Domenica 14 ottobre 2018 – XXVIII Domenica del Tempo Ordinario. San Callisto I Papa
LA COLOMBA DI KANT
E’ noto l’apologo di Kant: la colomba, che vola libera nell’aria ma fatica nel vincerne la resistenza, è persuasa – la poverina – che senz’aria volerebbe più comodamente. Invece non solo nulla la sosterrebbe nel vuoto, ma essa morrebbe.
Siamo più sciocchi di quella colomba. Via le “radici”, malvagia invenzione razzista; via le “tradizioni”, infame fantasia reazionaria; e adesso, via anche la storia, inutile galleria di errori, di orrori, di vanità. Largo solo – nella scuola come nella vita – all’utile, al profitto, all’arbitrario esercizio della libertà individuale e irresponsabile (ch’è ben altra cosa dal libero arbitrio). A quando si troveranno in commercio le Play Stations sulle quali giocare al bel gioco dello stupro di gruppo? A quando si metteranno in vendita dei bei kits griffati per bulli della terza liceo?
L’abolizione della traccia di storia dalle prove di esame di maturità è un altro tassello nel mirabile mosaico del Luminoso Domani che ci viene proposto. Dopo l’inizio del II millennio di Cristo, quando – secondo l’espressione del cronista Rodolfo il Glabro, divenuta proverbiale – “il mondo si coprì di un candido manto di chiese”, all’alba del III esso si coprirà d’un cristallino e acciaiato manto di Centri Commerciali.
Andiamo avanti così: continuiamo a farci del male.
Peccato che non tutti ci stiano. Ci sono sempre i reazionari oscurantisti, le truci e ottuse Cassandre.
Ecco una di queste voci. La lascio purtroppo anonima in quanto non mi è pervenuta l’autorizzazione del suo autore a pubblicare le sue generalità. Per la cronaca, comunque, l’invito a reagire rivolto ai professori Giardina e Cardini è arrivato in ritardo: i due lo avevano già fatto, ciascuno per suo conto. L’articolo di Cardini al riguardo è stato pubblicato su “Il Mattino” di Napoli di venerdì 5 ottobre scorso.
Chiar. mo Professor ANDREA GIARDINA, Scuola Normale Superiore, Laboratorio di Storia, Classe di Lettere e Filosofia, 56126 PISA
Chiar.mo Professor FRANCO CARDINI, Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Storia, 50121 FIRENZE
OGGETTO: ABOLIZIONE DELLA TRACCIA DI STORIA NEL TEMA DELL’ESAME DI STATO DAL 2019
Illustrissimi Signori Professori,
quale mediocre funzionario pubblico e modesto studioso e appassionato della storia e della cultura classica e umanistica, ma soprattutto quale cittadino di questa nostra “civitas”, mi permetto di disturbare le SS. VV. nella Vostra qualità di stimati storici e di illustri studiosi di storia poiché, dopo un breve annuncio sui telegiornali nazionali lo scorso 6 ottobre, sul Corriere della Sera del 09/10/2018 è stata pubblicata la notizia ufficiale dell’abolizione della traccia storica nel tema all’esame di stato (la vecchia maturità) a partire dal 2019 a seguito delle ennesime modifiche riguardanti la prima prova scritta dell’esame apportate dal Ministero (Circolare del MIUR n. 3050 del 4 ottobre 2018). Anche se teoricamente rimane tra le materie oggetto di possibile approfondimento, la scomparsa di fatto della tradizionale traccia di storia dalle tipologie previste per l’esame di maturità sembra proprio andare verso una progressiva cancellazione della storia nella formazione dei giovani, già iniziata con la diminuzione delle ore di insegnamento nei nuovi istituti professionali a partire da quest’anno, riducendo di fatto la rilevanza della storia come disciplina di studio in grado di formare la cultura dei cittadini. Svilire ancora la conoscenza della storia nella formazione scolastica significa accelerare il processo già in atto di riduzione della conoscenza del passato per la costruzione del futuro, forse perché alle nuove classi dirigenti, sia politiche che economico-finanziarie, conviene avere e mantenere il popolo “ignorante” affinché non conosca la storia del proprio progresso e delle proprie conquiste culturali, politiche, civili e sociali, mai ottenute definitivamente.
