Domenica 7 aprile 2019. V Domenica di Quaresima
EDITORIALE
PER DOVEROSA ONESTA’ E IN SINCERA UMILTA’. LE MIE SCUSE AGLI AMICI SENESI
Ci sono pochissime cose alle quali tengo sul serio. Non certo ad essere stimato un bravo studioso (non credo di esserlo), né un buon insegnante (anche se faccio di tutto per esser tale). Tengo alla mia fama, meritata e indiscussa, di essere una persona onesta: uno “per bene”, come diceva mia nonna. E come tale so da sempre che i debiti e gli errori si pagano: si può essere indulgente con quelli altrui (e io lo sono), mai però con i propri.
E’ circolato nei giorni scorsi un video nel quale c’era una mia intervista sul Palio di Siena; era edito nientemeno che dalla prestigiosa Fondazione Treccani. Ed era, almeno per la parte che mi vedeva protagonista, un pessimo video, nel quale commettevo una lunga serie di errori sulla storia della più bella festa popolare d’Europa. Me ne dispiace. Dal momento che quel video fu girato alquanto tempo fa, in circostanze che francamente ho dimenticato, non so rendermi conto della genesi di quegli errori: dal momento che non ho visionato la registrazione (e ciò è stato forse una mancanza della Treccani, una mancanza di professionalità da parte sua e un vulnus nei confronti di un mio diritto: ma considero chiusa la faccenda col ritiro di quel brutto prodotto).
Amo Siena, nella quale sta radicata una parte della mia memoria familiare. Ho un sacco di amici senesi: non ne faccio l’elenco perché sarebbe tropo lungo e darei l’impressione di darmi delle arie (molti sono personaggi autorevoli); a Siena ho svolto spesso lezioni e conferenze, a quel che mi risulta sempre apprezzate; e mi sono stati perfino attribuiti alcuni premi. Per questi motivi, lo sgradevole episodio del cattivo video mi brucia ancora di più e mi sembra ancora più imperdonabile. Per questa ragione presento con tutta la doverosa umiltà le mie scuse alla mia amata Siena e a tutti gli amici senesi. Sia chiaro: presento le mie scuse. Non chiedo scusa. Chiedere scusa equivale a domandare perdono: e io non desidero affatto essere perdonato perché ciò che è accaduto è imperdonabile. Semmai, ritengo che quanto ho detto e scritto finora induca i senesi non già ad essere indulgenti, bensì a domandarsi quale sia stata la genesi di un episodio tanto maldestro e sfortunato.
Difatti, riflettiamo: ho confuso il numero delle contrade tra le 17 che sono e le 10 che partecipano a ciascuna corsa, citando erroneamente il caso delle “contrade morte” (leone, spadaforte e vipera), ma in un modo che – a quel che mi è stato riferito – ha fatto capire che consideravo “morte” le contrade non estratte in ciascuna gara. Ho parlato di un Terzo di “Castello”, che come tuti sanno non esiste, invece di citare correttamente “Camollia” (Cor tibi magis Sena pandit). Parlando dei cavalli, ho detto “purosangue” anziché “mezzosangue”. Ho confuso corse di bufale e corse di cavalli, palio “alla lunga” e palio “alla tonda”. Poi ci sono state, a detta di altri, inesattezze minori. Molti mi hanno scritto, per lettera e in e-mail; qualcuno mi ha telefonato. Lettere, messaggi, telefonate, quasi tutte nel segno della meraviglia, del disappunto, della delusione; qualcuna decisamente scandalizzata o insultante; alcune seriosamente didascaliche.
Accetto umilmente tutte le critiche e ringrazio chi me le ha mosse. Ritengo, però, che qui non si tratti di perdonare o di non perdonare. Semmai, di chiedersi come un incidente increscioso come questo abbia potuto accadere a una persona, a un insegnante e saggista anziano e dotato per generale parere di una notevole competenza. Che gli è successo? Si sentiva male? Era distratto per qualche motivo? Aveva fretta? Avevano fretta i suoi intervistatori? Il video è stato in qualche maniera manipolato?
