Domenica 31 marzo 2019. IV Domenica di Quaresima (“Domenica laetare”)
EDITORIALE
BLUT UND BODEN
In Italia, come tutti sanno, si è di continuo in campagna elettorale: ne consegue che i vari gruppi presenti nei due rami del Parlamento non elaborano per nulla leggi che pongano in prima linea il “bene comune”, bensì che sembrino a ciascuno di essi le più adatte a raccogliere demagogicamente voti. Se così non fosse, ad esempio, il dibattito sullo ius sanguinis e lo ius soli da applicare ai nuovi nati in Italia che non godano delle condizioni per poter automaticamente venir considerati cittadini italiani si sarebbe concluso da tempo nel più semplice dei modi. Tralasciamo l’ironia della coincidenza, in tempi di rinnovato (e alquanto isterico) dibattito su fascismo, antifascismo eccetera, costituita dal fatto che i termini di questa polemica siano quelli di Blut und Boden (“Sangue e Suolo”), protagonisti di titoli e di motti di vari sodalizi partitici, agricoli, ecologici della Germania nazionalsocialista, che in essi indicava i due capisaldi dell’identità germanica.
Tornando al caso nostro, a quale scopo si accorda il diritto di cittadinanza a un bambino che non è nelle condizioni di goderne automaticamente? Con ogni evidenza, nell’interesse del paese che lo ospita e che dovrà divenire il suo, nella prospettiva di facilitare la sua integrazione se egli è in qualche modo legato a una nazionalità e a una cultura in modo consistente lontana dalla nostra e nell’intento di far sì che anche la sua famiglia riesca a integrarsi al più presto e nel migliore dei modi (tralasciamo il caso, non peraltro così raro, che il minore non abbia parenti: nel qual caso spetta senza dubbio allo stato risolvere con idonei mezzi propri la questione).
Se ragionassimo pacatamente, tenendo presenti l’interesse sia nostro sia dei nostri ospiti che ambiscono e/o che hanno le necessarie condizioni d’integrarsi, terremmo presenti le due possibili strade ma sarebbe opportuno far scegliere alle famiglie responsabili. E’ ovvio che applicando al normativa dello ius sanguinis il minore resterà privo di cittadinanza fino al compimento del diciottesimo anno di età: una condizione che lo metterà a disagio ma che consentirà ai suoi familiari di poterlo portar con sé in caso essi vogliano tornare al paese d’origine. Ma se essi desiderano, al contrario, ch’egli si radichi quanto prima e quanto meglio possibile nella sua nuova condizione con tutte le prerogative che ciò comporta. In tale caso è evidente che i genitori non-italiani acquisiranno precisi doveri, dei quali dovranno venir informati, nei confronti dello stato del quale il loro figlio è cittadino. Ad esempio, non potranno portarlo con loro se decideranno di rientrare stabilmente nel loro paese o di emigrare altrove. Della menomazione del loro “diritto di patria potestà” se, come non-cittadini italiani, essi decidano per lo ius soli, è opportuno siano consapevoli. E questo stesso dovere si tradurrà presumibilmente in una crescita del loro senso di responsabilità nei confronti del paese che li ospita.
Perché non si assume questa scelta? E’ evidente: si tratta di una proposta che non sarebbe elettoralmente vantaggiosa per nessuno. Rassegniamoci, pertanto, all’ennesima interminabile discussione e all’ennesima scelta sbagliata.
