Minima Cardiniana 292/2

Domenica 26 luglio 2020
XVII Domenica del Tempo Ordinario
Ss. Anna e Gioacchino

LA CRONISTORIA DELLA MOSCHEA DI PISA

PISA, LA GIUNTA PROVA A BLOCCARE LA MOSCHEA
La nuova maggioranza di centrodestra cerca di infilarsi nelle pieghe dell’iter burocratico per far saltare il progetto
Lo stop alla nuova moschea di Porta a Lucca era stato il tema ‘forte’ del programma elettorale, e adesso la nuova maggioranza di centro destra di Pisa si prepara a metterlo in pratica. Grazie alla variante approvata dalla precedente amministrazione di centro sinistra, nell’area lungo via del Brennero acquistata dalla Comunità islamica sarebbe già possibile costruire un nuovo luogo di culto (tanto che sul posto si trovano tecnici e macchinari di scavo), se non fosse che manca la valutazione idrogeologica del progetto da parte del Consorzio di Bonifica del Basso Valdarno (ente però commissariato e che al momento non si può coinvolgere formalmente). Ed è nelle pieghe di un iter burocratico ancora incompleto che la giunta guidata dal leghista Michele Conti intenderebbe ora inserirsi per stoppare il procedimento. Approvando intanto, già nei prossimi giorni, un atto di indirizzo che darebbe il primo via libera politico allo stop alla variante, da sottoporre poi al consiglio. Quindi, facendo studiare agli uffici una nuova variante (centrata, pare, su un vincolo di “valorizzazione economica” dell’area). Un dietro front possibile, ma non facile. Il grande rischio è infatti un ricorso della Comunità islamica: “Siamo pronti a far valere i nostri diritti soggettivi nelle sedi competenti”, conferma l’avvocato della Comunità, Jacopo Pacini. Lo stop alla moschea, infatti, “violerebbe il diritto maturato dalla Comunità a fronte dell’investimento compiuto sull’acquisto del terreno, sulla progettazione esecutiva, nonché sul contenzioso legato al referendum anti-moschea (tentato due volte e due volte bocciato, ndr)”. Non varrebbe a bocciare i diritti consolidati, secondo Pacini, nemmeno un nuovo vincolo di valorizzazione economica dell’area: “La Comunità ha già valorizzato, anche economicamente, un’area fatiscente e degradata, e che sarà ancora più valorizzata dalla realizzazione, a carico della Comunità stessa, di infrastrutture pubbliche come parcheggi e aree verdi, e di una biblioteca aperta alla città”. E che il rischio di uno stop sia alto lo conferma il divieto assoluto di parlare di moschea imposto da Conti alla sua maggioranza, consapevole dell’alta carica di conflittualità sociale che innescherebbe un eventuale ricorso della Comunità. Conferma il capogruppo della Lega Alessandro Gennai: “Parlerà solo lui, e solo quando sarà il momento”.
La Repubblica, 25 luglio 2018

PISA, LA MOSCHEA FA IMPAZZIRE GLI AVVOCATI
Mettetevi una mano sul cuore. Pensate ai poveri avvocati al lavoro per il Comune di Pisa. Devono mettere in piedi una barriera fatta di commi e codicilli per evitare che la comunità islamica realizzi una moschea. Non è facile, perché apparentemente la legge è tutta dalla parte dei credenti musulmani. Il terreno è di loro proprietà e la destinazione urbanistica è per un luogo di culto. L’associazione ha anche fornito da tempo le integrazioni tecniche richieste dal Comune e si fa forza di una serie di pareri tecnici favorevoli. Non solo: giusto ieri ha inviato una diffida al Comune, ventilando ricorsi al Tar e la richiesta di surrogare la potestà regionale a quella comunale.
Davvero, mettetevi una mano sul cuore. Pensate a quei poveri avvocati: devono inventare qualcosa. L’idea della maggioranza a trazione leghista è quella di approvare una variante urbanistica ed eliminare la destinazione a luogo di culto. Ma non è semplicissimo. Ci sono sempre quelle maledette leggi da osservare. Ma guarda tu se la legalità può diventare una zavorra.
Fabio Galati
La Repubblica
, 24 ottobre 2018

