Minima Cardiniana 188/1

Domenica 19 Novembre – Avvento Ambrosiano

AVVERTENZA

Prego i corrispondenti abituali e casuali di perdonarmi e pazientare ancora un poco: una nuova panne al computer m’impedirà di rispondere ai Vostri messaggi fino a domenica 26.11. p.v.

EFFEMERIDI DEL CAOS

ASPETTANDO UN PARTITO NUOVO (CHE MAGARI NON NASCERA’ MAI) AL POSTO DEI TROPPI CHE GIA’ CI SONO                           

Siamo già entrati, a quanto sembra, in pieno clima elettorale. Certo, siamo in Italia: primum feriare, deinde filosofari (feriare, da feria, giorno dedicato alla solennità religiosa e quindi, paradossalmente, giorno di riposo e di mercato al tempo stesso: non per niente oggi nei dì di festa le brave famigliuole italiane si recano in allegra schiera alla chiesa parrocchiale postmoderna, il più vicino centro commerciale, per la messa postmoderna, lo shopping). Da ora a metà gennaio ci saranno gli acquisti natalizi – bene o male, questo benedetto Gesù torna sempre fra i piedi –, i regali, le magnate, le Settimane Bianche. Ma il fuoco delle liste elettorali coverà sotto la cenere; e sono già tanti a scaldarsi i muscoli per l’ambìto scranno parlamentare. Chi è meglio raccomandato presso le segreterie dei vari partiti si affretti: ormai i futuri occupanti dei seggi senatoriali e deputateschi, ai sensi del pasticcio normativo di turno (qualunque puttanellum che sia: i nomi cambiano…), li scelgono le segreterie, più o meno come ai deprecati tempi del Senato di nomina regia e della Camera dei Fasci e delle Corporazioni.

Certo, molti – a proposito di Fasci e Corporazioni…– obietteranno che loro dei ludi cartacei  se ne fregano, come avrebbe detto uno che di Fasci e di Corporazioni se ne intendeva. Il primo partito d’Italia, per quanto la classe politica paia non curarsene, è quello degli espliciti astensionisti, quelli che non vanno nemmeno a ritirare il certificato elettorale e tantomeno a votare. Non sono più i soliti incauti privi di coscienza civile, o meglio non più soltanto loro (ci sono ben altri mezzi, ormai, per mostrare la mancanza di coscienza civile: anche – e magari soprattutto – “facendo politica”): ormai hanno superato sia pure di poco il 50% degli aventi diritto, ma se ad essi aggiungiamo quelli che votano scheda bianca o che annullano la scheda magari con frasi poco urbane si arriva ben al di là della maggioranza assoluta reale e sostanziale.

Dalla futura competizione elettorale uscirà quindi – se non accade qualcosa d’imprevisto – una coalizione che rispetterà quanto meno formalmente la “volontà” di un elettorato espressione, non senza ambiguità e in seguito a qualcuno dei soliti trucchi “correttivi messi in campo per assicurare “governabilità”, ma che sarà nella sostanza sostenuta solo da una netta minoranza di elettori, per giunta perplessi e scontenti.

Eppure, qualcuno dovrà prima o poi porsi il problema di come recuperare all’interesse per la politica – vale a dire per il bene pubblico, per l’interesse pubblico – almeno parte di quelli che ormai se ne sono estraniati. E’ evidente che sfiducia e disaffezione non si vincono con strumenti come i vecchi partiti: l’opinione pubblica stanca e disincantata è un vino vecchio che non si può versare in otri vecchi. A ciò avrebbero potuto – e voluto – servire formazioni come la “Lega” o i “Cinque Stelle”. In tempi diversi, con modalità differenti, per ragioni varie, hanno fallito. Oggi, una parte almeno dell’opinione pubblica aspetta quella che, in linguaggio scacchistico, si chiamerebbe “la Mossa del Cavallo”. In effetti, il 15 scorso è stata presentata in conferenza stampa presso la Camera dei Deputati un’iniziativa di questo tipo, per iniziativa di Giulietto Chiesa, Antonio Ingroia, Sandro Diotallevi e Nicolò Gebbia. Il giorno dopo, in RAI, è stata presentata la nuova lista, “La Lista del Popolo”, che in futuro potrebbe diventare anche un partito ma che credo per le prossime elezioni sarà appunto una lista.

