“VOICI LE TEMPS DES ASSASSINS”
Domenica 6 dicembre, II Domenica d’Avvento
Carissimi, trovo le cose che Blondet fa circolare sempre di grande interesse: naturalmente, non sempre sono d’accordo (quasi mai quando parla di papa Francesco), ma spesso sì. Questa sui ‘droni’ dovrebb’esser letta nelle scuole.
L’Occidente senza katechon . E i suoi boia.
Qualche giorno fa’ quattro ex piloti di droni per conto dell’Air Force hanno scritto una lettera aperta al presidente Obama per dire tutto l’orrore di esecutori del programma di assassini mirati dal cielo, dal presidente comandati. Ne hanno descritto la crudeltà e la bassezza. Dal loro schermo in Virginia, uccidono persone in Afghanistan, Pakistan Irak, migliaia di chilometri di distanza. Uccidono soprattutto civili, secondo liste preordinate basate su informazioni di intelligence approssimative; spesso quelli che uccidono sono palesemente innocenti che nulla hanno a che fare col terrorismo islamico.

“I droni sono buoni ad uccidere persone, solo non quelle giuste – Ci sono quindicenni che non hanno vissuto un giorno senza droni sul capo – espatriati che vedono ogni giorno le violazioni che stanno succedendo nei loro paesi, e si radicalizzano – se ammazzi il padre, lo zio o il fratello di qualcuno che nulla ha a che fare con niente, le loro famiglie vorranno vendetta”.
I quattro hanno cercato di giustificare la loro disobbedienza adducendo l’inefficacia delle loro uccisioni: il sistema crea più terroristi e islamisti di quanti ne faccia fuori. Ma è la coscienza che, col tempo, gli ha reso rivoltante fare quello che fanno ogni giorno lavorativo, dal video. Anche perché, contrariamente al pilota da caccia e al bombardiere, loro vedono la carneficina che provocano quando premono il pulsante. Su teleschermo a colori, vedono la donna col burka che si dissangua, la vecchia corriera o il pickup centrato che prende fuoco, i morenti che ne escono e cadono subito, spargendo un lago rosso, i corpi carbonizzati che fumano e si muovono ancora Il pilota vero passa sulle esplosioni a 500 all’ora ad alta quota; il drone sorvola quasi fermo il posto della strage, ne rimanda le immagini nell’ufficio in Usa, alle scrivanie con la tazze di caffè di Starbuck.
Gli operatori di droni sono fatti entrare in un mondo dove si incoraggia la callosità, dove la cultura istituzionale consiste nel negare l’umanità della gente che appare sui loro schermi. “Sparargli era qualcosa di lodevole, per cui ci incoraggiavano ad impegnarsi”. Uno di loro, si chiama Michael Haas, ha detto che è stato rimproverato dai superiori perché, incaricato di addestrare una giovane recluta, l’aveva scartata perchè “assetata di sangue”: sono gli assetati di sangue che ci servono!
Non si diffondono notizie su questi boia stipendiati dallo stato per compiere omicidi extragiudiziali. Sono tenuti al segreto militare. Solo che non sono al fronte. Ogni mattina “escono di casa, guidano tre minuti, entrano in una scatola metallica e di colpo è come essere sul teatro operativo” in Afghanistan o Irak. Il “pilota” ha guidato un Global Hawk, un mega-drone grande come un Boeing 747 da ricognizione che dicono disarmato, oppure un Predator con missili e cannoncino per fare stragi? E’ tutto lavoro. “Piloti la tua missione, esci dalla scatola e sei di nuovo in North Dakota”. A pochi chilometri dal primo Walmart e dal ristorantino cinese. Il punto è che “torni a casa, ceni con tua moglie e i figli, e non puoi dire loro niente di quel che hai fatto”. Sei a casa e fai il sicario per il Pentagono. A tremila chilometri. Nessuno te lo rimprovererà mai, anzi sei in carriera automatica.
Però un rapporto del Dipartimento della Difesa ha scoperto che i “piloti in poltrona ergonomica” soffrono disturbi psichici post-traumatici nella stessa misura dei soldati sul terreno, suicidi compresi. I quattro che hanno parlato raccontano il diffuso abuso di alcol e droghe fra i piloti sedentari. Spesso, raccontano, si drogano “con sali da bagno (sic) e marijuana sintetica per evitare potenziali test antidroga”. Moltissimi “volano” le loro missioni in stato di intossicazione. “Serve per piegare la realtà e immaginarti che non sei tu lì a farlo”.
