Minima Cardiniana 321/2

Domenica 4 aprile 2021, Pasqua di Resurrezione

QUELLO CHE I RUSSI SANNO BENISSIMO…
…anche senza bisogno di “talpe” (e che molti italiani ignorano, a causa della disinformazione dei loro politici e dei loro media o della loro stessa incoscienza)

MANLIO DINUCCI
ARRIVA L’ESERCITO USA “DIFENSORE” DELL’EUROPA
Non tutto in Europa è paralizzato dai lockdown anti-Covid: si è infatti messa in moto la mastodontica esercitazione annuale dell’Esercito Usa, Defender-Europe, che fino a giugno mobilita sul territorio europeo, e al di là di questo, decine di migliaia di militari con migliaia di carrarmati e altri mezzi. La Defender-Europe 21 non solo riprende il programma di quella del 2020, ridimensionata a causa del Covid, ma lo amplifica.
Perché arriva dall’altra sponda dell’Atlantico il “Difensore dell’Europa”? Lo hanno spiegato i 30 ministri degli Esteri della Nato (per l’Italia Luigi Di Maio), riuniti fisicamente a Bruxelles il 23-24 marzo: “La Russia, col suo comportamento aggressivo, mina e destabilizza i vicini, e tenta di interferire nella regione balcanica”. Scenario costruito con la tecnica del capovolgimento della realtà: ad esempio accusando la Russia di tentare di interferire nella regione balcanica, dove la Nato ha “interferito” nel 1999 sganciando sulla Jugoslavia, con 1.100 aerei, 23.000 bombe e missili.
Di fronte al grido di aiuto degli alleati, arriva l’Esercito Usa a “difendere l’Europa”. La Defender-Europe 21, al comando dell’Esercito Usa in Europa e Africa, mobilita 28.000 militari degli Stati uniti e di 25 alleati e partner della Nato: essi condurranno operazioni in oltre 30 aree di addestramento in 12 paesi, comprese esercitazioni a fuoco e missilistiche. Vi parteciperanno anche l’Aeronautica e la Marina Usa.
In marzo è cominciato il trasferimento dagli Stati uniti in Europa di migliaia di soldati e di 1.200 mezzi corazzati e altri equipaggiamenti pesanti. Essi stanno arrivando in 13 aeroporti e 4 porti europei, compresi quelli italiani. In aprile, da tre depositi preposizionati dell’Esercito Usa – in Italia (probabilmente Camp Darby), Germania e Olanda – saranno trasferiti in varie aree di addestramento in Europa oltre 1.000 equipaggiamenti pesanti, che saranno trasportati con autocarri, treni e navi. In maggio, in 12 paesi, tra cui l’Italia, si svolgeranno quattro grandi esercitazioni. In una di queste, oltre 5 mila soldati di 11 paesi si spargeranno in tutta Europa per esercitazioni a fuoco.
Mentre ai cittadini italiani ed europei sarà ancora vietato spostarsi liberamente, per ragioni di “sicurezza”, tale divieto non varrà per le migliaia di soldati che si sposteranno liberamente da un paese europeo all’altro. Avranno il “passaporto Covid”, fornito non dalla Ue ma dall’Esercito Usa, in cui si garantisce che essi sono sottoposti a “strette misure di prevenzione e mitigazione del Covid”.
Gli Stati uniti non vengono solo a “difendere l’Europa”. La grande esercitazione – spiega nel suo comunicato l’Esercito Usa in Europa e Africa – “dimostra la capacità degli Stati uniti di essere partner strategico per la sicurezza nelle regioni dei Balcani e del Mar Nero, mentre sosteniamo le nostre capacità nel Nord Europa, nel Caucaso, in Ucraina e Africa”. Per questo la Defender-Europe 21 “utilizza le fondamentali rotte terrestri e marittime che collegano Europa, Asia e Africa”.
Il generoso “Difensore” non dimentica l’Africa. In giugno, sempre nel quadro della Defender-Europe 21, andrà a “difendere” Tunisia, Marocco e Senegal con una vasta operazione militare dal Nord Africa all’Africa Occidentale, dal Mediterraneo all’Atlantico. Essa sarà diretta dall’Esercito Usa attraverso la Task Force dell’Europa Meridionale con quartier generale a Vicenza. Bisogna contrastare – spiega il comunicato ufficiale – “la malefica attività in Nord Africa ed Europa Meridionale e l’aggressione militare avversaria”. Non specifica chi siano i “malefici”, ma è evidente il riferimento a Russia e Cina.
Il “Difensore dell’Europa” non è qui di passaggio. Partecipa alla Defender-Europe 21 il V Corpo dello US Army che, dopo essere stato riattivato a Fort Knox nel Kentucky, ha costituito il proprio quartier generale avanzato a Poznan in Polonia, da dove comanderà le operazioni lungo il fianco orientale della Nato. Partecipano all’esercitazione le nuove Brigate di assistenza delle forze di sicurezza, unità speciali dello US Army che addestrano e guidano in operazioni militari le forze di paesi partner della Nato (come sono Ucraina e Georgia).
Anche se non si sa quanto costerà la Defender-Europe 21, si sa che a pagare saremo, con denaro pubblico, noi cittadini dei paesi partecipanti, mentre scarseggiano le risorse per affrontare la crisi. La spesa militare italiana è salita quest’anno a 27,5 miliardi di euro, ossia a 75 milioni di euro al giorno. L’Italia ha però la soddisfazione di partecipare alla Defender-Europe 21 non solo con le proprie forze armate, ma quale paese ospite. Avrà quindi l’onore, in giugno, di ospitare l’esercitazione conclusiva del Comando Usa, con la partecipazione del V Corpo dello US Army da Fort Knox.
(il manifesto, 30 marzo 2021)