A causa di una serie d’impegni concomitanti e per me irrinunziabili e inaggirabili, io non c’ero. MA NON SI  E’ TRATTATO  AFFATTO DI ASSENZA DIPLOMATICA: MAI FATTO ASSENZE DIPLOMATICHE IN VITA MIA. IN QUESTO CASO, CONFERMO DI ESSERE DELLA PARTITA: ANCHE SE OVVIAMENTE NON POSSO IN ANTICIPO E A SCATOLA CHIUSA IMPEGNARMI INCONDIZIONATAMENTE PER QUANTO RIGUARDA GLI SVILUPPI DELL’INIZIATIVA. Riguardo ad essa,  potete rivolgervi per informazioni a Maurizio Sansone (328-6124331) o a contatti@pandoratv.it

Quanto a future elezioni e a un eventuale impegno elettorale da parte mia, attivo o passivo che esso possa essere, per quanto mi riguarda sia chiaro quanto segue:

Personalmente, ho cessato di esercitare in modo convinto e sistematico i miei diritti elettorali attivi – non senza dispiacere, poiché all’epoca li ritenevo anche doveri – oltre mezzo secolo fa: da allora ho votato saltuariamente e senza badare alle liste o ai partiti, limitandomi a sostenere persone alle quali ero legato da rapporti di amicizia e/o di stima.

Sul piano dei diritti elettorali passivi, non credo mi sarà possibile presentarmi come candidato: per ragioni personali, familiari e professionali che non starò qui a spiegare. Ma appoggerò la lista e appoggerei anche un partito che ne nascesse. Su quali basi, con quali premesse? 

Ricordate che cosa risponde lo Shatov del dostoevskjiano I demoni alla domanda provocatoria postagli dal demoniaco nihilista Shtavroghin, se egli creda in Dio? La sua risposta è “Io crederò in Dio”, intendendo dire che vi crederà quando gli eventi dimostreranno l’identità tra volontà divina e volontà collettiva del popolo russo. Bene: io, che mi accontento di molto meno, tornerò a credere nell’opportunità anzi nella necessità di votare quando nascerà un partito in grado di dimostrare apertamente, sistematicamente ed esplicitamente (vale a dire pubblicando certificato penale, casellario giudiziario, certificazione dei redditi, titoli di studio e curriculum professionale) di proporre agli elettori soltanto persone autenticamente e specchiatamente, irreprensibilmente “presentabili” e “affidabili” (nel senso etimologico di questi due termini.

Ma ciò non basterà. Esigerò di più da quell’eventuale partito. In linea di massima e di principio (non sto tracciando un programma: quindi mi accontento di dichiarare alcune linee generali indispensabili) gli chiederò un impegno scandito in otto punti:

  • chiarezza estrema a proposito di quel che riguarda il pieno adempimento del dettato costituzionale, soprattutto per quel che attiene al diritto al lavoro e all’assoluta tutela della libertà di coscienza etica e religiosa;
  • un riposizionamento di centottanta gradi (vale a dire una netta inversione di marcia) per quanto attiene al problema del rapporto fra pubblico e privato, con la massima tutela dei beni, delle proprietà, delle iniziative e delle forme di gestione a carattere pubblico e con la subordinazione al pubblico interesse dello stesso sostegno da accordare all’iniziativa privata;
  • l’esclusiva e diretta gestione pubblica, o quanto meno un fermo, diretto e continuo controllo pubblico su eventuali deleghe private, per tutto quello che attiene i capitali, irrinunziabili settori della sanità, della sicurezza, delle comunicazioni, dell’istruzione scolastica d’ogni ordine e grado;
  • riforma generale dei sistemi sanitario, scolastico e comunicativo correlata con una ferma e rigorosa lotta all’evasione fiscale;
  • il ripristino del servizio militare obbligatorio di leva della durata di un anno per tutti i cittadini di sesso maschile e femminile tra i 18 e i 26 anni, con libertà di sostituirlo con servizio civile di pari durata;
  • la creazione di un’apposita magistratura incaricata d’indagare dettagliatamente sull’operato di chiunque abbia coperto una funzione pubblica immediatamente dopo la fine del periodo di durata in carica, con l’obbligo di pubblicazione dei resoconti d’indagine e di applicazione immediata, se necessario, di pene pecuniarie e detentive proporzionali all’entità degli errori e/o dei delitti commessi nell’esercizio di funzioni pubbliche;
  • il rilancio della politica di unità europea nel senso della creazione di un’autentica realtà politica, con la necessaria ridefinizione in questo senso e a questo scopo dell’organizzazione economico-finanziario-amministrativa denominata “Unione Europea”:
  • il riposizionamento dell’Italia e dell’Europa nel contesto della politica internazionale, con la verifica del sistema di alleanze nel quale è opportuno che l’una e l’altra si collochino e in primissima istanza l’immediata e incondizionata uscita dall’alleanza politico-militare nota con la sua sigla NATO, lesiva della sovranità, della dignità e dell’interessi nazionali e ormai palesemente divenuta un’organizzazione internazionale a delinquere.

