Minima Cardiniana 322/8

Domenica 11 aprile 2021, Domenica in Albis

VACCINI, CHE PASSIONE!…
Paulo meliora canamus. Chi Vi scrive, cari Amiche ed Amici, è un tizio di 80 anni e 7 mesi circa, maggiorenne e, ohimè, plurivaccinato sì non però per il Covid-19. Un quisquam de populo che, appartenendo ai famosi over eighty aventi diritto di precedenza eccetera (anche perché – lo ammetto con riluttanza – “soggetto fragile”, in quanto colpito due anni or sono da embolo polmonare sia pure fortunatamente risolto), è altresì un rappresentante della schiera – che conta il 32% di quelli della sua fascia anagrafica – che non ha ancora ricevuto neppure la prima dose. Il mio medico mi dice che ciò avverrà presumibilmente fra maggio e giugno: io spero almeno fra giugno e luglio.

Ovviamente, dal momento che siamo del Bel Paese dei Mafiosi e dei Raccomandati, ho ricevuto da parenti, amici, colleghi e conoscenti un sacco di buoni consigli. Ma come, mi hanno detto, dai del tu a un sacco di parlamentari e perfino a qualche membro del governo, sei professore universitario e amico di una sfilza di primari ospedalieri, vai in TV, scrivi sui giornali, e allora che espetti a sgomitare? Aspetto, cari compatrioti, che quest’accidente di paese decida di uscire dalla logica dei Mezzucci e dei Furbetti; e mi piacerebbe tanto che si tornasse ai Tempi Bui nei quali un ottantenne Imperatore d’Austria e Re d’Ungheria dichiarava di essere soltanto “il primo tra i funzionari dell’Impero”. Lo so che non è possibile, ma almeno in teoria – e per dare una piccola lezione ai miei nipoti – cerco di adeguarmi.
Confesso tuttavia di essere stato tentato di scrivere una “lettera aperta” all’ambasciatore di Russia a Roma, che mi sta già molto simpatico per la dignità con la quale ha di recente risposto alle accuse di Di Maio, per presentargli una richiesta di
rifugio profilattico: mi piacerebbe tanto fare un salto a Mosca e ricevere una dose di Sputnik.
Invece debbo restare in Italia. E assistere anche allo spettacolo indecoroso dei
media governativi che “denunziano” il fatto che la Cina “ammette” che i suoi vaccini non sono poi granché efficaci. No, cari miei: la Cina non ha “ammesso” un bel niente. La Cina ha “dichiarato”: e c’è una bella differenza. Dimostrando di non tener conto della questione dei profitti. La Cina ha dimostrato che per lei i vaccini non sono un business: solo i media assuefatti alla logica dell’asservimento alle lobbies possono aver confuso tra dichiarazione e ammissione, concetti lontanissimi tra loro e che solo a orecchie corrotte possono sembrare contigui.
Ma vogliamo vederci un po’ chiaro, in questo
pasticciaccio bbrutto” dei vaccini? Nemmeno noi, sia chiaro – noi di MC: vale a dire me stesso, l’amico editore David Nieri, i tre o quattro amici che di solito si prestano a farci (gratuitamente) da referees e qualche altro volontario occasionale – riusciamo a vederci chiaro; e sarebbe strano il contrario. Però proviamo a parlarne liberamente. L’amico Luigi Copertino ce l’ha massa tutta, come vedete: e ha colpito nel segno, perché ha suscitato un vespaio tra i referees. Io mi ci sono divertito un sacco, ho imparato moltissimo e non resisto alla tentazione di farvi partecipe del più severo e problematico tra i “referaggi”. Con l’intento, che dev’esser chiaro, di avviare un dibattito teso a una chiarezza sempre maggiore. E in pieno spirito di libertà e di amicizia.

