Minima Cardiniana 315/3

Domenica 21 febbraio 2021, Prima Domenica di Quaresima

ANNESSO ALL’EDITORIALE: DISCUTENDO A SEREGNO
Come in una fiaba; o, se preferite, in una canzone popolare lombarda: c’era una volta, a Seregno, una bella libraia… E c’è davvero, è un’affascinante signora che attorno alla sua libreria sta animando uno dei circoli culturali credo più noti e prestigiosi della regione. Eva Musci riesce con un colpo di bacchetta magica o con uno sbatter dei suoi occhioni leggendari a riunire d’incanto attorno a sé (e gratis, a parte cene e ospitalità) personaggi del calibro di Massimo Cacciari e di Alessandro Barbero. A tale corte sono ammesso talvolta anch’io: di recente, purtroppo, solo in forma telematica a causa del Covid-19, per la presentazione del libretto Il dovere della memoria, nel quale più o meno maldestramente cerco di difendere la medesima tesi che oggi ho presentato nell’Editoriale. Ne è nata una discussione, poi proseguita via internet, della quale ragguaglio qui gli interessati.

PRESENTAZIONE DEL LIBRO IL DOVERE DELLA MEMORIA
LE RISPOSTE DI FRANCO CARDINI
Ho conosciuto Franco Cardini circa otto anni fa, quando gli scrissi una mail nella quale gli spiegavo il mio progetto di creare un festival storico-letterario dove si potesse raccontare la Storia senza tabù, senza sconti né per vincitori né per vinti, ma soprattutto che raccontasse la storia di tutti, anche di coloro che una storia non l’hanno avuta mai. Pensate, a quel tempo non aveva neanche un nome, l’avrei scelto di lì a poco, ma il professor Cardini telefonò alla libreria Un Mondo di Libri di Seregno, nostra base operativa, dicendo “Sono Franco Cardini ditemi cosa devo fare”. Da allora il festival “Voci della Storia” non si è mai fermato, si è evoluto ed è entrato a far parte del Centro Culturale Europeo Palazzo Arese Borromeo, diretto dal professor Massimo Cacciari. Ha organizzato eventi con i maggiori storici, giornalisti e scrittori, si è ingrandito come bacino di utenza e anche in questo periodo di pandemia è riuscito a proporre un ciclo di conferenze senza mai fermarsi. Per questo sono grata ai miei ospiti e alle case editrici per la fiducia dimostratami in questi anni. Soprattutto, sono grata a Franco Cardini per la sua amicizia e per tutto quello che mi ha insegnato in termini di nozioni storiche, ma ancor più di comprensione dell’immenso groviglio che è la Storia e del suo bagaglio di scoperte, successi, guerre, ingiustizie e memoria. Appunto memoria, se ne parla in continuo. Ma la memoria di chi? Di cosa? Può esistere una memoria condivisa? È un diritto o un dovere? E se è un diritto, perché esistono segreti di Stato e vicende delle quali non si deve parlare? Di tutto questo abbiamo parlato con Franco Cardini, il professor Giuseppe Girgenti dell’Università Vita-Salute San Raffaele e l’attore Simone Passero, durante la diretta del 12 febbraio, presentando il libro Il dovere della memoria (Edizioni La Vela).
(Eva Musci, direttrice artistica Voci della Storia)

Di seguito riportiamo le risposte di Franco Cardini alle domande alle quali, per limiti di tempo, non è stato possibile rispondere durante la diretta.

Andrea Maisano
Buonasera, in merito al discorso di Cardini su diritti e doveri, se non si è cristiani essere mazziniani aiuta a comprendere questo concetto espresso magistralmente da Mazzini nel suo I doveri dell’uomo, un testo ancora adesso attuale più che mai.

F.C.
Senza dubbio, I doveri dell’uomo sono un bel testo di “cristianesimo laico”, cioè immanentistico. Il problema è che l’etica (e quindi il diritto) funziona solo se è eterogiustificata, vale a dire radicata al di sopra dell’uomo, in un principio d’origine divina. Giustiniano, riorganizzando il diritto romano, lo sapeva benissimo. Il cristianesimo “laico”, fondato sulla ragione e sull’umanità, è autogiustificato, quindi esposto all’erosione di altre proposte immanenti che paiano di pari valore e si propongano come altrettanto autorevoli. Dal momento che con la Modernità la legge radicata nel Cristo è stata sostituita progressivamente dalla Volontà di Potenza, il progetto immanentistico dei “doveri dell’uomo” è destinato a soccombere di fronte ad essa e umanitarismo o filantropia non bastano a sostenerlo. In un mondo retto dalla logica del profitto e dello sfruttamento non c’è posto né per il Cristo, né per i Suoi succedanei laicisti.

Sergio Teramo
Salve prof. Cardini: sto riscoprendo il pensiero di Thiriart, Dugin e Mutti: mi interesserebbe capire il suo pensiero riguardo a questi storici: sono ancora dei validi riferimenti per un pensiero europeista alternativo all’euro-atlantismo? Perché Dugin e De Benoist hanno sostenuto il Trumpismo quasi contravvenendo al loro pensiero? Una sovranità davvero europea può davvero rifondarsi su un pensiero euro-mediterraneo comunitario aristotelicamente inteso? Il liberalismo neoliberista occidentale, avendo dissolto la tradizione, non ha totalmente compromesso anche il cosiddetto futuro tecnocratico, scindendolo appunto dall’Etica? E come riannodare il nostro rapporto con la nostra tradizione, forse non sarebbe davvero finalmente legittimo iniziare un Processo all’Imperialismo occidentale americanocentrico?

