Domenica 7 febbraio 2021
Domenica di Sessuagesima, San Teodoro
LA SPECIE UMANA E LE EPIDEMIE. UNA LETTERA
Noi non siamo affatto dei sinceri democratici. Siamo persone libere. Pertanto, quando riceviamo delle lettere, se sono corrette e intelligenti le pubblichiamo tutte, sempre e integralmente, anche quando sono in antitesi con le nostre posizioni. Del resto, questa non lo è. Non potremmo dire di trovarci del tutto d’accordo. Però fa pensare.
FRANCESCO CERRA
IPOTESI SULLA GENESI UMANA DEL SARS-COV-2
Gentile professor Cardini,
Sono uno studente all’ultimo anno di Medicina della Sapienza di Roma.
Da poco tempo sono venuto a conoscenza della sua pagina Facebook, e da quando l’ho scoperta condivido le sue “minime” con i miei parenti ed amici, trovando sempre in esse ottimi spunti di riflessione e di ragionamento.
Le scrivo in merito ad una delle ultime minime, nella quale viene espresso il pensiero del professor Francesco Benozzo dall’affascinante titolo: “Il diritto al dubbio e la barbarie di chi vuole toglierlo”.
Vorrei anzitutto premettere che mi sento di condividere pienamente il ragionamento espresso in questa minima, anch’io mi ritrovo sinceramente scettico quando una qualsiasi istituzione vuole creare una vera e propria catechesi su ciò che deve e non deve essere considerato “vero”.
Tuttavia, non riesco a non considerare come poveri e bislacchi i vari tentavi che provano a dimostrare la genesi umana del nuovo virus. Attenzione, non voglio qui proporre un “catechismo alternativo” ma evidenziare la fragilità, nel metodo e nel merito, di buona parte delle ipotesi fin ora avanzate sulla nascita in laboratorio di SARS-CoV-2.
Ricordo bene quando, ai primi anni di medicina, in maniera estremamente profetica, i miei professori di microbiologia non facevano altro che ricordarci come le condizioni che noi uomini stavamo creando non erano altro che un ottimo trampolino per il lancio del prossimo agente pandemico.
In effetti, dal punto di vista esclusivamente biologico, dobbiamo considerare che noi uomini, come tutti gli altri esseri viventi (o entità biologiche nel caso dei virus), siamo il risultato di costanti e continue mutazioni “di successo”, che ci hanno permesso di adattarci al mondo a noi circostante. Quando pensiamo alla selezione naturale, dovremmo immaginare un processo grandioso, dinamico, complesso ed appunto in continua “evoluzione”, di cui è difficile individuare in maniera esatta le dinamiche.
Inoltre, abbiamo passato gli ultimi decenni nel vero e proprio Antropocene. In questo breve periodo geologico, abbiamo deforestato intere aree tropicali togliendo cibo e risorse alla fauna di quel territorio; abbiamo alterato micro-ecosistemi e grandi aree ecologiche, favorendo sempre di più i contatti tra animali selvatici ed esseri umani, concedendo quindi un’occasione privilegiata ai virus dei serbatoi animali per tentare il salto di specie, che può rivelarsi vincente nei contesti urbani iper-affollati del mondo globalizzato. (Interessante a riguardo la spiegazione di questo articolo: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=84204&fr=n).
Fatte queste premesse, mi risulta facile comprendere come la prima teoria riguardo la genesi di questo nuovo virus fosse appunto una zoonosi, ovvero il salto di specie tra ospiti intermedi (ancora da definire: pipistrello? Pangolino?)(https://www.lescienze.it/news/2020/05/19/news/fonte_animale_coronavirus_elude_ricerche-4730400/) e l’uomo.
Ma proprio in queste situazioni insisto vivamente sulla necessità del dubbio ed il dovere morale del mondo accademico di non scadere in soluzioni semplici, ma indagare approfonditamente su tutto ciò che può sembrare scontato.
In effetti, la spiegazione più plausibile e sicuramente più sostanziosa è venuta proprio dal mondo scientifico “ufficiale”. Dall’analisi del genoma virale attualmente in circolazione è effettivamente risultato come i tentativi di sviluppare virus ingegnerizzati (volti alla ricerca di cure, s’intende) non siano stati minimamente capaci di creare agenti patogeni con genomi così complessi come quello che effettivamente è SARS-CoV-2 (https://www.nature.com/articles/s41591-020-0820-9).
Questo studio non ha convinto Luc Montagnier, già premio Nobel per la medicina nel 2008, il quale in televisione ha sostenuto più volte l’origine artificiale del Sars-CoV-2. (https://tg24.sky.it/mondo/2020/04/20/coronavirus-laboratorio-wuhan-montagnier).Le frasi di Montagnier in merito alla nascita di questo virus però non sono frutto del sano dubbio come motore della scienza, ma semplici affermazioni date dalla lettura di uno studio indiano poco accurato e approssimativo al punto da essere stato ritirato dagli stessi ricercatori che lo avevano proposto. Il premio Nobel ha diverse volte sostenuto posizioni anti-vacciniste e teorie mai confermate sulle “basi scientifiche” dell’omeopatia (https://www.wired.it/scienza/lab/2019/12/07/sindrome-nobel-bufale-premiati/) .
Altre obiezioni questa natura sono state mosse a partire dallo studio scientifico fatto dall’Università di Innsbruck, il quale però non afferma che il virus è stato fatto in laboratorio, ma dimostra più semplicemente che le capacità di ingegneria genetica umane potrebbero essere in grado di assemblare un virus come quello (https://www.agi.it/estero/news/2020-11-30/origine-laboratorio-sars-cov-2-coronavirus-covid-10489898/) . Tuttavia, manca un’opportuna riflessione sulle difficoltà che ci sarebbero nell’ immaginare una sequenza genetica tanto complessa e della capacità di tale sequenza di avere successo evolutivo.
Inoltre quando sento parlare di virus creati in laboratorio penso sempre alla scoperta dell’HIV (isolato proprio da Montagnier!). Anche in quel caso, molte persone poi rivelatesi in malafede presupposero senza evidenze scientifiche solide la nascita in laboratorio del virus (https://www.wired.it/scienza/medicina/2016/08/19/hiv-cia-teoria-complotto-kgb/). A questo proposito, trovo opportuno segnalare che tuttora la ricerca scientifica è riuscita solo in parte a scoprirne l’origine, da rilevare molto probabilmente tra la fine del 1800, e l’inizio del 1900, ben prima della scoperta del Dna e, di conseguenza, della capacità di manipolarlo (https://www.lescienze.it/news/2014/10/03/news/storia_diffusione_hiv_aids_congo_camerun-2316387/).
Vorrei quindi concludere dicendo che quando si parla di pericolosi virus ingegnerizzati, molto spesso chi ne parla sopravvaluta le capacità tecniche umane, quando ad oggi la ricerca non ha le effettive basi tecnico-scientifiche per queste azioni manipolativi.
Ringraziandola per l’attenzione, Le porgo
Cordiali saluti