LUIGI COPERTINO
GEOPOLITICA CRIMINALE DEI VACCINI
Facciamo innanzitutto una precisazione. I “vaccini” di cui si sta parlando come la panacea contro il covid19, questo presunto – si sottolinei il presunto – temibile agente patogeno, non sono in realtà vaccini. Pfizer e Moderna sono terapie geniche sperimentali, perché essi inoculano un trasmettitore Rna che condiziona le nostre cellule a produrre la proteina “spike”, ossia l’unica parte fissa di un virus altamente mutevole (si tratta del “gancio” con il quale l’agente virale si lega alla cellula e vi entra). In sostanza i cosiddetti “vaccini” ci trasformano in produttori di parti del virus per poi stimolare la reazione del nostro sistema immunitario. Una reazione a volte, come tutte le cose indotte e non naturali, financo eccessiva con conseguenti rischi e danni collaterali. Più che di vaccinazione, quindi, si dovrebbe parlare di un grande e globale esperimento di “ingegneria genetica” di massa. Invece all’opinione pubblica si continua a presentare la cosa nei termini di una vaccinazione tradizionale, facendo affidamento sul consenso popolare prestato a metodi di prevenzione ormai collaudati. Non abbiamo alcuna competenza per affermare se tale nuova tecnica possa avere, ora o in futuro, effetti indiretti e non desiderati sul nostro genoma. Secondo alcuni scienziati tale rischio non è del tutto escluso e gli effetti comunque collaterali, benché non genetici, potrebbero verificarsi anche a distanza di tempo.
Abbiamo, d’altro canto, assistito alle vicende relative all’AstraZeneca ma pare che casi numerosi di supposti effetti collaterali siano stati segnalati anche per Pfizer e di recente per Johnson&Johnson. Gli “incidenti” registrati con il vaccino AstraZeneca non tranquillizzano di certo la gente ed è assurdo, oltre che eticamente disdicevole, sentire noti virologi affermare che nel conto costi/benefici il piatto pende dalla parte dei benefici nonostante le trombosi fatali per alcune decine, i malfidati però dicono centinaia, di vittime. Come se la vita anche di uno solo possa essere sacrificata per la salvezza “messianica” che dovrebbe arrivare da questi cosiddetti vaccini. Quando poi si scopre che quei noti virologi sono, quali ricercatori, sul libro paga delle multinazionali produttrici dei “vaccini” qualche dubbio sulla loro imparzialità scientifica non può non sopraggiungere.
La vicenda degli ordini e contrordini sul farmaco AstraZeneca ha del ridicolo se non ci fosse in realtà da piangere. Eccone un succinto riassunto. Il 2 febbraio Aifa, l’ente italiano di verifica sui farmaci, lo autorizza con l’avvertenza “AstraZeneca preferibile fra under 55 anni sani, più dati sugli anziani”. Già il 17 febbraio sempre Aifa estende il suo uso fino ai 65 anni se in buone condizioni di salute. Dopo le segnalazioni di effetti trombotici collaterali l’Ema, l’Agenzia di controllo europea, emana, il 3 marzo, una pubblica dichiarazione con la quale esclude correlazioni tra trombosi e il vaccino AstraZeneca. Il 19 marzo, non cessando le segnalazioni di incidenti in tutte le regioni italiane, Aifa torna a ribadire che “Il vaccino è sicuro e non ci sono indicazioni per limitarne l’uso per età o per altre categorie di rischio. Nessun rischio per le donne che prendono la pillola”. Ma il 31 marzo arriva la notizia bomba: la Germania ed altri Paesi europei sospendono AstraZeneca per gli under 60. Il Canada fa la stessa cosa limitando la sospensione agli under 55. Queste sospensioni impongono una presa di posizione ufficiale da parte dell’Ema la quale il 7 aprile, rettificando le sue precedenti posizioni, dichiara plausibile una correlazione tra trombosi ed il vaccino in questione. L’Aifa nello stesso