Lunedì 21 settembre 2020, San Matteo Apostolo
MANLIO DINUCCI E LE SUE “EFFEMERIDI ATLANTISTE”
Ormai è chiaro. Manlio Dinucci sta preparando uno studio di ampio respiro sul ruolo e il significato della NATO, sulla sua presenza nel mediterraneo e sulla scena mondiale. Seguiamo e pubblichiamo i suoi scritti da tempo, ed è ormai chiaro che dalla loro apparente occasionalità-episodicità sta emergendo un disegno. Proseguiamo quindi il discorso.
MANLIO DINUCCI
PERCHÉ L’ITALIA SCHIERA I SUOI CACCIA IN LITUANIA
Si prevede che il traffico aereo civile in Europa calerà quest’anno del 60% rispetto al 2019, a causa delle restrizioni per il Covid-19, mettendo a rischio oltre 7 milioni di posti di lavoro. Cresce in compenso il traffico aereo militare.
Venerdì 28 agosto, sei bombardieri strategici B-52 della US Air Force hanno trasvolato in un solo giorno tutti e 30 i paesi della Nato in Nordamerica ed Europa, affiancati nei diversi tratti da 80 cacciabombardieri dei paesi alleati.
Questa grande esercitazione denominata “Cielo Alleato” – ha dichiarato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg – dimostra “il potente impegno degli Stati Uniti verso gli Alleati e conferma che siamo in grado di scoraggiare l’aggressione”. Evidente l’allusione alla “aggressione russa” in Europa.
I B-52, trasferiti il 22 agosto dalla base aerea Minot in Nord Dakota a quella di Fairford in Gran Bretagna, non sono vecchi aerei della Guerra fredda usati ormai solo per le parate. Continuamente ammodernati, hanno conservato il loro ruolo di bombardieri strategici a lungo raggio. Ora vengono ulteriormente potenziati.
La US Air Force, con una spesa di 20 miliardi di dollari, doterà tra breve 76 B-52 di nuovi motori, che permetteranno ai bombardieri di volare per 8.000 km senza rifornimento in volo, trasportando ciascuno 35 tonnellate di bombe e missili a testata convenzionale o nucleare. La US Air Force, lo scorso aprile, ha affidato alla Raytheon Co. la costruzione di un nuovo missile da crociera a lungo raggio, armato di testata nucleare, per i bombardieri B-52.
Con questi e altri bombardieri strategici da attacco nucleare, compresi i B-2 Spirit, la US Air Force ha effettuato sull’Europa dal 2018 oltre 200 sortite, soprattutto sul Baltico e il Mar Nero a ridosso dello spazio aereo russo.
A queste esercitazioni partecipano i paesi europei della Nato, in particolare l’Italia. Quando il 28 agosto un B-52 ha sorvolato il nostro paese, gli si sono affiancati caccia italiani per simulare una missione congiunta di attacco.
Subito dopo cacciabombardieri Eurofighter Typhoon dell’Aeronautica italiana sono partiti per schierarsi nella base di Siauliai in Lituania, supportati da un centinaio di militari specializzati. A partire dal 1° settembre vi resteranno per 8 mesi, fino all’aprile 2021, per “difendere” lo spazio aereo del Baltico. È la quarta missione Nato di “polizia aerea” effettuata nel Baltico dalla nostra Aeronautica.
I caccia italiani sono pronti 24 ore su 24 allo scramble, al decollo su allarme per intercettare aerei “sconosciuti”, che sono sempre aerei russi in volo tra qualche aeroporto interno e l’exclave russa di Kaliningrad attraverso lo spazio aereo internazionale sul Baltico.
La base lituana di Siauliai, in cui sono schierati, è stata potenziata dagli Stati Uniti, che ne hanno triplicato la capacità investendovi 24 milioni di euro. Il perché è chiaro: la base aerea dista appena 220 km da Kaliningrad e 600 da San Pietroburgo, distanza che un caccia tipo l’Eurofighter Typhoon percorre in pochi minuti.
Perché la Nato schiera a ridosso della Russia questi e altri aerei a duplice capacità convenzionale e nucleare? Non certo per difendere i paesi baltici da un attacco russo che, se avvenisse, significherebbe l’inizio della guerra mondiale termonucleare. Lo stesso avverrebbe se gli aerei Nato attaccassero dal Baltico le città russe limitrofe.
La vera ragione di tale schieramento è quella di accrescere la tensione, fabbricando l’immagine di un pericoloso nemico, la Russia, che si prepara ad attaccare l’Europa. È la strategia della tensione attuata da Washington, con la complicità dei governi e dei parlamenti europei e della stessa Unione europea.
