Domenica 11 marzo 2018 – Quarta domenica di Quaresima
MEMORANDUM
UNA DOMENICA DI QUARESIMA
Perdonate sia il ritardo con il quale escono queste righe, sia la loro stringatezza, sia il tono che – me ne rendo conto – non è dei più allegri. D’altronde, siamo in quaresima.
Quasi di continuo in viaggio, ricevo spesso in ritardo certe notizie. Di questa, scrivo in poche parole: ma, per scrivere, oltre al tempo bisogna avere anche la voglia. In questo momento, mi mancano entrambi.
Solo ieri ho saputo della scomparsa della mia stimatissima e valorosissima collega, ma soprattutto cara e più che fraterna amica Rosa Dentici Buccellato. Palermitana, un casco di capelli neri e due occhi di stella, il suo fascino era superato solo dalla sua vivacissima intelligenza e dalla sua trascinante simpatìa. Era nata nel 1954: se n’è andata a un’età nella quale ormai molti cominciano, finalmente sistemate le cose familiari e professionali, a vivere sul serio e magari a divertirsi. Non mi hanno detto, non voglio conoscere, i particolari della ragione della sua scomparsa. Se n’è andata e basta, e io non ci credo, e la mia adorata Palermo da oggi non è più la stessa. Se n’erano già andati Antonino Buttitta e Alessandro Musco: ma Rosetta è troppo. Chianci Sicilia, e tu chianci, Palemmu. Mi mancheranno i suoi racconti di baroni, di tonnare, di pupi, di feste di Santa Rosalia, di gelati alla cannella. Non vedremo più insieme la processione del Venerdì Santo a Trapani, non ci saranno più messe domenicali a Monreale, né pane e panelle alla Forneria San Francesco, né serate al Massimo. E’ finito un mondo.
La messa della IV di Quaresima è intensa, alta, profonda. Quando ancora si conosceva la Liturgia, la si chiamava Laetare. La Chiesa ricorda Costantino, anche se per i cattolici (a differenza degli ortodossi) egli non è santo. La prima lettura è tratta dal secondo Libro delle Cronache, 36, 14-16, 19-23. Ricorda, ringrazia, celebra Ciro, il Gran Re di Persia, il Liberatore d’Israele, il primo dei Giusti fra le Nazioni. Ricordatevene, fratelli ebrei; ricordatevene, amici israeliani. Sia quel che sia, Israele deve alla Persia la sua prima liberazione, il suo primo ritorno in Eretz Israel. Ricordatevene, amici iraniani: sia quel che sia, siete voi a custodire il santuario di Esther in Hamadan. Non basteranno tutti gli Hamedinejad né tutti i Netanyahu del mondo a cancellare il segno di questa fratellanza profonda. Il salmo responsoriale della giornata è il più bello forse di tutta la Bibbia, il 136/137: “Se mi dimentico di te, Gerusalemme – si dimentichi di me la mia mano destra – mi si attacchi la lingua al palato – se lascio cadere il tuo ricordo, – se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia”. Chiunque pretende Gerusalemme tutta e soltanto per sé, sappia che sono milioni al mondo a ripetere con la mente e con l’anima, ogni giorno, questi versetti.
La lettera dell’apostolo Paolo agli Efesini rammenta: “Per grazia infatti siete stati salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio”. Rimeditate su queste parole dell’Apostolo delle Genti: ci si salva grazie alla fede, che però non nasce senza la Grazia divina. Un vescovo d’Ippona e un agostiniano sassone ce lo hanno ricordato per sempre.
Il vangelo di Giovanni ci riporta a Mosè e alla traversata del deserto: “Gesù disse a Nicodemo: – Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’Uomo -”. Non si giunge alla Salvezza senza passare dalla Croce.
Ho ripensato a tutte queste cose, nel seguire l’impareggiabile liturgia della Domenica Laetare. Dedico le mie povere riflessioni di quei momenti a Rosetta, che amava il riflesso della Verità nella luce dei mosaici di Monreale e ora La contempla nel Suo splendore.
FC