Domenica 3 gennaio 2021, VIII di San Giovanni Evangelista
EDITORIALE
MA IL DELITTO NON PAGA
Parliamoci chiaro. Il 2020 è stato un Annus Horribilis, e lo abbiamo salutato con sollievo. Del resto, è stato il compimento adeguato al Triste Ventennio inaugurato l’11 settembre del 2001 con una serie di attentati in territorio statunitense sui quali non è ancora stata fatta luce e a proposito dei quali, dopo una serie di processi-farsa, di confessioni fasulle, di tentativi di corruzione delle famiglie delle vittime e di manovre di bassa lega e di vario genere, siamo ancora a nulla: ma chi sa, chi è responsabile, chi è complice, conta sulla memoria corta della gente.
E purtroppo i fatti gli danno ragione. Avete fatto caso al buffo “effetto-Guantanamo”? Il virtuoso Occidente, dai suoi politici ai suoi intellettuali ai suoi influencer, non ci danno tregua su nulla: sulla shoah, sullo stalinismo, ora sul pericolo costituito dalla Cina (era previsto che ci si buttasse a pesce Trump, era prevedibile che Biden ne avrebbe seguito l’esempio). Degli esseri umani privati dei diritti umani e seppelliti a Guantanamo non si sa nulla da anni: e la nostra democratica coscienza tace.
Eppure, il delitto non paga. Un anno dopo il vile assassinio del generale Suleimani, a Baghdad, la città lo ricorda con manifestazioni di protesta che stanno diventando un moto di popolo. Lo soffocheranno e a noi parleranno solo di quattro manifestanti, naturalmente fondamentalisti e fanatici sciiti. Noi ci crederemo: noi crediamo sempre a tutto e non poniamo mai domande. Dopo l’assassinio di Suleimani, a gennaio 2020, si è saputo dell’abbattimento di un velivolo della CIA in Afghanistan a bordo del quale si trovava Mike D’Andrea, l’ufficiale incaricato da Trump di “occuparsi” dell’Iran, e prima a fianco di Bush in Iraq e Afghanistan, poi di Obama nei bombardamenti con i droni. È morto Mike D’Andrea, ucciso come ritorsione da alleati dell’Iran? Non possiamo saperlo e in un certo senso poco importa, perché questo tipo di guerra che gli statunitensi chiamano asimmetrica, ma che meglio sarebbe definire illegale o criminale, continua attraverso tutte le amministrazioni americane. Ricordiamo magari che al tempo dell’amministrazione Obama, nel 2015, D’Andrea autorizzò il bombardamento con i droni al confine fra Afghanistan e Pakistan nel quale, mirando (si fa per dire) contro un dirigente di al-Quaeda, morì il cooperante italiano Giuseppe Lo Porto, ch’era stato rapito tre anni prima. Obama si scusò, ma nessun procedimento giudiziario fu possibile dal momento che gli Stati Uniti programmaticamente non collaborano con le magistrature di altri paesi (vedi il caso Calipari o, prima ancora, la strage del Cermis).
Ma torniamo al presente: le cose non sono così facili, in questo momento, e dagli USA il tristo fomentatore in disarmo, il trumpista Pompeo, tira le orecchie a Macron il quale in Libano avrebbe conferito con gli Hezbollah; e nasce il dubbio che il Pompeo degli Hezbollah, degli sciiti, del Libano, non sappia e non capisca un beatissimo accidente. Certo, bello sarebbe auspicare che tacesse su cose delle quali non è competente: ma non si può aver tutto dalla vita.