Anche Haas s’è rifugiato nell’alcol. Un altro dei quattro, Brandon Bryant, s’è dimesso nel 2012. Come mai, racconta: “Un giorno, premo il bottone. L’edificio crolla. C’era un bambino che stava entrandovi, ed è scomparso. ‘Ho ammazzato un bambino?’, ho chiesto al collega che era a fianco a me. “Eh sì…”. I piloti hanno sul monitor una finestra dove possono fare “chat”, mandare mail eccetera. “Era un bambino?”, ha scritto Bryant. “Allora qualcuno che non conosco, qualcuno che siede in qualche centro di comando altrove nel mondo, e aveva sorvegliato il mio ‘lavoro’, ha risposto: no, era un cane. Ho riguardato la registrazione del video col collega. Un cane con due zampe?”.
I quattro si chiamano Michael Haas, Brandon Bryant, Cian Westmoreland e Stephen Lewis. La loro lettera aperta è stata ripresa da diversi media, sono stati intervistati dal Guardian. Il pubblico americano dunque sa quello che il loro democratico stato fa ogni giorno, in uffici riscaldati o con l’aria condizionata, con la macchinetta della Coke nel corridoio.

Ora, chiedetevi se l’Occidente è più civile del Nazismo, dove almeno i cittadini davvero “non sapevano, scusa che però non viene accettata come valida. Se la democrazia universale non è equivalente al mondo sovietico.
Il precedente storico
Un vecchio cekista, oggi pensionato di Stato: “Quando mi hanno assunto all’NKVD mi sentivo terribilmente fiero. Con il mio primo stipendio mi son comprato un bel vestito. Un lavoro come quello…si può paragonare solo alla guerra. Ma la guerra non è così stancante. Quando spari a un tedesco, lui urla in tedesco. Invece…loro urlavano in russo…come fossero dei nostri…Fucilare dei lituani o dei polacchi era più facile. Ma loro, urlavano in russo: ‘Bestie! Idioti! Fatela finita in fretta!”. Cazzo! E noi eravamo tutti coperti di sangue…ci asciugavamo le mani nei capelli. A volte ci fornivano dei grembiuli di cuoio. Per noi era un lavoro…sono un soldato, io. Se mi danno un ordine lo eseguo. Fucilavo. Dei sabotatori. (…) La cosa più sgradevole è sparare su qualcuno che ride. O è impazzito o ti disprezza (…). Non si deve mai mangiare prima di affrontare questo lavoro. Io non ce la facevo…e si ha sempre sete…si desidera solo acqua, acqua…come dopo una sbronza. Cazzo! Alla fine della giornata ci portavano due secchi, uno pieno di vodka e uno di acqua di colonia. La vodka ce la davano dopo il lavoro, mai prima. Ci si lavava con l’acqua di colonia fino alla cintura. Il sangue ha un odore particolare…somiglia un po’ allo sperma. Avevo un cane da pastore, bene, quando tornavo dal lavoro, lui non mi si avvicinava (…) Lo fai inginocchiare e gli spari quasi a bruciapelo sulla tempia sinistra…vicino all’orecchio. Alla fine del turno la mano ti penzola come un vecchio straccio (…) Avevamo anche noi un piano da eseguire, come in fabbrica. All’inizio non ce la facevamo, Fisicamente. Allora hanno fatto venire dei dottori e hanno deciso di praticare dei massaggi ai soldati due volte la settimana. Massaggi alla mano destra e all’indice destro”.
Questo il vecchio dell’NKVD, un giorno domenicale,(erano rimasti in due nella dacia vuota) ha confidato a suo cognato. Parlava del lavoro di boia che faceva nel comunismo staliniano – l’ha riportato Svetlana Alekieievic in Tempo di Seconda Mano (Bompiani, pagina 396).
C’è una vera differenza con quello che l’America fa con la sua demokrazia? Sotto gli occhi e la complicità dell’Occidente- l’Occidente che siamo noi? Che ci crediamo laici, secolarizzati, illuministi e civili, al contrario dei tagliagole del’ISIS?