PISA, IL COMUNE SILURA LA MOSCHEA
Approvata la delibera che porterà allo stop definitivo. L’assessore all’urbanistica: “Potremmo espropriare l’area”. La comunità islamica valuta il ricorso al Tar
La giunta di Pisa ha approvato all’unanimità, oggi pomeriggio, giovedì 25 ottobre, la delibera che porterà al definitivo stop alla nuova moschea di Porta a Lucca. Come da programma elettorale, la maggioranza di centrodestra guidata dal leghista Michele Conti ha confermato così con un atto formale la sua intenzione di mettere la parola fine all’iter avviato dalla precedente amministrazione di centro sinistra, e che, sulla base di una variante urbanistica, stava per portare alla posa della prima pietra del nuovo luogo di culto, in un’area lungo via Brennero acquistata di tasca propria dalla Comunità islamica pisana proprio con questo scopo.
La delibera approvata dalla giunta Conti avvia ad un iter del tutto nuovo, che, sulla base di un atto di indirizzo dello scorso luglio, prevede una diversa destinazione d’uso dell’area, e quindi una nuova variante. I cui obiettivi sono già indicati: impedire un aumento del carico urbanistico della zona, migliorarne la dotazione infrastrutturale e quella complessiva di verde urbano.
“Sono sempre stato d’accordo su una nuova variante, quella di prima era un errore” conferma l’assessore all’urbanistica Massimo Dringoli (FdI), che ha proposto la delibera, ma che nelle scorse settimane era sembrato distanziarsi dalla linea oltranzista della giunta, sostenendo di non essere contrario alla moschea in sé, ma al fatto che in quel quartiere possa sorgere un qualsiasi luogo di culto, “una scelta sbagliata della precedente amministrazione”. La Lega ne aveva chiesto le dimissioni, ma Conti, pur ribadendo un fermo “no” alla moschea, aveva blindato il suo assessore (“non è in discussione”).
Il via libera all’unanimità: “Sono sempre stato d’accordo su questa variante”, ha spiegato Dringoli, “costruire un luogo di culto in una zona come quella avrebbe configurato un eccessivo carico urbanistico, che il quartiere non è in grado di sopportare”. L’assessore, d’altra parte, difendendo il suo “diritto di dire quello che penso”, insiste di “non essere contrario ad una nuova moschea, purché si costruisca in un’altra zona della città”.
Una volta approvata la nuova variante, comunque, spiega Dringoli, l’area sarà “destinata a standard urbanistici”, cioè “messa in regola per quanto riguarda la dotazione di infrastrutture e servizi di pubblica utilità, come parcheggi e verde pubblico”. Il che, annuncia l’assessore, “consentirà al Comune un eventuale esproprio per motivi di pubblica utilità”.
Un esproprio che sarebbe però una vera mazzata sulla Comunità islamica, che per mettere insieme a i soldi per acquistare l’area di circa quattromila metri quadrati a Porta a Lucca si era autotassata e che già oggi presenterà istanza in Comune per avere accesso agli atti e prendere visione della delibera. “La nostra intenzione” spiega il legale della Comunità Jacopo Pacini, “è di esaminare il provvedimento con i nostri tecnici, per poi, una volta chiariti i suoi termini, azionare uno degli strumenti che la legge mette a disposizione a nostra tutela”. A cominciare da un ricorso al Tar, e senza escludere la richiesta al presidente della Regione di nominare un commissario ad acta, che si assuma al posto del Comune la responsabilità dello specifico procedimento urbanistico per la nuova moschea.
Maria Cristina Carratù
La Repubblica
, 25 ottobre 2018

