Minima Cardiniana 275/4

Domenica 29 marzo 2020, V Domenica di Quaresima

IL FRONTE DEL CORONAVIRUS PASSA PER LA VIA FRANCIGENA
Luigi Lucchi, sindaco di Berceto in provincia di Parma – il paese più vicino al Passo della Cisa, famoso per essere un “alto luogo” della Via Francigena, e il cui patrono è san Giacomo, l’apostolo che si venera a Compostela – è un personaggio scomodo e imprevedibile. È, da buon “socialista all’antica”, un difensore costante e indifeso di tutte le “cause perse”: sta con gli ecologisti contro Trump e Bolsonaro, sta con i pellerossa contro chi ha perpetrato contro di loro un genocidio orribile (Berceto è gemellata con la gloriosa nazione Lakota, quella del grande capo Sitting Bull). Non per nulla, è un fiero sostenitore di papa Francesco e della sua lotta per gli Ultimi della Terra. Con lui, stiamo cercando di far crescere un impegno di studio, di lavoro e di attività di sostegno quotidiano ai pellegrinaggi attraverso lo sviluppo di un Centro Internazionale di Studi.
Lucchi è uno che si spende totalmente per la sua comunità e per la sua militanza socialista. È anche un cattolico semplice e all’antica, com’è un socialista semplice e all’antica. Per quanto ne so io – ormai siamo amici da parecchi mesi e, anche se non ci vediamo spesso, credo di conoscerlo piuttosto bene – un difetto ce l’ha, o almeno ce l’aveva. Fumava troppo. Spero che ora abbia smesso. Io non fumo, però non ho nulla contro chi fuma. Certo è che, nell’attuale contingenza, fumare è particolarmente pericoloso. Lucchi è un combattente. Sta combattendo una battaglia su molti fronti. Uno è quello del fumo. Gli auguriamo di vincerla.

LUIGI LUCCHI
QUI BERCETO. UN SALUTARE BAGNO DI UMILTÀ
Sono a Pavullo nella clinica La Pineta in cui dovevo, avendo smesso di fumare (ultima sigaretta 30 gennaio), avere la riabilitazione respiratoria tramite esercizi fisici.
Tutto programmato da mesi visto che l’entrata in clinica comportava l’aver smesso di fumare. Programmavo di iniziare a smettere il 7 gennaio e di poter andare in clinica a febbraio.
Non è facile entrare in questa clinica, convenzionata con il Sistema Sanitario Nazionale, e la data era fissata per il 24 febbraio. Sabato 22 febbraio, invece, improvvisamente febbre. Normale faringite. Per entrare in clinica si doveva essere sani ed avere anche certificato medico che lo attestava. Mercoledì 26 completa guarigione e certificato medico. In clinica posso entrare venerdì 28.
In tutta la mia vita ho trascorso una sola notte in ospedale (febbraio 1977 operazione alle tonsille).
Mi sono sempre illuso, dal giorno della decisione di entrare in clinica (novembre) che non fosse un ospedale. Era ed è un ospedale.
Non so se raggiungerò gli obiettivi di migliorare la respirazione, di imparare nuove tecniche ecc.
Di certo ho raggiunto un buon bagno d’umiltà circondato da persone che hanno l’ossigeno, usano il carrello, fanno tanta fatica a camminare.
Non tutti sono ex fumatori, ma di certo i fumatori vedono palesemente il loro futuro.
A questa situazione di “prigionia” s’è aggiunto il peggioramento repentino della situazione regionale del coronavirus. Ho vissuto dall’interno il dramma della situazione. Del completo isolamento.
Poi ecco, improvvisamente febbre. Paura! Tampone e referto positivo appena appreso oggi, 22 marzo.
Un’esperienza che mi renderà più forte, più capace di comprendere il dramma delle persone.
Un’esperienza che vivo senza isterismi, perché penso al domani radioso che avremo come comunità e come paese.
Una buona dose di paura che però non riesce, al momento, a sopraffare ai tanti progetti, alle tante idee per il futuro delle Terre Alte.
Serve pensare, in questi momenti, a quanto Berceto ha vissuto e attestato con la peste del 1630, il colera, la spagnola, l’asiatica, il tifo, ecc. Berceto è sempre rinato e rinato migliore. Anche allora come adesso c’erano i maghi (opposizione) che volevano trarre vantaggi “politici” dalle disgrazie della comunità. Anche allora non sono stati creduti dai bercetesi come non lo saranno adesso, visto il loro livore e malvagità.
Un animo meschino.

Non ho toccato una riga delle parole di Lucchi, per due ragioni. Prima, non lo faccio mai con nessuno se non col suo consenso. Seconda, di tutto il suo bellissimo articolo, una sincera commossa e virile confessione, l’unica cosa che non mi è piaciuta è il passo finale, le ultimissime due righe.
Non mi è piaciuto perché non è all’altezza di tutto il resto. Non discuto la sua buona fede, credo che abbia, se non del tutto ragione (nessuno di noi ha mai del tutto ragione), quanto meno moltissime ragioni. Ma è un cittadino serio, un primo cittadino esemplare, e come chiunque di noi ha molti più doveri che diritti. Tra i suoi doveri c’è quello di ascoltare anche i suoi oppositori e i cercar di valutare quanto di serio e di positivo essi propongono. Può farlo con serenità perché sa che i cittadini di Berceto stanno nella loro stragrande maggioranza con lui. Per quanto mi riguarda, queste pagine sono a loro disposizione come lo sono di chiunque in buona fede voglia esporre il proprio punto di vista. Siamo tutti interessati al bene comune: e il bene comune nasce dal confronto reale. Facciamo uno sforzo.