Domenica 19 aprile 2020, Domenica in Albis
EDITORIALE
MARINA MONTESANO
PENSIERI SPARSI IN TEMPI DI EPIDEMIA
Ci sono talmente tanti commenti sul covid-19 ad affollare televisioni, siti internet e giornali che non aggiungerò il mio: niente previsioni su come andrà, sugli errori di gestione, sulle paure francamente fuori luogo di ‘perdere le libertà’ (ma quali?) per un’app di tracciamento. Soltanto alcune rapide annotazioni su qualche titolo, qualche episodio che non si può passare sotto silenzio. Ormai la corsa alla ricerca del capro espiatorio è in un vicolo cieco: abbiamo cominciato con i cinesi per finire a prendercela con i tedeschi e gli olandesi, passando per gli joggers, i passeggiatori di cani (e, se si ha il cane, tutti gli altri che si lamentano dei passeggiatori di cani), quelli che invece fanno passeggiare i bambini, le librerie che riaprono e così via. Una società litigiosa qual è quella italiana (ricorsi e denunce per tutto, dalla bocciatura a scuola alla lite condominiale affollano i nostri tribunali che già funzionano poco) sembra aver trovato un terreno perfetto sul quale esercitarsi. Senza per questo dimenticare, naturalmente, gli slanci di generosità e altruismo che pure non mancano nella nostra società, in generale e in questa contingenza specifica.In particolare divertono quelli che sostengono i partiti del “prima gli italiani” che si offendono moltissimo quando gli olandesi o i tedeschi agiscono esattamente secondo quel principio e non vogliono accollarsi i debiti dell’Italia.
Penso sia stata montata non casualmente una pagina de Il Fatto Quotidiano online nella quale si deprecava il titolo del Die Welt a proposito delle mafie italiane in attesa della pioggia di soldi di Bruxelles, e appena sotto la notizia della truffa alla sanità barese, con gli appalti delle mascherine consegnati a un individuo già indagato per illeciti vari: acquistate a 0,36 centesimi e rivendute a 20 euro l’una. Mi pare evidente che in Europa la trattativa conoscerà dei compromessi per tutte le parti in causa; e ora che Lega e Forza Italia hanno affossato la proposta dei Verdi per gli eurobond in quanto “corrisponderebbe alla totale cessione di sovranità all’Ue”, bisognerà trovare un’altra soluzione: che sarà per forza una mediazione fra il bisogno di un prestito e la necessità di controllare come viene speso, magari evitando che vada a finanziare i concerti di Elton John. I politici olandesi e tedeschi hanno come quelli italiani un’opinione pubblica che, guarda un po’, pensa ‘prima gli olandesi’ e ‘prima i tedeschi’, dunque ha paura di concedere troppo per poi perdere le elezioni contro gli omologhi di Salvini & Co. Sono i danni della democrazia intesa in questo modo, ma sono anche le regole alle quali accettiamo di giocare, e come in tutti i giochi una volta stabilite bisogna anche saperci stare. Se nei confronti dell’Olanda è giusto ricordare come il piccolo Stato non abbia fatto la propria ricchezza con tulipani e cannabis, ma trasformandosi in un malcelato paradiso fiscale per le macro-imprese (al pari di San Marino, Svizzera, Lussemburgo e così via) che non vogliono pagare le tasse nei paesi in cui operano, vale il discorso di sopra: è inutile ricordarlo adesso. Evidentemente, se glielo lasciamo fare è perché siamo conniventi e i soldi non pagati al fisco o guadagnati illecitamente da qualche parte si dovranno pur sciacquare. Mentre per la Germania vale il senso di lamentosa inferiorità dinanzi a un paese che, anche a partire dalla crisi legata all’epidemia in corso, ha saputo non essere perfetto, ma almeno fornire una risposta più decente di quanto si sia fatto altrove. La Lombardia può anche guardare con disprezzo la Sicilia e pensare di essere una costola teutonica fuori posto, ma alla prova dei fatti si è rivelata ben più terrona di quanto sperasse. Detto questo, non siamo gli unici: dalla Spagna alla Francia al Regno Unito agli Stati Uniti non mi pare che la risposta sia stata poi tanto migliore.
E a proposito degli Stati Uniti, almeno non abbiamo il loro presidente, il che è un grande vantaggio. E nonostante da noi non manchino quelli che si lamentano per la perdita delle libertà, neppure abbiamo individui sovrappeso armati di mitragliatore che manifestano impunemente contro il lockdown o agitano cartelli demenziali in mezzo alla strada: naturalmente tutti supporters di Trump.
Se il paradiso delle libertà individuali porta allo sconcio dei senza tetto allineati nei parcheggi di Las Vegas come misura contro l’epidemia, preferisco le ordinate razioni alimentari distribuite ai cittadini di Wuhan. Vero è che, se negli USA altre città hanno fornito alloggi temporanei alle migliaia di homeless, il caso della metropoli del Nevada è simbolicamente rilevante: una città che conta circa 150mila camere d’albergo in questo momento tutte vuote ma non ne ‘sporca’ nemmeno una per i suoi poveri è indegna. Ma in tutto questo un particolare l’ho trovato più repellente degli altri: fra gli alberghi vuoti ce n’è uno che porta il nome di Trump e che appartiene alla sua holding al 50%; dinanzi all’epidemia almeno il beau geste presidenziale di concederlo ai diseredati sembra normale a chi ha ancora uno straccio di coscienza morale e di senso delle istituzioni. E invece no: per i suoi supporter sarebbe unamerican, addirittura comunista o, con il neologismo più repellente (altro che petaloso) diffusosi dalle nostre parti in questi anni, ‘buonista’.
Il virus non ha lezioni morali da dare: con buona pace di qualche imam, rabbino, vescovo, pastore evangelico e seguaci vari i quali pensano sempre che le epidemie vengono perché Dio vuole punirci per gli aborti e i matrimoni gay (mai per le frodi fiscali o i bombardamenti di bambini già nati in paesi sbagliati come l’Iraq, la Siria, lo Yemen e così via) e che si sono fatti sentire inevitabilmente anche in questa occasione. Non dà lezioni morali, però mette in mostra in modo più stridente del solito la nostra (individuale, sociale, comunitaria, nazionale) fibra morale: non sempre è una bella scoperta e certamente sarà ancora lì quando il virus andrà via, speriamo presto.