Domenica 26 giugno 2021
XIII Domenica del Tempo Ordinario, San Cirillo di Alessandria
MICHELE RALLO
BIDEN: TORNA L’AMERICA CATTIVA
La partecipazione di Joe Biden ai recenti summit del G7 e della NATO è stata salutata da giornali e tv con lo slogan “l’America è tornata”. Sottintendendo che il ritorno avveniva dopo i quattro anni della presidenza Trump, contrassegnati da attriti e incomprensioni con gli alleati europei. Slogan veritiero ma incompleto. Avrebbero dovuto aggiungere che era tornata l’America cattiva, quella del Deep State guerrafondaio, quella del “Complesso militar-industriale” che sogna lo scontro all’ultimo sangue con Russia e Cina, quella che vuole usare gli europei come carne da macello, quella delle “rivoluzioni colorate” per abbattere i governi non allineati, quella delle “primavere arabe” per aprire la strada al terrorismo islamico, quella che vuole dominare il mondo con la scusa della democrazia.
Che gli alti e nobili ideali democratici siano soltanto un pretesto per fare le guerre, è un fatto storicamente accertato. Cento anni or sono – nel 1917 – fu un altro Presidente americano, Thomas Woodrow Wilson, a trascinare gli Stati Uniti d’America nella Prima guerra mondiale (contro la volontà della stragrande maggioranza degli americani) con la scusa di “rendere sicuro il mondo per la democrazia”.
Non era vero niente, i motivi erano ben altri, assai meno nobili. Ma quando, vent’anni più tardi, una commissione d’inchiesta senatoriale fu sul punto di dimostrarlo ufficialmente, quella commissione venne imbavagliata e poi sciolta.
La democrazia non c’entrava nulla, né allora né in tutte le successive guerre (la seconda mondiale, la Corea, il Vietnam, la Serbia, l’Afghanistan, l’Iraq, eccetera). Era e sarà sempre una scusa, buona per gli allocchi e per i creduloni. A parte il fatto che la democrazia parlamentare è solamente uno dei sistemi di governo vigenti nel mondo: il sistema praticato dalla maggior parte degli Stati nel cosiddetto Occidente, ma che altrove (Asia e Africa senza dimenticare tanta parte dell’America Latina) non è certamente il preferito.
D’altro canto, come dar credito a un Presidente americano che strepita contro la Russia per un oppositore incarcerato (Navalnyj), ma che non dice una parola sulla Turchia – membro della NATO – le cui carceri traboccano di oppositori e di semplici dissenzienti?
No, decisamente quello della democrazia in salsa americana è soltanto uno specchietto per le allodole, a patto che le allodole siano veramente stupide.
La verità è che, una volta mandato a casa Trump (non senza fortissimi dubbi sulla regolarità del voto), a Washington sono tornate al comando le lobby più spregiudicate e pericolose del Partito Democratico, quelle che da sempre tifano per guerre, rivoluzioni e colpi-di-Stato: sempre in nome della democrazia, beninteso. Se ne è già parlato alcune settimane fa su queste stesse pagine [“Il Deep State USA prepara la guerra alla Russia” su “Social” del 9 aprile].
Adesso, la scampagnata di Biden al G7 e alla NATO non ha portato grandi elementi di novità. Due – al di là dei roboanti proclami anti-cinesi – le “missioni impossibili” del nuovo Presidente USA: coinvolgere gli europei in una ipotizzabile guerra NATO in Ucraina, e scongiurare il pericolo di una alleanza militare operativa fra Russia e Cina.
Entrambe missioni fallite. La Germania ha detto nein. Con garbo, con eleganza… ma sempre nein è. E, se la Germania dice nein, l’Europa intera si tira indietro. D’altronde, è o non è l’Unione Europea un Quarto Reich mimetizzato?
Questo significa che le provocazioni della NATO in Ucraina e dintorni non potranno sortire l’effetto desiderato. Le poche divisioni americane nell’Est europeo non sono assolutamente in grado, da sole, di resistere alla formidabile macchina da guerra russa.
Ciò ha sùbito consigliato a Biden di ritirare gli artigli e di affrontare con grande cautela il successivo colloquio con Putin. Il quale Putin non si è sbilanciato sulla Cina, pago di poter continuare ad utilizzare la possibile alleanza con Pechino come una formidabile arma di dissuasione nei confronti degli USA. Così il buon Vladimir ha avuto buon gioco nell’ottenere il massimo ottenibile dal suo interlocutore: il sostanziale via-libera al gasdotto Nord Stream 2 (che sta a cuore anche alla Merkel) e la ritirata americana sul caso Navalnyj.
La gita fuori porta di Joe Biden, quindi, è stata un sostanziale fallimento. È servita, si, a ricordare al mondo che lo Zio Sam continua ad esserci e a mostrare la faccia feroce. Ma niente più di questo. D’altro canto, a parte la breve parentesi giuggiolonesca di Trump, la politica estera americana resta sempre quella del Deep State e dell’ossessione anti-russa della NATO. Un’ossessione ferma ai tempi della guerra fredda, quando il pericolo per l’Occidente veniva da est. Oggi il pericolo viene invece da sud, da un mondo islamico che guarda all’Europa come a un territorio da conquistare. Ma alla NATO non se ne sono accorti, e neanche alla Casa Bianca. Forse a causa di certe inconfessabili solidarietà multimiliardarie. In nome della democrazia, naturalmente.