Il fatto è, amici senesi, che gli errori che mi sono stati contestati sono troppo marchiani per essere attribuiti a ignoranza e leggerezza. Un articolo di enciclopedia o una mediocre guida cittadina rispondono correttamente alle domande alle quali io ho replicato in modo tanto scorretto. Alcune sembrano banali lapsus, tipo il Terzo di Castello e i purosangue. Non sono cose più da ridere che da indignarcisi?
Alcuni dei miei interlocutori, dicendosi delusi e indignati, si sono chiesti come possa essere io la stessa persona che ha scritto I giorni del sacro (un libro che ha ricevuto varie edizioni: l’ultima, del 2016, è pubblicata dalla UTET). Bene, se consultate quel libro, alle pp. 217-220 trovate una succinta, descrittiva storia del Palio di Siena. Nulla di speciale, nulla di specialistico: quel libro è un lavoro di sintesi sull’antropologia della festa. Mi rifaccio a Heywood e a Falassi: niente di speciale. Non ho mai preteso di essere uno specialista in materia, né lo richiedeva chi mi ha intervistato. Si trattava solo di presentare con pulizia e semplicità il Palio. Purtroppo, evidentemente quello non era uno dei miei giorni migliori.
Avrei potuto tacere, contando sulla memoria corta della gente e sul fatto che quel che riguarda il Palio non ha poi grande importanza per chi non è senese. Ma la correttezza esige che si agisca diversamente. L’indulgenza va riservata agli altri, non a se stessi. Per questo, amici senesi, non voglio indulgenza e mi associo alle vostre contumelie. Spero solo di avere, in futuro, occasioni – pari a quelle che in passato ho avuto – per parlare ancora di Siena come merita, con dignità e decoro.
E’ ACCADUTO OGGI
UN CONVEGNO SULLA N.A.TO. A FIRENZE
Oggi domenica 7 aprile, nella splendida sala del cinema Odeon di Firenze – una delle più belle sale cinematografiche d’Europa – si è tenuto un Convegno internazionale sul LXX anniversario della N.A.T.O. L’evento è stato organizzato (e totalmente autofinanziato) dai Membri del Comitato No Guerra No N.A.T.O. (C.N.G.N.N.) e sostenuto dal gruppo televisivo “Radio Pandora”, valorosamente diretto dall’amico Giulietto Chiesa. In tale occasione, a margine di un intenso e partecipato dibattito, sono stati presentati due compendiosi ma preziosi libretti: I 70 anni della N.A.T.O.: di guerra in guerra, a cura del C.N.G.N.N. , e La globalizzazione della guerra: smantellare la N.A.T.O., chiudere le 800 basi militari U.S.A all’estero di Michel Chossudovsky, illustre studioso, professore emerito di economia nell’università di Ottawa. Ai lavori del Convegno fiorentino hanno partecipato, tra gli altri, padre Alex Zanotelli, il giornalista e corrispondente di guerra Alberto Negri, Manlio Dinucci e il generale Mini. Al termine di essi è stato presentato un documento sulla base di una proposta di Michel Chossudovsky: esso indica le linee generali degli impegni futuri, a cominciare dalle elezioni del prossimo 26 maggio in ordine alle quali è stato proposto di chiedere formalmente ed esplicitamente a ciascun candidato la disponibilità ad appoggiare il programma del C.N.G.N.N. Solo chi altrettanto esplicitamente risponderà in modo affermativo riceverà i voti degli aderenti e dei simpatizzanti del sodalizio.
