Minima Cardiniana 238/4

Domenica 17 marzo 2019. II Domenica di Quaresima. San Patrizio

SE L’ASSASSINO USA IL BIGNAMI DELLE CROCIATE: LA FOLLIA E L’ALIBI 

A proposito delle infamie mediatiche impunemente sparse a proposito dell’Islam e dei loro effetti, del sonno dell’Occidente che produce falsi estremisti e autentici criminali psicolabili e di 50 morti che pesano sulla coscienza di tutti noi.

Ormai, a livello di cronaca, sappiamo fin troppo. Comunque, riassumiamo.

Quarantanove persone sono state uccise durante le sparatorie in due moschee nella città neozelandese di Christchurch. Quarantuno persone sono morte nella moschea di Al Noor e sette nella moschea di Linwood. Un’altra è morta più tardi all’ospedale di Christchurch. Quanto ai feriti, l’ospedale di Christchurch ne sta curando quarantotto più o meno gravi, inclusi molti bambini, per colpi d’ arma da fuoco, ma uno è deceduto nelle ultime ore, portando il totale a cinquanta.

Un uomo di ventotto anni è già apparso in tribunale a Christchurch accusato di omicidio. Ormai sappiamo il suo nome: Brenton Tarrant. Il primo ministro, Jacinda Ardern, definendo le sparatorie un attacco terroristico, ha dichiarato quello della strage “uno dei giorni più bui della Nuova Zelanda”; e, rivolta all’aggressore (un australiano), ha aggiunto: “Potrai anche averci scelto, ma noi ti respingiamo e ti condanniamo”. Il primo ministro australiano, Scott Morrison, ha confermato che una delle persone arrestate è un cittadino australiano e ha descritto il sospetto attentatore come un “terrorista violento di destra estremista”. Degli altri arrestati non si sa nulla: potrebbero essere stati fermati per errore, il che ridurrebbe, si fa per dire, la strage all’azione di un solitario; il fatto che già non se ne parli più sembrerebbe accreditare questa versione.

Tarrant aveva una telecamera sulla testa, assicurata a un casco o a un cappello, con la quale ha potuto riprendere diciassette minuti della strage mandati in live streaming; nonostante l’appello delle autorità a non trasmetterlo, diverse tv l’hanno mandato in onda ed è circolato ampiamente sui social media. Va detto che tutti questi maniaci assassini di massa sono interessati a far risonare le proprie aberrazioni; infatti, sarebbe auspicabile, una volta concluso il processo, non dover mai più sentire il suo nome, impedire che i Breivik e i Tarrant siano nominati e ricordati. Che rimanga la memoria delle loro vittime e dell’atto vile, ma non delle loro persone individuali. Talmente vile, l’assassino di Christchurch, da aver aperto il fuoco su gente inerme, per esser messo in fuga nella seconda moschea presa di mira da un uomo di origine afghana, Abdul Aziz, che l’ha affrontato a mani nude, tirandogli dietro un oggetto e poi il fucile scarico che Tarrant aveva lasciato per correre a prenderne un altro: tanto è bastato per farlo fuggire in auto, poi catturato dalla polizia senza nemmeno bisogno di sparargli. Un vile.

Nelle ore appena precedenti l’attacco, Tarrant ha inviato al primo ministro Jacinda Ardern e ad altre personalità politiche un “Manifesto”. Lo scritto, di diverse decine di pagine, ha come titolo The Great Replacement, e consiste in un discorso sul “genocidio bianco” nel quale si elencano vari obiettivi che sarebbero propri agli adepti del movimento da esso configurato: lo scopo principale è il diffondere il pànico tra i musulmani; dal contesto si evince un qualche rapporto – forse millantato, forse al contrario sottovalutato ad arte – tra il gruppo degli attentatori di Christchurch e l’assassino di massa norvegese Anders Breivik, che avrebbe addirittura approvato il massacro neozelandese.

Ed ecco qua alcuni estratti: “Le origini della mia lingua sono europee, la mia cultura è europea, le mie convinzioni politiche sono europee, le mie convinzioni filosofiche sono europee, la mia identità è europea e, soprattutto, il mio sangue è europeo…”; “…sono solo un uomo bianco regolare, di famiglia regolare, che ha deciso di prendere posizione per assicurare un futuro al mio popolo…”; “…i miei genitori sono di origine scozzese, irlandese e inglese “…”…ho avuto un’infanzia normale, senza grandi problemi…”. Evidentemente a disagio anche con l’autobiografia, l’”ideologo” prosegue proponendo qualche Domanda e fornendo, si fa per dire, qualche Risposta. Si definisce una “persona privata e per lo più introversa” (che, ammettiamolo, è un gran bell’eufemismo) e – senza temer di usare parole più grandi di lui – si descrive come un “etnonazionalista” e un “fascista”. Quanto ai suoi metodi, l’attentatore dichiara: “Ho scelto le armi da fuoco per l’effetto che avrebbe avuto sul discorso sociale, la copertura mediatica extra che avrebbero fornito e l’effetto che potrebbe avere sulla politica degli Stati Uniti e quindi sulla situazione politica del mondo”.