L’ultimo punto, sia chiaro, è un autentico  Last, but not least. Anzi, la verifica delle intenzioni della classe politica attuale da parte degli elettori dovrebbe logicamente ed eticamente cominciare da qui. Tanto per parafrasare il buon vecchio Catone, delenda NATO. A conferma di ciò, cominciamo a meditare un po’ su quanto segue.

NOVITA’ DALLA NATO – CHE NON VI RACCONTANO. 

Maurizio Blondet 14 novembre 2017

Mentre Di Maio vola a Washington (“Siamo  fedeli agli USA, non a Mosca”) accadono novità nello schieramento armato occidentale.

La Gran Bretagna sta  formando un battaglione di commandos (600 uomini) “per  risposte operative nei Balcani occidentali”.

Nei Balcani occidentali.  “Dall’anno  prossimo il nostro reparto sarà all’erta e  pronto ad agire nella regione”, ha promesso il ministro della difesa britannico.

Balcani occidentali. La porta di casa nostra.

Forse  per equipaggiare una delle due basi che, secondo l’opposizione  locale, la NATO vuole costruire  in Montenegro. Stoltenberg è andato là a giurare che non ci saranno basi NATO senza il consenso dei montenegrini. Il fatto  è che a capo del paese,il premier Duskho Markovich, che è atlantico ed antirusso, e per il quale delle basi NATO garantirebbero la sua sopravvivenza politica personale. Già a febbraio, in una intervista al “Time”, aveva  offerto  “il porto della città di Bar è strategico per i nemici della NATO, specialmente dopo l’inizio del conflitto in Siria, quando la Russia ha iniziato a cercare un porto militare in acque più calde”.

Altri oppositori indicano  come oggetto delle voglie americane la baia di Vladanos,  vicina al confine con l’Albania, il cui sviluppo  turistico è stato impedito in passato  da oscure manovre di una ONG   locale poi premiata dal governo Usa.

https://it.sputniknews.com/amp/mondo/201711135274069-NATO-Montenegro-base-militare/

Causa “crescente fiducia in sé della Russia”,  il Pentagono riceve più soldi

In Usa, le Commissioni Difesa di Senato e camera bassa hanno incluso nel bilancio del Pentagono (700 miliardi di dollari)   altri 4,6 miliardi per “confrontare la Russia in Europa”,  al fine di “aumentare  il potenziale militare statunitense in Europa”  e  “rafforzare il senso di sicurezza degli alleati”; specialmente i baltici: 100 milioni di dollari andrebbero ad aumentare le capacità di difesa di Estonia, Lettonia e Lituania.  Le camere hanno dato al Pentagono altri 350 milioni  di dollari da spendere in “aiuti militari all’Ucraina”, con la clausola che a Kiev siano consegnati armamenti “difensivi”.

Si noti che i  legislatori hanno dato al Pentagono 26 miliardi di dollari più di quanto il Pentagono stesso – la nota insaziabile voragine mangia-trilioni –   aveva chiesto. Ciò, non solo  per provare   il loro indefettibile servaggio agli interessi del sistema industrial-militare, ma per mostrare- in odio a Trump, che accusano di essere amico di Putin – che il loro anti-russismo totale è lì per rendere irreversibile l’ostilità del  blocco occidentale verso Mosca.

