Lunedì 21 settembre 2020, San Matteo Apostolo
IN MEMORIAM: ROSSANA ROSSANDA
Si è spenta a Roma, domenica 20 settembre all’età di 96 anni, Rossana Rossanda, una delle voci più autorevoli della sinistra italiana della seconda metà del Novecento.
Originaria della Pola istriana, classe di ferro 1924, la Rossanda fu dirigente del Pci negli anni cinquanta e sessanta, deputata per la prima volta nel ’63, icona della sinistra internazionale, amica di Sartre e Foucault. Radiata dal Partito nel 1969, insieme ai compagni “ingraiani” Luigi Pintor, Valentino Parlato, Lucio Magri, Aldo Natoli e Luciana Castellina fondò “il manifesto”, dapprima rivista e poi quotidiano.
Dotata di un’acuta intelligenza e di una profonda cultura – furono queste le doti che spinsero Togliatti ad affidarle la politica culturale del Pci –, la Rossanda non smise di credere che il problema decisivo del nostro tempo fosse il superamento del capitalismo. E che il comunismo avesse sbagliato, ma che non fosse sbagliato l’ideale che lo aveva innescato. Una coerenza che le costò, appunto, l’allontanamento dal Pci, che non tollerava correnti alternative all’interno del suo schieramento. Pomo della discordia fu l’occupazione cecoslovacca da parte dei paesi del Patto di Varsavia: “il manifesto” non risparmiò una durissima critica anche nei confronti della posizione “ambigua” della classe dirigente del partito.
Tra le numerose pubblicazioni spiccano L’anno degli studenti (1968), nel quale la Rossanda sosteneva che i movimenti giovanili potessero fungere da detonatore per una “più profonda esplosione sociale”; il discusso Brigate rosse. Una storia italiana (1994), libro intervista con il capo terrorista Mario Moretti, nel quale l’autrice riconosceva la matrice della sinistra rivoluzionaria quale anima delle Br; La ragazza del secolo scorso (2005), un’interessante autobiografia e al tempo stesso un viaggio nel secolo breve e lunghissimo raccontato da una prospettiva la cui matrice scaturiva da un ideale le cui battaglie – condivisibili o meno, come il “purtroppo” famoso “album di famiglia” della genealogia brigatista – intendevano declinare nuove forme di libertà e uguaglianza (David Nieri).