Il mestiere di studioso di storia impone di cercar di obiettivamente nobilitare le follìe di questo criminale, vittima della pessima propaganda circolante sui media e del miscuglio d’ignoranza e di demenza che ha in testa, valutandone le “radici culturali”. Non si va lontano. Fra le varie teorie cospirazioniste,The Great Replacement è una di queste. Il nome è la traduzione letterale di  Le Grand Remplacement, espressione coniata da uno scrittore e militante dell’estrema destra francese, Renaud Camus, il quale sostiene che è in atto un tentativo di rimpiazzare la popolazione cristiana europea e bianca con popolazione mediorientale e africana. Vari gruppi/siti internet si rifanno a questa idea: Genocidio bianco, Gates of Vienna (con ovvio riferimento all’assedio turco del 1683 alla capitale dell’impero romano-germanico), Counterjihad, Eurabia e così via.

La teoria del grande rimpiazzo può essere fatta risalire al romanzo del 1973 Le Camp des Saints di Jean Raspail, che ritrae il crollo della cultura occidentale a causa di un “maremoto” travolgente, l’immigrazione del Terzo Mondo. Il romanzo, insieme alla teoria dell’Eurabia sviluppata dallo scrittore svizzero-israeliano Bat Ye’or nel 2005, ha fornito le basi per Renaud Camus per sviluppare e presentare nel 2012 il suo libro.

Circolano voci sul fatto che gli attentatori abbiano postato su internet poco prima degli attentati immagini con i nomi di persone che in passato hanno sparato su musulmani e/o immigrati scritti sui caricatori: come Alexandre Bissonette, che nel 2017 in Canada ha ucciso 6 persone a Quebec City, e l’italiano Luca Traini, che ha sparato casualmente contro gente di colore a Macerata.

Il documento steso dall’australiano a “giustificazione” del massacro di Christichurch continua appiccicando allegramente qua e là brandelli di bignamesca storia dell’Europa e dell’Islam: si citano Carlo Martello e quindi la battaglia di Poitiers nonché il doge Sebastiano Venier che guidò la flotta veneziana a Lepanto nel 1571 (battaglia vinta all’interno di una guerra, quella di Cipro del 1570-72, che fu perduta: l’isola venne difatti occupata dai turchi). In realtà, si tratta di scopiazzature di siti internet mai appoggiati su alcun approfondimento culturale.

Sia chiaro che non siamo di fronte ad alcuna elaborazione politico-ideologica degna di questo nome. Gli eventi ai quali questo tipo di “letteratura” (!?) abitualmente si riferisce corrispondono ai soliti stereotipi: per giunta maniacalmente citati e ricitati mai però affrontati nella loro sostanza storica. Siamo convinti che il sedicente Tarrant, messo dinanzi a una carte geografica euromediterranea, non sarebbe nemmeno in grado di localizzare né Poitiers, né tantomeno Lepanto. E siamo altresì convinti che almeno tre decenni di menzogne sul rapporto fra Europa e Islam (si parte dalla “prima guerra del Golfo”, sparse a piene mani da tutti i possibili media e da molti politici) abbiano contribuito a creare quest’atmosfera allucinante nella quale se un musulmano uccide un “occidentale”, allora è tutto l’Islam che ci sta attaccando in blocco, mentre se sono degli occidentali a sparare sui musulmani, allora si tratta invariabilmente di “squilibrati” o di “reazioni” ai presunti attacchi musulmani.

È quest’atmosfera di mistificazione semiculturale, che agisce in modo deleterio su persone evidentemente labili, la principale responsabile di questi misfatti, di questi errori. Certo, l’autore di Le Grand Remplacement si è detto inorridito dinanzi al massacro di Christchurch, che così palesemente chiama in causa le sue idee, dicendosi non-violento e assolutamente contrario a ogni azione armata. E, certamente, non si può creare un nesso diretto di responsabilità fra Tarrant e Renaud Camus, le cui teorie restano, comunque, cosa di poco conto e di basso livello. Ciò che si può dire, però, è come l’atmosfera generale che si respira negli Stati Uniti e in Europa (e purtroppo, a quanto pare, anche Downunder) sia favorevole ad armare la mano di menti labili come quelle di Breivik, Bissonette, Traini, Tarrant. I discorsi sulle ‘invasioni’, sulle ‘ruspe’, sul ‘prima gli …’ (italiani o altri) non rimandano a fascismi o nazismi, bensì a un cocktail di paura e ignoranza del tutto attuali sul quale molti giocano per finalità politiche o mediatiche. Che la paura possa essere giustificata da un livello di vita che tende sempre più a peggiorare economicamente e culturalmente per società come le nostre che fino a poco tempo fa tendevano a sentirsi garantite, è piuttosto evidente. Così come è evidente che nessuna invasione minaccia la nostra vita: semmai, sono le spietate condizioni economiche imposte da élites sempre più ristrette e arroccate nei propri privilegi a minacciarle, scatenando nel frattempo guerre fra miserabili. Le povere vittime di Christchurch ne sono un ‘danno collaterale’, per usare il linguaggio aberrante imposto dalle guerre dei nostri tempi.

Franco Cardini e Marina Montesano