Minima Cardiniana 331/6

Domenica 13 giugno 2021
Sant’Antonio da Padova, Prima Domenica del Tempo Ordinario

I PASTORI DELLE LOBBIES MULTINAZIONALI, IL CANE STATUNITENSE, IL GREGGE DELLE PECORE EUROPEE
IL G7 IN CHIAVE ANTICINESE
Nel corso delle ultime ore l’Ansa ha dedicato un lungo articolo al vertice G7 tenutosi a Carbis Bay, in Cornovaglia. Veniamo così a sapere che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto un colloquio bilaterale di mezz’ora con il presidente americano Joe Biden. “L’incontro è andato molto bene”, ha dichiarato il premier al termine del faccia a faccia con il leader della Casa Bianca. “Sin dalla formazione del governo”, ha aggiunto Mario Draghi, “sono stato molto chiaro che i due pilastri della politica estera italiana sono l’europeismo e l’atlantismo. Con Biden siamo d’accordo su molti temi: donne, giovani, difesa degli ultimi, diritti umani, diritti civili, diritti sociali e tutela dell’ambiente, che è il tema chiave della nostra presidenza del G20”. Draghi ha ringraziato il presidente Usa Joe Biden per il suo impegno nei confronti dell’Unione Europea. “Il quadro politico italiano cambia spesso”, ha precisato il nostro orgoglio nazionale, “ma la nostra profonda alleanza con gli Usa non cambierà mai”. Joe Biden e Mario Draghi si sono impegnati a tenere viva la loro stretta cooperazione per superare la pandemia e costruire per il futuro una migliore sicurezza dal punto di vista sanitario a livello globale. Da parte sua, Biden ha espresso al premier “apprezzamento per il sostegno dell’Italia alla pace e la sicurezza” in Afghanistan.
Ma ci sono stati nodi molto stretti da sciogliere, tensioni da dirimere sulle spiagge della Cornovaglia. Non sono mancati tuffi, nuotate e numerose sedie a disposizione per Ursula von der Leyen, un modo come un altro per evidenziare che i protocolli Ue non sono certo paragonabili a quelli turchi, maschilisti e sessisti. Anche se poi, nella foto ufficiale che ha fatto bella mostra di sé sui media e sui social, la povera Ursula si è ritrovata di nuovo in piedi, anche se in compagnia di alcuni illustri colleghi, Draghi incluso. Al centro, seduta, la regina: le gerarchie vanno rispettate.
Dietro i sorrisi e l’armonia delle immagini ufficiali, le tavole imbandite e i completi di sartoria, a fare ombra ai rapporti interni al Vecchio Continente fra l’Ue e il governo britannico del padrone di casa Boris Johnson è stato però, ancora una volta, il post Brexit: soprattutto, la questione Irlanda del Nord, il cui dossier è rimasto fuori dalle sessioni multilaterali del summit. L’hanno soprannominata “la guerra delle salsicce”: si tratta, infatti, di una disputa tra Bruxelles e Downing Street in merito all’interpretazione di alcuni specifici punti che riguardano i commerci interni, a cominciare, appunto, dalla questione del transito delle carni refrigerate e delle salsicce fra il resto del Regno e l’Irlanda del Nord.
Ma è stata soprattutto la Cina a dividere il G7. A Joe Biden, che insieme al padrone di casa Boris Johnson e al premier canadese Justin Trudeau vorrebbe promuovere misure più restrittive per arginare la Cina, si sono contrapposti l’Unione Europea e i suoi leader, in particolare Mario Draghi e Angela Merkel, più cauti e interessati a non rinunciare ai possibili vantaggi che potrebbero derivare da una collaborazione con Pechino. La cancelliera tedesca ha sottolineato la necessità di una task force centrata su un’agenda che metta al centro il clima e gli scambi commerciali, mentre i leader del G7 hanno approvato un piano globale sulle infrastrutture per i paesi a basso reddito in risposta alla Via della Seta lanciata dalla Cina. I leader si sono dimostrati coesi nella volontà offrire un piano “con alti standard e trasparente” in opposizione alla Via della Seta cinese. L’iniziativa, proposta su iniziativa americana, si chiamerà Build Back Better World (B3W). “Uniti contro le autocrazie che usano la disinformazione, i social media, fermano gli aerei in volo, rapiscono, uccidono, non rispettano i diritti umani, usano il lavoro forzato”, ha chiosato il nostro premier. Ma non abbiamo capito a quale paese si riferisse.
Un “mondo migliore” che farà leva sul cambiamento climatico e sulle necessità dei paesi più poveri? Un nuovo modello di sviluppo incentrato sul “capitalismo green”, che probabilmente in quest’ottica riuscirà a riciclarsi aderendo ai “parametri” di equità e sostenibilità?
Ipotesi. Ma la Via della Seta auspicata da Xi Jinping incute senz’altro diversi timori tra le poltrone rigorosamente in pelle dei piani alti della finanza globale.
Non è mancata, ovviamente, una frecciata (direi “obbligata”) nei confronti della Russia. Sul suo profilo Twitter, la leader europea Ursula Von der Leyen ha scritto: “Solidarietà e cooperazione basata sui valori tra i membri del G7 è sempre stata la ricetta del successo. Questo spirito è tornato in Cornovaglia. […] Poiché la Russia continua a minare l’ordine di sicurezza europeo, possiamo contare su una forte alleanza transatlantica per affrontare questa sfida. […] L’Ucraina è in cima alla nostra agenda comune. Il G7 sostiene l’integrità territoriale dell’Ucraina ed è pronto a fornire assistenza nei suoi sforzi di riforma”. E, a proposito della Bielorussia: “Siamo tutti molto preoccupati per la situazione in Bielorussia. L’Ue ha agito rapidamente per imporre ulteriori sanzioni. La cooperazione del G7 renderà tali misure ‘più efficaci’”.
Menzione d’onore per il presidente francese Emmanuel Macron, arrivato schiaffeggiato al G7: a suo parere, con Biden gli Stati Uniti sono “definitivamente” tornati: “È fantastico avere un presidente americano che è parte del club e molto disponibile a cooperare”.
Da parte nostra, ci chiediamo quando mai se ne siano andati. Se poi teniamo presenti gli appelli “benevoli” nei confronti dei migranti proferiti nei giorni scorsi dalla vicepresidente Kamala Harris, ci rendiamo conto che i muri sono più alti o più bassi a seconda del punto di vista “democratico” dal quale si guardano.
Si prospettano tempi duri, mentre il G7 si chiuderà anche stavolta con cantuccini e vin santo. No, meglio Sauternes, magari con qualche muffin, per non indispettire il biondo.