Domenica 5 marzo 2018 – Terza domenica di Quaresima
DOPO IL 4 MARZO
All’indomani della peggior campagna elettorale della storia della repubblica italiana, tiriamo le somme su uno scenario che potremmo definire di “caos calmo”. Primo dato: un buon terzo degli aventi diritto non è andato a votare, anche se il composito establishment politico, dall’estrema destra all’estrema sinistra, ha finto di non essersene accorto. Secondo dato: non è il caso di parlare di “vittoria delle forze antisistema” (un “antisistema” è quello che propone un sistema diverso se non opposto a quello contestato: il che francamente non si vede), certo però il voto ha espresso una “voglia di discontinuità”, privilegiando da una parte un partito che non ha ancora governato a livello nazionale e dall’altra il più xenofobo e meno presentabile tra le forza di centrodestra. Terzo dato: nessuno ha la maggioranza assoluta, il che apre la via a due scenari possibili: o l’ingovernabilità e quindi le prossime elezioni a breve distanza oppure l’inciucio sulla base dell’autarchia formale di pentastellati e del centrodestra, che, però, qualunque cosa dichiarino i loro rispettivi capi, se vuol fare un governo dovrà costruirsi una maggioranza costruendosi un bricolage più o meno pulito, cioè andando a “pescare” i soliti voti in vendita o in libera uscita. I pentastellati sono tanti, ma in parte sono degli impolitici e in parte dei delusi della sinistra in genere, del PD in particolare: dove si va con una composizione di forze di questo genere? Il centrodestra si è classificato primo come coalizione, ma un governo presieduto dal leader leghista appare problematico: dov’è che Berlusconi andrà a cercarsi i voti da comprare in parlamento, stavolta? Quanto alla sinistra, il risultato delle lotte interne e del tentativo – un rimedio peggiore del male – di ricompattarsi attaccandosi alla maldestra ciambella di salvataggio dell’appello antifascista è sotto gli occhi di tutti.
Insomma: un terzo circa degli italiani è deluso, stanco, alienato al punto che non va a votare; un altro terzo è altrettanto deluso ma esprime un voto di protesta di massa e ora si trova a dover far qualcosa che non ha mai fatto: provare a dare un contenuto positivo alla sua protesta largamente qualunquista; il terzo restante va a rimorchio di xenofobi che non sanno declinare alcun valore politico al di là del loro collante costituito dalla paura o dall’odio per i migranti e i musulmani.
Ma attenzione: questo non è un punto d’arrivo, e ce ne accorgeremo chiaramente nelle prossime settimane. Questa è la partenza di una crisi seria che dovrà essere affrontata da una società civile ormai moralmente compromessa, in un paese impoverito e impaurito. Aspettiamoci nuove spaccature e nuovi drammi.
FC