Una differenza con il Gulag e le esecuzioni alla Lubianka salta all’occhio: i boia americani uccidono a migliaia di chilometri di distanza. Gente straniera di cui non sentono la lingua. Non sentono l’odore del sangue. Non hanno bisogno del secchio di acqua di colonia con cui lavarsi fino alla cintura: un risparmio, per il Pentagono. Quando tornano a casa, il cagnolino non li evita, scondizola e si fa’ grattare la testa. Però sono assassini come quelli dell’NKV. E se il mandante di quelle atrocità era Stalin, se la responsabilità dei Lager – come ci ripetono continuamente – va’ ascritta ad Hitler e ai suoi ministri, e’ ad Obama che dobbiamo far risalire la responsabilità di quello che ordina di fare ai suoi soldati. E’ lui direttamente che approva le liste di quelli da eliminare – anche se le liste gliele dà la CIA, che non si sa in base a quale indizio decreta la morte di civili che abitano nel Khiber o sull’Hindu kush, o a Falluja.
Peggio: nel Terzo Reich, l’esercito regolare si astenne da questi “lavori”: erano affidati alla milizia di partito, le SS. Persino nell’Urss all’esercito non fu chiesto dii affondare le mani nel sangue dei fratelli fino al gomito; era lavoro del KGB; Ceka, Nkvd…In America, gli assassini sono soldati regolari. Piloti dell’Air Force messi ad ammazzare “terroristi di piccola statura”.
Se abbiamo accusato l’ideologia sovietico-marxista del Gulag e delle stragi segrete; se abbiamo accusato l’ideologia nazista dei Lager, dobbiamo accusare per questa strage inodore la Democrazia. La Democrazia di Mercato. Il regime della Libertà, dell’informazione, della trasgressione, dove c’è il diritto al piacere : anche gli assassini di cui Obama è il mandante – e li accettiamo come giusti, adatti alla nostra civiltà superiore.
Rispetto a quelle ideologie feroci, concrete e guerriere, l’Occidente uccide innocenti con viltà, i piloti di droni non rischiano, sono fuori dalla portata del kalashnikov afghano; e la vigliaccheria è un carattere perfettamente coerente con l’ideologia della democrazia – che “ripudia la guerra”, i cui giovani schifano il dovere militare. Viene insegnata nelle scuola, la vigliaccheria, viene insegnata nelle famiglie e sui “mercati” azionari.

E’ il risultato estremo di un prodotto molto vantato di questa “civiltà” : il positivismo giuridico. Quella dottrina – oggi totalitaria – che ha liberato la legge dal dover dipendere dal “diritto naturale”, ossia dai Comandamenti di Dio: oggi siamo liberi, il diritto è così libero che lo Stato può ammazzare e torturare chi vuole – basta che emani una legge secondo le procedure. In Usa, le leggi che permettono la tortura, i sequestri segreti di individui che scompaiono e di cui non si sa più nulla, l’incarcerazione indefinita senza processo a Guantanamo, sono state varate al parlamento. Complice dunque, non potrà dire “non sapevamo”.
E’ il trionfo della secolarizzazione compiuta : “Se Dio non c’è, tutto è possibile all’uomo”, come disse Dostojevski. Non c’è un limite legale, basta cambiare le leggi e ciò che era illecito – peccaminoso – diventa legale, dunque buono e giusto. “Ho obbedito alle leggi”, dicevano i nazisti, ma non furono giustificati dai vincitori. Ora i vincitori fanno lo stesso.
Liberatici di Dio, ci siamo assoggettati ai boia di Stato.
Credete che in Europa non succederà? Che non succeda già? Una mia conoscente, medico di base, dice che stanno varando una legge che vieterà l’obiezione d coscienza ai dottori; saranno obbligati a fornire aborto ed eutanasia, oppure verranno licenziati. Viviamo un “ordine giuridico” che elargisce tutte le libertà ai sodomiti e ai pervertiti, e toglie ai medici la libertà di seguire la coscienza ed obbedire al Giuramento di Ippocrate, che proibisce – non dai tempi di Cristo, ma da sei secoli prima – ai medici di dare la morte.
