Domenica 25 luglio 2021, San “Giacomo Maggiore” Apostolo (Santiago)
DAVID NIERI
NEI QUARTIERI DOVE IL SOLE DEL BUON DIO…
Nei quartieri dove il sole del buon dio non dà i suoi raggi… cantava De André nel capolavoro La città vecchia, dipingendo, grazie ad alcuni versi memorabili, le vicissitudini degli angoli più poveri della sua città, quelli che si barcamenano tra un bicchier di vino (per dimenticare) e una “donnaccia”, l’unica in grado di soddisfare le voglie degli “altri paraggi”, quelli dove splende il sole del benessere.
Da allora sono passati più di cinquant’anni. E da allora quei quartieri sono rimasti nell’ombra, dimenticati, senza le “luci” di una canzone a loro dedicata, senza che i telegiornali che contano – quelli che si occupano dei trionfi di Bonucci e Chiellini – ne facciano almeno un cenno. Meglio di no, meglio non sapere, meglio non far sapere. Ne andrebbe della credibilità della vulgata che ci vuole (quasi) fuori dal virus, in attesa di riprendere le fila delle magnifiche sorti e tesserle, magari nei colori arcobaleno tanto cari al progresso, nell’ordito di un futuro radioso.
E invece accade proprio a Genova, quartiere Marassi. Accade, nella triste solitudine di due vite intrecciate, quelle di Christian La Fauci e della madre disabile, che hanno condiviso un tragico, comune destino.
Christian aveva 46 anni. Negli ultimi anni il sole del buon dio pareva averlo dimenticato, disinteressandosi di lui. Prima la perdita del lavoro al porto di Genova, dove aveva fatto il “camallo”, poi la fine del matrimonio, la morte dell’amato padre e l’impegno di assistere la madre disabile 24 ore su 24, anche nei giorni difficili della pandemia. Una grandissima passione per il calcio, soprattutto quello inglese. Chissà, la morte per malore – è l’ipotesi più probabile, anche se la Procura ha aperto un’inchiesta per chiarirne le cause – probabilmente risale ad alcuni giorni prima della finale degli Europei, quelli che hanno visto la nostra nazionale imporsi ai rigori proprio nei confronti dell’“amata” Inghilterra. Sul calcio d’oltremanica Christian aveva scritto alcuni libri e quasi sicuramente ne aveva altri in cantiere: il suo antidepressivo, l’ancora di salvezza nell’oceano di un’esistenza difficile e dolorosa. Non solo. L’ultima sua fatica, A-marcord. Nostalgie sparse, suggestioni e memorie del calcio italiano negli anni 80, era uscita il 14 aprile di quest’anno.
Dopo giorni, probabilmente settimane, mercoledì scorso Christian è stato trovato nel suo letto senza vita, in stato di iniziale decomposizione. Un amico che lo stava cercando, e che non aveva sue notizie da diversi giorni, si è preoccupato e ha contattato le forze dell’ordine. Di fronte a lui, il cadavere dell’anziana madre Anna Maria Giorcelli, ottantacinquenne disabile, costretta su una sedia a rotelle. La donna, gravemente malata e non autosufficiente, sarebbe morta di stenti perché non c’era più nessuno che potesse accudirla e non era nemmeno in grado di dare l’allarme per la disgrazia accaduta al figlio. La signora Anna Maria dipendeva in tutto e per tutto dal figlio che si occupava di lei da quando, qualche anno fa, era venuto meno il marito.
Una doppia tragedia della solitudine che fa male e dovrebbe farci riflettere. Su quello che siamo, ma soprattutto su quello che siamo diventati. A distanza di oltre mezzo secolo, quei quartieri stanno aumentando e sono sempre più bui.