Minima Cardiniana 196/2

Domenica 14 gennaio – II Domenica del Tempo Ordinario – San Felice di Norcia

NOTIZIE SULLA “LISTA DEL POPOLO”

Amici che seguono da vicino e con simpatìa le vicende della “Lista del Popolo” – anche se non tutti né sempre intenzionati a sostenerla sul piano elettorale – mi segnalano le difficoltà che i promotori di tale iniziativa stanno riscontrando a proposito della raccolta delle firme necessarie alla presentazione della lista, anche visti i tempi in cui ciò si dovrebbe fare. Non mi stupisce né può stupire nessuno: la strettezza dei termini calendariali è stata accuratamente calcolata dai partiti che intendono monopolizzare il meccanismo elettorale e ne hanno già gli strumenti proprio per impedire che vengano fuori dei guastafeste. Chi sostiene che tale sistema “non è democratico” non ha capito nulla: è proprio così che le “democrazie” funzionano, senza alcun rispetto per le opinioni dei popoli o il bene comune, ma semplicemente per accaparrarsi e mantenersi al potere. Lorsignori, d’altronde, sanno bene che restare nella “legalità democratica” sarà loro abbastanza facile: non c’è più bisogno ormai, nel nostro felice Occidente, né di “dittature” né di “stati di polizia”. Questa è arretrata anticaglia, che del resto in qualche misura era stata sostituita perfino dai grandi sistemi totalitari del XX secolo. A ciò pensa l’organizzazione del consenso attraverso l’uso dei media. Come disse una volta Soljenitzin a un uditorio statunitense: “Al mio paese per chiuder la bocca a qualcuno bisogna mandarlo alla Lubianka, o in Siberia, o farlo fuori; da Voi, basta spegnergli il microfono”; o come dice in uno dei suoi films Woody Allen rivolto a una sua interlocutrice (che è Susan Keaton) la quale gli confida che non sa se avrebbe avuto la forza di resistere senza confessare a un interrogatorio della Gestapo: “Per far parlare te basta che ti ritirino la carta di credito”. Ciò, almeno, è facile finché le cose vanno in apparenza abbastanza bene. Se dovessero peggiorare…

Dal canto mio, la mia adesione al programma della “Lista del Popolo” resta un punto fermo. Ma non lo considero un punto d’arrivo: qualcosa che avrà successo se tale lista potrà presentarsi alle elezioni del 4 marzo prossimo e mandare in parlamento un gruppo o un gruppetto di deputati e che fallirà in caso contrario. Il 4 marzo, e il responso che verrà dalle urne – e che sarà in ogni caso, non dubitatene, fallimentare per la già compromessa salute del paese – dovrà essere, per tutti gli  homines bonae voluntatis, non già un punto d’arrivo bensì di partenza. Movimento culturale, movimento d’opinione pubblica, punto istituzionalizzato di riferimento: questo dovrà necessariamente essere il prossimo soggetto civico espresso da quanti oggi hanno aderito alla “Lista del Popolo” e da quanti, pur restando fedeli ad altre scelte politiche o non avendone fatte altre, decideranno di scendere in campo.

Bisogna quindi continuare a discutere sull’offerta della LdP, a migliorarla, a progettare nuovi possibili orizzonti. Il paese non ha bisogno di un gruppo parlamentare in più: ha bisogno di cittadini che in numero sempre maggiore si risveglino alla vita civica, vale a dire all’impegno concreto per il bene comune.

Continuiamo quindi ad accogliere e a discutere il parere di quanti hanno accettato la nostra “chiamata di correo”. E’ oggi la volta dell’amico Luigi Copertino:

“Caro Franco,

ho provato ripetutamente ad inviare il tuo “appello”, con il programma della “Lista del Popolo”, sulla mia mail list. Con il risultato che arrivava sempre con una segnalazione di “spam”, pertanto non so se i miei iscritti hanno potuto visionare il documento. Non mi meraviglierei se, con questa telenovela sulle presunte fake news, qualcuno sul web abbia programmato di bloccare tutto ciò che faccia riferimento al “popolo” o al “populismo”.

Ma vengo ora ad alcune mie osservazioni.

Il programma di LdP è chiaramente un programma rivoluzionario per l’establishment. La dico tutta: è un programma con il tipico fascino del “fasciocomunismo” (quindi penso piacerà al tuo amico Antonio Pennacchi). Credo che anche a te l’acronimo LdP richiami quel fenomeno “fascio-maoista” anni ’70 che rispondeva al nome di “Lotta di Popolo”.