Hollande, per salvare la Francia, si è appena dato la facoltà di violare la Convenzione dei Diritti dell’Uomo. L’ha fatto con un atto formale, un avviso al Consiglio d’Europa. Quindi la legalità è salva.
La “patria dei diritti dell’uomo” e del cittadini (Rivoluzione francese, Dichiarazione 26 agosto 1789) li straccia. Potrà calpestare a suo arbitrio “la libertà d’espressione (art.10), di riunione e d’associazione (11), il diritto ad equo processo (6), al rispetto della vita privata (art.8)”. Con un tratto di penna noi e voi non abbiamo più questi diritti che ci dicevano scolpiti nel bronzo della nostra Civiltà. La Francia potrà incarcerare senza processo e senza avvocati chiunque. Anche un avversario politico. Naturalmente ci lasciano tutte le altre libertà: “Esci, bevi ascolta musica parla mangia fa’ l’amore vai nuda”, come dice il manifesto che sta diventando famoso.
In USA invece i quattro piloti di droni che hanno denunciato gli assassinii del loro Stato hanno avuto bloccati i loro conti in banca e le carte di credito. Il governo federale li ha puniti con la fame. Non possono “vendere né comprare” perché non hanno più il segno della Bestia.
http://www.globalresearch.ca/drone-pilots-have-bank-accounts-and-credit-cards-frozen-by-feds-for-exposing-us-murder/5491576
E‘ la Demokrazia riscattatasi da ogni limite quella che viviamo: nessun Katéchon frena più nulla.. Resta ancora da indagare l’accelerazione dell’ultimo quindicennio; che cosa l’ha prodotta? Una dottrina interna, esoterica a suo modo. Di questo, se interessa, alla prossima puntata.
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UN GIUBILEO APOCALITTICO?
Sta succedendo una cosa strana. Questo papa ha sempre dimostrato un’attenzione molto speciale per i simboli: fino da subito, dal giorno dell’elezione, quando spiazzò sarti e soprattutto cerimonieri pontifici rifiutando il rosso delle mozzetta e delle scarpe, l’oro della croce pettorale e dell’anello, insomma tutti i simboli “imperiali” dei quali i vescovi di Roma si erano progressivamente appropriati fin dalla metà dell’VIII secolo. Attenti!, ci avvertì quella silenziosa rinunzia: attenti! L’impero non c’è più, la Cristianità è finita, nessun ordine divino regge più il mondo. Noialtri cristiani siamo soli davanti a Dio e alla nostra coscienza, e sono soli anche gli altri. Non ci sono più istituzioni cui affidarci per condurre serenamente le nostre esistenze nella legge e nell’ordine. Ora bisogna scegliere.
Eppure, nessuno mostra di accorgersi di questa sua propensione per i segni simbolici. Ora, inaugurerà l’Anno Santo Straordinario della Misericordia nel giorno dell’Immacolata Concezione di Maria: e sembra che nessuno si sia ricordato che, più di trent’anni fa, il giubileo straordinario che Giovanni Paolo II aveva voluto dedicare alla morte e alla resurrezione del Cristo si concluse con la consacrazione del mondo alla Madonna, seguita nel 1987 dall’Anno Mariano. Gli Anni Santi cominciano sempre dalla notte di Natale, data d’avvio dell’anno solare nell’antica tradizione ecclesiastica (per quanto l’anno liturgico si avvii con la Prima Domenica d’Avvento). Non è un altro omaggio alla Signora dell’Apocalisse, amicta sole, et luna sub pedibus eius?
D’altronde, in verità l’Anno Santo è già cominciato. Esso si avvia tradizionalmente con l’apertura della Porta Santa in Vaticano. La cerimonia, è vero, avverrà il giorno 8. Ma in realtà il pontefice una Porta Santa l’ha già inaugurata e – guarda caso – proprio domenica 29 novembre, la Prima Domenica d’Avvento, il primo giorno del nuovo anno liturgico: nel duomo di Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana. Il “suo” giubileo straordinario, quello dedicato alla Misericordia, ha voluto avviarlo proprio con una spettacolare Anteprima nella periferia delle periferie. Le periferie di cui sempre ci parla, quelle dalle quali si riesce a capire il mondo.
