Minima Cardiniana 161

UN APPELLO DAVVERO URGENTE

Domenica 12 febbraio 2017. VI Domenica del Tempo Ordinario

Cari Amici, ormai l’”Anno Fortunato” 2017 (l’Anno del Cavallo dell’astrologia cinese) è già cominciato da tempo; e – sarà che invecchiando, e invecchiando non so se cresca la saggezza, certo non cresce il buonumore – per il momento almeno all’orizzonte non vedo granché di esaltante.

Di recente, per una fortunata serie di coincidenze, mi è capitato di passare qualche giorno in casa, pur senza un filo d’influenza. Si era creato un magico vuoto nei miei impegni. Dallo studio della mia finestra, mentre ascoltavo il mio eterno Mozart, vedevo ogni giorno mutar di colore col progredire del giorno le belle colline a nord dell’Arno, tra Fiesole e Pontassieve. E di quando in quando ascoltavo al radio, “saltellando” tra varie emittenti. Un esercizio divertente, che però si è gradualmente trasformato in una sorta di incubo.

Tanto per cominciare, nell’ultima settimana sono accaduti nella sola Italia molteplici fatti di sangue: dalle violenze di minorenni fino allo spettacolo davvero disumano (nel senso etimologico del termine) di madri che si uccidono dopo aver ucciso i figli. Mi hanno preoccupato però soprattutto due cose che parranno secondarie: entrambe inquietanti finestre sulla vita quotidiana del nostro paese.

La prima è stato il risultato di un “referendum tra gli ascoltatori” organizzato da una delle tanti emittenti radiofoniche private: tema, quali siano state secondo gli ascoltatori le invenzioni più importanti del XX secolo (quella della radiologia e dell’energia atomica, per intenderci); ascoltatori votanti secondo un bouquet sociologicamente ben scelto, rispettando fasce d’età, di sesso/gender, di preparazione scolare, di nascita e di residenza sotto il profilo latitudinario, di fascia di reddito; risultati primi in classifica quasi a parimerito, il telefono cellulare e il WC.

Seconda, l’esito relativo a un’inchiesta sulla cosa che più ha appassionato gli ascoltatori in una settimana che ha visto avvicendarsi le “trovate” di Trump, gli scivoloni del povero sindaco Raggi (mi rifiuto di chiamarlo “sindaca”: le funzioni pubbliche, in italiano, sono qualificate da un sostantivo maschile indipendemente dal sesso di coloro che volta per volta le assolvono), lo stallo della guerra (a “bassa” intensità?) contro il Daesh nel Vicino Oriente, i problemi del PD, gli incidenti di Genova e di Bologna che hanno riportato i non più giovani al Sessantotto e al Settantasette, le difficoltà dei postumi del terremoto nell’Italia centrale, il braccio di ferro tra Unione Europea e Italia col rischio d’inflazione eccetera, il pericolo che centinaia di lavoratori del Piombinese perdano il lavoro. Ebbene,  pare che gli italiani si siano interessati ed entusiasmati (sic) anzitutto e soprattutto alla notizia dell’eccezionale “pacco” (pare si usi definirlo, con falso pudore, in questo modo) del vincitore di Sanremo – già di per sé Grande Evento nell’Italietta: e da molti decenni –, sul quale i media si sono intensamente concentrati e che, a detta di molte dotte e senza dubbio competenti signore che rapite lo hanno commentato alla radio, nulla avrebbe da invidiare a quello leggendario di Rocco Siffredi, già lodato dalla signora Littizzetto. Siamo al trionfo delle cazzate, come ha commentato un mio salace allievo. Il mio mesto pensiero, invece, è tornato alla pagina della triste, impietosa autopsia compiuta nel lontano 1821 (Ei fu: ricordate il buon vecchio Manzoni?) a Sant’Elena, e nel corso della quale il meccanico-macellaio che ne fu purtroppo protagonista non mancò di sottolineare che gli organi sessuali dell’Imperatore erano “quelli di un bambino”. Siffredi batte Bonaparte, una bella scopata – anche se virtuale – vale ben più del Codice Civile: questo, Canova non lo aveva previsto. La storia giudicata a misura di plesso gonadovirgale, degna forse di un mondo nel quale sembrano imperare a tutti i livelli (a cominciare dal politico e dal mediatico) le teste costituite appunto dall’organo in questione.

Ora, sospendo il mio abituale lavoro. Avevo pronte alcune considerazioni forse non  proprio scontate in materia di Siria, di questione israelo-palestinese eccetera. Credo però (e anche temo) che si tratterà di temi che possono ben aspettare una settimana o più: non si  risolveranno ohimè in poco tempo. Mi preme ora invece comunicarVi qualcosa che mi sta molto a cuore come cittadino, come insegnante e anche come nonno (e addirittura bisnonno).