ADDIO ALLA MOSCHEA, PISA SCEGLIE I LAVORI ALLO STADIO
L’assessore all’urbanista: “Quell’area non era adatta, ne cercheremo altre”. La giunta leghista approva la variante che smantella la politica precedente sul luogo di preghiera
A Pisa niente moschea, si riqualificherà invece l’area intorno allo stadio Arena Garibaldi, anche questo da rinnovare. Lo ha deciso il consiglio comunale guidato dalla giunta a trazione leghista del sindaco Michele Conti, con un’approvazione a larga maggioranza e solo quattro voti contrari. È così che si mette una pietra tombale sulla possibilità, perseguita dalla precedente giunta comunale, di realizzare una moschea nell’area adiacente allo stadio Garibaldi-Anconetani, nel quartiere Porta di Lucca, oggi in stato di abbandono. Un’area che era già stata acquistata dall’associazione islamica e che adesso dovrà essere espropriata. Sulla destinazione di quell’area era stata condotta buona parte della campagna elettorale di Fratelli d’Italia e Lega, contrari a farvi sorgere un edificio di culto, ma recentemente anche la Soprintendenza aveva imposto alcune prescrizioni di natura paesaggistica e costretto l’associazione islamica a rivedere il progetto.
Salita al governo della città la nuova giunta, guidata da Michele Conti, ha portato avanti in tempi record la variante per la riqualificazione dello stadio e con essa annullato la previsione della moschea a Porta a Lucca. Ieri la decisione definitiva. E proprio le modalità con cui ci si è arrivati, ossia mettendo insieme le due varianti – stadio e moschea – è stato uno dei punti più contestati dall’opposizione. A tal proposito l’assessore all’urbanistica e alla mobilità Massimo Dringoli spiega che “non c’è niente di strano. Già prima che si avviasse il procedimento per la variante stadio, si era avviato quello per cambiare destinazione all’area dove era stato previsto un edificio per il culto, perché a nostro giudizio è del tutto inadeguata; sarebbe stata molto più utile per la città se fosse stata destinata a verde pubblico e parcheggio. Quando poi si è avviata la variante stadio abbiamo visto che per non consumare nuovo suolo avremmo dovuto prevedere per lo stadio proprio quel parcheggio lì”.
Quanto ai fedeli islamici rimasti a bocca asciutta, Dringoli afferma che nulla è perduto: “Nell’attuale regolamento urbanistico ci sono diverse aree di proprietà sia privata che pubblica che potrebbero essere usate per una moschea, bisogna cercarne uno adatto. Mi dispiace che ci debba rimettere la comunità islamica, ma è stato fatto credere loro, un po’ per interessi privati e un po’ per motivi politici, che quell’area fosse giusta, ma non è così. È stata una questione impostata male dal precedente governo cittadino”.
Elisabetta Berti
La Repubblica, 30 maggio 2020

IL TAR BOCCIA LA VARIANTE CHE IMPEDIVA LA MOSCHEA
Il Tar della Toscana accoglie il ricorso della Comunità islamica di Pisa, blocca il Comune guidato dal centro destra che cercava di impedire la costruzione di una nuova moschea, e gli contesta di avere di fatto limitato la libertà di culto e di pensiero garantiti dalla Costituzione. È una sentenza storica quella con cui il Tribunale amministrativo ha aggiunto un nuovo capitolo alla rovente controversia fra il Comune e l’Associazione culturale islamica della città, che da anni tenta di sostituire all’attuale sala di preghiera un vero luogo di culto in un’area di sua proprietà nella zona di Porta a Lucca, con un progetto già approvato dalla precedente giunta di centro sinistra. Il Tar ha respinto gli atti con cui l’amministrazione guidata dal 2018 dal leghista Michele Conti ha tentato di azzerare l’iter preesistente, approvando a tappe forzate una variante (l’ok in consiglio comunale pochi giorni fa) per il nuovo stadio Arena Garibaldi, che destina l’area della moschea a parcheggi per la struttura sportiva. Secondo i magistrati del Tar Manfredi Atzeni, Luigi Viola e Raffaello Gisondi, che respingono sia il no del Comune ai permessi, sia la richiesta della Soprintendenza di modifiche al progetto, la convinzione del Comune di aver esercitato la propria discrezionalità “in termini ragionevoli e nella corretta comparazione degli interessi pubblici implicati, non può essere condivisa”. Di più: citando gli articoli 8 e 10 della Costituzione (libertà di culto e di pensiero) la sentenza accoglie la tesi della Comunità secondo cui “il Comune ha in precedenza manifestato con atti formali la volontà di impedire la realizzazione della moschea”, e segnala così come incostituzionale la decisione della giunta Conti, cui contesta “eccesso di potere” e “violazione e falsa applicazione” degli articoli 8 e 18 (sulla libera associazione) della Costituzione. L’Associazione, secondo il Tar, “è portatrice dell’interesse” tutelato dall’articolo 8, “alla realizzazione di un edificio di culto, l’unico nel Comune di Pisa, destinato a soddisfare le necessità di quanti pratichino la religione islamica”, e lo stop del Comune, nonostante le formali rassicurazioni sulla possibilità di costruire altrove la moschea, ha ostacolato l’esercizio di un suo diritto. “Giustizia è fatta, siamo felici, il Tar ha difeso la Costituzione”, il commento di Mohammad Kahlil, presidente dell’Associazione islamica, mentre il sindaco Conti annuncia che “il progetto stadio va avanti senza problemi”, e il Comune “valuterà un ricorso al Consiglio di Stato”.
Maria Cristina Carratù
La Repubblica
, 2 giugno 2020