F.C.
Né Thiriart, né Dugin, né Mutti sono degli storici. Essi si limitano a proporre la tesi di un’Europa che sostituisca all’atlantismo che ne è diventato il valore portante dal 1948 un equilibrio di blocco indipendente, politicamente unitario e in grado di mediare tra i blocchi contrapposti che al giorno d’oggi stanno emergendo in una sorta di nuova guerra fredda. Il punto è che la politica ha perduto ogni sorta di primato, la gente che la esercita come professione è stata intenzionalmente dequalificata, il primato dell’economia e della finanza ha stabilito un nuovo equilibrio: oggi la politica la fanno veramente i grandi gruppi di pressione internazionale di carattere economico-finanziario, la politica dei quali (ignoro se per una perversa volontà o per una manifesta incapacità) è tesa alla concentrazione della ricchezza nelle mani di un numero sempre minore di soggetti e nell’allargamento della forbice tra i superricchi e i superpoveri, con la sparizione progressiva di un ceto medio. Di questa proletarizzazione del mondo a vantaggio degli “Happy Fews” (americani, europei, arabi o giapponesi che siano), faranno le spese gli stessi europei: difatti Luciano Canfora non ha torto definendo l’europeismo “l’internazionalismo dei benestanti”. Le catene che aggiogano l’Europa al carro atlantista sono state ribadite da Draghi, che non perde occasione per ripetere che la sua politica sarà “atlantista ed europeista”; e da Matteo Renzi, che conta sui suoi amici democratici statunitensi per diventare il prossimo segretario generale della NATO: saremo in prima fila nell’offensiva contro Russia, Cina e Iran, alle quali la dabbenaggine (o la perfidia) della diplomazia statunitense farà sì che prima o poi si aggioghi anche la Turchia. Con Biden, gli USA hanno ripreso il cammino tradizionale del partito democratico statunitense: “manifesto destino” americano, USA gendarme democratico dei popoli, coincidenza della pace nel mondo con l’interesse americano. Per questo l’Italia si sta riempiendo di missili statunitensi-NATO: armi nucleari, alla faccia della costituzione della repubblica. L’asse Draghi-Berlusconi-Renzi è garanzia di tale politica.
Quanto all’appoggio fornito da De Benoist e Dugin, mi pare si sia basato su un calcolo empirico, non senza una buona dose di tatticismo pragmatico. Entrambi confidavano, se Trump avesse trionfato, in altri errori ch’egli avrebbe fatto, indebolendo ulteriormente la posizione degli Stati Uniti d’America; inoltre temevano che con Biden il tradizionale spirito del partito democratico, l’“interventismo umanitario”, avrebbe ripreso forza: i democratici tendono a ritenere che gli USA abbiano il diritto-dovere di “raddrizzare” le sorti del mondo, nella convinzione che il bene del genere umano e l’interesse degli USA coincidano. In tal senso De Benoist e Dugin avevano tecnicamente ragione. Forse per l’Europa un presidente statunitense squilibrato sarebbe un affare migliore di un onesto democratico incline a far un errore dietro l’altro si buona coscienza e in perfetta buonafede. Ma quello è stato un ragionamento che, per ragioni di onestà politica e di buon gusto, non mi sono sentito di avallare. Un pizzico di cinismo in politica sta bene, ma io non faccio il politico e mi sembra che nella fattispecie il rischio superi le prospettive di vantaggio.

Giuseppe Piccardo
Il pensiero mazziniano è uno dei più alti del Risorgimento. Un pensiero spesso non adeguatamente valorizzato, a mio modesto avviso. I Padri Costituenti mutuarono il pensiero mazziniano per la stesura di alcuni articoli della Costituzione. Il suo pensiero aleggia nella Legge fondamentale dello Stato.

F.C.
Vale per Piccardo la risposta data a Maisano. Ha ragione Cacciari. Nessuna legge morale (quindi politica) autogiustificata e non radicata nella metafisica può reggere contro l’urto della Volontà di Potenza che predica libertà, uguaglianza e fratellanza e pratica il privilegio dei ricchi e dei forti sui deboli e il diritto dei primi a dominare i secondi. Questo è il destino dell’Occidente, che per ricostituirsi una verginità politica si nasconde dietro l’alibi dell’antifascismo, cioè dell’opposizione a un “fascismo eterno” – da Assurbanipal e Bolsonaro – che è una ridicola invenzione. La verità è che il liberismo, già sconfitto dalla storia ai primi del Novecento, ha però vinto due guerre mondiali: ma è un cadavere ambulante che per sopravvivere sta preparando la terza. Solo che purtroppo ormai il re è nudo. Dei mali che ci sono arrivati addosso negli ultimi tre quarti di secolo né Hitler né Stalin sono responsabili, bensì tale è il turbocapitalismo iperliberista (i “signori di Davos”). Il Re è nudo. Peccato solo che, a differenza del 1793, non si vedano in giro delle ghigliottine.

I lettori di Minima Cardiniana possono trovare il video integrale della presentazione alla pagina Facebook https://www.facebook.com/VociDellaStoria oppure sul canale YouTube VOCI DELLA STORIA oppure al seguente link: https://www.facebook.com/unmondo.dilibri