Se spesso all’esame di stato i ragazzi non sceglievano la traccia storica perché trattava argomenti relativi alla seconda metà del Novecento e all’età contemporanea, periodi non affrontati a scuola per mancanza di tempo, bisogna riaffermare e precisare con la forza della cultura che la storia è una materia molto importante poiché necessaria per capire e per conoscere il tempo presente: la storia resta sempre “magistra vitae”, infatti, nonostante sia da molti superficialmente considerata inutile o una perdita di tempo poiché non serve per fini professionali o per ottenere un guadagno economico immediato, noi dipendiamo dalla storia, dalle scelte giuste o sbagliate compiute da alcuni uomini nel passato; in tutte le nostre città tutto quello che ci circonda proviene dalla storia e tutto richiama alla storia: i monumenti, le opere d’arte, le basiliche, le chiese, i palazzi, i castelli, le ville, le strade e le piazze con la loro toponomastica, ma ormai molti non la conoscono più! La scuola dovrebbe far comprendere ai giovani l’importanza della storia spiegando i fatti, gli eventi, le cause e le loro conseguenze con i relativi personaggi storici, le cui azioni si riflettono e si ripercuotono ancora nel nostro tempo, insegnando i grandi valori intramontabili e sempre attuali per i quali molte persone nel corso dei secoli, soprattutto nel secolo scorso, hanno perso la vita anche per noi.
Conoscere la storia dovrebbe impedire che si ripetano gli errori, anche tragici, del passato sia lontano che recente. Se non si capisce e non si sa da dove veniamo non possiamo capire dove vogliamo andare con e nella nostra società moderna, anche come cittadini all’interno di una collettività, perché lo studio della storia permette di capire il nostro presente, infatti la storia determina anche il senso di identità sia personale che nazionale; “Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro” diceva giustamente lo scrittore cileno Luis Sepúlveda: se non si vogliono ripetere gli errori del passato i cittadini e i governanti dovrebbero conoscere e studiare la storia.
Le persone che conoscono la storia possono ispirarsi agli immortali versi che scrisse Dante nel XXVI° canto dell’Inferno della Commedia: “considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”: nella conoscenza umana rientrano la storia e la memoria per capire e comprendere il mondo e il nostro presente poiché la storia è una chiave di interpretazione del presente.
Il grande storico francese contemporaneo Jacques Le Goff ha affermato che: “La storia è memoria. Una memoria che gli storici si sforzano, attraverso lo studio dei documenti, di rendere oggettiva, la più veritiera possibile: ma è pur sempre memoria. Non proporre ai giovani una conoscenza della storia che risalga ai periodi essenziali e lontani del passato significa fare di questi giovani degli orfani del passato e privarli dei mezzi per pensare correttamente il nostro mondo e per potervi agire bene. (…) Ma, ancora una volta, se l’insegnamento in Italia non partisse dall’antichità, temo che gli italiani avrebbero domani maggiori difficoltà per sapere cosa fare nella storia e per rendere il loro paese più ricco e fecondo di quanto sia stato finora”.
Ma noi, purtroppo, oggi come spesso anche nel passato, non siamo governati e amministrati da Filosofi, ossia da uomini Saggi e Sapienti, come auspicava Platone!!!
Sperando e confidando nella Vostra continua attività di divulgazione culturale, importantissima e fondamentale per far conoscere la storia ai cittadini, colgo questa particolare occasione per rinnovare alle SS. VV. stimatissime la mia più viva e più profonda stima con i miei più sentiti e più sinceri rispetti.
Lettera firmata