LA CROCIATA DI SALVINI “A PISA LA LEGA BLOCCHERÀ LA MOSCHEA”
“Il no alla moschea a Pisa era e rimane un impegno della Lega con la città”, in nome del suo “dovere storico di preservare la storia, il paesaggio, la cultura, la bellezza e la sicurezza della nostra comunità” e difendere “tanti simboli della cristianità occidentale presenti nella città”. Il leader della Lega Matteo Salvini entra a piè pari nella campagna elettorale regionale con un tema – l’annosa vicenda del nuovo luogo di culto di Pisa – molto caro alla propaganda identitaria del Carroccio. E lo fa a pochi giorni dalla sentenza del Tar della Toscana che ha bocciato l’iter urbanistico con cui l’amministrazione di centrodestra della città, guidata dal leghista Michele Conti, ha provato a stoppare la realizzazione della moschea in un’area di Porta a Lucca di proprietà della Comunità islamica, promossa dalla precedente amministrazione di centrosinistra. Il Tar ha anche accusato la giunta Conti di aver violato, col suo niet, lo stesso diritto alla libertà di culto garantito dalla Costituzione. Nei giorni scorsi il sindaco, in accordo col deputato leghista Edoardo Ziello, ha incontrato il presidente della Comunità islamica Mohamed Khalil, dichiarando poi che per la moschea sarebbero state valutate insieme ipotesi alternative (linea peraltro smentita, ieri, dallo stesso Khalil: “Il sindaco ci ha solo chiesto quali siano le nostre esigenze, un luogo diverso deve piacere a tutta la Comunità”). Ci sta che l’attacco di Salvini punti a scoraggiare eventuali tentativi del genere, ma almeno in apparenza le parole riservate al sindaco sono concilianti: “Sono in costante contatto con il bravo sindaco Conti, con consiglieri e parlamentari italiani ed europei pisani” , assicura, “e sono sicuro che anche sul no alla moschea sapremo mantenere gli impegni presi con i cittadini”. Ben più tranchant l’europarlamentare e candidata della Lega alla presidenza della Regione Susanna Ceccardi: “Il no di Salvini è un no assoluto e netto, che io condivido”, dice chiaro, “nessuna moschea a Pisa è una promessa che abbiamo fatto agli elettori pisani”. E se la mossa di Conti e Ziello dei giorni scorsi è “sembrata un’apertura, la posizione della Lega è identica da Milano a Palermo: no moschea né a Porta e a Lucca né in altro luogo”. Ceccardi non fa sconti a nessuno: “Se l’amministrazione leghista di Pisa prenderà in considerazione un luogo alternativo nel Comune, e non credo lo farà”, annuncia, “io sono pronta a incatenarmi. Su questa questione non guardo in faccia al colore politico”, e avverte il sindaco: “Credo che andrà avanti sulla linea della Lega e impugnerà al Consiglio di Stato la sentenza del Tar. Se altri hanno idee diverse da quelle della Lega e del suo leader nazionale, se ne parlerà nelle sedi opportune”. Durissima la reazione dell’ex sindaco Pd di Pisa Marco Filippeschi: “Si tratta di un’istigazione all’illegalità, e della messa sotto tutela del sindaco Conti”, dice, chiedendo che siano coinvolti sul caso Parlamento e Governo: “La buona politica deve mantenere i suoi impegni e far vincere i principii costituzionali e i valori democratici”. Attacca il governatore della Toscana Enrico Rossi: “Salvini vuole ergersi a paladino della cristianità scagliandosi contro la moschea a Pisa e calpestando la Costituzione”, rischiando di “far sussistere forme non controllate di associazione”. Le leader leghista, conclude, “restituisca piuttosto allo Stato i 49 milioni truffati, che in parte potrebbero essere destinati all’Opera del Duomo per la manutenzione del complesso monumentale della città”.
Maria Cristina Carratù
La Repubblica
, 14 giugno 2020