La Misericordia di papa Bergoglio, gesuita e quindi soldato del Cristo, è una dichiarazione di guerra contro quella che egli definisce la “cultura dell’indifferenza”: ed è proprio da lì, dall’Africa con le sue plebi diseredate e il suo ambiente sconvolto dalla speculazione delle lobbies, che egli ha cominciato la sua offensiva.
Offensiva, sì: e va detto, perché a molti è sembrato che negli ultimi tempi il pontefice fosse interdetto e stesse un po’ sulle difensive: la recrudescenza dei Vatileaks, la buccia di banana che aveva fatto scivolare Benedetto XVI, secondo qualcuno avrebbe dato delle noie anche a lui. Come se non bastasse, ecco la congiuntura internazionale: la tragedia parigina del 13 novembre ci aveva dato l’impressione, se non altro, di esser causa di una concorde reazione di tutto il mondo occidentale e anche die paesi musulmani nemici della barbarie terroristica, e invece l’unilaterale e maldestra risposta francese, quindi la crisi turco-russa con gli annessi delle reciproche recriminazioni ci hanno fatto comprendere ormai due tristi verità: prima, che nonostante le vanterie degli Alti Comandi della lega anti-IS (i famosi 12.000 raids aerei!…) il sedicente stato califfale sembra aver a sé un’ancor lunga vita in quanto i suoi avversari non riescono ad accordarsi su quell’offensiva di terra che sarebbe invece preliminare e indispensabile; seconda, che il traffico di petrolio (ma anche di armi e di valuta) tra il supposto Nemico Pubblico Numero Uno e la coalizione dei suoi avversari dev’essere intenso, il che prova una stretta complicità tra il primo e alcuni stati membri della seconda. L’impressione, direbbe il buon vecchio Brecht, è che noi marciamo contro il nemico e il nemico marcia alla nostra testa.
Ed ecco che il papa propone il suo anacronistico giubileo straordinario della Misericordia. Ma in un mondo così tutto sembrerebbe dire che, al pari della Pietà, Misericordia l’è morta. Eppure…
… Eppure, sembra ripeterci testardo il vecchio prete argentino, il giubileo è proprio questo. Nella Bibbia esso è l’anno nel quale i vecchi equilibri vengono rovesciati, i debiti azzerati, gli schiavi liberati. L’IS non è poi il gigante invincibile che sembra. Lo batteremo. Ma le cause profonde per le quali tanti disperati, emarginati, disorientati scelgono la lotta terroristica – e tra chi si dà a un Islam immaginario ci sono sempre più ragazzi occidentali ingannati e delusi dalla nostra civiltà che non ha dato loro quel che cercavano –, quelle cause resteranno intatte e genereranno nuovi mostri. Finché non sarà la Misericordia a batterli. Una Misericordia che, al pari di quella divina, non è mai disgiunta dalla Giustizia. E giorni fa a Parigi, parlando di clima, ne sono venute fuori di cose che solo una vera Giustizia potrebbe risolvere: una giustizia che cominciasse dalla ridistribuzione delle ricchezze in un mondo divenuto troppo iniquo.
Ecco, dunque. La Misericordia di Bergoglio non è la comoda carità delle elemosine: è una forza di rinnovamento rivoluzionario, di quelle che scuotono le montagne. Ci vorrebbe don Andrea Gallo, per spiegarci bene che cosa vuole il papa quando parla di Misericordia. E’ questo che ancora stentiamo a capire. O che non vogliamo ammettere.
Franco Cardini
L’ALBERO, IL PRESEPIO, LA FOLLIA
L’Albero della Vita è un simbolo antico quanto il genere umano: un simbolo archetipico, che conosciamo dall’antichità babilonese a quella vedica ecc. I cristiani lo hanno adattato alla Croce del Cristo, Arbor Vitae Crucifix Iesu. Ne vediamo una splendida raffigurazione nel mosaico pavimentale del duomo di Otranto.
