Minima Cardiniana 331/3

Domenica 13 giugno 2021
Sant’Antonio da Padova, Prima Domenica del Tempo Ordinario

RIPENSANDO ALLA SERBIA: MA CHE COSA CI HANNO RACCONTATO IN TUTTI QUESTI ANNI?
ANONIMO (SIAMO CONTRARI AGLI ANONIMI: MA, PER QUESTA VOLTA, PASSI)

UN’ALTRA VERITÀ SU SREBRENICA
Ci giunge, con richiesta di anonimato, una lettera a proposito di Srebrenica. L’autore è un generale degli Alpini che, finito il servizio attivo, ha passato diversi anni nella ex Iugoslavia per conto di organismi internazionali, quindi conosce molto bene la situazione. La sua lettera ci arriva dopo un articolo pubblicato sul Corriere della Sera (Ratko Mladic, ergastolo confermato per il massacro di Srebrenica. La sentenza de L’Aia-Corriere.it).

Carissimi,
desidero fare una precisazione ed esprimervi il mio punto di vista.
Dopo sei anni passati in Bosnia con tutte le attività connesse e le responsabilità assunte, ho un giudizio abbastanza chiaro su Srebrenica.
Srebrenica si è rivelata impermeabile ad ogni realtà.
Si tratta di una colossale montatura per criminalizzare ancora di più i serbi, secondo una politica americana anti-serba (vedi bombardamento di Belgrado nel 1999, decisione per l’indipendenza del Kosovo 2008 ecc.) e pro-croata (operazione Tempesta nel 1995).
A Srebrenica avvennero cose terribili, ma assurdo parlare di genocidio! Oltretutto la vulgata ufficiale parla di 8.000 vittime, mentre le vittime del massacro (direi con più precisione: le esecuzioni dei non combattenti) furono enormemente meno, più o meno 2.000 (lo testimoniano i numeri dei corpi ritrovati nelle fosse comuni e le valutazioni della Croce Rossa), numeri spaventosi ugualmente, ma non come quelli ufficializzati. Il numero di 8.000 venne fatto immediatamente dai primi giornalisti accorsi sul posto, senza alcuna possibilità di calcolo e di rendersi conto esattamente di cosa fosse effettivamente successo. Il numero di 8.000 venne preso per buono e successivamente furono addirittura stilati gli elenchi. Fra quegli 8.000 c’erano i morti in combattimento degli anni precedenti, quelli spariti e fuggiti o nomi inventati. Parecchi di quegli 8.000, al tempo del mio soggiorno in Bosnia, erano vivi e alcuni prendevano anche la pensione! Quindi, non credere assolutamente alle versioni ufficiali! Oltretutto, la vergognosa manifestazione delle cosiddette “madri di Srebrenica” che vestite di nero andavano a Bruxelles o avanti al Tribunale dell’Aja a protestare sono una chiara evidenza della speculazione politica che si voleva e si vuol fare dell’evento.
Sono necessarie, però, due o forse più parole di spiegazione. Cosa è successo a Srebrenica in quel luglio 1995 e perché.
Bisogna dire che non bisogna focalizzarsi sul luglio 1995, ma prendere in esame il periodo 1992-95 e anche quello precedente.
Una delle più feroci divisioni SS era la 13a Waffen-Gebirgs-Division, composta esclusivamente da musulmani bosniaci che si rese autrice di violenze e assassini verso le popolazioni serbe nel 1943-44.
Poi, all’inizio del conflitto inter-etnico nel 1992, bande musulmane, comandate da un certo Naser Oric, avevano effettuato un simile massacro a danno dei serbi di Srebrenica e dintorni. Le vittime, imprigionate, torturate e poi uccise furono alcune migliaia. Naser Oric fu poi giudicato e condannato dal Tribunale dell’Aja, ma nessun rilievo hanno avuto le vittime serbe.
Vorrei aggiungere che, soprattutto fra quelle popolazioni slave, nulla si dimentica e, come ha scritto Demetrio Volcic, nei Balcani anche la storia uccide.
Nel corso del conflitto balcanico, l’enclave di Srebrenica, area musulmana, era stata dichiarata “zona protetta” sotto il controllo di UNPROFOR (UN PROtection FORce) e ad un battaglione olandese era stato assegnato il controllo dell’area. “Zona protetta” si supponeva priva di armi, mentre non lo era affatto. Vi era insediato un reggimento dell’esercito musulmano regolarmente armato, che da quella zona compiva incursioni nei territori serbi.