Contrariamente a quel che si poteva pensare,  dopo due decenni di dissanguamento nelle guerre dei Bush,   Londra segue. Può uscire dalla UE, ma non dal  delirio bellicista neocon. Il ministro della Difesa Gavin Williamson, oltre i 600 commandos  per i Balcani occidentali – ha annunciato che  stanzierà quattro caccia Typhoon  in Romania : essi “pattuglieranno  il Mar Nero” causa “la crescente fiducia in sé della Russia”; inoltre rimanderà la sua nave Ocean  ad aggiungersi alla flotta che tiene permanentemente nel Mediterraneo.  Si tratta della principale nave anfibia d’assalto porta-elicotteri della Royal Marine, concepita per  l’aggressione, non la difesa.

Inutile dire che anche il governo inglese sta scoprendo “le prove” che  la Russia ha influenzato anche la Brexit, attraverso suoi “troll di professione” che (secondo “le  indagini statunitensi avevano sostenuto la causa dell’indipendenza britannica, diffondendo i loro pensieri razzisti, nazionalisti e islamofobi strumentalizzando gli attacchi terroristici occorsi in Europa in quel periodo”.

Pensate l’efficacia dei trolls: hanno  postato “139 tweet da 29 account diversi, con cui hanno sedotto “poco meno di 270.000 follower”.  Bastanti  sicuramente per piegare il referendum britannico in favore della Brexit, ossia – come ora si capisce –  della Russia.  Ciò ci permette di prevedere che Londra possa tornare, pentita,  nell’ovile europeista.  Nell’ombra e con fondi neocon,  opera in questo senso  l’indimenticabile Toni Blair,   che  ha coinvolto il paese in tutte le guerre dei Bush.

L’Esercito europeo per via burocratica

Il che porta a parlare della  nuova forza armata  europea autonoma,  fortemente voluta d Angela Merkel e da Macron,  che nella neolingua eurocratica si chiama Permanent Structured Cooperation” (PESCO).  . “E’ ora che l’Europa prenda la  propria  difesa nelle proprie mani”;aveva proclamato la Cancelliera dopo il primo incontro-scontro con Trump:  e fu il PESCO. Il quale PESCO, nel quadro  del quale “i paesi membri possono formare tra loro coalizioni lasche  per darsi capacità militari speciali”, è apparentemente meno di un esercito europeo, a cui alcuni paesi resistono. Ma  appunto, secondo la ben nota tradizione burocratica, punta a farlo di nascosto. Si  ricordi che l’Europa  burocratica  nacque come  semplice “Comunità Europea del Carbone  e dell’Acciaio” , ed oggi abbiamo  Berlino che dà i voti ai bilanci dei  paesi mediterranei.  Ugualmente, il PESCO comincia a formare un “comando medico” comune,  poi centralizzerà la logistica (e chi ha il coraggio di opporsi?), ma gli stati membri dovranno conferire tutte le loro “capacities and capabilities” (?) militari alla  European Defense Agency (EDA),  la   quale diventa – senza dirlo e senza in  fondo essere che un organo burocratico – il comando centrale dell’armata europea “nuova”. Da quel che si intuisce, il principale vantaggio de PESCO per Berlino è  un  quasi-esercito europeo il cui costo – aumentato –resta  a carico dei paesi membri,  quindi senza far spendere i soldi  alla Germania. E’ in qualche modo come  l’euro,  la  semi-moneta che Berlino gestisce da padrona senza dover pagare il prezzo di una vera moneta, ossia i trasferimenti da Germania al Sud.

Naturalmente –  ça  va sans dire – il PESCO  “non è competitivo, ma  complementare” alla NATO, ai cui comandi si mette in tutto e per tutto. In più  è “simile al NATO’s Framework Nations Concept”,  oscuro  termine che  significa una cosa chiara: come il Pentagono integra  nella sua  azione offensiva paesi non NATO, così Berlino integra nella Bundeswehr, sotto il suo comando, reparti di paesi più piccoli. Lo sta già facendo con l’Ungheria,. Lo fa con la Romania…..

http://foreignpolicy.com/2017/05/22/germany-is-quietly-building-a-european-army

Ancora una volta: aumenta la  sua forza facendone pagare il  conto agli altri.

Germania sceglie l’F-35. Povero Macron.

