Minima Cardiniana, 294/3

Domenica 27 settembre 2020, San Vincenzo de’ Paoli

UN’INTERVISTA DI F.C. A “LA NAZIONE”. CON CODA POLEMICA

CENTRODESTRA IN TOSCANA: UNA SFIDA FALLITA. COL VOTO “DI PANCIA” E I CANDIDATI SCADENTI NON SI VA DA NESSUNA PARTE. L’ETERNA VOCAZIONE STORICA ITALIANA ALL’AMMUCCHIATA CENTRISTA NEI MOMENTI DI CRISI

Intervista di Olga Mugnaini

A elezioni concluse e a voti contati, è l’ora di capire cosa è successo nell’urna. Professor Franco Cardini, stavolta il centrodestra e la candidata Susanna Ceccardi credevano di poter dare la spallata e conquistare la Toscana. Perché non è successo?
Sono felice che la Ceccardi pensasse di farcela, significa che la natura umana è davvero ottimista. Le faccio i miei migliori auguri per la carriera e la salute, ma penso che anche l’ottimismo dovrebbe avere un limite.

Lei non ci credeva?
No. Era già stata miracolata due volte: come sindaco di Cascina e come parlamentare europeo. Pretendere anche di fare il presidente di una delle più importanti regioni d’Europa vuol dire proprio non avere limiti…

Ma i partiti del centrodestra l’hanno scelta. Perché? Mica si è candidata da sola.
Perché bisognava cavalcare la tigre. Viviamo in una società civile che è un circo equestre, sempre più ignorante, fanatizzata e attaccata dalle fake news. Ricordiamoci cosa diceva Platone delle maggioranze… Basti vedere cosa è successo col referendum: la gente ci è cascata. Dici che ci sono troppi fannulloni in Parlamento e via! Ma mica sono tutti uguali! Ne prendo due tra quelli che stimo: Riccardo Nencini e Giorgia Meloni. Di loro non ce n’è mica troppi. Con il taglio di deputati e senatori non si eliminano i ladri e i fannulloni, ma solo il principio della rappresentanza democratica. Con la vittoria del sì dovremmo essere in lutto nazionale.

Torniamo alle elezioni regionali. Si diceva che Giani per il centrosinistra era un candidato debole.
Se il Pd ce l’aveva più forte perché non ce l’ha presentato? Io non credo che fosse debole. E il voto lo ha dimostrato.

Che cosa ha funzionato?
Il Pd ha espresso una delle persone che a livello toscano lo ha rappresentato nelle sedi più elevate. E chi volevano? Un astronomo di Arcetri? Il rettore della Normale di Pisa? Peccato, questi non erano in lizza. Anche io ho votato Giani perché la cosa fondamentale era impedire che anche in Toscana si verificasse l’affermazione di forze politiche scadenti, che cavalcano falsi valori. Non credo che Giani sia un grande statista e non ci crede neanche lui. Ma è un uomo abituato a risolvere i problemi locali e soprattutto interpreta la politica come un servizio, con tratti di personale umiltà che la gente gli riconosce e apprezza. Per questo ci rappresenta.

Il centrodestra non poteva contrastare Giani con un candidato con lo stesso physique du rôle?
No, perché volevano il voto delle pance. E la Ceccardi è una persona di rottura. Lo sapevano che non era adeguata. Ma sanno anche che molti vivono nella nostalgia dell’uomo forte, anche se la Ceccardi è una donna. Siamo un popolo di antifascisti che rimpiange il duce. Volevano fare la ducessina di Toscana. Ma hanno fatto buca.

Quindi la Toscana resta terra saldamente di sinistra? Del resto qui il Pd è il partito più forte d’Italia.
Non direi così. Il Pd sta perdendo forza e lo sa perché?

Lo dica lei.
Nei tempi bui, e questi lo sono, in Italia ci si affida a quel meccanismo che è l’inciucio. Lo facciamo solo noi in Europa: negli altri Paesi si dividono fra bianchi e rossi e magari fanno a botte. Noi invece ci spostiamo tutti al centro. È una lunga storia, da Cavour, Giolitti, Mussolini, De Gasperi e Craxi, per finire con Berlusconi. Ci hanno provato i Cinque Stelle giocando prima a fare la “sinistra” del governo giallo-verde e poi la “destra” di quello giallo-rosso, sempre con identica prospettiva tattica. Si finirà con l’ennesimo inciucio centrista del “partito di Mario Draghi” o di chi per lui. Ancora Conte? Perché no, sta imparando il mestiere, Magari sarà un buon centromediano per il prossimo inciucio centrista. Quanto alle elezioni anticipate, non so se saranno davvero inevitabili o se questo parlamento sfiduciato prima dal suo stesso voto e quindi dal referendum cercherà comunque di andare avanti.
La Nazione, 23 settembre 2020