…e non è finita: anzi, siamo appena all’inizio. Infatti, a proposito di “spie” e di “collaborazionisti” (che qualche pedante definirà “servi sciocchi” e qualche nostalgico del linguaggio della Guerra Fredda “utili idioti”), il panorama diplomatico potrebbe complicarsi…

EMANUEL PIETROBON
QUALCUNO GUADAGNERÀ DAL CASO WALTER BIOT (E NON SARÀ L’ITALIA)
La giornata del 31 marzo è stata monopolizzata dalla diffusione di una notizia che ha gettato nello sconcerto l’opinione pubblica e il governo Draghi: il Cremlino avrebbe adescato un ufficiale della Marina militare italiana, tal Walter Biot, persuadendolo a cedere informazioni riservate e classificate in cambio di denaro. Determinanti i problemi economici dell’uomo, provocati dalla pandemia e abilmente strumentalizzati da un reclutatore di stanza presso l’ambasciata russa a Roma.
Colti sul fatto, ovverosia al momento dello scambio, i due hanno subito dei destini radicalmente differenti: il militare italiano è stato tradotto in carcere, da dove attenderà un processo per rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, mentre l’omologo russo ed il suo superiore sono stati fatti oggetto di un ordine di espulsione da parte di Luigi di Maio, titolare della Farnesina.
La domanda, come sempre in questi casi, è la seguente: Cui prodest? A chi giova il deterioramento delle relazioni bilaterali tra Cremlino e Palazzo Chigi in un momento delicato quale attuale? Sicuramente né all’Italia, entusiasticamente in fermento per la cooperazione vaccinale e un possibile lenimento delle sanzioni russe ai prodotti alimentari nostrani, né alla Russia, che si gioca la fiducia di una storica “voce amica” all’interno della Comunità euroatlantica, ma ad un insieme variegato di giocatori accomunati dall’obiettivo di aumentare le frizioni lungo l’asse Roma–Mosca.

