Domenica 25 luglio 2021, San “Giacomo Maggiore” Apostolo (Santiago)
EDITORIALE
IL LUNGO VIAGGIO NELLA CRISI È APPENA COMINCIATO
Mala tempora currunt. O meglio, se volete, la storia si è rimessa in moto. A dire il vero, non si era fermata mai: certo però il corso dei secoli è pieno di accelerazioni e di decelerazioni, forse effettive forse immaginarie.
Le vacche grasse sono un ricordo. Ricordate il Bel Tempo che Fu? I totalitarismi erano battuti, la Pax Americana dominava il mondo, importavamo (a prezzi stracciati) manodopera, materie prime e droga ed esportavamo armi (a carissimo prezzo), prodotti finiti, tecnologia, modelli politici, “cultura” (!?). Esportavamo anche guerra: ma, siccome da noi c’era la pace, raccontavamo a noi stessi e agli altri la bella favola del progresso e del benessere generalizzati.
Beh, non era così. Il risveglio dal Bel Sogno Occidentale è cominciato un mezzo secolo fa circa: Anni di Piombo, destabilizzazione, “fine delle ideologie” ma alba tragica dei fondamentalismi, crisi socioeconomicofinanziarie a ripetizione, “terrorismo” e “antiterrorismo” per nulla chiari nei loro rispettivi contorni, guerre che ci hanno toccato sempre più da vicino (Balcani e Medio Oriente), ultimi sussulti di un unilateralismo duro a convincersi di essere già morto ed incerti avvii di un multilateralismo “guidato” – si fa per dire – da un’Organizzazione delle Nazioni Unite nelle mani della cinque Grandi Potenze membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e in grado di dirigere la politica internazionale usando il “diritto di Veto” alle risoluzioni ONU: ma sulla base di decisioni di governi “politici” ormai divenuti “comitati d’affari” delle lobbies.
Di recente, un accordo tra USA, Israele e alcuni paesi arabi stipulato “nel nome di Abramo” (!?) rilancia un progetto aggressivo contro l’Iran, accusato di preparare una sua arma nucleare (per quanto sia uno dei pochi paesi al mondo d’una qualche importanza a non disporne) e già messo in ginocchio da un pluridecennale embargo le conseguenze interne del quale generano un malessere che si vorrebbe imputare al fatto che “i cittadini sono stufi del loro governo”; si è usato lo stesso metodo nei confronti di Cuba, e nemmeno ciò è una novità.
Al tempo stesso il governo statunitense, regista di questo inganno che prelude forse a un’aggressione, si allarma a causa della… politica aggressiva della Russia di Putin: e trova immediato interlocutore nella signora Merkel, leader del paese-guida dell’Europa Che Non C’è. Però se la posta in gioco è il rifornimento di gas metano, Frau Angela rinnova i sorrisi nei confronti del “potente alleato”, ma tira dritto. È solo rinviato, il tempo delle scelte cogenti?
Frattanto, papa o non papa e Greta o non Greta, ci siamo finalmente accorti che la crisi climatica e ambientale è in marcia irreversibile, mentre le risorse petrolifere sono entrate in collasso: e a evitare il disastro non basterà certo il fatto che i paesi arabi produttori di petrolio cerchino di parare il colpo convertendosi al “verde” e all’“eolico” (come se ciò risolvesse, o quanto meno attenuasse, i problemi legati all’inquinamento). Ma intanto procedono in quel modo, visto che il prezzo del greggio è ormai precipitato e utilizzando le loro immense risorse finanziarie per imporsi come leaders nei nuovi settori. Soluzioni o palliativi? Lungimiranza o piccolo cabotaggio? Tattica di lungo respiro (in assenza di strategia) o strada seguita a tentoni?
Dulcis in fundo (o in cauda venenum), la gestione del Covid, in mezzo ai tanti dubbi seminati dalla strana epidemia. Parliamoci chiaro: che le epidemie siano state sospettate nei secoli di venir provocate è una storia vecchia; e spesso anche i governi sono stati chiamati in causa al riguardo. Manteniamo la calma: però cerchiamo di valutare bene la realtà, guardiamoci dall’affidarci a chi vede complotti dietro ogni angolo di strada ma teniamo ben presente che sarebbe troppo facile e comodo liquidare come effetto di “complottismo” tutte le voci che si levano a denunziare questa o quella contraddizione.
Da noi, il governo neoliberista guidato da Mario Draghi fa il suo mestiere neoliberista: da una parte favorisce alcuni aspetti dell’iniziativa privata, suscettibili anche di portarsi dietro buoni effetti elettorali, e favorisce alberghi, ristoranti e riunioni promiscue varie nel nome della “libertà” e della “ritrovata sicurezza”; dall’altra autorizza lo sblocco dei licenziamenti, rischiando così d’indebolire ulteriormente i ceti più fragili; infine sta già preparandosi alle conseguenze delle sue scelte, in quanto ha già avviato la campagna mediatica volta a prepararci a una nuova ondata epidemica e a una nuova fase di limitazione delle libertà con l’inizio dell’autunno.
Con queste premesse interne ed estere, nazionali e internazionali, salvo imprevisti – che potrebbero anche verificarsi – la catastrofe non è affatto dietro l’angolo. Tranquilli: si limita ad aspettarci dietro quattro o cinque isolati.