giorno si adegua e dispone l’uso di AstraZeneca solo per gli over 60 anni. Rovesciando anch’essa diametralmente le sue iniziali posizioni del 2 febbraio. Un panorama certo non rassicurante e che segnala la subordinazione in Occidente degli Stati e delle organizzazioni sovra-statali alla volontà del capitale finanziario che è il padrone delle multinazionali del farmaco, come meglio vedremo tra poco. Al di là della stessa questione numerica, pochi o molti non importa, circa i morti da pseudo-vaccino occidentale, la subordinazione della politica alla finanza è messa in evidenza anche dall’assurdo normativo (in Italia la Legge n. 210/1992), in vigore in pratica in tutti i Paesi del cosiddetto Primo Mondo, per cui sono gli Stati, e non le multinazionali produttrici, a risarcire le morti o i danni collaterali da vaccino. Se a questo aggiungiamo anche il recente scudo penale che il governo Draghi ha fatto approvare, in favore dei medici ed infermieri vaccinatori, il quadro di una politica asservita agli interessi delle multinazionali del farmaco diventa lapalissiano.
Ora, tralasciando queste pur importanti considerazioni, ci interessa in questa sede richiamare l’attenzione sull’aspetto geopolitico della vicenda vaccini. Infatti in molti si sono chiesti perché mai l’Ema e l’Aifa non autorizzano in Europa ed in Italia l’uso dello “Sputnik” russo che è un vaccino ottenuto, a differenza di Pfizer e Moderna, tramite un vettore adenovirale umano, e non di scimpanzé come in altri casi, il quale inoculato stimola la produzione di anticorpi per la proteina “spike” da parte dell’organismo umano. Sputnik si sta dimostrando efficace in tutto il mondo senza effetti collaterali. La risposta non è di tenore scientifico perché i ritardi di Ema ed Aifa nel liberalizzare l’uso dello Sputnik hanno ben altra valenza. La questione è geopolitica. L’Ue preferisce il caos che sta creando pur di non usare lo Sputnik russo. Paesi che, per loro fortuna, sono fuori da questa gabbia di matti, prima finanziaria ora anche sanitaria che è la Ue, anche vicini a noi come la Repubblica di San Marino, con lo Sputnik hanno già risolto. Lo stesso Israele si è avvalso del vaccino russo ed ora ha allentato il lockdown. La Serbia sembra abbia vaccinato con Sputnik anche i più giovani. Il primo ministro serbo ha dichiarato che bisogna tutelare la salute dei cittadini non le aziende produttrici dei vaccini. Invece a Praga, ossia in un Paese aderente all’Ue, benché a trazione sovranista, pare che un ministro ha dovuto rassegnare le dimissioni perché aveva ordinato lo Sputnik, ritenuto contrario ai princìpi atlantici della Repubblica Ceca!
Questione dunque geopolitica – uno smacco per l’Occidente farsi surclassare dalla Russia putiniana, e poi ci sono anche i vaccini cinese ed indiano, ottenuti con la tecnica tradizionale del virus attenuato, i quali sembra funzionino benissimo – che tuttavia si spiega a sua volta con risvolti attenenti al modello sociale ed economico incarnato rispettivamente dall’Occidente e dalla Russia sulla scena dei conflitti geopolitici. Sputnik non solo è un vaccino elaborato con metodi noti e collaudati ma è anche una produzione di Stato. Quelli occidentali invece sono produzioni di multinazionali, sebbene foraggiate con soldi pubblici (fu Trump a stanziarli in loro favore), e qui sta la differenza che spiega, insieme alla geopolitica, l’avversione occidentale verso lo Sputnik russo.
È notizia circolata anche sul web. Nel numero 3/2021 della rivista di geopolitica Limes la questione è stata sintetizzata secondo uno schema che distingue tra il “Vaccino Economico Occidentale” ed il “Vaccino Geopolitico Orientale”. Così riassunta nella seguente tabella:

