Minima Cardiniana 323/5

Domenica 18 aprile 2020, San Galdino (“la Domenica di Emmaus”)

FIRENZE: NUOVA E ARDITA CONCEZIONE URBANISTICA, PROPOSTA AFFASCINANTE O PASTICCIACCIO BBRUTTO?
FIRENZE: ET SULLA COLLINA DI BELVEDERE?
Riceviamo e diffondiamo questo comunicato pervenutoci dall’Associazione Idra
Sorge il dubbio che siano extraterrestri i 677 cittadini dell’Oltrarno che, documento di identità alla mano, nell’aspro contesto delle limitazioni Covid, hanno sottoscritto in poche settimane la richiesta di conoscere e poter di nuovo visitare – per difenderlo – quel vasto complesso di ambienti ex conventuali di origine medievale, coi suoi giardini e una veduta impareggiabile su Boboli, che da decenni è chiuso alla fruizione pubblica. Oggetto della più rilevante opera di trasformazione urbanistica nell’area Unesco di Firenze, il prospettato cambio di destinazione del manufatto in albergo di extralusso rischia infatti di sconvolgere l’intera area fra Costa San Giorgio e Via San Leonardo, da Palazzo Pitti al Forte Belvedere. Anzitutto dal punto di vista della vivibilità e della mobilità. Ma, più subdolamente, minacciando (con gli scavi per realizzare le previste opere interrate) le sorgenti che alimentano il Giardino di Boboli o – Dio non voglia! – innescando frane e smottamenti su quello che è storicamente conosciuto come il Poggio delle Rovinate, dove ad essere rovinate furono nel Cinquecento abitazioni come quella del Buontalenti.
È vero che l’Amministrazione comunale di Firenze ha prescritto nella variante (fin qui soltanto adottata) che sia garantita “l’accessibilità pubblica degli spazi aperti quali chiostri, giardini, piazze, con modalità da concordare con la Soprintendenza in ragione dell’interesse culturale dell’immobile”. Ma preoccupa non poco leggere, nella relazione illustrativa che accompagna l’elaborato vincitore del concorso internazionale bandito “per l’individuazione di un progetto di concept urbanistico finalizzato all’approvazione di una variante al Regolamento Urbanistico del Comune di Firenze, avente ad oggetto la determinazione della destinazione d’uso”, intenzioni progettuali di questo tipo: “La visita dell’intero complesso, di tutte le corti, dei giardini e delle sale affrescate, dovrebbe rimanere un’occasione eccezionale e unica nell’anno (in occasione ad esempio della Giornata Europea del Patrimonio) riservata ad un numero chiuso di visitatori esterni. Per sottolineare il carattere straordinario del privilegio questi potrebbero essere selezionati casualmente tra i turisti di Firenze, attraverso una registrazione on line o attraverso una “chiamata” effettuata da un messo dell’albergo un dato giorno dell’anno”. Tradotto: neanche i fiorentini potrebbero godere (manco in quell’unico giorno l’anno) delle architetture e degli spazi aperti di questo plurisecolare monumento. Soltanto uno sparuto gruppo di fortunati turisti estratti a sorte!
A questa prospettiva, centinaia di cittadini, allertati dall’associazione Idra (www.idraonlus.it) e da una costellazione di gruppi locali e associazioni nazionali, si sono riscossi e chiedono di aprire un dibattito pubblico con tutti i portatori d’interesse in campo, per essere portati a conoscenza delle proposte di trasformazione e poter contribuire a migliorarle, ad attenuarne i paventati effetti negativi, a costruire insieme una soluzione condivisa che sia un’occasione di arricchimento per l’intera città.
L’Autorità toscana per la garanzia e la promozione della partecipazione, in forza di una legge regionale che accorcia le distanze fra istituzioni rappresentative e popolazione, ha già concesso la propria autorizzazione preliminare, stanziando anche i fondi necessari a realizzare il breve (al massimo sei mesi) percorso di ascolto eloquentemente denominato “Laboratorio Belvedere”. Ma, paradossalmente, proprio Palazzo Vecchio contrasta l’iniziativa, negando l’assenso all’avvio del cantiere civico.
