Minima Cardiniana 267/4

Domenica 2 febbraio 2020, Purificazione della Beata Vergine Maria (“Candelora”)

A PROPOSITO DI UN SIGNORE CHE AVREBBE POTUTO DIVENTARE SINDACO DI FERRARA
Non conosco il signor Nicola Lodi e non posso giudicarlo alla luce di quanto su di lui so dalle notizie on line e dalla stampa. Mi esimo dal formulare giudizi sulla sua intelligenza, sulla sua correttezza e sulla sua cultura: non sta a me farlo né m’interessa. Mi limito a ritenere, da cittadino, che le persone del suo tipo farebbero bene o a non occuparsi di politica o a rinnovare del tutto i loro metodi e magari la mentalità che c’è dietro. In politica si può essere anche volgari e si possono usare anche le minacce: ma bisogna saperlo fare (consiglio al riguardo la lettura di un libro che tutti citano e nessuno legge, il Mein Kampf di Adolf Hitler: lui sì che ci sapeva fare. E difatti, se e quando gli conveniva, era compitissimo, perfino charming). Il signor Lodi, soprattutto, dovrebbe rendersi conto di tre cose: primo, non si minaccia prima di esser sicuri di poterselo permettere (“non dire gatto se non l’hai nel sacco”), altrimenti si rischia il discredito definitivo; secondo, in politica è meglio non minacciare di colpire, ma aspettare il momento opportuno e colpire sul serio, altrimenti non si fa “molto male”, a dirla come si esprimerebbe appunto Lodi, se non a se stessi; terzo, e fondamentale: minacciare prima (e senza) poter poi agire è solo patetico velleitarismo; minacciare da una posizione di forza, come Lodi s’illudeva di avere, è imprudente e anche alquanto vigliacco; minacciare da una posizione d’inferiorità, come ad esempio da una forza d’opposizione, può essere imprudente ma è legittimo. Ora però, signor Lodi, vincitore o perdente che Lei sia stato in sede elettorale, voglia o non voglia proseguire la sua carriera politica, Lei ha contratto un debito con la società civile: quei nomi che minacciava di fare, li faccia; quelle cose che minacciava di rivelare, le riveli. E ne affronti le conseguenze. Magari, per Lei, sarà proprio questo per rimontare la china, metabolizzare la figuraccia che ha fatto e magari prepararsi alla rivincita. Fino ad ora, mi perdoni, ma ha fatto la figura di ominicchio, a dirla con Leonardo Sciascia. Ora non faccia il quacquaracquà. Sia uomo: denunzi apertamente, senza reticenze. Vuoti il sacco.