Vaccino Economico Occidentale

Vaccino (Geo)politico Orientale

Privato (imprese)

Pubblico (Stato)

Finalità originaria commerciale

Finalità originaria geopolitica

Controllo politico indiretto

Controllo politico diretto

Target nazionale: ripartenza economica

Target nazionale: consenso politico

Target internazionale secondario(Covax)

Target internazionale primario (Aiuti)

Multilaterale (Unione Europea)

Unilaterale protezionista (Usa, Regno Unito)

Bilaterale attivo (Russia, Cina)

Va notato, immediatamente, la correlazione, nei due modelli, tra il carattere privato e commerciale del vaccino economico occidentale, che comporta – si noti! – un controllo politico soltanto indiretto, ed il carattere statuale e geopolitico del vaccino orientale, che invece comporta un controllo politico diretto. La cosa molto probabilmente piacerà a tutti i liberisti di qualsiasi scuola ma non a noi che, al contrario, riteniamo, come del resto riteneva persino un liberale classico quale Einaudi, che non tutto può essere ricondotto al mercato e che esiste una ampia sfera di competenze, ed anche di “monopoli naturali” e, aggiungiamo noi, storici, propria dello Stato perché attinente ad ambiti comunitari o pubblici, comunque sovrapersonali.
“A un anno dalla sua comparsa”, ha scritto Igor Pellicciari (Università di Urbino – Luiss), “oramai sul virus viene interpellato più l’esperto di politica che il virologo. […]. Il punto è che … (l’) istituzionalizzarsi del virus nella sfera sociale lo ha privato di quell’alone di emergenza sospensiva di tutto il resto e ha dato significati politici ad aspetti all’apparenza solo sanitari e viceversa. Obiettare a scelte di governo in tempi pandemici non sembra più di inopportuno agli occhi di pubbliche opinioni confuse e risentite. Questo vale anche per la dimensione internazionale segnata dalla vicenda delle strategie di approvvigionamento dei vaccini messe in atto da ogni paese, in ordine sparso. La portata geo-politica di questa corsa è addirittura maggiore di quella già notevole che allo scoppio della pandemia riguardò la ricerca dei vari dispositivi medici di protezione dal virus, sui quali si registrò una nuova guerra degli aiuti con alcuni Stati-donatori a competere nell’assistere gli stessi beneficiari. Oggi sembra riproporsi un altro capitolo di questa vicenda, con al centro degli aiuti non più il materiale sanitario d’emergenza ma i vaccini, vero asset del momento. […]. Il che aiuta a inquadrare meglio la difficoltà ed il ritardo con cui l’Ue e l’Italia stanno cedendo al richiamo del vaccino politico orientale. Per Bruxelles è un passo che implica due ordini di problemi. Nell’immediato, accettarlo con troppa convinzione significherebbe ammettere il fallimento non solo della strategia vaccinale multilaterale ma anche dell’intera impostazione privatistica scelta a monte per il vaccino economico occidentale. Ne risentirebbe la già consistente crisi di legittimità politica europea. Ancora più evidente sarebbe il cortocircuito del chiedere un vaccino di Stato alla Russia proprio mentre da alcuni anni questa è oggetto di un netto isolamento diplomatico da parte dell’Ue. […] non esiste il precedente di un beneficiario che mantiene sanzioni nei confronti di un suo donatore […]. Vi è infine la posizione di Roma, divisa tra la necessità oggettiva di aprirsi ad altri vaccini, sostenuta peraltro da gran parte della pubblica opinione, e la difficoltà a fare uno strappo verso la Ue e muoversi bilateralmente, sia per la partita ancora aperta del Recovery Fund che per lo stesso carisma europeo e atlantista di Mario Draghi. Con un cambio di governo in Italia e di presidente alla Casa Bianca nel 2021 si comprende perché Roma sia più reticente a fare oggi un passo (chiedere lo Sputnik V) tutto sommato minore rispetto a quello osato dal governo Conte nel 2020 nell’invocare l’aiuto di Mosca, per di più ad opera di militari. Il tutto lascia supporre che il tacito assenso che all’epoca arrivò all’operazione “Dalla Russia con amore” dall’Amministrazione di Donald Trump tardi a ripetersi oggi con quella di Joe Biden nei confronti dello Sputnik V in Italia” (Igor Pellicciari “Guerra dei vaccini, chi vince fra Est e ovest”, in www.Formiche.net, 28.03.2021).