All’indomani dell’intervista, il politologo Marco Tarchi ha inviato una lettera, della quale riportiamo alcuni passi tra i più significativi.
In data odierna, sull’inserto di cronaca fiorentina della Nazione, campeggia in bella evidenza un’intervista a Franco Cardini sull’esito delle elezioni e del referendum.
Essa appare un’ulteriore manifestazione di ciò in cui che si è ridotto ad essere lo storico medievista: un vecchio vanitoso e vaneggiante.
Intanto spara a zero sulla Ceccardi in modo peraltro inelegante (non gli concede nemmeno l’onore delle armi), col considerarla in modo sprezzante, a quanto si legge tra le righe, quasi una sciacquina, assolutamente inadeguata al ruolo cui aspirava e che poteva dirsi anche troppo fortunata nell’esser divenuta per caso sindaco di una cittadina del pisano e poi perfino deputata al PE.
Che torni definitivamente nell’ombra dalla quale è stata immeritatamente tratta, che diamine! Che la Ceccardi fosse prevedibilmente inadeguata al ruolo di presidente della regione lo pensavo anch’io, ma la politica è fatta anche di grandi sorprese e chissà se, una volta messa alla prova, essa avesse invece dimostrato doti di buona amministrazione. Ormai la controprova non è possibile.
[…] Ceccardi inadeguata, quindi ma c’è da chiedersi e chiedere a Cardini se invece lui si ritenesse adeguato a ricoprire il ruolo di sindaco di Firenze, quando si candidò tempo fa a quella carica mostrando un pronunciato gusto per l’avventura fine a se stessa. […]
Nel corso dell’intervista poi lo storico fa un’ammissione. Rivela di aver votato convintamente Giani. […]
Cardini poi considera “di pancia” i voti leghisti della Ceccardi (ed anche quelli del sì al referendum) e detto da lui che, in ogni sede, si distingue per una mente raffinata e gusti ricercati e garbati, appare quasi un elogio.
Bisognerebbe ricordargli l’apologo di Menenio Agrippa secondo cui tutte le funzioni, tutti gli organi, tutte le membra sono interconnesse tra di loro e che la pancia è collegata direttamente al cervello e viceversa.
Sì, bisognerebbe ricordarglielo al medievista Cardini.

Questa la risposta di Franco Cardini.
Ero francamente all’oscuro della pagina polemica che mi sarebbe stata dedicata da parte di Marco Tarchi o da persona in qualche modo a lui collegata, ma non uso prendermela mai più di tanto. Vecchio? Lo si è, a ottant’anni: non è offensivo ricordarlo. Vanitoso? Beh, ammetto che è un mio difetto, per quanto cerchi di attutirlo con un certo humour. Voto a Giani? Non me ne vergogno certo e non potevo fare altrimenti, visto che intendevo contribuire a sbarrare la strada a un’alternativa indecorosa. La mia alquanto donchisciottesca candidatura a sindaco del 2004? Mi “prestai”, generosamente (è una mia qualità, per quanto comporti una buona dose d’imprudenza), forse con una certa leggerezza goliardica, ad aiutare alcuni amici cattolici a “rientrare in pista politica”, per quanto non condividessi la loro convinzione che io fossi la persona giusta per favorirli con la mia “copertura”. Mi sentivo adeguato a coprire la carica di sindaco, se ce l’avessi fatta? Ebbene, tutto sommato sì: almeno, ci avrei provato per misurarmi con me stesso. Ero allora fresco di otto anni (due al CdA RAI, sai al CdA Cinecittà) di pratica amministrativa e di accumulo di buoni contatti politici; sapevo di essere una persona inattaccabilmente onesta, di avere alcune qualità e una certa presenza culturale ed ero convinto che avrei potuto provare a rappresentare per un po’ di tempo la mia città: del resto, con il “voto disgiunto”, conseguii un buon successo personale (oltre 10.000 voti). Avrei avuto possibilità, fra 1994 e 2002 circa, di entrare in politica magari da una porta non secondaria e di accedere al parlamento? Sì, lo confermo. Avevo ricevuto offerte esplicite, inviti reiterati e assicurazioni formali al riguardo: ma il prezzo morale e politico che mi si chiedeva (rinunziare al mio socialeuropeismo magari utopistico per abbracciare una “realistica” posizione filoamericana, filoccidentale e non antiliberale) era esorbitante e, con rammarico, declinai quelle offerte. Tarchi invidioso di me? E perché mai dovrebbe esserlo? Ha un’invidiabile posizione universitaria, è molto stimato, il suo parere in cose politiche è chiesto dai media senza dubbio molte più volte – e ad ottimo titolo – di quanto non sia chiesto a me. Che a volte poi il suo rigore sappia un po’ di acido è vero, ma fa parte del suo carattere. Io lo stimo e lo ritengo un amico per quanto non sia raro il trovarmi in disaccordo o in non pieno accordo con lui. Francamente, non riesco a considerare i suoi attacchi come una manifestazione di livore o di ostilità; vero è però che il suo carattere mi ricorda quello di mia zia Rosina, buonanima un po’ bisbetica.