Quanto all’illusione che la Germania possa davvero mettersi alla  guida di qualcosa di autonomo da Washington   insieme alla Francia (dopotutto è quella che ha la maggiore e più  comprovata forza armata)  essa è caduta il 10 novembre, data dell’uscita sulla rivista specializzata “Defense Industry Daily”(ovvio strumento del complesso militare-industriale USA)  che annuncia trionfante: “La scelta preferita per  Berlino è l’F-35”. Dovendo scegliere  con quale  “piattaforma” sostituire il centinaio di Tornado  tra il 20025 e il 2030, la Luftwaffe “preferirà”   il costosissimo invisibile della Lochkeed Martin  – un grossissimo affare – perché “esiste già” ed è   già adottata da molti paesi (fra cui l’Italia),  mentre è “altamente improbabile che l’industria aeronautica  europea possa sviluppare”  in così pochi anni  “un aereo interamente nuovo del tipo che adempie alle funzionalità che  noi richiediamo”.

Si noti  che non c’è nemmeno la più vaga allusione ad una “piattaforma già esistente”  in Europa, già operante anzi “combat proven”, che  è il francese Rafale. Indicato come uno dei migliori aerei  del mondo in un articolo importante di “The Saker” dedicato al declino della potenza militare USA, dove si legge: “Per esempio i sistemi francesi sono spesso migliori e meno cari dei loro equivalenti statunitensi, da cui la necessità – per Lockheed & Co. – di distribuire tangenti importanti e grandi compensazioni”. Per compensazioni (Offset agreements) si intende i favori che il sistema militare industriale deve fare al governo importatore per convincerlo a scegliere le sue macchine:   dal consentire a fabbricare nel paese importatore parti minori dell’aereo venduto (tipo le ali), fino all’importazione di wurstel tedeschi  o formaggi francesi in Usa per bilanciare il costo  spropositato  dell’aereo fantasma.

Ma volete che Berlino dipenda per i suoi aerei da Parigi? La storia non è acqua..Molto meglio dipendere dagli americani. Del resto c’è  l’abitudine.  Addio al sogno di Macron di una “difesa comune”  con l’industria spaziale francese in posizione di dominio.

Per Bundeswehr  possibile  il collasso  UE

 Tutto ciò, si badi, nei giorni in cui i media germanici stanno battendo la grancassa attorno a uno studio “segreto” emanato dal Ministero Difesa  (Strategischen Vorausschau 2040 , ossia Prospettiva Strategica 2040),  dove le forze armate germaniche esaminano  sei “scenari” di conflitto che possono essere chiamate  ad affrontare  da qui al 20409)(. Ebbene, tre di questi scenari prevedono il collasso o sgretolamento dell’Unione Europea e persino guerre intra—europee.

Dello studio, i media sottolineano le seguenti frasi: «”L’allargamento dell’UE è stato largamente abbandonato e altri stati hanno lasciato la comunità. L’Europa ha perso la sua competitività mondiale, “scrivono strateghi di Bundeswehr. “Il mondo è sempre più disordinato, talvolta caotico e soggetto a conflitti che hanno cambiato drasticamente l’ambiente di sicurezza della Germania e dell’Europa”. Nel quinto scenario (“Ovest ad est”), alcuni paesi dell’Europa orientale stanno bloccando lo stato dell’integrazione europea mentre altri si sono “uniti al blocco orientale”. Nel quarto (“Concorrenza multipolare”), l’estremismo è in aumento e ci sono partner dell’UE che “anche a volte sembrano cercare un approccio specifico al modello capitalista statale della Russia”»

Sui  motivi di questo documento e soprattutto  perché sia stato divulgato, riporto le ipotesi degli amici Alessia e Paul.

Su blog tedeschi alcuni commentatori scrivono che è una forma di pressione forte da parte dell’esercito tedesco, già avvenuta 10 anni fa e repressa dalla politica tedesca. Il documento della Bundeswehr sottolinea che il lavoro non rappresenta una prognosi ma solo uno scenario che non va escluso. Quindi va configurato come un tentativo da parte della Germania di ricostituire un esercito “vero e proprio” ben strutturato.