Sugli ambigui rapporti tra Joe Biden e le multinazionali del Big Pharma ci ha informato invece, il 27 marzo 2021, il sito www.piccolenote.it riprendendo un articolo apparso su “The Intercept” (“La cerchia ristretta di Biden ha forti legami con i produttori di vaccini”): “… una legione di funzionari di primo piano dell’amministrazione Usa ha preso o prendono soldi da Pfizer e soci, cioè le società che si stanno opponendo strenuamente a liberalizzare i brevetti sui vaccini”. L’articolo cita espressamente Linda Thomas-Greenfield ambasciatrice all’ONU e il suo numero due, Jeffrey De Laurentis, che in precedenza hanno lavorato per Albright Stonebridge Group (ASG), società di consulenza fondata dall’ex Segretario di Stato Madeleine Albright.
“L’ASG”, continua il resoconto di Piccole Note, “… ha una grande influenza nell’amministrazione Biden. Infatti, da questa società di consulenza provengono molti altri funzionari di spicco: ‘I funzionari del Dipartimento di Stato Victoria Nuland, Wendy Sherman, Uzra Zeya e Molly Montgomery hanno precedentemente lavorato presso ASG, così come Philip Gordon, Consigliere per la sicurezza nazionale della vicepresidente Kamala Harris’. L’elenco di The Intercept continua con ‘Anita Dunn, che ha curato la strategia della campagna presidenziale di Biden, e che ora ricopre il ruolo di Consigliere della Casa Bianca, la quale si è da poco congedata dal consiglio di amministrazione della società di consulenza che ha co-fondato, la SKDK, che fornisce servizi di pubbliche relazioni e pubblicità a Pfizer’. Poi c’è ‘Susan Rice, Consigliere per la politica interna, che ha 5 milioni di dollari in azioni di Johnson & Johnson e 50mila dollari in azioni Pfizer… Eric Lander, consigliere scientifico della Casa Bianca, che ha un milione di dollari in azioni di BioNTech […], quindi Il segretario di Stato Anthony Blinken, che ha avuto rapporti con la Gilead Science, società biotecnologica che ha prodotto Remdesivir, l’unico farmaco per il Covid-19 approvato dalla FDA […]. Poi c’è Chiquita Brooks-LaSure, scelta da Biden per il Centers for Medicare & Medicaid Services” che è stato avvocato della Pfizer’”.
In ordine poi al modo di rapportarsi del Big Pharma con i Paesi non occidentali l’articolo sottolinea: “Ad oggi, oltre ai vaccini sino-russi, i Paesi poveri e in via di sviluppo possono contare solo sul programma COVAX, che acquista vaccini per distribuirli praticamente gratis ai Paesi che non possono provvedere alla propria popolazione, ma si tratta di “una goccia nel mare”. Va tenuto presente che i profitti derivanti dai vaccini, secondo stime attendibili, ammontano a 120/150 miliardi di dollari”, per poi ricordare che, comunque, l’acceso al programma Covax è sottoposto a ben precise condizionalità di ordine politico-economico intese a ribadire la subordinazione dei Paesi del terzo mondo all’Occidente.
Veniamo, in conclusione, come promesso, ad una verifica circa gli assetti finanziari delle multinazionali del farmaco. Ci avvaliamo in proposito della ricerca pubblicata, sul web, dall’economista Francesco Filini. Il quale è giunto alla ricostruzione del seguente quadro:

PFIZER – I primi azionisti sono 5 colossi finanziari che insieme controllano il 30% delle azioni, ossia:
– Vanguard Group con 8,2% delle azioni
– il gruppo finanziario speculativo Blackrock con 7,7%
– State Street Corporation col 5,5%
– Capital Group col 4,6%
– Wellington Management con 4,5%,
il resto del capitale azionario è in mano alle 100 più grandi finanziarie e banche speculative del mondo occidentale, tra cui: Bank of America, Deutsche Bank, Morgan Stanley, JP Morgan, Ubs, Goldman Sachs, Royal Bank of Canada, Barclays.

ASTRAZENECA – I primi 5 azionisti (tranne la svedese Investor Aktiebolag col 3,9% delle azioni) sono gli stessi:
– Blackrock 7,7%
– Wellington Management il 5,9%
– Capital Group il 4,9%
– Vanguard con 3,5%,
anche qui seguono 110 azionisti, che rappresentano il gotha della finanza e delle banche mondiali occidentali.

L’indagine di Filini ha evidenziato che gli stessi gruppi della finanza mondiale controllano anche Johnson & Johnson, Moderna, Glaxo, Sanofi, Roche ed altre multinazionali del farmaco. E siccome lo scopo del capitale finanziario è sempre quello di fare profitto, per spartire i dividendi tra gli azionisti, è evidente che anche il covid19 è stata una ghiotta occasione per fare guadagni, impoverendo le piccole imprese costrette al lockdown e le masse popolari impaurite dalla propaganda dei virologi, sul libro paga delle multinazionali in questione, e quindi disposte a chinare la testa di fronte alla prospettiva di una presunta pandemia a tempo indeterminato, come i ripetuti annunci di terze, quarte e quinte ondate dimostrano. Il capitale finanziario ha trovato anche nella malattia un altro modo per trasferire il denaro verso il vertice della piramide mondiale.
“La verità”, scrive Filini, “è che queste entità finanziarie hanno in pugno gli Stati, le università, gli ospedali, il mondo della sanità e il sistema dell’informazione, hanno raggiunto un livello di potere tale che entrano a gamba tesa sulla vita delle persone dettando dall’alto la loro agenda. Questa è la più grande correlazione, la più grande evidenza scientifica, che è sotto gli occhi di tutti. Ma che nessuno vede”.
Un’ultimissima annotazione la vogliamo riservare ai cattolici ed al mondo ecclesiale (in particolare ai vertici della Chiesa cattolica citata nell’intervista, di cui a seguire, come “giustificatrice” verso il vaccino facile). Nel video, di cui al link seguente, Stanley Plotkin, uno dei padrini dei vaccini, dichiara sotto giuramento di aver usato varie decine di feti abortiti vivi, oltre che a malati mentali, orfani e figli di donne incarcerate, allo scopo di fare sperimenti sui vaccini. Per Plotkin queste persone appartengono a categorie di esseri umani sacrificabili in nome della scienza (che poi in realtà è il “potere scientista”, braccio armato del “potere di mammona”, e non la scienza, quella vera, buona, onesta e umana). Le motivazioni invocate da Plotkin circa gli esperimenti fatti su orfani, prigionieri, malati mentali sono in pratica le stesse a suo tempo usate da Josef Rudolf Mengele, il tristemente noto medico nazista, per i suoi esperimenti sui detenuti nei lager. Segno che, al di là dell’ideologia, qualcosa di estremamente inquietante accomuna il potere globale del capitale finanziario al totalitarismo. E non è pertanto un caso se molti oggi – anche sulla scorta della letteratura distopica come quella dei romanzi di Aldous Huxley, George Orwell, Robert Hugh Benson, ed altri – denunciano il nuovo totalitarismo post-ideologico della finanza mondiale apolide.
https://casiciclici.it/index.php/2021/03/25/stanley-plotkin-padrino-dei-vaccini-dichiara-di-aver-usato-centinaia-di-feti-abortiti-video/?fbclid=IwAR0vO7U7dfeNSOByDAyaRkeN9JBzyn0rQFseMlG7gt9hN9E072zUy8L7MZM

