficiale alla manifestazione per la pace e contro la NATO che si terrà il 25 aprile prossimo al cinema Odeon di Firenze organizzata del sodalizio NO Guerra – NO NATO, che mi risulta in contatto anche con l’ANPI;
6. A proposito di ANPI. Ho polemizzato spesso francamente e lealmente con tale associazione, con la quale tuttavia sono in rapporti di frequente e cordiale collaborazione, come con l’ANPPIA. A me interessa la verità, credo che ci si possa arrivare attraverso il confronto tra idee diverse e apprezzo tutti coloro che hanno il coraggio di difendere lealmente le proprie idee, specialmente se minoritarie e magari scomode. S’informi ad esempio presso gli amici dell’ANPI e dell’ANPPIA di Livorno, città non esattamente nota come caratterizzata da diffusi sentimenti “di destra”. S’informi sul mio conto presso personaggi come il mio collega e concittadino professor Ugo Barlozzetti, illustre studioso, da anni impegnato civicamente nelle formazioni dell’estrema sinistra cittadina (non solo parlamentare); o presso il senatore Riccardo Nencini, ex-presidente del PSI; o presso il senatore Vannino Chiti, ex esponente del PCI e attualmente del PD. Raccolga il giudizio su di me espresso da personaggi tutti esplicitamente schierati a sinistra come Luciano Canfora, Giulietto Chiesa, Manlio Dinucci, Giuseppe Padovano e Tommaso Di Francesco de “Il Manifesto”. Consideri che, insieme con Luciano Canfora, fui già molti anni fa sostenitore presso l’editore Teti di Milano dell’edizione della versione italiana della Storia universale dell’Accademia delle Scienza dell’Unione Sovietica. Con tutto ciò, non intendo assolutamente rivendicare meriti “di sinistra” che non m’interessano: ma le mie posizioni Le saranno chiarissime, se non altro, scorrendo i 270 numeri dei “Minima Cardiniana” presenti on line. Se lo avesse già fatto, avrebbe evitato i giudizi avventati e calunniosi che invece ha con leggerezza espresso nei miei confronti;
7. Ho già intavolato con il Suo corregionale marchigiano Matteo Biscarini di Osimo, presidente del prestigioso Istituto Campana, convinto e professo “comunista storico” e grande galantuomo, un lavoro esplorativo sulla possibilità di organizzare un dibattito generale sullo stato della cultura nonché della libertà di corretta informazione nella scuola (e nella società) italiana. Sia chiaro però che nell’incontro di Osimo parleremo esclusivamente di libertà della cultura, libertà dell’insegnamento e dignità della scuola: NON tratteremo per l’ennesima volta l’incidente di Civitanova Marche, fermo restando che su ciò potremo tornare in altra sede, a partire da Civitanova stessa. L’amico David Nieri è disposto a raccogliere in volume a sue esclusive spese per la sua casa editrice, Edizioni La Vela, sia gli atti del dibattito di Osimo sia quelli di un’eventuale giornata dedicata al “caso” che ha coinvolto Lei e il professor Simonetti, gli atti di quella giornata, e sarebbe onorato di farlo in collaborazione con l’ANPI di Civitanova Marche. I due eventi vanno considerati nettamente distinti e separati, fermo restando che in nessuna sede impediremo la libera parola di chiunque voglia contribuire al dibattito.
8. Vengo a sapere da Lei, e La ringrazio, che il professor Simonetti è stato “oscurato” su Facebook. Sono certo – per quanto Lei, nel riferire il fatto, non lo dichiari esplicitamente – che Lei sarà d’accordo con me che questa censura è un inaccettabile attentato alla libertà di pensiero e di espressione: e tanto più offensiva per Lei, in quanto proprio Lei in quanto avversario della tesi di Simonetti rischia di venir coinvolto nel sospetto di approvazione di un’iniziativa liberticida. Qui non si tratta dei contenuti dei messaggi veicolati, ma della libertà in se stessa. La invito a far pervenire a Facebook, anche per tutelare la Sua immagine etica, le espressioni della Sua indignazione; da parte mia farò lo stesso;
9. Invio questa mia memoria, qui pubblicata, anche al professor Simonetti, al preside dell’istituto Da Vinci di Civitanova Marche e al presidente Biscarini, autorizzando fin d’ora chiunque lo voglia a diffonderne liberamente e integralmente il contenuto. Ciò essenzialmente e primariamente nel nome della trasparenza, che è valore fondante della convivenza democratica secondo la quale gli avversari politici non sono mai “Nemici”, bensì interlocutori interessati ai comuni valori di verità e di libertà.