Sostanzialmente  si tratta di un messaggio politico “filtrato ad arte” per introdurre un pubblico dibattito in riferimento a un concetto che i politici tedeschi NON possono affrontare: è un concetto tabù in Germania parlare di esercito e risoluzione UE. Portato alla luce e pompato da tutti i media, questo obbliga la popolazione a parlarne apertamente. Quindi a livello locale e nazionale i tedeschi devono decidere sul futuro. Non è lo studio in sé che conta, la cosa importante è che hanno reso noto un argomento imbarazzante. Devono convincere l’intera nazione a discuterne: Mission Accomplished!

 Eric Bonse (giornalista freelance a Bruxelles) commenta che lo scenario di crisi previsto per il 2040 è da tempo una realtà. Per lui  lo studio va letto come una critica nascosta in riferimento allo stato attuale dell’UE.  Della stessa idea  David Engels (storico belga della Libera Università di Bruxelles)   che spiega: “In 20-30 anni l’Europa sarà diventata uno stato autoritario o imperiale dopo un periodo di decadenza civile. In ogni caso si possono prevedere le analogie tra l’attuale crisi dell’Europa e la trasformazione della   tarda Repubblica tarda Romana   nello stato del princeps Augusto. Chiaramente spiega uno scenario che comprende: periferie fuori controllo, aree dominate da gruppi paramilitari, etnici o religiosi e immobilità politica completa”.

E’ in questo sfondo  che  va messo il viaggio  di Di Maio a Washington  con la rettifica di linea politica  estera grillina: «Basta con questa storia della Russia e che siamo alla mercé di Putin – ha detto Di Maio nelle riunioni preliminari al viaggio – È una storia che non sta in piedi e che ci fa solo del male».

«Siamo occidentali e il nostro più grande alleato in Occidente sono gli Stati Uniti», se c’è un interesse della Russia «è da parte loro verso di noi». «Il M5S vuole solo fare gli interessi commerciali dell’Italia. Ecco perché siamo per togliere le sanzioni a Mosca».  Sarà ricevuto al Dipartimento di Stato.  I candidati premier in Italia devono andare a baciare la solita pantofola. Lo fece anche Occhetto, facendosi presentare da Edgar Bronfman  (allora capo del World Jewish Congress)  e da Giorgio Napolitano ben conosciuto là)  per assicurare “Il grande alleato”  che il PCi non era più il partito comunista di ieri.  La differenza, forse, è che oggi Washington è in totale delirio anti-russo, aggravato dalla sensazione del proprio declino, e fremente in tutti i settori – democratici come repubblicani – dal desiderio di far pagare a Mosca i suoi successi, e i fallimenti  neocon in Medio Oriente.

“Putin must go”

 Molte di queste iniziative provocatorie, infatti si spiegano con la volontà di un “cambio di regime” a Mosca. Dopo aver proclamato per la Siria “Assad must go”, il National Endowment for Democracy ha lanciato ”Putin must  go”. Il capo del NED, Carl Gershman,, ha posto l’obiettivo in un articolo del “Washington Post”. Rovesciare Putin. “Gli Stati Uniti hanno il potere di controllare e vincere questo pericolo”.

Non a caso, Putin sia aspetta   colpi ritorti americani  per sabotare con ogni mezzo la sua  rielezione nel 2018, attentati “islamici” e simili.  Ricordiamo le gravissime colpe di cui Putin e il suo ministro degli Esteri Lavrov si sono macchiati per i neocon.

Ha  scongiurato  l’invasione Usa  e NATO contro la Siria nel 2013, facendo cedere a Damasco il suo arsenale di armi chimiche (il casus belli inventato dagli occidentali); ha aiutato  il presidente Obama a concludere la moratoria nucleare con l’Iran nel 2014-15, cosa che la lobby non gli perdonerà mai;   rispetto al colpo di Stato organizzato dalla Nuland in Ucraina,ha mandato a monte il progetto americano di installarsi nella base russa in Crimea, annettendo la penisola con un fulmineo referendum; ha fornito la forza aerea che ha incenerito prima le autobotti con cui Daesh vendeva il petrolio a Erdogan, e infine a distrutto i jihadisti che gli Usa avevano travestito  da “opposizione democratica” , e adesso Israele – che contava di guadagnare da tutto il ventennio di destabilizzazioni, si trova con truppe iraniane in Siria – troppo vicine al suo confine per non delirare di lanciare gli Usa nella terza guerra mondiale. E noi dietro.

(dal sito www.maurizioblondet.it)