Mi è capitato di recente di parlare abbastanza a lungo con una carissima amica che è anche una collega. Mi ha felicemente sorpreso da parte sua (è molto competente nelle cose riguardanti la scuola media) il trovarla consenziente rispetto a una mia convinzione profonda, che di solito provoca scandalo ed orrore. Sono persuaso che le vecchie “classi differenziali” d’una volta fossero di gran lunga più adatte dell’attuale sistema d’integrazione dei bambini e/o dei ragazzini “diversi” nelle classi ordinarie. Si partiva dal principio (ch’era un’ipotesi di lavoro, subito trasformata in dogma democratico) che il soggetto “diverso” (eufemismo per indicare una situazione compromessa in termini fisici o psichici) si sarebbe più o meno rapidamente integrato, avrebbe superato in qualche modo il suo handicap e via discorrendo. I dati che mi sono stati forniti da competenti e numerosi colloqui con insegnanti mi hanno personalmente persuaso del contrario: la presenza di uno o più “diversi” nelle classi provoca più disagio che solidarietà, rallenta il lavoro d’insegnamento e d’apprendimento, è fonte – e questo è l’aspetto più doloroso della questione – di vergognosi episodi di violenza sia pure “soltanto” verbale, che cioè si “limitano” al dileggio (ma a volte lo si accompagna con vie di fatto). Gli insegnanti che denunziano queste cose in sede di consiglio d’istituto o d’incontro scuola-famiglia vengono ordinariamente redarguiti, messi a tacere, offesi e addirittura minacciati da presidi, colleghi e familiari. In una “classe differenziale”, a parte l’aggettivo infelice, gli scolari o gli studenti venivano seguiti con maggiore e più libera attenzione e non dovevano confrontarsi con le performances degli altri. Si è seguita la strada “democratica” dell’integrazione come livellamento verso il basso. Si sarebbe dovuta seguire con coraggio quella  “selettiva”, ma anche progressiva, del livellamento nella misura del possibile verso l’alto: ottenere dal ragazzo “diverso” il massimo possibile mantenendo come traguardo il punto d’arrivo stabilito dall’insegnante competente e sottraendolo al confronto qualitativo con gli altri.

Questo argomento si collega con qualcosa che a mio avviso è centrale in senso assoluto, ma anche in senso relativo rispetto al momento che la nostra società sta vivendo. Siamo difatti minacciati da un materialismo-nihilismo volgare sempre più invadente, che purtroppo (è uno degli esiti peggiori della globalizzazione) sta invadendo anche le società “non-occidentali”: la caduta di qualunque prospettiva e di qualunque progetto per il futuro individuale o societario (una volta, al tempo delle “Maestrina dalla Penna Rossa”, si sarebbe parlato di “ideali”); la  riduzione della persona a individuo e dell’individuo a possessore/consumatore; il trionfo dell’Avere sull’Essere, e del profitto/consumo come espressione immediata dell’Avere. Questo, per me cristiano, è l’esito ultimo della decristianizzazione: ed è comunque la Notte dell’Occidente che Hegel aveva concepito come Grande Sera della civiltà umana. Anche i migranti che fuggono dall’Africa, al di là dei loro bisogni insoddisfatti ma anche alla base della loro insoddisfazione, sono vittime di questa sindrome occidentale: perché i consumi non saziano mai.

In un contesto come questo, non illudiamoci. Allo stato di deterioramento al quale è pervenuta la nostra società, sarebbe vano sperare di correggerla. Chi è ormai pervenuto all’adolescenza, è sotto il profilo etico-sociale perduto (i recuperi possono essere molti, chi ci lavora è benemerito, non ci si può stancare mai; però non bisogna nemmeno illudersi). I nostri salvatori saranno i puericultori e le puerocultrici, i maestri e le maestre d’asilo, i maestri elementari. Oggi le scuole sono in tutto l’Occidente e oltre invase da un’epidemia: il bullismo. Si fa malissimo a ignorarlo o a sottovalutarlo. Quando una comunità (prendiamo una qualunque classe della quinta elementare o della terza media o equivalenti in tutto il mondo) assiste senza reagire, e addirittura solidarizzando con il prepotente a una qualunque scena  di bullismo, ciò significa che ormai i modelli di violenza  vigliacca (quelli contro i più deboli), per decenni propagandati magari involontariamente dai media se non altro attraverso il cinema, la TV, il voyerisme praticato con la scusa del “diritto all’informazione”, hanno avuto il deciso sopravvento. Un adolescente che ne è contagiato, rischia di esser perduto per sempre. La vera morte dell’Occidente è questa: la fine della solidarietà e della vera fratellanza in un mondo che a parole scoppia di Diritti dell’Uomo, del Cittadino e di millanta altri soggetti mentre tollera lo scandalo del lusso e dello spreco sfrenati accompagnati dalla morte per fame di migliaia di bambini al giorno.

Contro l’antietica della sopraffazione e della violenza, che non si può definire “legge della jungla” perché non ne ha la naturalistica dignità, non si può non reagire se non con l’etica sancita dal Vangelo di oggi, quella dell’autentica fraternità cristiana che vede Dio nell’uomo. E’ l’etica che la società cristiana ha conosciuto nel sistema di valori cavallereschi: il ritterliches Tugendsystem. E’ l’etica della difesa dei deboli a qualunque costo. Al ragazzino che fa il bullo in quanto si sente al posto di Dio e concepisce un Dio crudele a  sua immagine bisogna  reinsegnare che la vara imitatio Dei avviene attraverso la difesa dei deboli, la carità. Questa sarà la nuova rivoluzione copernicana, questa sarà la sola vittoria possibile contro l’Occidente/Modernità che si è fatto dell’oro e nel Divino Marchese de Sade i suoi nuovi dèi. Guai a lasciare ai soli fondamentalisti musulmani, che di questa verità hanno un’immagine esteriore e deformata, il primato della reazione al materialismo-ateismo. Questa è la vera, l’unica nostra possibile battaglia.

 FC