Alla fine, l’attributo di alieno non spetterà forse a chi pensa di poter “calare” dall’alto un progetto invasivo e anacronistico su di un territorio prezioso, cuore del centro storico della città patrimonio mondiale dell’Umanità, quasi fosse disabitato, piantandovi la bandiera per prenderne possesso?
Una schiera di donne e uomini di cultura fiorentini, toscani, nazionali ed esteri sta sottoscrivendo un Manifesto Boboli-Belvedere che qui proponiamo a tutti. Firmalo anche te, e fallo girare. Anche Franco Cardini non ha fatto mancare la propria convinta adesione.

Manifesto Boboli-Belvedere, febbraio 2021
Nel cuore del Centro storico Unesco di Firenze risulta essere stato accordato dall’Amministrazione comunale – con l’adozione di una Variante urbanistica del tipo ‘semplificato’ e con l’esclusione del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica – il primo via libera ad una gigantesca ipotesi di trasformazione proposta da un facoltoso privato accanto al Giardino rinascimentale di Boboli, a Palazzo Pitti e al Forte Belvedere, sulla collina che – dirimpetto – ospita la Villa e il Giardino Bardini. Il caso è salito oramai all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale. L’intervento porterebbe infatti ad una ristrutturazione edilizia profonda e al cambio radicale di destinazione di un vasto complesso di ambienti ex conventuali di origine medievale e di qualità architettonica elevata, già per decenni sede di una Scuola di Sanità militare, incastonato nel grande mosaico dei beni fra i più cari ai fiorentini e al mondo intero. Sui suoi oltre 16.000 metri quadri di superficie si prospetta, per una quota vicina al 90%, la realizzazione di un’imponente struttura ricettiva di superlusso. Apparentemente indispensabili, stando al disegno presentato al Comune di Firenze, ingenti scavi per far posto in sotterraneo, nel fragile ‘Poggio delle Rovinate’ (un toponimo che racconta le caratteristiche idrogeologiche dei luoghi), a parcheggi, a un tunnel carrabile, a magazzini e servizi. E, ancora, a beneficio della ricca clientela attesa nei 300 posti letto programmati, si ipotizzano collegamenti meccanici con l’albergo (funicolare? cremagliera? ascensore inclinato?) da Palazzo Pitti e Giardino di Boboli, con servitù di passo incompatibile con tali proprietà demaniali, e da Forte Belvedere sulla cresta della cinta muraria che delimita il confine col Giardino.
In cambio, la collettività riceverebbe accesso agli ambienti restaurati di pregio storico, artistico e architettonico del complesso. Ma non si trova traccia, nell’avallo di Palazzo Vecchio, di alcuna precisazione circa i tempi, le modalità e le condizioni di questa ipotesi di fruizione. Mentre gli stessi uffici tecnici comunali che si occupano di mobilità hanno escluso categoricamente che si possa intervenire su questo spicchio di Firenze, minacciato di divenire epicentro di una cantierizzazione pesante, sotto ogni riguardo difficilmente sostenibile. La collina di Belvedere è peraltro, nel panorama fiorentino, una fortunata eccezione: la consistente pendenza della Costa San Giorgio lungo il crinale e la distanza dai flussi turistici di massa della dolce e tortuosa Via San Leonardo, dai piedi del Forte Belvedere ai viali del Poggi, permettono a questa viabilità di vivere e far vivere una condizione particolare. Qui rimane possibile passeggiare godendo di ritmi e percezioni visive, sonore e olfattive ancorate alla storia dei luoghi e all’identità dei manufatti e dei muri, intonacati e istoriati con geometriche fantasie di graffiti. Appaiono, questi, valori che conviene assolutamente preservare, difendendoli da una penetrazione di massa ispirata al modello turistico speculativo che – fino alla vigilia della pandemia – ha segnato Firenze.
