Lunedì 21 settembre 2020, San Matteo Apostolo
DI NUOVO SU SANTA SOFIA
La questione di Santa Sofia ha agitato l’opinione pubblica internazionale. A suo tempo, anche a me capitò di esprimere qualche idea. L’amico Giuseppe Castoldi ne ha ripresi e sviluppati alcuni spunti. Se la cosa interesserà ancora, continueremo il dibattito.
UN MESSAGGIO DA GIUSEPPE CASTOLDI
Egregio Professore,
commento con ritardo il Suo intervento riguardo alla riconversione in moschea della basilica di Hagia Sophia, precedentemente adibita a museo.
Anch’io sono d’accordo con la Sua opinione “fuori dal coro”, che qualcuno potrebbe forse aver interpretato come un’approvazione della politica del “sultano” Erdogan. Al di là dei motivi politici che hanno indotto Erdogan ad assumere un simile provvedimento e al di là del trionfalismo di molti fondamentalisti o tradizionalisti, anche “moderati”, che lo hanno salutato come una vittoria dell’Islam sia sulla laicità sia sul Cristianesimo (la religione che ha fatto sorgere questo maestoso edificio), ritengo anch’io positivo il fatto che una domus orationis ritorni ad essere tale.
In questo luogo impregnato di fede e di devozione hanno pregato per nove secoli i cristiani e per quasi cinque secoli, fino al 1935, i musulmani. Teniamo presente, poi, che la sua restituzione al culto non ne preclude affatto la destinazione turistico-museale, che dovrebbe poter continuare come prima, sperando che venga ben organizzata così da conciliarsi con i tempi della preghiera (in fondo questo vale anche per le nostre chiese e cattedrali, visitate quotidianamente da frotte di turisti, che come le moschee sono da ritenersi patrimonio culturale dell’umanità). A mio giudizio, la copertura con tende delle immagini cristiane durante le funzioni islamiche non è minimamente offensiva e irriguardosa, né per l’arte né per la religione cristiana.
Penso che il dolore espresso da Papa Francesco sia dovuto al fatto che la decisione di Erdogan (seguita di lì a poco da un analogo provvedimento riguardante la chiesa di San Salvatore a Chora) sia ispirata fondamentalmente da una volontà di supremazia e di appropriazione esclusiva, che è tutto il contrario di quello spirito di apertura e di fraternità di cui oggi il mondo avrebbe bisogno.
Lo stesso Erdogan ha poi corretto parzialmente il tiro invitando il Papa alla prossima cerimonia di inaugurazione. Spero proprio che Francesco ci vada e che l’incontro possa diventare un’occasione di rilancio dello spirito ecumenico e del dialogo interreligioso.
Mi è sembrata molto interessante l’idea del patriarca armeno di Costantinopoli, Sahak Mashalian, il quale ha auspicato che Santa Sofia possa essere aperta anche al culto cristiano. È una proposta da portare avanti seriamente, che non va liquidata come l’irrealistica utopia di un ingenuo sognatore. È ora, finalmente, che esca dal suo nascondiglio quel sacerdote cristiano che, secondo la leggenda, si eclissò con la pisside e con il messale quando i Turchi, nel 1453, fecero irruzione nella basilica interrompendo bruscamente la celebrazione della Messa.
Il discorso dovrebbe valere, reciprocamente, anche per edifici sacri che un tempo erano islamici e che vennero poi trasformati in chiese cristiane, come la Grande Moschea di Cordova, oggi cattedrale dell’Immacolata.
Abituiamoci all’idea di luoghi di culto interconfessionali in “multiproprietà” (o meglio, in fraterna condivisione) tra diverse fedi. A livello locale, nel luogo dove abito (Castano Primo, in provincia di Milano), ho fatto da tramite con la parrocchia riuscendo ad ottenere per la comunità islamica un salone parrocchiale da potere utilizzare per la preghiera nelle sere di Ramadan. Immagini e simboli cristiani non sono stati affatto coperti, tutto si è svolto con ordine e oggi i musulmani del mio paese, con un certo disappunto della Lega, considerano i sacerdoti della parrocchia dei veri amici (addirittura, stanno pensando di fare una significativa offerta per il restauro della chiesa prepositurale). Il dialogo interreligioso e interculturale va portato avanti a partire dalle realtà di base, non solo ad alto livello.
Infine, mi è parso assai significativo il progetto di costruire in Siria, con il sostegno del Governo e con l’appoggio della Russia, una copia in scala ridotta di Hagia Sophia. Ritengo che sia un gesto di grande valore simbolico per quanto riguarda la difesa e la valorizzazione della cultura cristiana nel Vicino Oriente. Nonostante tutto la Siria di Assad (un personaggio discutibile, certamente non immune da gravi colpe), che tuttora lotta contro gli “islamisti” più o meno velatamente sostenuti dall’Occidente, riesce ancora ad offrire validi esempi di buona convivenza tra cristiani e musulmani.
In attesa di tornare a leggere i “Minima Cardiniana”, La saluto cordialmente.
Giuseppe Castoldi