La versione germanica di tale simbolo universale, l’Yggrasil delle saghe dell’Edda (il “Frassino del Mondo”), l’Irminsul dei sassoni distrutto da Carlomagno (Irmins Säule, Pilastro di Wotan, “la Colonna del Mondo”) ha ispirato anche Dante e Tolkien. Le conifere adorne di luci e di piccoli doni, simbolo della luce solare del Solstizio d’inverno, fanno parte da tempo immemorabile – come i loro stretti parenti, gli Alberi di Primavera ornati di ghirlande di querce – del folklore alpino centro-orientale. Non potendo sradicare quell’usanza pagana, dopo la Riforma iluterani inventarono la favola del dottor Lutero perduto in una foresta nella notte di Natale che aveva ritrovato la strada grazie a un miracoloso Tannenbaum adorno di luci. Per noi, l’Albero di Natale illuminato degli antichi germani è diventato il simbolo del Sol Iustitiae che dal solstizio del Dies Natalis Domini torna a irrorare la terra della sua forza. La Rivoluzione cristiana non elimina le Tradizioni: le rinnova, le informa di spirito nuovo.
Anche il Bambino Divino è un simbolo archetipico, venerato fino dai tempi dei misteri dionisiaci e dei miti di Zeus sul Monte Ida e di Ercole bambino. Ma il Vangelo lo ha rivisitato e fornendogli forma e significato nuovi. La arcane presenza dei magi, sacerdoti pagani, sono nel testo di Matteo per ricordarci che il Cristo non è venuto solo per i figli di Abramo, bensì per tutti gli uomini, ad adempiere la promessa dei Profeti (come l’Angelo insegna ai pastori ebrei) e a dare un senso a tutte le Tradizioni (come indica la Stella ai magi pagani).
Nel 1223 Francesco, che aveva appena sfiorato pochi mesi prima la Terrasanta senza aver la consolazione di vedere né Gerusalemme né Betlemme, fece di Greccio la sua Betlemme serafica e adorò il Bambino in una Sacra Rappresentazione che da allora si ripete in varie forme in tutto il mondo cattolico e che ha recuperato anche i simboli pagani del bue, dell’asino e dei magi.
L’albero e il presepio sono i nostri più cari simboli natalizi e li abbiamo sempre celebrati assieme. Ma se l’albero ha ragioni pagane più evidenti nella sua origine e una storia di laicizzazione consumistica più forte – il che non gl’impedisce naturalmente di entrare anche nelle nostre chiese – il presepio mantiene intatta la forza della sua origine cristica ed evangelica. Ma non può essere sgradito ai musulmani – l’Islam non è mai stato se non in parte aniconico –, anche perché onora quel Gesù che per essi è grande profeta e Rukhullah (“Spirito Divino” secondo il Corano), e onora anche la Vergine Maria (alla quale è dedicata la più bella delle sure coraniche) e i magi, anch’essi presenti nel Libro Santo dell’Islam.
Fino a pochi anni fa, ogni anno eravamo ad assister al tormentone di qualche insegnante che protestava contro il presepio nelle scuole come “simbolo clericale”, offensivo per gli alunni di famiglie laiche, contrario al carattere laico della scuola pubblica. Oggi, qualche furbastro ha deciso di nascondersi dietro agli scolari islamici, per evitar di offendere la sensibilità dei quali non si dovrebbe fare il presepio. E qualche imbecille ha esortato invece a fare il presepio non già a gloria di Dio, ma contro i musulmani, per ricordar loro che sono solo ospiti e per giunta poco graditi, per “difendere le nostre tradizioni”.
Bene. Molte comunità musulmane in tutta Italia hanno risposto con grande chiarezza, dichiarando che il presepio non le offende affatto: al contrario. Quanto alle nostre tradizioni, esse si onorano e si difendono con la preghiera e con quella Misericordia cui è dedicato l’Anno Santo Straordinario voluto da papa Francesco. Chi vuol onorare le nostre tradizioni partecipi alla liturgia del Natale e faccia opere di misericordia, non pensi a costruire assurdi presepi “antislamici”. Chi vuol onorare Gesù Bambino pensi ai Suoi tanti piccoli colleghi che oggi – come i Santi Innocenti fatti uccidere da Erode – muoiono di denutrizione o di mancanza di cure in Africa mentre le lobbies multinazionali sfruttano senza pietà le risorse di quel continente, oppure affogano davanti a Lampedusa o alle isole greche cercando presso di noi un riparo contro le guerre che noi abbiamo provocato e che finanziamo. E’ questa follìa criminale, figlia del desiderio di profitto, la vera nemica di tutte le Tradizioni.
Franco Cardini