Lo scopo del convegno è stato semplice: in modo molto realistico, ha chiesto l’impossibile. Smantellare la N.A.T.O. O comunque uscirne. Il perché, in caso lo si ignorasse o si conservassero dubbi al riguardo, è ben esposto nei due libretti che ho citato (e in molti altri libri ben più corposi, ai quali attraverso le indicazioni in essi contenuti potrete pervenire), e che potrete procurarvi rivolgendovi all’indirizzo più sotto citato.
Ovviamente, i media hanno sottolineato l’importanza dell’evento nel modo migliore e più efficace ad essi noto: non parlandone o quasi.
Il C.N.G.N.N. e “Radio Pandora” si reggono sui contributi volontari di quanti hanno interesse al loro lavoro. Per qualunque tipo di contatto ci si può rivolgere a Giuseppe Padovano, coordinatore nazionale del C.N.G.N.N., e-mail
giuseppepadovano.gp@gmail.com, cellulare 393 -9983462.
UDINE: IN PERICOLO IL PREMIO TERZANI, TRA UN SINISTRO CIGOLAR DI ASSESSORI DI DESTRA…
…CHE COSİ SI PREOCCUPANO DEL SINISTRISMO ALTRUI
Dunque, Tiziano Terzani sarebbe un “santino”, un personaggio mediocre gonfiato dalla cultura “di sinistra”, ed egli stesso “un comunista”. Viviamo in un clima di rinnovata caccia alle streghe (streghe rosse come Terzani per il cigolante assessore friulano, streghe nere come i quattro gatti – neri anch’essi, con ogni evidenza – di Forza Nuova per il solerte sindaco antifascista di Prato: destra conformista di governo e sinistra conformista di governo si danno la mano e si distribuiscono i compiti contro i veri o presunti refrattari che “non ci stanno”. Normalizzazione e pensiero unico trionfano.
Ma, per favore, non chiamatela “inquisizione”. Gli inquisitori veri conoscevano il diritto ed erano dei garantisti seri: di solito di streghe ne bruciavano poche, anche perché si occupavano semmai di eretici; alle streghe semmai ci pensavano i protestanti, soprattutto i calvinisti. I cattolici ci andavano piano, Vedasi il caso della strega Gostanza da San Miniato e dell’inquisitore fiorentino e francescano Tommaso da Costacciaro, alla fine del Cinquecento (c’è un libro laterziano sul suo “caso”): fra Tommaso dimostrò chiaramente che la povera guaritrice Gostanza al sabba non c’era mai stata, tantomeno aveva svolazzato per aria la notte di San Giovanni o amoreggiato col diavolo, e la fece liberare con grande scorno del buon popolo cristiano del tempo, fatto di feroci forcaioli come l’attuale popolaccio di sinistra che ce l’ha con i poveri sfigati neofascisti (se fossero una forza capace di muovere milioni di voti sarebbero un gruppo democratico col quale trattare) e come l’attuale popolaccio di destra che ce l’ha con i disperati che vengono da noi a lavorare al nero, magari cogliendo pomodori nei loro campi o sgobbando come sottomanovali nelle loro fabbrichètte.
Sono stati in tanti, da destra e da sinistra (ci sono, da una parte e dall’altra, anche le persone colte, le persone intelligenti e gli anticonformisti veri: non quelli che stanno “Fuori dal Coro” comodamente in TV) a protestare contro lo scriteriato cigolar di vecchie idee udinesi e a riaffermare la loro ammirazione per uno dei nostri migliori scrittori di viaggio, per un giornalista coraggioso, per un valorosissimo corrispondente di guerra, per un indomito Cavaliere dello Spirito come Tiziano ha dimostrato di essere vivendo sempre e sul serio controcorrente e affrontando per lunghi mesi una crudele malattia in totale serenità d’animo.
Ho già reso omaggio a Tiziano nel precedente M. C.: torno ora sull’argomento per far conoscere ai lettori di queste pagine un bell’articolo di Giancarlo Riccio, giornalista e studioso di germanistica che ha scelto di vivere presso Bolzano, e con alcune paginette di sintesi a mia cura.