Domenica 4 novembre. XXXI Domenica del Tempo Ordinario
PRIMO APPELLO URGENTE (ORA E SUBITO)
SALVIAMO QUEL CHE RESTA DELLO YEMEN
Questo è un appello urgente. Sappiamo bene tutti quante e quali siano le urgenze nel mondo: ma non possiamo né dobbiamo tacere che, mentre a proposito di alcune di esse molto si sta facendo, e che per pochissime in qualche modo paradossalmente “privilegiate” gli organismi internazionali e i media si attivano con impegno e con risultati spesso notevoli, altre ve ne sono sulle quali scendono – inspiegabilmente: quanto meno in apparenza – la notte del silenzio e la nebbia della disinformazione.
Vogliamo e dobbiamo parlare dello Yemen e della sua tragedia. Si tratta della millenaria terra che costituisce l’apice sudoccidentale della penisola arabica, l’Arabia felix dei romani, dalla quale partivano e alla quale arrivavano gli itinerari carovanieri conosciuti come “Via delle Spezie” o “degli Aromi”. Lo Yemen era il tourning point che attraverso l’Oceano Indiano univa il sudest asiatico – il “Chersoneso Aureo” dei greci” – e il subcontinente indiano al “Corno d’Africa” e all’Etiopia a sudovest e al Mediterraneo con gli empori di Damasco, di Alessandria, di Costantinopoli a nordovest. La ricchezza e il sapere del mondo intero sono passati per millenni da qui.
Questa meraviglia ha attraversato la muraglia del tempo fino ai giorni nostri, come fu ricordato quattordici anni fa durante il Convegno organizzato a Firenze per celebrare Sana’a, capitale della cultura del mondo arabo nel 2004. Il rapporto di amicizia e collaborazione con lo Yemen è ben rappresentato dai tanti yemeniti che negli ultimi cento anni hanno sempre guardato all’Italia e agli altri Paesi europei come a un faro di insegnamento, cultura, civiltà, amicizia e cooperazione.
Ma oggi Sana’a rischia di esser cancellata dalla faccia della terra. Lo Yemen è vittima di una “guerra dimenticata” dai media, in cui oltre agli orrori tipici di un conflitto armato stiamo assistendo già da alcuni mesi all’inizio di una vera e propria carestia che definire biblica è sicuramente appropriato. Arabia Saudita ed Egitto stanno concordi procedendo con ogni mezzo (e con armi e ordigni bellici in gran parte forniti loro a carissimo prezzo dai paesi occidentali) allo sterminio degli yemeniti sciiti, tra i pochissimi ad aver in passato combattuto instancabilmente contro i terroristi di al-Qaeda e di Daesh.
Ed ecco la situazione yemenita oggi. Mancanza di comunicazioni con l’estero, ospedali chiusi, civil servant che non ricevono lo stipendio, mancanza di medicine e mancanza di medici (chi di loro ha potuto – circa un milione – è emigrato in altri paesi arabi) hanno portato alla comparsa di malattie quasi del tutto dimenticate come il colera. In più, ecco la carestia, cioè la malnutrizione, cioè la morte pronta ad aggredire venti milioni di persone di cui un milione e ottocentomila bambini, secondo gli ultimi dati inoppugnabili delle pochissime ONG presenti in Yemen quali: Oxfam, Save the Children e Médicines Sans Frontiéres, oltre che da tutte le Agenzie delle Nazioni Unite quali Unicef e Organizzazione Mondiale della Sanità. In sintesi, la situazione sta costantemente precipitando e non appare all’orizzonte un minimo barlume di speranza. Siamo imprigionati nel tunnel dei fallimenti costanti degli accordi politici tra le potenze implicate in questa guerra, mentre i grandi poteri che egemonizzano il pianeta assistono impassibili alla tragedia oppure volgono consapevolmente lo sguardo altrove in quanto complici di quanti mirano al totale assoggettamento del paese e allo sterminio di una parte dei suoi abitanti.
La regione toscana è stata fino a oggi in prima linea, con iniziative concrete di alcuni tra i suoi politici (segnalo il senatore Riccardo Nencini), di alcuni tra i suoi enti locali e delle sue università, grazie anche all’opera instancabile del console onorario dello Yemen professor Guido Bastianelli, per sostenere quel meraviglioso e sventurato paese.
Poco si è fatto, invece, in Europa; pochissimo in Italia. Fino dal 2017, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione nella quale s’invitavano i paesi dell’Unione Europea a sospendere la fornitura delle armi alla potenza regionale della penisola arabica che in questo momento appare più impegnata soprattutto nei bombardamenti e nelle azioni belliche aventi per obiettivo le comunità yemenite di confessione musulmano-sciita. Alcuni paesi membri dell’Unione Europea, quali Olanda e Svezia, hanno in conseguenza di ciò sospeso le loro esportazioni di armi e ordigni bellici alla volta di quel paese aggressore. La Germania, che in un primo tempo aveva accettato la linea dell’embargo, sembra essere tornata sui propri passi in un contesto non del tutto chiaro. Primi esportatori di armi in tale quadrante risultano Gran Bretagna e Francia, per quanto nel primo di questi paesi almeno una delle forze di opposizione – quella guidata da Jeremy Corbin – si sia espressa in termini nettamente favorevoli all’embargo. La Camera dei Deputati italiana ha votato nel settembre scorso una mozione rinviando a una “linea d’azione condivisa con gli stati dell’UE” al riguardo, ma non risulta che al momento altri passi siano stati intrapresi per bloccare le forniture d’armi alla potenza ritenuta la prima responsabile della pressione bellica cui lo Yemen è attualmente sottoposto.
