Domenica 19 marzo – III Domenica di Quaresima
EFFEMERIDI DEL CAOS
“CASO-MINZOLINI”, “CASO-CINALLI”. LA LEZIONE DELLA PROVVIDENZA
E’ chiaro che non succederà nulla. Almeno per il momento. E magari per molto tempo.
Tuttavia, i venticinque lettori che seguono questa piccola rubrica e che, nel tempo, ne hanno còlto (bontà loro) alcuni connotati di un qualche interesse anche sul piano – ohimè – delle previsioni per il futuro, tengano presente anche questi due recenti casi a mio avviso esemplari. Il “caso-Minzolini” e il “caso-Cinalli”.
Non conosco personalmente il già direttore, adesso senatore – confermato grazie ai suoi colleghi – Minzolini. Si tratta di un pregiudicato: il che non “fa notizia” dal momento che, senza che ciò causi quanto meno in apparenza alcun imbarazzo nella società civile della quale siamo tutti parte, di pregiudicati e addirittura di condannati (magari non sempre in terzo grado) il nostro Parlamento, al pari del don Giovanni secondo Leporello, “fa conquista… pel piacer di porli in lista”. Non c’è dubbio che, tra chi ha votato a favore di Minzolini, molti lo hanno fatto in cerca di nuove geometrie e alchimie di maggioranza e di governo, molti altri per paura che la faccenda avesse delle conseguenze, che qualcuno vuotasse qualche sacco, che qualcun altro per ritorsione facesse pipì fuori dal vasino. Siamo tutti gente di mondo, siamo maggiorenni e vaccinati, molti di noi hanno fatto il militare a Cuneo: conosciamo l’andar del mondo, siamo edotti su come vanno queste cose. “Da che mondo è mondo, è sempre andata così”, ci ripetiamo.
Invece non è vero. Da qualche decennio, va sempre paggio. E poi del sub sole nihil novi di prima, mica eravamo responsabili. Della cloaca nella quale sguazziamo allegramente oggi, invece, sì eccome. Ecco la differenza.
Sono un vecchio professore che ancor oggi visita spesso – e gratis, naturalmente – scuole secondarie e istituti per anziani facendo lezioni e conferenze: non per sadismo, è ovvio, ma perché vengo invitato a farle e ritengo che da parte mia ciò costituisca una banale applicazione di una delle “Opere di Misericordia” che al cattolico vengono richieste. Frequento gente di tutti i tipi e cerco di farlo con umiltà, con comprensione. Mi ripropongo, la prossima volta che visiterò Genova, di andar anche a cena all’osteria a suo tempo fondata dal mio vecchio amico don Andrea Gallo, la Marinara A’ Lanterna, di fronte al “Terminal Traghetti”, gestita dalla sua comunità di “San Benedetto al Porto”. Ci sono ex carcerati, ex tossici, ex prostitute (e non posso escludere che qualcuno di loro ricada di quando in quando in tentazione): si mangia bene, si spende poco e comunque si è in buona compagnia. Una compagnia che, stando al Vangelo e alle cronache francescane, Gesù e il Povero d’Assisi molto avrebbero apprezzato.
Ci andrò perché mi fa piacere e perché amo Genova, la memoria di don Gallo e quella di Fabrizio De André che in un certo senso l’ha messa in musica. Ma un po’ ci andrò anche per far penitenza dei miei peccati. Difatti, confesso di praticare spesso personaggi di potere, gente che ha fatto o sta facendo carriera e parlamentari; confesso di avere addirittura tra i senatori un paio di amici carissimi, tra i migliori della mia vita, che hanno fatto parte l’uno di un governo Berlusconi, l’altro di quello Renzi. Sono, quei due senatori amici miei, brave, generose e ottime persone: eppure hanno la vergogna di condividere il laticlavio con figuri di quelli ai quali ci si dovrebbe rifiutare di stringer la mano e di farlo tranquillamente, senza visibile imbarazzo.