Tale strategia comporta un crescente aumento della spesa militare a scapito di quella sociale. Un esempio: il costo di un’ora di volo di un caccia Eurofighter è stato calcolato dalla stessa Aeronautica in 66.000 euro (compreso l’ammortamento dell’aereo). Una somma, in denaro pubblico, superiore a due retribuzioni medie lorde annue.
Ogni volta che un Eurofighter decolla per “difendere” lo spazio aereo del Baltico, brucia in un’ora, in Italia, due posti di lavoro.
(il manifesto, 1° settembre 2020)
MANLIO DINUCCI
CHI C’È DIETRO LA GIUDICE CHE PROCESSA ASSANGE
Emma Arbuthnot è la giudice capo che, a Londra, ha istruito il processo per l’estradizione di Julian Assange negli Usa, dove lo attende una condanna a 175 anni di carcere per “spionaggio”, ossia per aver pubblicato, quale giornalista d’inchiesta, prove dei crimini di guerra Usa, tra cui video sulle stragi di civili in Iraq e Afghanistan.
Al processo, assegnato alla giudice Vanessa Baraitser, è stata respinta ogni richiesta della difesa. Nel 2018, dopo che è caduta l’accusa di violenza sessuale da parte della Svezia, la giudice Arbuthnot ha rifiutato di annullare il mandato di arresto, così che Assange non potesse ottenere asilo in Ecuador.
La Arbuthnot ha respinto le conclusioni del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria di Assange. Inascoltate anche quelle del responsabile Onu contro la tortura: “Assange, detenuto in condizioni estreme di isolamento non giustificate, mostra i sintomi tipici di un’esposizione prolungata alla tortura psicologica”.
Nel 2020, mentre migliaia di detenuti sono stati trasferiti agli arresti domiciliari quale misura anti-Coronavirus, Assange è stato lasciato in carcere, esposto al contagio in condizioni fisiche compromesse.
In aula Assange non può consultarsi con gli avvocati, ma viene tenuto isolato in una gabbia di vetro blindato, e minacciato di espulsione se apre bocca.
Che cosa c’è dietro tale accanimento? La Arbuthnot ha il titolo di “Lady”, essendo consorte di Lord James Arbuthnot, noto “falco” Tory, già ministro degli appalti della Difesa, legato al complesso militare-industriale e ai servizi segreti.
Lord Arbuthnot è tra l’altro presidente del comitato consultivo britannico della Thales, multinazionale francese specializzata in sistemi militari aerospaziali, e membro di quello della Montrose Associates, specializzata in intelligence strategica (incarichi lautamente retribuiti).
Lord Arbuthnot fa parte della Henry Jackson Society (HJS), influente think tank transatlantico legato al governo e all’intelligence Usa. Lo scorso luglio, il segretario di stato Usa Mike Pompeo è intervenuto a Londra a una tavola rotonda della HJS: da quando era direttore della Cia nel 2017, egli accusa WikiLeaks, fondata da Assange, di essere “un servizio di spionaggio del nemico”. La stessa campagna conduce la Henry Jackson Society, accusando Assange di “seminare dubbi sulla posizione morale dei governi democratici occidentali, con l’appoggio di regimi autocratici”.
Nel consiglio politico della HJS, a fianco di Lord Arbuthnot, è stata fino a poco tempo fa Priti Patel, l’attuale segretaria agli Interni del Regno Unito, cui compete l’ordine di estradizione di Assange
A questo gruppo di pressione che conduce una martellante campagna per l’estradizione di Assange, con la regia di Lord Arbuthnot e altri influenti personaggi, è sostanzialmente collegata Lady Arbuthnot. È stata nominata dalla Regina magistrato capo nel settembre 2016, dopo che WikiLeaks aveva pubblicato in marzo i documenti più compromettenti per gli Usa.
Tra questi le email della segretaria di Stato Hillary Clinton che rivelano il vero scopo della guerra Nato alla Libia: impedire che questa usasse le sue riserve auree per creare una moneta pan-africana alternativa al dollaro e al franco Cfa, la moneta imposta dalla Francia a 14 ex colonie.
Il vero “reato” per cui Assange viene processato è quello di aver aperto crepe nel muro di omertà politico-mediatica che copre i reali interessi di potenti élite le quali, operando nello “Stato profondo”, giocano la carta della guerra. È questo potere occulto a sottoporre Julian Assange a un processo, istruito da Lady Arbuthnot, che come trattamento dell’imputato ricorda quelli della Santa Inquisizione.
Se estradato negli Usa, Assange verrebbe sottoposto a “misure amministrative speciali” molto più dure di quelle britanniche: verrebbe isolato in una piccola cella, non potrebbe contattare la famiglia né parlare, neppure tramite gli avvocati che, se portassero un suo messaggio, verrebbero incriminati. In altre parole, sarebbe condannato a morte.
(il manifesto, 15 settembre 2020)