Minima Cardiniana 335/5

Domenica 11 luglio 2012, San Benedetto

QUANDO SI SPEGNE UNA STELLA
A PROPOSITO DI RAFFAELLA CARRÀ. UNA LETTERA DI ANDREA FASSÒ
Caro Franco,
sono matto io o sono impazziti tutti quanti?
A 78 anni Raffaella Carrà se n’è andata, malata di cancro. La notizia ci ha rattristato. Tutti chi più chi meno ci ricordiamo di lei. Riposi in pace.
Però il resto no. Si è cominciato il giorno della sua scomparsa, 5 luglio, con una lunga rievocazione su Rai 1, ovviamente già preparata (della sua grave malattia si sapeva). E fin qui va bene: è quello che è giusto fare. Ma nei giorni seguenti giornali e TV sono andati fuori controllo: ci hanno ricordato che “la regina della TV” è entrata in tutte le case rivoluzionando il nostro modo di sentire, combattendo il bigottismo ed esaltando la libertà sessuale… Eh sì, il memorabile ombelico, l’ineguagliabile finezza del Tuca Tuca, che a quanto ho sentito incontrò la disapprovazione dell’Osservatore Romano. (Non sono un bigotto, ma trovo che l’Osservatore Romano ogni tanto qualcuna buona ne ha).
“Certo, il Tuca Tuca è stato importante… Ma se vogliamo veramente rendere merito alla grande professionalità di Raffaella Carrà… le due vere innovazioni della Raffaella Carrà sono state Pronto, Raffaella, cioè il programma di mezzogiorno della Rai, in cui lei ha inventato la televisione colloquiale, in cui lei ha cominciato a dialogare via telefono con il pubblico di casa e ha inaugurato un filone che di lì a poco sarebbe esploso in tutte le reti televisive. In più c’era il gioco incredibile dei fagioloni… E l’altra grande innovazione è Carramba che sorpresa! È vero che è stata la TV della lacrima, la TV della commozione, la TV del dolore; ma se poi noi pensiamo che da Carramba che sorpresa! sono nate tantissime altre trasmissioni, beh è lì che dobbiamo riconoscere la “primavoltità” a Raffaella Carrà. Se voi pensate a una trasmissione come C’è posta per te di Maria De Filippi; se voi pensate ai tempi di Maria De Filippi e a come tratta i suoi ospiti; se voi la confrontate con una puntata di Carramba, che sorpresa!, capirete che la prima, la più brava, è stata Raffaella Carrà” (Aldo Grasso, video Raffaella Carrà: non solo Tuca Tuca, in Corriere della sera, 7 luglio 2021).
Che cosa aggiungere alle parole del principe dei critici televisivi? Avevamo criticato a suo tempo il “nozionismo” dei giochi a quiz; ma la bravissima Raffaella col “gioco incredibile dei fagioloni” ci ha fatto capire che Lascia o raddoppia e il Rischiatutto erano cose da Accademia dei Lincei. Credevamo che la “regina della televisione” fosse Maria De Filippi (anche questo a suo tempo è stato scritto): eh no, non è mica stata la De Filippi a inventare quelle trasmissioni che (per citare il mio amico Carlo Donà) non è possibile “guardare abitualmente… senza riportare danni neurologici permanenti”.
Popolare, certo. Nazionalpopolare, passi. Ma, per restare nella categoria, meritavano di meno – in ordine ascendente – Mike Bongiorno, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman? E, per restare nel varietà, che cosa dovremo dire allora quando (il più tardi possibile) ci lascerà Renzo Arbore? Da Alto gradimento a Quelli della notte a Indietro tutta di Carrà se ne mangiava dieci; e proprio per questo molti non l’hanno capito; anche lui ha dovuto malinconicamente constatare che tanta gente andava nei negozi a chiedere il Cacao Meravigliao, che la satira era inutile, che la triste realtà superava la fantasia; e ha preferito rifugiarsi nella canzone napoletana.
Ancora adesso, mentre scrivo (venerdì 9, ore 21) la Rai manda in onda una puntata di Techetechetè dedicata, occorre dirlo?, a Raffaella Carrà. E passi ancora. Ieri, giovedì 8, do un’occhiata ai programmi di Rai Storia (parte di Rai Cultura, come è noto). Manca Passato e Presente, trasmissione che seguo spesso; dalle 18,30 alle 24, ininterrottamente, c’è Milleluci, interamente dedicato alla regina della TV entrata per sempre nella Storia. Carramba che sorpresa!
E invece no, non mi dovevo sorprendere. Oggi pomeriggio mi arriva per e-mail la consueta newsletter del Mulino, “rivista di cultura e politica”. Primo articolo: Luca Barra, Mille, nessuna, una sola Raffaella (1943-2021). Per carità di patria (anch’io sono bolognese, come Raffaella e Il Mulino) non lo riproduco per intero; chi vuole lo può trovare al link

https://www.rivistailmulino.it/a/mille-nessuna-una-sola-raffaella?&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Strada+Maggiore+37+%7C+25+giugno-9+luglio+%5B7954%5D

Mi limito a una citazione: “Ecco le telefonate da casa, lo small talk elevato a sistema, la chiacchiera che a volte è pura ricerca di contatto e altre [volte?], complice l’abilità (sovr)umana e iper-umana della conduttrice, riesce ad aprire squarci di realtà. Ecco la conta dei fagioli nel barattolo, la ripetizione, la ritualità, il trucco perfetto perché ci sia una scusa per seguire con attenzione, per ritornare lì davanti”.
Cultura? Politica?
E allora anche l’Osservatore Romano questa volta sarà indulgente verso il cappuccino che ha voluto dire la sua, concludendo “la toccante omelia” (ancora Corriere della Sera) della messa funebre all’Aracoeli con le parole “Vai in pace, Raffaella, e goditi il meritato riposo nella Fiesta del cielo”.
Riposa in pace, Raffaella. E noi cercheremo di ritrovare il senso delle proporzioni.
Andrea Fassò

Caro Andrea, che vuoi che ti dica? Ogni popolo ha i divi che si merita. FC