Franco Cardini
N.B. Matteo Biscarini, presidente del Campana, mi fa cortesemente sapere di non essere professore, bensì perito industriale. Non gli risponderò, come avrebbe fatto il principe Antonio De Curtis, “Lo diventerà”, bensì congratulandomi con lui per lo scampato pericolo: vista la roba che gira tra scuole e università, non esser professore ormai è quasi un titolo di merito; del resto si potrebbe dire lo stesso anche di molti politici e parlamentari. Ho suggerito all’amico Biscarini di rispondere, a chi lo appella chiamandolo professore, con un energico “Professore sarà Lei!”. D’altra parte è normale pensare che il presidente di un Istituto come il Campana sia professore. Ma oggi mala tempora currunt.
Nota del professor Matteo Simonetti
Ringrazio ovviamente sia Cardini che Nieri per le ottime parole, cosciente del fatto che si stia combattendo una battaglia oggi più che mai urgente e a vantaggio di tutta la comunità. Il Preside Ansovini del liceo di Civitanova, intanto, si è reso disponibile ad organizzare a scuola un incontro chiarificatore con la presenza del Prof. Cardini, appena si calmino le acque per il Coronavirus. L’urgenza, dicevo, è data dagli ultimi esiti del giro di vite sulla libertà del cittadino: gli ultimi accordi Zuckerberg-Ue sulla collaborazione per la repressione del dissenso al pensiero unico in rete; la legge per le intercettazioni; la volontà di eliminare la prescrizione. Si stanno approntando tutti gli strumenti giuridici per l’arrivo alla “fine della storia” in tal senso.
La manipolazione del mio post, che poi è stato preso a pretesto per la mia sospensione, è qualcosa di kafkiano oltre che orwelliano: l’Anpi, seguita docilmente dall’Ufficio scolastico regionale, ha tagliato per otto volte i miei “Io non penso che” trasformando il significato di ciò che dicevo nel suo contrario, con uno stratagemma retorico che manco un bambino delle elementari adotterebbe, ma che è stato preso per buono. Ci rendiamo conto della sua pericolosità? Se anche il principio logico della non contraddizione viene negato in ambito giuridico qui si arriva ad un’epoca pre-logica, alla faida. Mi si accusa di negazionismo tagliando anche la chiosa del mio post, quando dico che ciò che il popolo ebraico ha subito è stato colpevole, colossale e abominevole. Come potrei negare qualcosa dicendolo colossale? La questione è questa: con un impeto ideologico che aumenta man mano che se ne capisce l’inattualità, si cerca di cancellare parti della storia che sono scomode, così come si taglia un post per accusare il sottoscritto.
Circa il post sul 25 Aprile faccio presente che ovviamente mi riferisco non alla resistenza ma all’occupazione americana, che nessuno può negare e che tuttora dura, con basi, detenzione e trasporto di ordigni nucleari a piacimento degli Usa.
Faccio presente inoltre che ho già querelato l’Anpi, diverse testate ed altri soggetti privati per diffamazione e minacce, stanco di giorni e giorni di bugie diffuse ai miei danni da persone che poi nei fatti si sono sempre sottratte al confronto, anche dopo l’evento.
Aggiungo che presso l’Università di Salamanca ho vinto un dottorato di ricerca ufficiale, regolare, dalla durata di 3 anni, quindi non uno stage e che, conseguentemente, dal 7 marzo, cioè allo scadere della sanzione, per la quale a giorni presenterò ricorso al giudice del lavoro, godrò del congedo straordinario dall’insegnamento.
Vi prego di voler far girare questa mia precisazione, certo che possa chiarificare ancora meglio l’andamento delle vicende.
Segnalo anche la possibilità di firmare una mia lettera aperta sulla libertà di opinione e l’indipendenza della ricerca storica, direttamente in rete a questo indirizzo: www.controventoaps.org. Attualmente siamo arrivati a circa 800 firme, tra cui molti docenti, ma bisognerebbe coinvolgere quanti più storici possibile.
Matteo Simonetti