Domenica 9 giugno 2019. Pentecoste
NB – Questo “notiziario” (possiamo bene, credo, definirlo così) è abbastanza disordinato e discontinuo. Ha varia lunghezza, che dipende dai ritagli di tempo libero di cui dispongo: ma talvolta, come in questo caso, mi lascio un po’ trasportare dall’interesse, o dalla passione, o dall’entusiasmo, o dalla contrarietà. Dovrebbe uscire ogni domenica sera, massimo lunedì mattina presto: a volte arriva tardi, in giornata. Stavolta ha battuto il record, e molti di voi lo leggeranno probabilmente martedì. Ma è stato un numero difficile e laborioso da mettere insieme. A parte la singolar tenzone Tarchi-Cardini, mi permetterei di segnalare a tutti ma specialmente ai colleghi il dossiersull’insegnamento, la ricerca e l’“uso” della storia, che mi sembra abbia un qualche rilievo. Perdonate il ritardo e buona lettura.
Data la complessità dell’impianto, ho pensato che un Indice sarebbe stato utile.
INDICE
Minieditoriale
Il Marco furioso. Tarchi recensisce Cardini
Il recensore recensito: Franco Cardini, Amicus Marcus,sed magis amica Veritas
Anniversario: Franco Cardini Tiananmen, trent’anni dopo
A che cosa serve la storia? Una polemica infinita; Franco Cardini, Storia, ricerca storica, didattica della storia tra scienza e “servizio alla società civile”; “La Repubblica”, 25 aprile 2019: L’appello: la storia è un bene comune, salviamola, con le testimonianze di Andrea Giardina, Liliana Segre e Andrea Camilleri (con Allegato: Riprendiamocilastoria: il mondo della cultura risponde all’appello de “La Repubblica” per salvare la storia alla Maturità, con testimonianze di Roberto Saviano e di Renzo Piano), da “La Repubblica”, 26 febbraio 2019
Ancora sulla storia: i pareri incrociati di Corbellini, Cafiero e Pezzino
E, a proposito di storia… Franco Cardini, Liberiamoci dalla bufala del “buio medioevo”: e cominciamo a spiegare come non cadde l’impero romano
Dulcis in fundo (o, forse, in cauda venenum). Cerchiamo di restare umani; David Nieri, Il triste caso di Noa Pothoven: il cortocircuito dei media e quello dentro di noi.
MINIEDITORIALE
Più che un elzeviro, una precisazione. Sono davvero molto riconoscente agli amici che mi segnalano i frequenti attacchi dei quali sono fatto oggetto nelle più varie serie informatiche, specie da parte di personaggi che mi definiscono “un pericoloso reazionario antimoderno” o che sostengono che io sia “passato al nemico” (nemico di chi?), o che si dicono “delusi” della mia “mediocrità” e del mio “conformismo” o, al contrario, “indignati” per le mie posizioni estremiste e insostenibili. Io faccio l’insegnante, lo studioso e il pubblicista: chi vuole farmi l’onore di occuparsi di quel che dico e scrivo lo faccia pure, gli sarò riconoscente se mi segnalerà errori che posso aver commesso, ma eviti l’inutile tecnica della pseudoricostruzione del mio “pensiero” (diciamo così) attraverso i miserabili trucchi della “estrapolazione” o del “taglia-e-cuci”, dal momento che tale tecnica mira non a comprendere, non a criticare, non a confutare argomentando, bensì a calunniare e a denigrare: e per rispondere a calunnie e denigrazioni, mi spiace, non ho né tempo né voglia. Scrivano pertanto pure quello che vogliono, ma non sperino che io mi abbassi a replicare.
Se poi qualcuno dei suddetti personaggi vuole che gli risponda, lo farò volentieri, con onestà e umiltà. Sappia, tuttavia, che: 1. Rispondo ad argomenti, non a illazioni o addirittura a calunnie e a insulti; 2. Non rispondo mai a nessuno che non si presenti lealmente e non si firmi chiaramente, con nome, cognome e, se non indirizzo, almeno qualche indicazione che mi consenta comunque di verificare chi è, perché sono abituato a parlare a viso aperto e non a colloquiare con gente velata dall’anonimato o dalla pseudonimia (chiedo solo quello che io abitualmente offro ai miei interlocutori). FC