Ecco perché il “caso-Minzolini”, in sé e per sé, non m’interessa. Ne abbiamo viste magari e ne vedremo ben di peggiori di un condannato in cassazione a due anni e mezzo per peculato che gli onorevoli senatori salvano, sia pur a maggioranza, rifiutando di farlo decadere dal suo ben pagato scranno. In quest’Italia di mariuoli parlamentari, d’imboscati magari incompetenti che godono di ricche prebende come dirigenti o consulenti e che si scambiano favori e si reggono il sacco a vicenda, va da sé che – quando in qualche convegno o in qualche salotto le brave persone come me che hanno sempre lavorato e che non hanno mai né ricevuto una condanna giudiziaria né intascato un centesimo in illecite prebende o in emolumenti sottobanco s’imbattono in paltonieri del genere – si profondano in inchini, sorrisi e salamelecchi. Ma quando le brave persone come me, in qualche vicolo o angiporto, s’imbattono in un povero tossico, in un senegalese che cerca di appiccicar loro un braccialettino di vetro per cavarne un paio di euri, in un pregiudicato dalla barba lunga e dalle braccia coperte di tatuaggi, affrettano il passo o cambiano marciapiede.
Del “caso-Minzolini”, noialtre persone oneste ci siamo ormai già dimenticati. I nostri media hanno aiutato al nostra coscienza a digerirlo e metabolizzarlo. Tanto, aggiungiamo con la solita scrollata di spalle, c’è ben altro: c’è di peggio.
Infatti c’è, di peggio. Di peggio c’è la nostra indifferenza, la nostra viltà, il nostro disonore di squallidi quacquaracquà che la prossima volta che, in un convegno o in un salotto, fra un prosecchino e un canapè di caviale incontreranno il senator Condannato, l’onorevole Pregiudicato, il Professor Furbastro e il Cavalier Bancarottiere, li saluteranno con deferente, simpatica ipocrisia: se non altro, per non mettere in difficoltà Madama Zòccola d’Alto Bordo che ci ha invitati sulla bella terrazza della sua nobilissima villa romana.
E’ così, se vi pare. E voi volete che un vecchio e spregevole perbenista vigliacco quale io mi accorgo ormai di essere, in questa società che sta andando visibilmente a pezzi e nella quale tutti ballano allegramente sull’orlo dell’abisso, venga ogni settimana ( Minima Cardinaiana!…) a farvi lezione, che so, di cose medievistiche o vicino-orientali, oppure vi parli dell’altissimo significato teologico (ma potete anche definirlo, a scelta, infame scandalo) dell’affresco di Ricardo Cinalli nella controfacciata del duomo di Terni?
Andatelo a vedere, quell’affresco: dove Gesù, ascendendo al cielo (Ascensione, sì: ma anche Giudizio Universale) , si porta con sé, con l’acerbo sforzo d’un vecchio pescatore del lago di Genezareth e con la leggera disinvoltura d’un “giovane in carriera” che abbia fatto spese-chic in qualche negozio Eataly, due reti cariche di pesciacci tra i quali tossici, assassini, omosessuali, inveterate puttane e viziosi prelati.
Scandalo? Eresia? Vergogna? Ma, come avrebbe detto il principe De Curtis, mi facciano il piacere! Quella è l’Onnipotenza di Dio, la quale fa in modo che – lo diceva bene De André – “dai diamanti non nasce niente – dal letame nascono i fior”! Quella è la Misericordia divina, che converte anche i più incalliti peccatori ed è più forte di tutto, anche della loro pervicace ostinazione! Quella è l’imperscrutabile Giustizia divina che può far quel che vuole e sa bene dove gettare le sue due reti, il Pentimento e il Perdono! Chi non ha saputo leggere correttamente quell’affresco segua un corso accelerato d’esegesi iconologica: perché il committente di Cinalli, quello che ha tracciato il programma dell’affresco, è uno che di teologia e d’iconologia se ne intende.