SULLA MOSCHEA CECCARDI CONTRO FDI
Susanna Ceccardi contro Fratelli d’Italia. Forza Italia e Fratelli d’Italia contro Ceccardi. Schierate a sostegno del sindaco leghista Michele Conti. A sua volta diviso da Ceccardi. La quale appare ormai in contrasto evidente anche con il deputato leghista Edoardo Ziello, più vicino alla linea moderata di Conti. La moschea fa esplodere la destra a Pisa e anche in Toscana. Dopo la sentenza del Tar che ha riconosciuto il diritto della comunità islamica di costruire la moschea a Porta a Lucca, la discussione sta creando tensioni fortissime in vista delle regionali di settembre (20-21). Il sindaco Conti, mai favorevole alla moschea, si è fatto interprete di una linea di dialogo con la comunità musulmana. Mossa condivisa con Ziello. Salvini è intervenuto per dire che “no, la moschea non si farà” comunque, subito spalleggiato da Ceccardi, l’europarlamentare candidata leghista. Che ora si scaglia contro Fratelli d’Italia attaccando il coordinatore provinciale Diego Petrucci, che propone come mediazione un’altra location: Ospedaletto. “A Porta a Lucca dove ci sono le villette no, ma a Ospedaletto dove ci sta la gente meno abbiente la moschea va benissimo. Cittadini di serie A e di serie B. E no, non lo dice un radical chic del Pd, ma Petrucci di Fdi”, attacca Ceccardi. Ma Fdi non ci sta: “La sentenza del Tar è sopra le righe e ne leggeremo le motivazioni ma noi sosteniamo il sindaco in tutte le iniziative per evitare la moschea a Porta a Lucca” rivendica il deputato Giovanni Donzelli. Se a destra litigano nel centrosinistra è alta tensione tra Pd e Italia Viva sulla legge elettorale. I Dem hanno proposto una modifica per abbassare da 1.000 a 700 il numero di firme necessarie per presentare una lista e per modificare la scheda elettorale con i nomi dei candidati governatori più visibili. I renziani, irritati per una possibile lista Giani e non coinvolti, con Stefano Scaramelli hanno chiesto un chiarimento. La sinistra di Tommaso Fattori intanto annuncia un’assemblea di lancio il 20 giugno; “Né ruspe di Salvini né carri armati di Giani”.
La Repubblica, 16 giugno 2020

PISA, IL COMUNE RICORRE AL CONSIGLIO DI STATO CONTRO LA MOSCHEA
Un mese fa il Tar aveva dato ragione alla comunità islamica a cui era stato negato il permesso a costruire l’edificio di culto, ma il sindaco si oppone
Nuovo round per il caso moschea a Pisa. Adesso è il Comune di Pisa a ricorrere al Consiglio Stato contro la sentenza con cui il Tar della Toscana, un mese fa, aveva dato ragione alla comunità islamica alla quale gli uffici del Comune avevano negato il permesso a costruire il loro edificio di culto. Il sindaco Michele Conti ha firmato una determina con la quale dà mandato ai legali di procedere con il ricorso al Consiglio di Stato. Una misura già adottata alcune settimane fa dal Ministero dei Beni Culturali e della Soprintendenza pisana che, nella relazione allegata a quella degli uffici comunali, aveva imposto una serie di prescrizioni tecniche alla comunità islamica, anche queste oggetto di ricorso al TAR.
In base allo Statuto del Comune di Pisa che, si legge nella determina, prevede che “nel caso in cui il contenzioso sia originato da atti di indirizzo politico o da atti di esecuzione dell’indirizzo politico e che, comunque, comporti valutazioni di ordine politico”, l’autorizzazione a stare in giudizio è di competenza del sindaco; così, Conti ha deciso “di costituirsi nel giudizio di appello davanti al Consiglio di Stato promosso dal Ministero dei Beni e le Attività culturali e della Sovrintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Pisa e Livorno, presentando altresì appello incidentale avverso la sentenza del TAR”.
Sulla vicenda interviene “Una Città in Comune”, con il suo capogruppo in consiglio comunale Ciccio Auletta: “Il sindaco Conti ha deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar sulla variante urbanistica dello stadio. Una sentenza con cui il Tar ha riconosciuto che gli atti adottati dal Comune di Pisa contro la realizzazione della moschea a Porta a Lucca violano il diritto alla libertà di culto della comunità musulmana, tutelato dalla Costituzione, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Si continua così a perseverare nel tentativo di negare questo diritto; il tutto in nome di una campagna razzista e islamofoba della Lega”. Auletta denuncia che “fra le cose più gravi c’è il fatto che la Lega dal 3 giugno sta impedendo da settimane la discussione di una nostra mozione sulla libertà di culto”.
Frattanto, per mercoledì 8 luglio alle 18.30 il comitato per il Sì alla libertà di culto ha organizzato un evento-dibattito a cui è invitata tutta la cittadinanza proprio sul terreno di via Chiarugi, quello acquistato dalla comunità islamica per costruirvi la moschea.
La Repubblica, 6 luglio 2020