MARINA MONTESANO
CONTROCANTO
Lo scritto di Luigi Copertino merita una risposta su piani diversi, perché molti sono i temi che tocca.
Partiamo dall’inizio: l’autore suggerisce di avere dubbi sul “temibile agente patogeno”, chiamandolo due volte “presunto”, e tuttavia parte in una disamina dei diversi vaccini esistenti, fra i quali predilige il russo Sputnik. Un po’ come affermare di non credere alla befana per poi dirci com’era vestita e come ha fatto ad entrare in casa…
Comunque, diciamo che il virus esiste e c’è bisogno di vaccini. Sappiamo ormai che Pfizer e Moderna (così come il vaccino tedesco in sperimentazione: CureVac) sono di nuova generazione, diversi dai tradizionali ai quali appartengono AstraZeneca e Sputnik, tanto per citarne due. Tutti questi vaccini sono in fase sperimentale e certamente quella in corso è una sperimentazione di massa, solo che per alcuni fra noi questo ha un significato sinistro, per altri no. Per l’autore certamente sì, per me no. La medicina di questo tipo si muove a passi graduali: prima della commercializzazione si conduce una sperimentazione su migliaia di pazienti sotto controllo; se dà buoni frutti, si passa a vaccinare l’intera popolazione. È chiaro che quando si parla di milioni di inoculazioni si possono registrare alcune reazioni avverse che non si vedevano sulle migliaia: è una questione di percentuali, ed è ciò che si è verificato con AstraZeneca, con il quale sulle migliaia di sottoposti a vaccinazione non c’erano state reazioni gravi, sui milioni sì. Però questo non è un risultato della cattiveria di Big Pharma, ma un fenomeno che conoscevano già gli antichi greci: il pharmakon del quale parlava Platone poteva significare medicina e veleno, ciò che ti cura potenzialmente può anche ucciderti. Per questo i bugiardini dei medicinali, anche di quelli semplici e familiari, sono chilometrici; potenzialmente tutti possono avere reazioni avverse.
Diversamente da AstraZeneca, la tecnologia dei vaccini a mRNA (RNA messaggero) non introduce nelle cellule di chi si vaccina il virus vero e proprio, come fanno tradizionalmente i vaccini, ma solo l’informazione genetica che serve alla cellula per costruire copie della proteina Spike. Se, in un momento successivo, la persona vaccinata entra nuovamente in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. È la tecnologia medica sulla quale si ripongono le maggiori speranze per le nuove terapie antitumorali e per rare patologie genetiche. In queste ricerche Big Pharma è molto impegnata, e proprio Moderna e BioTech ci lavorano da tempo, per questo sono arrivati al vaccino prima di altri. Ma questi dati non li hanno rivelati a me, sono di dominio pubblico, quindi non ci sono segreti sul loro funzionamento e nessuna campagna di disinformazione.
Il fatto è che oggi la ricerca in campo medico (e non solo) è talmente raffinata e complessa da aver bisogno di altissima specializzazione. Io per prima vorrei che lo Stato giocasse un ruolo da protagonista nella ricerca, ma di fatto sono compagnie private a farlo, e io non posso che sperare nei risultati positivi: il fatto che si guadagni dagli sviluppi della ricerca non rende di per sé la ricerca vana o cattiva.
L’autore passa poi ad analizzare la questione del vaccino russo: sono convinta che finora l’Europa non l’ha adottato per ragioni meramente politiche, e questo è un male. The Lancet ha pubblicato un parere positivo che riporto in traduzione per mostrare somiglianze e differenze con gli altri vaccini: “Conosciuto anche come Gam-COVID-Vac, il vaccino utilizza un approccio con adenovirus ricombinanti eterologhi, usando adenovirus 26 (Ad26) e adenovirus 5 (Ad5) come vettori per l’espressione della proteina spike del coronavirus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2). L’uso di due sierotipi diversi, che vengono somministrati a 21 giorni di distanza l’uno dall’altro, ha lo scopo di superare qualsiasi preesistente immunità da adenovirus nella popolazione. Tra i principali vaccini COVID in sviluppo fino ad oggi, solo Gam-COVID-Vac usa questo approccio; altri, come il vaccino Oxford-AstraZeneca, usano lo stesso materiale per entrambe le dosi. Il precedente vaccino per la malattia da virus Ebola, anch’esso sviluppato al Gamaleya National Research Centre for Epidemiology and Microbiology (Mosca, Russia), era simile, con Ad5 e virus della stomatite vescicolare come virus portatori,3 e il principio generale del richiamo con due diversi vettori è stato ampiamente utilizzato a livello sperimentale. La via dell’adenovirus ricombinante alla protezione è condivisa con il vaccino di Oxford-AstraZeneca, che usa un adenovirus dello scimpanzé (ChAdOx), il vaccino di Johnson & Johnson che usa solo Ad266 i cui risultati dettagliati sono attesi a breve, e il vaccino CanSinoBIO-Beijing Institute of Biotechnology basato su Ad5 la cui sperimentazione di fase 3 è iniziata nel settembre 2020. I virus portatori sono modificati e non possono iniziare un’infezione produttiva; entrano nelle cellule, esprimono la proteina spike e poi si fermano (perché non possono continuare il normale ciclo di vita del virus), anche se un’analisi ad alta sensibilità ha mostrato che alcuni geni Ad erano espressi, anche se a un livello basso. Le cellule infettate dal vaccino vengono infine distrutte dalla stessa immunità che sono state progettate per suscitare. Gli adenovirus ricombinanti sono stati ampiamente utilizzati come vettori vaccinali perché possono ospitare grandi carichi genetici e, sebbene non siano in grado di replicarsi, innescano i sensori dell’immunità innata in modo sufficiente a garantire un robusto impegno del sistema immunitario. Di conseguenza, non hanno bisogno di un adiuvante e possono fornire l’immunità dopo una sola dose. Si pensa che la loro robustezza fisica permetta la conservazione a temperature intorno ai -18°C, che è fattibile per molte catene di approvvigionamento. L’aspetto negativo dei vaccini basati su adenovirus ricombinanti è che sono necessarie grandi dosi, in genere 1010 o 1011 particelle, il che comporta grandi esigenze per la produzione e la quantificazione necessarie per il lancio su scala globale” (per un controllo: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)00191-4/fulltext).