Quando nel luglio 1995 le truppe serbe si impadronirono di Srebrenica, il reggimento musulmano evacuò senza tentare una difesa.
La ragione dell’attacco serbo era presumibilmente di dimostrare l’impotenza dell’ONU, per screditarne l’immagine.
Quello che avvenne è, in un certo senso, kafkiano. Le truppe UNPROFOR (il battaglione olandese) aveva armi solo per l’autodifesa e non poteva intervenire in alcun modo nel conflitto. Quando il Comandante si rese conto che alcuni scontri erano iniziati e che la situazione stava degenerando, chiese istruzioni ai suoi comandi superiori e alla sua capitale. Gli risposero di attenersi alle disposizioni e di non intervenire, che intanto avrebbero sollecitato decisioni all’ONU. Ma quando la risposta arrivò da New York, dopo quarantotto ore, era già troppo tardi.
Bisogna ancora considerare che dopo l’occupazione di Srebrenica, il generale Mladic propose alla popolazione di restare o di spostarsi in altre zone musulmane. Risulta, da fonte musulmana, che 22.853 abitanti furono accolti in altri cantoni, Tuzla e Podrinje. Se i serbi lasciarono partire questa gente, come si può parlare di genocidio? Ma l’evento dette occasione a Madeleine Albright (donna chiaramente e visceralmente anti-serba, come avrebbe dimostrato anche successivamente a Rambouillet nel 1999) di dichiarare che donne e bambini musulmani furono cacciati dai loro focolari.
Il generale francese Philippe Morillon, il primo Comandante delle truppe ONU in Bosnia, in una sua testimonianza al tribunale dell’Aja ha espresso il suo convincimento che l’attacco di Srebrenica era stato una reazione diretta ai massacri dei serbi da parte del già citato Naser Oric.
Quindi l’interrogativo che ho messo nell’oggetto di queste mie considerazioni: “Srebrenica, simbolo del male?” ha parecchie risposte e non solo quella prefabbricata dai media occidentali.
E confermo Srebrenica si è rivelata impermeabile ad ogni realtà.
Rimane Mladic. Il mio giudizio su di lui non è certo positivo, ma avendo ben conosciuto l’animo, lo spirito, le pulsioni che animano il popolo serbo, posso ben affermare che Mladic è figlio della sua terra.
Concludo riportando le sei conclusioni dello Srebrenica Research Group, gruppo indipendente di personalità anglosassoni:
1. Il numero e la natura delle vittime, come il contesto generale degli avvenimenti di Srebrenica, sono stati presentati in maniera tendenziosa al grande pubblico in Occidente ed esige di essere riesaminato con obiettività.
2. L’affermazione che da 7 a 8.000 musulmani sono stati uccisi al momento della presa di Srebrenica nel luglio 1995 è senza fondamento.
3. L’affermazione che praticamente tutte le perdite musulmane nel corso della presa di Srebrenica sono state vittime disarmate di esecuzione serba è senza fondamento.
4. Gli avvenimenti del luglio 1995 non possono essere imparzialmente considerati fuori dal contesto della guerra nel settore fra il 1992 e il 1995.
5. Gli avvenimenti del luglio 1995 non possono essere considerati imparzialmente al di fuori del contesto più largo delle guerre civili jugoslave e più particolarmente della fase finale dell’estate 1995.
6. L’affermazione di un genocidio perpetrato dai serbi a Srebrenica è senza fondamento.
A questo punto, penso di avervi annoiato abbastanza. Grazie per l’attenzione.
Un caro saluto.
P.S. Ultima annotazione: in serbo-croato argento si traduce con srebro, da cui deriva il nome Srebrenica per via delle sue antiche miniere di argento. Infatti l’antico nome dato alla città dai romani era Argentaria.

(Grazie all’Anonimo per la sua testimonianza: ma si rende conto che la sua richiesta di anonimato la svaluta del 90%?)