Comunque, su tutto ciò, v’è poco di cui scandalizzarsi.
Altro che “caso-Minzolini”, altro che “caso-Cinalli”, cari Amici. Il vero scandalo, la vera prova del potere del Demonio sulla terra e sull’umanità siano noialtri scribi e farisei ipocriti, noialtri razza di vipere convinti di far il proprio dovere e di esser persone per bene, noialtri che tolleriamo – con tranquilla rassegnazione o con allegra indifferenza o addirittura con la boria di quelli che si credono giusti al cospetto del Signore – i bombardamenti quotidiani sui villaggi dell’Afghanistan e dell’Iraq, la Siria spezzettata e martoriata, l’Africa saccheggiata dalle multinazionali, l’immonda rissa attorno al petrolio libico, i muri dalla Palestina al Messico, i bambini che muoiono come mosche delle malattie degli adulti, i Poveri Cristi che annegano davanti a Lampedusa, i loro colleghi sbattuti in galera per aver spacciato un po’ di “roba” e rubacchiato qua e là, la fame e la sete di milioni di esseri umani: e che poi difendiamo le nostre miserabili aiuole di residuo benessere (Italy first!), che magari applaudiamo il negoziante che ha ucciso “per legittima difesa” ma non diamo segno di mostrar carità alcuna non dico per il morto ammazzato, che magari se l’è cercata e se l’è meritata, bensì per la tragedia della coscienza del legittimo assassino il quale forse, al pari di Lady Macbeth, per tutta la vita non sarà più capace di lavarsi le mani quel tanto che basti da far sparire le tracce del sangue sparso. Siamo noi i veri tossici, gli autentici criminali, gli spregevoli malfattori: noi che sopportiamo tutto questo, noi che ci conviviamo, noi che gli sopravviviamo comodamente. Chomsky, Bauman e Stiglitz ci hanno abbastanza avvertiti. La pagheremo. E, prima o poi, carissima: anche se Dio non paga il sabato.
Continuiamo pure, dunque, a credere di fregarLo. Ma quanto a lungo? Non so dirvelo. Ma forse, dalle metropoli cinesi o dalle savane subsahariane, dalle foreste dell’Amazzonia o dal deserto del Sahara, dalla Siberia o dalla Costa d’Avorio, dalle Antille o dall’Arkansas, sono già nati dei piccoli malnutriti mocciosi che, fra quattro lustri, saranno in grado di rovesciare tutto questo e di fondare, sulle rovine di questo lerciume fatto di profitto, di consumismo, d’ingiustizia e di disperazione che noi abbiamo chiamato Modernità e Democrazia, un mondo nuovo che potrà essere migliore.
Tranquillizzatevi, tuttavia, cari Fratelli, Amici e Colleghi che state tranquillamente invecchiando coccolando la vostra viltà e godendovi onestamente gli avanzi d’una pensione che fino a qualche anno fa era ancora buona o che vi guardate intorno cercando un lavoro che vi consenta di pagarvi le prossime rate del mutuo o la prossima vacanza. Dal mio modestissimo osservatorio di storico, che somiglia più o meno a quello di un elaboratore delle previsioni del tempo, credo di potervi assicurare che il tempo dell’Ira e della Giustizia è ancora passabilmente lontano. Chi ha un’età ragionevolmente avanzata o ha pensato a crearsi qualche privato, piccolissimo patrimonio mobiliare o immobiliare in una valletta svizzera o ai margini d’un lago finlandese o in un’isoletta dell’Oceano indiano farà a tempo a chiudere serenamente gli occhi: e gli auguro che Dio lo giudichi con la stessa misericordia con al quale giudicherà un tossico o un omosessuale.
Come dicevo all’inizio, è chiaro che non succederà nulla. Almeno per il momento. E magari per molto tempo.