Qualcosa non torna: parla Mori, ex direttore del SISDE
Il 31 marzo ha avuto delle accezioni profondamente diverse per Italia, Austria, Francia e Germania, sebbene tutte legate alla Russia. Per noi il 31 marzo è la data dell’arresto del capitano di fregata Walter Biot, dato in pasto al pubblico il giorno dopo, per Vienna è la conferma dell’esistenza di un tavolo negoziale per l’acquisto di un milione di dosi di Sputnik V e per Berlino e Parigi è il giorno di una video-conferenza a tre fra Angela Merkel, Emmanuel Macron e Vladimir Putin durante la quale si è discusso di cooperazione multisettoriale.
Il 31 marzo, in breve, è stato funesto soltanto per l’Italia, la cui timida corsa in direzione della Russia, nel nome della cooperazione vaccinale e della mitigazione dell’embargo alimentare, ha subito un brusco arresto. Come abbiamo spiegato in occasione dello scoppio dello scandalo spionistico, è altamente probabile che il Cremlino reagisca all’espulsione dei due funzionari in maniera simmetrica, oppure “asimmetrica al ribasso”, perché non è nel suo interesse un ulteriore deterioramento delle relazioni bilaterali con Roma. Se al caso seguiranno ritorsioni di una certa gravità, riguardanti Sputnik V, sanzioni e altri dossier, esse proverranno da parte italiana. Perché come ha spiegato Mario Mori, ex direttore del Sisde (“Servizio Informazioni per la Sicurezza Democratica”, in attività fino al 2007, ora sostituito dalla Aisi, “Agenzia Informazioni per la Sicurezza Interna), c’è qualcosa che non torna nella vicenda: la canea (forse) voluta da qualcuno per ragioni politiche.

Cui prodest?
Mori, non certo un dietrologo da bar, si è detto meravigliato dal “clamore” mediatico del caso, osservando come “potrebbe trattarsi della solita, banale lingua lunga di qualche nostro funzionario che parla con la stampa, però mi sembra strano, perché conosco quelli che lavorano in quel settore e non hanno la lingua lunga”. Conoscendo l’ambiente dello spionaggio e ricollegando la vicenda al clima guerrafreddesco che sta avvolgendo l’arena internazionale, ne consegue, secondo Mori, che potrebbe aver avuto luogo una “fuga di notizie” data da “qualche decisione a livello governativo, anche in un quadro di valutazione di politica generale”.
L’ex direttore del Sisde non ha dubbi: “il caso è stato ingigantito, perché tutto sommato quell’ufficiale, un tenente colonnello con quella collocazione, non è che poteva avere i segreti della Nato”. Di nuovo, la domanda è sempre la stessa: cui prodest? L’ingigantimento del caso, con annesso un possibile deterioramento delle relazioni bilaterali tra Roma e Mosca, potrebbe giovare soltanto a quattro attori: Washington, Berlino, Parigi e la lobby atlantica nostrana.
La stampa specializzata, del resto, ha già intravisto dei possibili messaggi subliminali nel caso Biot – il cui adeguato leveraggio potrebbe consentire al governo Draghi di reiterare alla Casa Bianca il fermo posizionamento atlantico dell’Italia, nonché di ridurre ulteriormente i sentimenti russofili di una certa area politica, ottenendo in cambio dei maggiori margini di manovra nel Mediterraneo –, ma non ha approfondito l’altra pista: quella di un possibile sabotaggio ordito tra Parigi e Berlino a danno della consolidata tradizione diplomatica dell’Urbe, in dialogo attivo (e proattivo) con Mosca anche ai tempi della Guerra Fredda.
Il tempo aiuterà a comprendere chi ha perduto e chi ha guadagnato dal caso Biot, ma qualcosa già la sappiamo: presagi funesti ed eventi lugubri accadono ogniqualvolta fra Palazzo Chigi e Cremlino vi siano prove di riavvicinamento (il “Savoinigate” docet) e, del resto, mentre a Roma si piangeva, a Berlino e Parigi si rideva (in compagnia di Mosca). Mori ha sollevato dei dubbi legittimi; al pubblico l’onere di riflettere sulle zone grigie dello scandalo e di rammentare qual è il contesto che sta facendo da sfondo all’intera vicenda: la nuova Guerra Fredda.
(InsideOver, 1 aprile 2021)