Lo scrivente ne condivide quasi tutto. Mi permetto di suggerire un paio di integrazioni.

La prima riguarda il rapporto tra sovranità politica e sovranità monetaria. Per settant’anni – gli anni della graduale e sempre incompiuta costruzione di una “nazione sociale”, iniziati nei ’30 del secolo scorso e continuati nel dopoguerra senza cesure, nonostante il conflitto ed i cambiamenti istituzionali – la Banca centrale, secondo parametri keynesiani e secondo quanto stabiliva quella benedetta Legge Bancaria del 1936 elaborata dall’a-fascista Alberto Beneduce con l’avvallo del socialista Benito Mussolini (ed ispirata al Glass Steagall Act del democratico F. D. Roosevelt), ha monetizzato lo Stato, ponendo quest’ultimo al riparo dai mercati finanziari e dalla speculazione. Poi, a partire dalla controrivoluzione monetarista, reaganiana e thatcheriana, alla Milton Friedman, dagli anni ’80 non più. Bankitalia è ora incorporata nella Bce, la quale è stata pensata secondo i dettami dell’ordoliberalismo tedesco, ossia della filosofia politico-economica egemone in Germania. Una visione dell’economia, quella tedesca, ossessionata dal ricordo dell’inflazione degli anni 1920-23, oltretutto mal spiegata, dalla narrazione corrente, nelle sue cause effettive storiche ed economiche, ma non da quella della deflazione del 1930-33 che provocò i famosi sei milioni di disoccupati. Osserva le date, soprattutto le ultime due. Non sono casuali nella storia tedesca.

Orbene, nel programma di LdP si propone una sana ed intelligente riforma della Cassa Depositi e Prestiti. Condivido. Ma è solo un rimedio temporaneo. Il vero obiettivo dovrebbe essere la riforma della Bce facendo di essa un istituto di emissione con la mission di monetizzare il fabbisogno monetario degli Stati, mediante l’acquisto dei titoli di Stato sul mercato primario (e non solo su quello secondario come, stando l’attuale suo statuto, ha fatto Mario Draghi), per finalità di spesa di investimento pubblico e di spesa sociale. Naturalmente tutelandosi dal pericolo, che tanto spaventa i tedeschi, del “moral azzard” del ceto politico (ma il “moral azzard” dei banchieri, dove lo mettiamo?) con severe leggi che proibiscano la monetizzazione per finalità di spesa corrente e che vietino sotterfugi settoriali.

La Bce è una Banca centrale, attualmente, indipendente anche perché non ha alcuna Confederazione di Stati cui far riferimento e l’euro è una moneta senza Stato per Stati senza moneta.

Se non si vorrà perseguire questa via, sarà inevitabile il ritorno alle sovranità nazionali perché l’euro, quando alla Bce comanderà il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, ossia nel 2019, e la politica monetaria sarà nuovamente restrittiva, tornerà nella bufera ed i titoli di Stato dei Paesi euro-mediterranei saranno di nuovo aggrediti dalla speculazione. L’euro non ha futuro: o si arriva ad una Confederazione oppure si tornerà alle monete nazionali. Così come è adesso, la situazione non potrà reggere alle prossime scosse.

Suggerisco anche, nell’eventualità di sicure resistenze alla proposta di una riforma della Bce, di prendere in considerazione l’idea lanciata da Nino Galloni, che è stato dirigente dello Stato nonché docente di economia a Berkeley, di emettere “Statonote” a fianco delle banconote emesse dalla Bce. Nei trattati europei l’emissione di banconote è riservata alla Bce ma non si proibisce affatto l’emissione di biglietti di Stato. Credo che sia questa, più o meno, la “moneta fiscale” del programma.

Infine, un ultimo suggerimento. Nel programma si potrebbe far cenno anche all’eventualità di sperimentare la “moneta proprietà di popolo” ipotizzata da Giacinto Auriti, scomparso docente di Teoria Generale del Diritto presso l’Università di Teramo e noto esperto di scienza monetaria inviso al mainstream ed ai poteri bancari (fu portato in tribunale dalla Banca d’Italia per aver sperimentato una moneta locale alternativa). Credo che il tuo amico Giulietto Chiesa ne abbia una qualche notizia.

Cari saluti ed a presto.

Luigi Copertino”