Minima Cardiniana 303/7

Domenica 29 novembre 2020, Prima Domenica d’Avvento

A CHE PUNTO È LA SANTA CROCIATA PISANA?
LA STORIA INFINITA DI UNA MOSCHEA CONTESTATA
Era stato uno dei punti cardine della campagna elettorale che consegnò alla coalizione di centrodestra – a trazione leghista – le chiavi del municipio di Pisa. Una vittoria storica, quella di Michele Conti durante le elezioni amministrative del giugno 2018. La promessa pre-elezioni era stata sibillina: “Questa moschea non s’ha da fare!”. A parte il fatto che a livello costituzionale la libertà di culto dovrebbe essere garantita a tutti, senza esclusione alcuna, la Comunità islamica di Pisa all’epoca dei fatti aveva già acquistato un terreno nell’area adiacente a via del Brennero, ottenendo tutti i permessi e le licenze per costruire una moschea, tanto che i lavori dei tecnici erano già iniziati.
C’era un però: mancava la valutazione idrogeologica del progetto da parte del Consorzio di Bonifica del Basso Valdarno (ente però commissariato e che al momento non poteva essere coinvolto formalmente). E qui si inserì la nuova giunta, trascinata dalla pasionaria cascinese Susanna Ceccardi e dal suo braccio destro Edoardo Ziello, con il fine (poco nobile) di mandare a monte il progetto.
Nell’autunno del 2018 inizia la battaglia a suon di carte bollate. Giovedì 25 ottobre 2018 la giunta approva la delibera per porre al definitivo stop alla nuova moschea. Le motivazioni: serve una nuova variante perché “un luogo di culto in una zona come quella avrebbe configurato un eccessivo carico urbanistico, che il quartiere non è in grado di sopportare” (Massimo Dringoli, FdI, assessore all’urbanistica). Dunque, si parla di espropriazione nei confronti della Comunità islamica. C’è da dire che sulla destinazione di quell’area anche la Soprintendenza ha imposto alcune prescrizioni di natura paesaggistica e costretto l’associazione islamica a rivedere il progetto. La variante proposta dalla nuova giunta si collega ai lavori previsti per la modernizzazione dello stadio Romeo Anconetani, includendo, tra le altre cose, un’ampia area parcheggio.
La Comunità islamica fa ricorso al Tar, che lo accoglie bocciando la variante proposta dall’amministrazione Conti. I magistrati del Tar respingono sia il no del Comune ai permessi, sia la richiesta della Soprintendenza di modifiche al progetto, citando gli articoli 8 e 10 della Costituzione (libertà di culto e di pensiero) e giudicando incostituzionale la decisione della giunta Conti.
Apriti cielo! Susanna Ceccardi minaccia di “incatenarsi”, anche se oggi, da parlamentare europeo con tanto di lauto stipendio, probabilmente ci ha rinunciato. Segue un diverbio all’interno della stessa maggioranza, tra le correnti più disponibili al confronto per trovare una soluzione e il “no” assoluto e categorico degli esponenti della Lega.
Agli inizi di luglio di quest’anno il Comune decide di ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar, per poi rinunciarvi il 26 novembre scorso. Finale di partita? Non sembra, a sentire il sindaco Conti, che tiene a precisare che adesso è la Soprintendenza che deve pronunciarsi in merito alle modifiche del progetto a suo tempo proposte.
L’ultima notizia di ieri, 28 novembre, parlerebbe di un “via libera definitivo” da parte della stessa Soprintendenza, secondo quanto esposto da due consiglieri comunali del Pd, che avrebbero avuto accesso agli atti. Atti dei quali, a loro dire, lo stesso sindaco sarebbe a conoscenza da tempo.
Da parte nostra, ci auguriamo che questa novella del misero stento sia davvero finita.

Due considerazioni finali.
Primo: come cittadini, ricordiamo che la Costituzione assicura il diritto di culto a qualunque credo religioso esercitato da cittadini italiani: e tra i musulmani essi sono in solida maggioranza.
Secondo. Come cattolici in tempo di secolarizzazione, non posiamo non esprimere soddisfazione ogni volta che sotto la volta celeste s’inaugura un nuovo luogo nel quale si adora e si prega il Dio di Abramo, d’Isacco, di Giacobbe, di Mosè, di Gesù e di Muhammad.