LIBERTA’ DI UCCIDERE (PER LEGITTIMA DIFESA, O PRESUNTA TALE)
WELCOME IN OLD FAR WEST
Ha ragione Salvini: che bella giornata quella di qualche giorno fa, per gli italiani! Soprattutto per i negozianti di armi individuali da fuoco (preferite la buona vecchia pistola: se siete dei romantici, una bella Colt a tamburo, magari cromata e col calcio d’avorio). E poi per i vari bulli e bulletti: un’arma in casa, che tentazione!, magari da esibire a scuola. Infine, per chi ha problemi domestici: la pistola nel cassetto è l’ideale per finti incidenti e per civili confronti in rapporto con episodi di adulterio o di contrastanti interessi economici familiari: dici che ti è scappato un colpo incidentalmente e ti fai un bell’uxoricidio o parenticidio quasi legale, basta avere un buon avvocato. I veri liberal-liberisti, poi, gioiranno: un altro colpo gobbo all’autorità di quel decrepito mostriciattolo che è lo stato con i suoi tristi compagni quali il “bene comune”, il rispetto per quanto è pubblico eccetera. Un’altra spallata
Ma ci sono anche altri vantaggi. Ad esempio poter sfogare più presto e più agevolmente le proprie frustrazioni: magari soltanto un paio di colpi in aria, così, tanto per spaventare i condòmini o i vicini caciaroni che fanno rapdopo le undici di sera. Certo, frequentare una buona scuola di tiro a segno sarebbe importante.
Infine, congratulazioni vivissime a voi, “Fratelli d’Italia”. Ora la smetteranno di andar in giro dicendo che siete fascisti. Un fascista, dinanzi a un pericolo per l’incolumità dei cittadini, chiederebbe più stato, più carabinieri, più polizia, leggi più severe. Un vero fascista è sempre un forcaiolo legalitario: ce ne assicura anche Umberto Eco, il “Fascismo eterno” era così anche al tempo di Assurbanipal, chiedeva occhi strappati e mani tagliate, ma nell’uno come nell’altro caso sempre da parte di boia di stato. Ora che anche voi, per non restar dietro alla Lega, chiedete il Far West, è evidente che siete diventati democratici-modello, all’americana. Basta con la statolatria mussoliniana, eccheccazzo!, ora c’è il giustiziere fai-da-te: legittima difesa e moschetto, leghista perfetto
E poi, volete mettere? Finalmente, come ha detto un noto giornalista che riesce a tenere una rubrica televisiva “Fuori dal Coro” dimostrandosi geniale (star fuori dal coro e dir sempre cose ispirate al più piatto conformismo delle maggioranze purtroppo non più nemmeno silenziose è cosa d’un’originalità assoluta), ora una volta tanto il governo sta dalla parte delle vittime. In casa propria, appunto, la vittima potrà sempre e comunque sparare impunemente anzi meritoriamente agli intrusi: magari cogliendo alle spalle, giusto tra le scapole, il piccolo senegalese disarmato che era riuscito a intrufolarsi in giardino con la speranza di arraffar qualcosa per farci due soldi e che, avvertendo il rumore del padrone di casa risvegliato, si era affrettato a darsela a gambe. O il povero zingaro che stava per sgraffignarti l’impermeabile appeso al gancio dell’ingresso. La proprietà è sacra, perdinci! A meno che il malvivente non sia uno serio, oppure uno strafatto, che se eri disarmato scappava senza tirar fuori la sua Smith and Wesson ma che invece, fatto segno dei tuoi colpi maldestri, reagisce come il nemico della Guerra di Piero di Fabrizio de André: si volta, ti vede, ha paura, ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia rispondendo al fuoco e dimostrandosi pistola più veloce di te e ti fa secco. Mica tutti i ragionieri salviniani sono Terence Hill, mica tutte le casalinghe di Voghera con licenza statale di uccidere (per difesa) sono Calamity Jane! Oppure, peggio ancora: la legge consente che si spari anche e magari soprattutto se si è preda di “grave turbamento”. Una condizione psichica pericolosissima, nella quale commettere errori e quanto mai facile. Un caso nel quale il ricorso alle armi dovrebb’essere vietato con ogni mezzo. Invece, proprio in quelle condizioni, lo si considera con privilegiato ottimismo.
Continuiamo così: continuiamo a farci del male.
FC