DAVID NIERI
Nicola Lodi, Ferrara e il “metodo Naomo”. Ovvero, tutto il degrado della politica italiana
Matteo Salvini credeva che il trionfo fosse ormai a portata di mano. Espugnare Ferrara, nel giugno 2019, a molti – e al leader del carroccio in particolare – era sembrato il primo passo per la conquista della “regione rossa” per eccellenza, l’Emilia-Romagna. Ma dallo scorso giugno molte cose sono cambiate e il trionfo non è arrivato. Chi scrive non pensa che quella della Lega in Emilia-Romagna sia stata, da un certo punto di vista – ovvero, l’aumento consistente delle preferenze – una vittoria. In una tornata elettorale, considerati soprattutto i tempi che corrono, si vince o si perde: bastano pochi giorni, un piccolo passo falso per spostare il bacino dei voti – dunque, la bilancia dei consensi – da una parte all’altra. Non esistono più gli elettori radicalizzati e fedeli, sono ormai scomparsi i partiti e le coalizioni che si combattono e si sfidano sui campi di battaglia “tradizionali”. Le elezioni del 26 gennaio hanno rappresentato forse un’occasione unica per il centrodestra a trazione leghista, ma gli elettori hanno dato ragione al candidato di centrosinistra, il presidente Stefano Bonaccini, che è stato dunque riconfermato. Ormai è inutile piangere e recriminare sui dettagli: non si è trattato, con tutta probabilità, del “candidato non all’altezza”. Il problema della Lega, forse destinato ad amplificarsi, è un altro.
A molti non piace l’atteggiamento del leader, le cui “uscite” mediatiche appaiono spesso fuori luogo. Dal Papeete al rosario, dal citofono alle felpe, la sovraesposizione mediatica di Matteo Salvini pare degna di un bulletto, di un capo-ultrà leader della curva, piuttosto che di un partito politico che sembra destinato – secondo molti – a governare il paese come il più forte in termini percentuali della coalizione di centrodestra. Vero, si dice, bisogna guardare ai contenuti. E viene naturalmente da chiedersi quali siano. Ma la politica non è un teatrino, non è un Truman show gestito esclusivamente da spin-doctors, proclami, slogan e urla sguaiate. O meglio, non dovrebbe esserlo. In questo senso, il problema è senz’altro bipartisan. Ma i toni, quelli peggiori, sono spesso appannaggio degli esponenti della Lega. Non sempre, ma spesso.
Un esempio si è avuto nei giorni immediatamente precedenti le elezioni regionali. Ed è accaduto proprio lì, a Ferrara, la città del “primo passo” verso la conquista della regione più ostica, dunque del paese. Protagonista, il vicesindaco Nicola Lodi, detto “Naomo” – il soprannome è tutto un programma –, che, alla vigilia delle elezioni, chiamato a rispondere a proposito di un presunto scandalo (in realtà poco presunto) che ha coinvolto il vicecapogruppo della Lega, Stefano Solaroli, e la consigliera comunale “dissidente” Anna Ferraresi, dello stesso partito, incoraggiata ad accettare un posto di lavoro in modo da abbandonare il suo incarico istituzionale, ha sbottato a “Piazzapulita” minacciando di fare “un culo così” a tutti gli avversari all’indomani della vittoria, per lui sicura. Ha promesso di “fare i nomi” di tutti i coinvolti – ovviamente di centrosinistra – in assunzioni istituzionali pilotate, di interi “alberi genealogici” piazzati nelle partecipate, oltre a vari altri malaffari. Ha promesso, ma, a quanto mi risulta, non ha mantenuto. Ecco, vorremmo invitarlo a procedere, anche se l’esito delle elezioni è stato diverso rispetto a quanto da lui auspicato. Faccia i nomi, perdio! Perché avremmo bisogno di sapere; perché dovremmo ricominciare a pensare la politica in modo diverso; perché avremmo necessità di una classe dirigente con una funzione civica e morale. Tutto il contrario rispetto ai modi e ai toni di Nicola Lodi, ai “Vaffa-day”, ai bunga bunga, al leader di Forza Italia – esiste ancora? – che, godendosi il successo della candidata alla Regione Calabria, Jole Santelli, ne elenca le virtù in conferenza stampa, rammaricandosi del fatto che a lui, in vent’anni, non si sia mai concessa (in modo più volgare, ovviamente).
La politica attuale come specchio del degrado del nostro paese? Evidentemente sì. La manifestazione del deterioramento, da una parte, nei toni e nei modi; della nullità delle proposte, dall’altra.
Tornando all’eroe ferrarese, ovvero Nicola Lodi, sia detto per inciso che su di lui paiono gravare diverse denunce – cinque sentenze a carico: reati lievi, certo, ma reati – e un ammonimento per stalking. Vive in un alloggio popolare senza averne diritto – prima gli italiani! –, che ha “modificato” a suo piacimento senza le autorizzazioni necessarie: antenna parabolica, climatizzatori, vasca idromassaggio, nuovi pavimenti e rivestimenti. Piccoli dettagli? No, non lo sono.
Il problema è che sono tanti i Nicola Lodi che si annidano in politica e nella società civile. E questo è l’esito di una classe dirigente formatasi sull’incultura e sulla mancanza di rispetto verso il prossimo, che si trasforma in spontaneo disprezzo nei confronti dell’avversario di turno solo perché avversario.
Non so quale possa essere, in questo senso, il futuro della Lega. Quali possano essere, alla lunga, i vantaggi che tali esponenti possano regalare alla causa. Credo invece che, per ricreare un tessuto sociale degno di chiamarsi tale, sia necessario un radicale cambio di passo, di toni e di modi. A partire dalla “classe politica”.
David Nieri