Minima Cardiniana 330/2

Domenica 6 giugno 2021, Corpus Domini

QUANDO SI PARLA DI POVERI…
LAURA DE LUCA
CHI SONO I POVERI
Eh, sarebbe bello se fossero quelli vestiti di stracci che dormono sotto i ponti o al massimo nelle baracche, i migranti che si avventurano in esodi disperati.
Sarebbe bello se fossero solo quelli.
Poveri materiali e poveri di spirito.
Sarebbe bello se si potesse soddisfarli con quattro soldi, due pasti caldi, l’otto per mille.
I poveri veri sono quelli che si confondono, che non si lasciano riconoscere, che non li vedi neppure nelle periferie delle grandi città, che ti sfidano coi loro silenzi, che non ti suscitano facili pietismi, semmai ti irritano fino a provocare la tua insofferenza e a smascherare la tua aggressività.
I poveri sono quelli che si mimetizzano perfino in mezzo ai ricchi.
I poveri veri a volte sono ricchi.
Eh, sarebbe comodo se i poveri fossero una categoria, un gruppo di persone ben catalogabili, riconoscibili dalla puzza, come i vagabondi delle favole, che fossero marcabili con un segno distintivo come gli ebrei nei campi. Oggi potremmo santificarli ed esorcizzare il senso di colpa collettivo di una società disumana.
Sarebbe comodo se i poveri fossero disumani, ridotti al rango di animali.
Potremmo averne comodamente pietà senza troppe implicazioni, senza tanti dubbi.
Sarebbe utile non avere dubbi riguardo ai poveri: loro buoni e noi cattivi. Loro candidi e noi impietosi, loro vittime e noi carnefici silenziosi.
Sarebbe politicamente corretto se solo i poveri popolassero i nostri incubi a stuzzicare le nostre cattive coscienze.
Sarebbe bello se non fossero pericolosi nel pretendere casa e pane, ma mansueti, assuefatti alla loro condizione, addomesticati al loro destino, incapaci di alzare la voce o di tirarci per la manica.
Sarebbe perfetto se si accontentassero di quattro soldi, e con questo placassero i nostri sensi di colpa (una paghetta a settimana, l’obolo della vedova, due monetine al lavavetri al semaforo purché se ne vada).
Sarebbe meraviglioso se ci dicessero grazie per avere allestito a loro uso e consumo ricoveri, mense e bagni chimici negli eleganti centri cittadini e non ci facessero notare l’implicita condanna in questi apparenti gesti di solidarietà: che chi è senza casa rimanga senza casa per sempre.
Sarebbe perfetto se i poveri ci fossero per sempre.
Ma davvero i poveri ci saranno sempre, lo ha detto Gesù, lo pensava Marx, e questa è l’unica certezza, l’unica gloriosa consolazione per qualsiasi società e civiltà terrestre, per qualsiasi religione e qualsiasi politica.
È la conferma non tanto della crudeltà e dell’egoismo di pochi, della crudele ingiustizia della natura, quanto la conferma che i maître à penser, le guide spirituali, i leader politici e perfino i pontefici hanno qualche ragione di esistere nel raccomandarci una solidarietà e una fratellanza quale che sia, anche di facciata.
I poveri ci saranno sempre.
A giustificare la nostra indifferenza e le nostre ipocrisie.

Ma chi sono i poveri?
È difficilissimo riconoscerli dove si mimetizzano.
Le persone grigie: un po’ buone e un po’ cattive, senz’arte né parte.
I piccolo borghesi coi centrini sul televisore.
Gli ignoranti, prigionieri della propria ignoranza.
I professori senza vocazione che fanno danni.
I medici che cambiano atteggiamento se lavorano privatamente oppure no.
I presuntuosi.
Le madri di famiglia che sgobbano e nessuno le ascolta se parlano.
I disonesti.
Quelli che abusano di un ruolo o di una divisa.
Gli alcolizzati o i quasi alcoolizzati.
Quelli che fanno i conti anche nei sentimenti.
Gli eterosessuali senza particolari turbe psichiche o deviazioni.
I pensatori inascoltati.
I normodotati.
Gli agenti immobiliari costretti a estorcere informazioni ai proprietari di appartamenti.
I proprietari di appartamenti costretti a confrontarsi coi vicini ottusi in assemblea condominiale.
I devoti del denaro.
Tutti i gretti che non sanno di esserlo.
Quelli che usano le parole a pappagallo umiliando così la propria lingua.
Quelli che dicono di non saper disegnare.
I capufficio ottusi.
Gli artisti veri che non cercano fama.
I raccomandati incompetenti.
I mafiosi.
Gli smaniosi, gli attivisti maniacali.
I collezionisti.
Quelli che non sanno più pensare e che forse non hanno mai pensato.
I disoccupati, gli esodati.
Gli innocenti condannati.
Gli avari.
I fissati con le diete, le palestre, i ritocchini.
Quelli che non riescono a pensare alla morte.