Reazioni avverse si sono registrate anche con lo Sputnik, com’è normale che sia, è inutile presentarlo come il vaccino perfetto perché l’hanno fatto i russi: è imperfetto e perfettibile come sono le cose umane, ma ciò non toglie che faremmo meglio ad acquistarlo visto che il piano vaccinale è così lento, e se non lo facciamo, lo ribadisco, è per ragioni politiche – purtroppo.
Però le allusioni non giovano: i “malfidati” che parlano di centinaia di morti chi sono? Sono affidabili? Hanno pubblicato su riviste scientifiche? O è solo un sentito dire? Affermare che i ricercatori sono “a libro paga” cosa significa? Sono guadagni occulti? In tal caso è bene denunciarli con le prove. O si vuol dire che lavorano per centri di ricerca e percepiscono stipendi? In tal caso mi pare normale: io prendo uno stipendio dalla mia università, se volete sono “a libro paga”, è la stessa cosa ma suona peggio. So benissimo che esistono lobbisti e modi occulti di far pressione, ma gettare una luce sinistra sulla categoria è gratuito e controproducente. La vicenda AstraZeneca è stata gestita malissimo sotto ogni punto di vita: ma parlare di rapporto fra costi/benefici è più che legittimo; significa che se decine di milioni di vaccinati ci tirano fuori dalla crisi nella quale versiamo, allora i benefici sono maggiori. È pura statistica, che ci piaccia o no, e funziona in tutti i campi. Ogni anno ci sono circa 3000 vittime della strada in Italia, eppure prendo l’auto spesso perché devo farlo. E posso scegliere se vaccinarmi o meno.
E veniamo all’ultima parte, dove l’autore introduce un monito contro i vaccini in generale (tranne lo Sputnik, immagino). Propone un link al sito “casiciclici” dove si presenta come se fosse la scoperta dell’arcano segreto il video di una deposizione del dottor Stanley Plotkin (pubblica e dunque rintracciabile ovunque), preceduto da alcune immagini da filmino horror che niente hanno a che vedere con la deposizione, ma sono buttate lì tanto per dare un’idea alla X Files. Plotkin ha avuto un ruolo chiave nella creazione di numerosi vaccini, come quelli della rabbia e del citomegalovirus, ma soprattutto quello della rosolia, che ha eradicato quasi completamente la malattia negli Stati Uniti. Per questo vaccino Plotkin ha utilizzato cellule ricavate da tessuto fetale: l’autore interroga i cattolici a riguardo, ma la Chiesa si è già pronunciata da tempo sulla faccenda, affermando che sarebbe meglio evitarli e sviluppare vaccini a partire da altro, ossia da cellule animali (quelle stesse che però non vanno bene in AstraZeneca, a quanto ci dice l’autore) visto che da qualche cellula dovranno pur partire, ma che se ci sono benefici evidenti è possibile usarli. Poiché il vaccino contro la rosolia serve a prevenire aborti e malformazioni il vantaggio pare evidente. Anche in questo caso il tono scelto dall’autore è indicativo: “feti abortiti vivi”, scrive; ora, mentre è possibile, purtroppo, che un aborto riuscito male lasci il feto in vita, magari per poco, non è che Plotkin e la sua équipe stavano lì ad aspettare che ne nascesse uno vivo per prendergli le cellule! È bene sapere che l’uso di tessuto fetale nello sviluppo di vaccini consiste nella coltivazione in laboratorio a partire da ceppi cellulari provenienti da aborti, magari verificatisi decenni prima. Capisco che chi è sfavorevole alla libertà di scelta in materia di aborto debba guardare con diffidenza a questa pratica, ma per un principio puramente etico, non buttandola sul film horror: se non si hanno controindicazioni di genere etico e si giudica la ricerca legittima allora non fa grande differenza rispetto alle pratiche autoptiche che pure hanno dato tanto alla medicina. Il malcapitato cadavere non dava l’assenso ad essere sezionato, ma pure quelle pratiche un tempo avversate sono servite alle generazioni future.
Mi pare allora molto più problematico il resto della deposizione, dove il dottore parla dell’uso, tipico negli anni ’60 in cui operava (e non solo), di somministrare medicine sperimentali a handicappati, popolazione carceraria e paesi del terzo mondo. Non c’è bisogno di evocare Mengele come fa l’autore, perché pratiche eugenetiche e sperimentazioni sono state svolte in tanti paesi democratici a scapito dei più deboli, magari di mente, oppure dei marginali. Ed è purtroppo normale che lo stesso medico che ha curato dalla rosolia o da altre patologie gravi abbia praticato la medicina come si faceva al suo tempo: non per questo facciamo a meno di quei vaccini. La strada della scienza è costellata di errori e di sperimentazioni finite male, ma anche di immensi successi dei quali tutti oggi beneficiamo: la vigilanza è sempre opportuna, ma la prima vigilanza è quella che dobbiamo avere sulla logica delle nostre affermazioni, perché c’è disinformazione nei media ufficiali, ma ce n’è tanta anche nel sottobosco dei siti e dei blog di (presunta) controinformazione, misteri e segreti.

Ora, oh malanno, tu sei combinato, come secondo Shakespeare dice Marco Antonio alla fine della sua orazione sul corpo di Cesare. Ben vengano contributi su questo tema, come peraltro su qualunque altro. Chi a nostro avviso risulti autore di contributi particolarmente notevole sarà a sua volta pubblicato, beninteso dietro sua autorizzazione. L’unica preghiera è quella di evitare commenti asseverativi o censorii non accompagnati da adeguato ragionamento.