Domenica 28 febbraio 2021, II Domenica di Quaresima
UN INTELLETTUALE EBREO IN DIFESA DI GIORGIA MELONI
DOPO IL PROFESSOR GOZZINI, LA PAROLA A MONI OVADIA
La vicenda ormai è nota a tutti. I pesanti insulti rivolti all’indirizzo di Giorgia Meloni da parte dello storico Giovanni Gozzini, professore all’Università di Siena, durante una trasmissione dell’emittente fiorentina Controradio, non hanno giustificazione. A meno che qualcuno non voglia riesumare Orwell – molti editori ci hanno già pensato: i “diritti” del grande scrittore inglese, liberi da quest’anno, hanno consegnato alle stampe, già dalle prime settimane del 2021, un profluvio di nuove edizioni e traduzioni dei suoi “classici” – per proporre i nuovi comandamenti laici in base ai quali “le offese sono tutte uguali ma qualcuna è più uguale delle altre”. Sì, perché oltre a una generale indignazione e a molte manifestazioni di solidarietà, ci sono stati anche tanti “però”, tanti preoccupanti “ma”. Non solo sui social, che rispecchiano – ancor più in tempi di isolamento forzato da pandemia – il degrado culturale e umano che ci sta attanagliando, amplificatori quali sono degli istinti più grossolani non filtrati dalla ragione, quando c’è. “Però” e “ma”, purtroppo, non sono mancati da parte di personaggi pubblici, giornalisti, politici, alcuni impegnati in improbabili tentativi di difesa di un rispettabile studioso il cui curriculum non può certamente essere macchiato da un’offesa a una “fascista” come la leader di Fratelli d’Italia. “Sparge odio, se l’è voluta, niente solidarietà”.
Tutto lecito, per carità. La solidarietà, la comprensione, la denuncia di un episodio spiacevole e offensivo a livello personale non sono obbligatori. Non sono un dovere. Quello che però mi piacerebbe sottolineare è un altro aspetto. Ovvero, il fatto che l’offesa (o meglio, le offese: una lunga lista di epiteti di infimo livello) sia stata rivolta a Giorgia Meloni (come donna e come politica) da un professore universitario, ovvero un “educatore”. Può capitare che si perda la bussola, ma quello che più mi ha colpito, quando ho deciso di approfondire la questione (il video è presente su YouTube e si trova facilmente online), è l’odio viscerale che traspare non solo dalle parole, ma anche dagli atteggiamenti del professor Gozzini. Che non si è limitato a offendere, no. Ha chiamato in causa “la democrazia”. Nel senso che “certa gente” in parlamento non dovrebbe entrare, che tutto questo è “preoccupante”, che lo stesso concetto di democrazia “andrebbe rivisto”, che dunque “uno non vale uno”, lasciando intendere – ben poco velatamente – che una Giorgia Meloni non dovrebbe essere né leader di partito, né accedere in parlamento e, infine, neanche votare. Ben poco da aggiungere, da parte mia. Che, in tutta onestà, mi trovo a non condividere la maggior parte delle posizioni e delle scelte di Fratelli d’Italia in chiave politica. La mia non è certo una difesa “di principio”, ma, mi auguro, di buonsenso. Perché in verità non noto, né ho mai notato, tutto questo “spargimento di odio” da parte di un ben definito schieramento politico. Che fa semplicemente il suo mestiere.
Sono in molti a chiamare in causa Liliana Segre. In quest’ottica mi limito constatare (tutto è ben documentato) che l’opposizione di Giorgia Meloni alla “Commissione Segre” è lecita, per certi versi comprensibile. Non sono mai mancate, da parte della Meloni, attestazioni di stima e rispetto nei confronti della senatrice a vita in qualità di persona.
Sono rimasto piacevolmente colpito, invece, dalle parole di un “nemico” politico-ideologico della leader in questione, Moni Ovadia. Qui di seguito riporto le sue parole, che mi auguro possano servire da monito a quanti credono di trovarsi dalla parte giusta per principio “divino” e che quindi possano permettersi di ritenersi più uguali degli altri, dunque non pagare dazio per aver offeso un “fascista”.
David Nieri
“La politica è morta ormai, gli unici gesti politici sono stati quelli di Fratoianni e della Meloni”. Così Moni Ovadia si è espresso in un’intervista rilasciata all’Adnkronos, in cui ha boccato il nuovo esecutivo di Mario Draghi. E lo ha fatto per un motivo ben preciso: “Con tutto il rispetto per Draghi e la sua competenza, a me questo governo non piace neanche un po’. Io detesto tutte le forme di conformismo, Draghi è arrivato perché c’era una paura fottuta ad amministrare il Recovery Fund”.
Poi sono arrivati i complimenti un po’ a sorpresa a Giorgia Meloni, che pure potrebbe essere vista come una “nemica” di Ovadia: “Io come visione del mondo sono dalla parte opposta rispetto a FdI ma non posso non riconoscere che Giorgia Meloni è un leader di altissimo livello, che sa argomentare e che ha una sua visione, anche se puoi con condividerla. Penso la stessa cosa di Nicola Fratoianni. Detesto la faziosità e riconosco i valori anche di chi non sta dalla mia parte”.
La Meloni, che negli ultimi giorni è stata suo malgrado al centro del dibattito pubblico a causa degli insulti gravissimi ricevuti da parte di un professore dell’Università di Siena, ha ringraziato Mani Ovadia con un post sui social “per le belle parole nei miei confronti e per l’onestà intellettuale che lo contraddistingue. Voler riconoscere il valore di chi non la pensa come noi è una qualità che appartiene a pochi”.