VI SPIEGO COME IL GOVERNO HA AGITO SUL CASO BIOT-RUSSIA.
PARLA MORI (EX SISDE)
“Di Maio ha parlato di atto ostile, ma gli atti ostili li fanno tutti, anche gli americani, gli inglesi, i cinesi. Si fa attività di spionaggio, la fanno i russi, la fa tutto il mondo”, dice all’AdnKronos l’ex direttore del Sisde, Mario Mori. Ecco un estratto dell’intervista.
“Per come si è sviluppato e per le mie conoscenze del servizio segreto russo, in particolare del Gru, si tratta di un caso classico. Quello che mi meraviglia è perché si sia dato questo clamore al caso. Potrebbe trattarsi della solita, banale lingua lunga di qualche nostro funzionario che parla con la stampa, però mi sembra strano, perché conosco quelli che lavorano in quel settore e non hanno la lingua lunga. E allora forse c’è qualche decisione a livello governativo, anche in un quadro di valutazione di politica generale. Penso non si tratti, dunque, di una fuga di notizie, se non voluta. Credo, insomma, si tratti di una valutazione che deve aver fatto l’organo di governo”.
A dirlo all’AdnKronos è stato l’ex direttore del Sisde Mario Mori, commentando il fermo di un ufficiale della Marina Militare (il capitano di fregata, Walter Biot) e un ufficiale delle Forze Armate russe di stanza nel nostro Paese con le accuse di spionaggio e rivelazione di segreto militare.

Cosa ha detto Di Maio sul caso Biot-Russia
“Ho visto che il ministro degli Esteri definisce l’accaduto gravissimo – aggiunge Mori –, ciò sta a dimostrare, a mio avviso, che questa propalazione, anche in maniera eclatante, era avallata, voluta. Di Maio ha parlato di ‘atto ostile’, ma gli atti ostili li fanno tutti, anche gli americani, gli inglesi, i cinesi. Si fa attività di spionaggio, la fanno i russi, la fa tutto il mondo”.

Caso ingigantito secondo Mori
Per Mori, dunque, “il caso è stato ingigantito, perché tutto sommato quell’ufficiale, un tenente colonnello con quella collocazione, non è che poteva avere i segreti della Nato. Mi sembra non potesse rivelate dei grandissimi segreti militari”.

Il futuro delle relazioni Italia-Russia
Quanto alla possibilità che la vicenda possa ripercuotersi sulle relazioni fra Italia e Russia, Mori sottolinea: “La vicenda non avrà assolutamente ripercussioni sui rapporti tra Roma e Mosca. Questi sono fatti che accadono da sempre. Forse loro ci manderanno indietro uno o due diplomatici, ma si fa così per prassi. Il caso non inciderà su quelli che sono i fondamenti del rapporto tra i due Stati. Poteva avere un’altra dimensione un caso di attività spionistica fra Russia e Stati Uniti, o fra Cina e Stati Uniti, perché siamo fra i livelli massimi e avrebbe avuto un valore di livello strategico, ma non nel nostro caso. I nostri segreti, insomma, sono molto relativi”.

Lo spionaggio ieri e oggi
Mori, sempre all’Adnkronos, spiega di non vedere differenze fra lo spionaggio di un tempo e l’attuale: “In base alle notizie emerse, il comportamento dei russi mi pare uguale a quello dei miei tempi. Ma proprio uguale uguale: la scelta dell’ufficiale, la sua collocazione in un determinato ambiente, l’approccio, le sue condizioni economiche. E la tecnica del Gru. Non è cambiato nulla”.

L’esempio dell’intelligence italiana
Quanto, infine, all’efficacia della nostra intelligence, Mori conclude: “Noi sul terreno siamo bravi, il problema è che il governo ci dia gli indirizzi giusti e le autorizzazioni giuste. Poi sul terreno non ci insegna nulla nessuno, non ci ha mai insegnato nulla nessuno”.
(Intervista ripresa da Dagospia)