Il quadro della tragedia yemenita e delle ambiguità e omissioni del mondo occidentale appare, quindi, tragico, insostenibile, intollerabile. Questo appello urgente intende contribuire affinché più nessuno possa fingere di non conoscere una delle più terribili tragedie del presente che si sta svolgendo sotto i nostri occhi e dalla quale c’è chi trae ricchi profitti. Noi tutti siamo testimoni di questa tragedia: facciamo in modo di non divenirne complici. FC
SECONDO APPELLO URGENTE (MA DESTINATO ORMAI ALL’ANNO PROSSIMO)
RICORDIAMOCI DI RESISTERE
“Va fuori d’Italia, va’ fuori stranier!”. Non sarà un inno bellissimo, ma è sacrosanto. Solo che dovrebb’essere cantato dinanzi ai campi rom o ai Lager in cui vengono stipati i migranti, bensì magari dinanzi ai cancelli delle sedi militari degli USA e della NATO accampate sul nostro territorio con tanto di privilegio di extraterritorialità e di armi nucleari, in dispregio alla nostra Costituzione e ai molteplici referendum popolari.
E sarebbe bene cantarcelo dentro, anche quando indulgiamo agli usi e ai costumi e alle nostre tradizioni.
Perché dico questo? Perché tra la notte tra mercoledì e giovedì scorso e la giornata di venerdì ci è toccato assistere alla solita vergogna, all’annuale scempio della nostra memoria, all’ormai consueto (e irreversibile?) trionfo della moda conformistica e del cattivo gusto sulle nostre più care e sacrosante tradizioni ormai quasi cancellate e dimenticate. Alludo alla cancellazione della festa di Ognissanti e della solennità dei Defunti, sostituite dall’immondo rito di Halloween con il suo macabro demenziale decoro.
Nella Francia del X-XI secolo, il giorno di Samain,dedicato agli eroi e agli antenati della cultura celtica, venne trasformato, grazie a un intelligente atto acculturativo concepito dai monaci di Cluny, in giorno dei Santi, seguito dalla solennità in cui si ricordavano i morti nella consapevolezza della “comunione dei santi” e nella speranza della resurrezione finale. Fu, allora, un modo per sostituire a un complesso di cerimonie pagane delle quali ormai più nessuno, in un mondo profondamente cristianizzato da circa mezzo millennio, per quanto non immemore di gesti e di riti dei quali si aveva peraltro perduto il senso e il significato, una solennità che avrebbe mantenuto da quel giorno un carattere festivo familiare a tutti modificandone però la sostanza cultuale. Fu un esempio di quel che si definisce di solito “processo di acculturazione”, secondo una metodologia già suggerita tra VI e VII secolo da san Gregorio Magno.
Ma nell’America coloniale del XVIII secolo, i contadini presbiteriani venuti dall’Inghilterra – non potendo né volendo, in quanto calvinisti, celebrare i santi – lasciarono che le loro mai del tutto dimenticate radici ancestrali riprendessero campo. Senonché, gli eroi e gli antenati celtici s’erano ormai accampati da molti secoli su coscienze cristiane, quindi monoteiste, per le quali tutto quel che non atteneva al Divino era per forza di cose diabolico: e la notte di Ognissanti, divenuta Halloweeen (da All Hallows’ Eve, “Vigilia degli Spiriti Sacri”), divenne la notte nella quale i morti nella loro accezione peggiore, demonizzati in forme tra l’orrido e il grottesco, tornano tra i vivi non per riallacciare i loro rapporti di amore e di solidarietà come nelle antiche ricorrenze, bensì per tentare e per spaventare.
Questo Carnevale kitsch con perfide venature sataniste dovrebbe venire sradicato dalle nostre consuetudini: è vergognoso che si travestano da stregucce e da fantasmelli i nostri bambini che da quelle buffonate (con tutto il corteggio di spettacoli horror che “servono” a sfruttare la “festa” trasformandola in business) non possono che uscire segnati dalle premesse di una tragica distorsione culturale, tantopiù che a molti di essi non si è nemmeno provato a insegnare una Ave Maria. E’ inconcepibile che le Chiese storiche non prendano una dura e netta posizione al riguardo. E’ infame il mercato consumistico che ne dipende. E’ disumano che quella trista mascherata abbia sostituito la tradizione secondo la quale il 2 novembre si conducevano i nostri figli, magari appena raggiunta l’età della ragione, a visitare i camposanti e a sostare dinanzi alle tombe dei nostri cari defunti. La “morte di un popolo” si misura anche da questi segnali, da questi parametri. La crisi dell’istituto familiare si fonda anche su questa blasfema sostituzione del Centro Commerciale al cimitero.
Vogliamo davvero resistere a chi vuol tagliarci le radici e per giunta guadagnarci sopra, a chi devasta l’immaginario dei nostri bambini e dei nostri ragazzi con lo spettacolo dei morti indemoniati? Cominciamo da qui, cominciamo da subito. Cominciamo dagli asili-nido e dalle elementari: maestre e maestri, madri e padri, fatevi sentire perché il prossimo 31 ottobre, il posto dove parcheggiate i vostri bambini non sia più camuffato da anticamera dell’inferno. FC