Minima Cardiniana 286/1

Domenica 14 giugno 2020, Corpus Domini

EDITORIALE
IL DOVERE DELLA MEMORIA
Solo poche parole stavolta: e due soli articoli. Ma lunghi e impegnativi. Ne riparleremo durante le prossime settimane. Stavolta solo un paio di rapide note, come promemoria per impostare il discorso.
Il dovere della memoria. Siamo d’accordo tutti, no? Altrimenti perché mai ogni anno dovremmo mandare i nostri studenti medi a visitare Auschwitz, invece che accompagnarli agli scavi di Pompei o alla villa di Caprarola? Li mandiamo a vedere cose che debbono ricordare, affinché non avvengano più. Solo che nella storia non è accaduto solo Auschwitz. E com’è allora che certe cose vanno ricordate tutti i giorni mentre certe altre andrebbero dimenticate o richiamate sì, ma solo col contagocce e scusandoci prima di farlo?
Razzismo e colonialismo sono state delle vergogne. Ma solo quando le hanno fatte quelli che poi hanno perduto qualche guerra? La vittoria assolve i vincitori? Le requisizioni annonarie in Bengala durante la seconda guerra mondiale, volute da WC (amiamo chiamarlo affettuosamente così, sir Winston: come chiamiamo BB Brigitte Bardot e JFK John Fitzgerald Kennedy) hanno fatto circa 4 milioni di morti, i 2/3 della cifra che di solito si ripete per la Shoah: ma se questa la ricordiamo ogni giorno, quelli non dobbiamo nemmeno nominarli?
Storia dell’Occidente, e storia in generale. Sì, è vero: la storia è piena di assassini. Vogliamo davvero radicalmente “purificare la nostra memoria”? Allora ne avremo da fare. Senza dimenticare mai che noi possiamo anche condannarlo duramente, oggi, il colonialismo: ma il fatto è che per generazioni ci siamo arricchiti son esso, su di esso e grazie ad esso. E allora continuiamo ad esserne complici: addossare solo a qualcuno le colpe non va. Le assoluzioni eterogiustificate non servono. Churchill ha ammazzato i bengalesi ma ha sconfitto Hitler. Il primo è un fatto, la seconda un’ipotesi. Ci siamo dimenticati papa Pio XII o lord Halifax, che la guerra non la volevano? È scientificamente dimostrabile che avessero torto? Siamo certi che se non ci fosse stata la seconda guerra mondiale le cose sarebbero andate come affermano alcuni fantastorici della domenica, cioè che tutto il mondo sarebbe stato nazificato? In Germania c’erano già stati, fra ’33 e ’39, numerosi tentati golpe: e Hitler non era immortale; e lo Hitler del ’39-’40 non era ancora quello del ’44-’45. Chi ci assicura che evitare la guerra – e con essa la morte di milioni di persone, la distruzione di città intere eccetera – non avrebbe portato comunque al rovesciamento del nazismo, magari sulla base di un altro iter storico? Badate che molti orrori erano certo avvenuti, ma il genocidio di massa non si avviò prima del ’42, e fu in gran parte l’esito di un’economia di guerra con le sue sia pur barbariche ragioni. Vogliamo ragionare anche su questo o no?
Statue sì, statue no. Io le statue sono per lasciarle al loro posto: anche quelle di WC. Sono monumenta, quindi debbono monere: ma in quale direzione debbono farlo, sta a noi deciderlo. Non mischiamo la storia e l’etica: che hanno relazioni fra loro, ma vanno tenute distinte in quanto hanno caratteri e scopi diversi. La storia non è un tribunale: “comprendere”, storicamente, non vuol dire “giudicare”, bensì “capire in profondità”. Nella storia quello che è fondamentale – ce lo ha insegnato Max Weber – è il disincanto. Impariamo ad andare al di là dei giudizi consolidati e delle loro ragioni, non sempre solide e non sempre pulite. Le colpe dei vinti le abbiamo esaminate piuttosto bene. È l’ora di esaminare quelle dei vincitori. Altrimenti tutti i mali del mondo sarebbero scomparsi nel ’45 quando è morto Hitler o nel ’53 quando è morto Stalin o ancora più tardi quando sono morti Bin Laden, al-Baghdadi o Gheddafi. Invece il male c’è ancora eccome. Le guerre, la fame, le malattie, non la disuguaglianza che magari ci sarà sempre e magari è anche normale che ci sia, ma l’ingiustizia, l’iniquità, la sperequazione. Rileggetela, la lettera del papa Laudato si’. E agite di conseguenza.