Minima Cardiniana 267/5

Domenica 2 febbraio 2020, Purificazione della Beata Vergine Maria (“Candelora”)

THE NEW CATHOLICS
Pubblico con piacere e dichiarandomi d’accordo sia con quanto dice Marletta, sia con il breve commento di Nieri.

The new-cattolics (ovvero: la deriva battista-evangelica dei “ritornati alla fede”)
Devo confessare che mi provocano una certa stizza (oltre che tenerezza), tutti quei Cattolici – di cui non metto in discussione la buona fede – che ormai da anni non fanno che uniformarsi pedissequamente a modelli protestantici anglo-sassoni illudendosi, magari, di rappresentare in tal modo “lo zoccolo duro” del Cristianesimo.
Il fenomeno, per carità, è comprensibile: si tratta spesso di persone che fino a 40 anni facevano tutt’altro; tornate (re-born, come dicono gli yankee) ad una qualche religiosità e che, a fronte del vuoto pneumatico delle parrocchie, non trovano nient’altro di meglio che attingere a modelli d’Oltreoceano (da dove, oltre che i panini di Mc, importiamo anche “religione”).
Queste persone non sono evangelici-protestanti, continuano a considerarsi Cattolici: ma nei fatti attingono gran parte del loro immaginario e sentimenti da tutt’altro mondo.
I risultati si vedono.
Innanzitutto – a dispetto di secoli di dottrina sociale – queste persone esaltano il liberal-capitalismo. Un po’ ingenuamente, credono che il liberal-capitalismo sia “il migliore dei mondi possibili”… sì, ma senza l’aborto e il gender (che è come dire: “un tumore maligno è bello ma non deve dare metastasi”). Ma d’altronde, e data l’estrazione sociale generalmente medio-alto borghese di questi new-converts, le questioni sociali a loro non interessano (e non riguardano) molto.
Sulle Scritture, naturalmente, vige il letteralismo più ottuso scambiato per “fedeltà” alla Bibbia (del tipo: “L’Arca di Noè conteneva anche i koala” o tutta la Fede salta!).
L’immaginario è ancora quello da Guerra Fredda (oltre l’Adriatico ci sono i “comunisti”, o comunque i loro discendenti camuffati da Pope con la barba…).
Sono concentrati unilateralmente sui temi “pro-life” e, naturalmente, l’80% delle loro tematiche gira attorno alla morale sessuale, secondo un cliché giansenista-vittoriano che fa un po’ sorridere – ma neanche tanto – se solo si pensa che i loro amici d’Oltreoceano hanno in media 3 matrimoni falliti alle spalle e *anta concubine (ma a loro, tutto si perdona).
Sulle questioni geopolitiche, poi, preferisco stendere un velo pietoso.
Il massimo del trash lo si coglie quando questi signori diffondono online “notizie certe” e “disamine storico-religiose” prese di peso da siti di tele-predicatori: “Monaco buddhista morto da giorni resuscita e grida che Buddha è all’inferno!”; “I Musulmani adorano la dea-luna (sic)”, “In Iran sono stati impiccati 1500 cristiani dall’inizio dell’anno”, o più innocentemente “Scoperto in Iraq il torsolo della mela di Adamo”, ecc. (e non pensiate che gli esempi me li sia inventati io…).
La cosa buffa è che il livello di quest’immaginario ricalca esattamente le modalità che, solo fino a qualche decennio fa, i medesimi Protestanti utilizzavano contro i Cattolici (“Gli Irlandesi puzzano e sacrificano a satana nella notte del 31 ottobre”; “I Papi bevono sangue di bambini per tenersi in forma”, e via delirando).
Insomma, se questa è l’alternativa alla chiesa-pop delle Pachamama e dei teologi-queer, beh, meglio soprassedere…
Gianluca Marletta

“Jesus he knows me, and he knows I’m right”, cantava Phil Collins nell’ultimo album di un certo spessore (artistico), ovvero il canto del cigno dei Genesis in versione ridotta. Si riferiva, il buon Phil, ai “televangelisti” americani che imperversavano su decine di canali tv nei primi anni novanta, ovvero i telepredicatori (tra i quali Robert Tilton, Jim Bakker, Larry Lea e Benny Hinn) che, dietro la promessa della “salvezza eterna”, riuscivano a estorcere ingenti somme di denaro ai loro fedeli. Una sorta di Wanna Marchi in chiave spirituale che però, al posto delle cianfrusaglie contro il malocchio, vendevano, appunto, la “salvezza”, ponendosi come tramite tra il padreterno e i poveri malcapitati (tantissimi).
Il breve articolo che avete appena letto, al di là dell’ironia (giustificata) che lo caratterizza, pone questioni fondamentali, sulle quali è nostra intenzione focalizzare l’attenzione perché crediamo sia assolutamente necessario approfondire. Lo faremo, già dalla prossima settimana. Perché le questioni sollevate riguardano la Fede e la sua crisi nell’epoca della secolarizzazione globalizzata; la concezione dell’“Occidente da difendere” tanto cara ai nostri cattolici che, nel tentativo di difenderlo, si sono sparpagliati in una diaspora di confessioni, movimenti, associazioni ognuna con la propria verità in tasca. Noi, in effetti, non abbiamo neanche la tasca per la verità. Ma riteniamo nostro dovere cercare di capire.
Il primo punto, essenziale, riguarda l’Occidente che dobbiamo difendere: è davvero l’Occidente della Cristianità tradizionale, quello che da parecchi decenni stiamo vivendo? O non è invece proprio l’Occidente moderno (individualismo, laicismo almeno latente, progressismo, primato di economia, finanza e tecnologia) che ormai ci separa nettamente dalle società nonostante tutto ancora in qualche misura tradizionali e che va sradicato? Qual è la vera rivoluzione da attuare? Resistere abbracciando il “liberalismo cattolico” (quello della concezione puritana-calvinista), oppure cercare di superarlo, per tornare a una concezione di società più equa e misurata?
È questo, a nostro avviso, il nocciolo della questione: non è forse la battaglia che sta cercando di combattere papa Francesco (considerato da molti, appunto una sorta di anticristo)?
David Nieri