Per tutti questi motivi consideriamo importante e urgente che l’Amministrazione comunale adotti un provvedimento di sospensione dell’iter della Variante urbanistica in questione, ed apra un dibattito pubblico che permetta alla cittadinanza, all’associazionismo e agli esponenti del mondo della cultura, lasciati di fatto all’oscuro delle caratteristiche dell’intervento proposto e impossibilitati, a questo punto del procedimento, a intervenire col contributo delle proprie osservazioni, di recuperare il terreno perduto in fatto di conoscenza, trasparenza e partecipazione alle decisioni che toccano un contesto così prezioso della città storica.
Per trasmettere la propria adesione, scrivere a bobolibelvedere@gmail.com: “Sottoscrivo il Manifesto Boboli-Belvedere, febbraio 2021”, aggiungendo nome e cognome, ed eventualmente titolo o ruolo.

MINILETTERA APERTA DI FRANCO CARDINI AL SINDACO DARIO NARDELLA
Carissimo Dario,
che vuoi farci, ogni tanto scoppiano delle grane. A Firenze, e di questi tempi, poi… Qualcuno ti ha detto: “L’hai voluta la bicicletta? E allora pedala!”. Non mi allineo sul parere di questi ciclofili. Quella bicicletta, qualcuno doveva pure inforcarla. E tu sapevi quel che sapevi quando l’hai fatto, ti aspettavi ringraziamenti e contumelie, auguri e anatemi, gioie e dolori, onori e disonori, osanna e crucifige. Sta scritto che solo chi non fa non sbaglia, ma nella nostra bella città non è vero nemmeno quello: a fare o a non fare, si sbaglia sempre.
La “variante”, pare per il momento solo “adottata”, preoccupa me non meno di tanti altri. Io sono nato al confine tra i rioni di porta Romana e di San Frediano, a un tiro di sasso da quella strana, bellissima Via del Ronco oggi mozza ma dalla quale si accedeva un tempo direttamente al giardino di Boboli, quasi di fronte alla Vasca dell’Oceano e poche decine di metri a sinistra della splendida Limonaia, molto più bella – ebbene, sì – della celebratissima orangerie delle Tuileries. Tutto quello che succede in quel fazzoletto di terra, in quel giardino incantato e nelle sue adiacenze, tocca direttamente me e la mia infanzia, i miei ricordi, tutta la mia vita. Qui si parla di una fetta dell’Oltrarno ch’è un’autentica meraviglia, un tesoro inestimabile, e che da Porta Romana fiancheggiando Palazzo Pitti e i Viali dei Colli arriva dritta fino a San Miniato e a San Niccolò. Capisco che ci sia chi ambisce a utilizzarla per vacanze di sogno adatte agli happy few. Mi rendo conto che sarebbe un business arcimiliardario e che tanta ricchezza così mobilitata avrebbe una discreta ricaduta anche sulla città nel suo insieme. Mi pongo però un serio problema del rapporto costi-ricavi. E i costi, esattamente come i ricavi, non sono mai soltanto economici o finanziari.
Non ti chiedo di non farne di nulla. Anche perché so bene che non mi staresti a sentire e che non potresti farlo nemmeno se tu volessi. Ti dico soltanto: ripensiamoci, valutiamo, discutiamo. Magari siamo davanti a una di quelle occasioni che capitano una sola volta nella vita: a un taxi che passa una volta sola. Non ti chiedo di farlo saltar per aria. Ti chiedo solo se non c’è un mezzo per farlo ritardare un po’. Magari invitandolo a un diversivo, a una bella ma tortuosa passeggiata sulle nostre belle colline con vista sui panorami mozzafiato che tu ed io ben conosciamo.
Con affetto, tuo FC