Domenica 29 agosto 2021, Martirio di San Giovanni Battista
SUL GREEN PASS E SUI VACCINI. UNA LETTERA DI ANDREA FASSÒ
Caro Franco, mi dispiace molto non poter essere d’accordo con Giorgio Agamben, Massimo Cacciari, Luca Marini e soprattutto con due dei miei amici più cari, te e Francesco Benozzo (Minima Cardiniana 339/3).
Venerdì 6 agosto Francesco ha inviato a tutto il nostro dipartimento LILEC (Lingue, letterature e culture moderne) di Bologna una mail in cui riprendeva più o meno per intero la lettera-manifesto redatta insieme a Luca Marini, con qualche aggiunta personale.
Ci sono state diverse risposte; fra queste la mia del 7 agosto, rivolta a tutti i colleghi intervenuti. Ne riproduco i passi essenziali:
Sui diritti si possono avere opinioni divergenti e non c’è niente di strano. Mi pare però che nei vostri discorsi si parli molto del diritto individuale di ciascuno di noi, ma manchi ogni considerazione dei diritti degli altri nei confronti di ciascuno di noi o, per usare un vocabolo che fa inorridire i libertari, dei doveri di ciascuno di noi verso gli altri. […]
Lo so, viviamo in un’epoca di individualismo galoppante, nella quale l’interesse degli altri, il bene comune, i limiti della libertà individuale sono concetti a dir poco accantonati. Cerchiamo di recuperarli, visto che ciascuno di noi vive in una società (che nel caso dell’Italia è costituita da una popolazione piuttosto densa). Vi confesserò una cosa: provo un certo malessere nel vedere che la bandiera della “libertà” (prima dalle precauzioni, poi dal vaccino) viene agitata da persone come Donald Trump, Jair Bolsonaro, Viktor Orbán e, da noi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni (per non parlare di Casa Pound e dintorni). C’era anche Boris Johnson; poi ha rischiato di morire e ha cambiato idea.
Venendo al concreto, io ho il diritto di contagiarmi? Sì, certo. Ma ho il diritto di contagiare gli altri? No che non ce l’ho, se ho la possibilità di evitarlo. È per questo che tutti noi da piccoli siamo stati obbligatoriamente vaccinati. Io fui vaccinato prestissimo contro il vaiolo e la difterite, in seguito contro la poliomielite (oggi, tramontati quei pericoli, la prevenzione si fa contro altre malattie). Nel 1962 si registrarono a Napoli due o tre casi di vaiolo; subito tutti noi della scuola fummo portati a fare il richiamo della vaccinazione. Né a noi né ai nostri genitori sembrò di subire una violazione dei diritti umani, e nemmeno ci sentimmo perseguitati.
Se fossimo ricoverati in ospedale, avremmo piacere di essere curati da medici o infermieri non vaccinati? Io credo di no. Avremmo il diritto – qui sì il diritto – di non rischiare il contagio per mano loro. Non a caso si è cominciato col rendere obbligatoria la vaccinazione per gli operatori sanitari, che sono a contatto con persone già malate e quindi fragili. Lo stesso vale per il personale delle RSA.
Diciamo la verità. Tutto il clamore contro l’obbligatorietà del vaccino sarebbe meno della metà se, ben prima della comparsa del covid, non si fosse sviluppata la sconsiderata campagna no-vax, basata su informazioni dilettantesche e infondate raccolte qua e là su internet. […]
Quali sono gli argomenti contro la vaccinazione anti-covid? Essenzialmente che, mancando una sperimentazione sufficiente (ossia prolungata per più anni), non possiamo essere sicuri a) che i vaccini siano efficaci; b) che i vaccini non siano nocivi.
Mah, sarà vero quello che dice Francesco, che i casi di covid sono oggi tanti quanti prima della campagna vaccinale. A me non pare. Non sono lontani i mesi in cui si registravano 6-700 morti al giorno e anche più; il 6 agosto sono stati 24 [ieri, 23 agosto, sono stati 44; oggi 60: le follie dell’estate, da parte di gente in gran parte non vaccinata, qualche effetto l’hanno prodotto]. Lo stesso vale per i casi di contagio non letale: sono diminuiti di parecchio. [e tutti riguardanti i non vaccinati].
Quanto ai possibili effetti nocivi, è vero: non possiamo ancora sapere quali eventuali effetti nocivi si verificheranno in seguito, ossia sulle persone vaccinate. Eventuali, possibili. Sappiamo invece quali reali effetti nocivi ha il covid: non solo può essere mortale, ma anche su chi è guarito dopo una forma seria di infezione lascia danni permanenti. Fra i miei conoscenti ci sono casi sia di morte sia di fragilità conseguenti al virus.
Altrimenti detto: i possibili effetti nocivi dei vaccini sono un’ipotesi; gli effetti nocivi del virus sono una realtà. E l’efficacia dei vaccini non sarà una certezza, ma una probabilità sì.
E allora, fra un’ipotesi e una probabilità, è preferibile scegliere la probabilità. L’ho scelta io, che da quando ho fatto la seconda dose mi sento molto più libero (sono stato finalmente due ore nella nostra sala di consultazione, sfogliando libri e facendo fotocopie, seppur con guanti e mascherina) e penso (in base alle probabilità) di non nuocere a nessuno, pur mantenendo alquante precauzioni. La sceglie il governo, che deve agire inevitabilmente – come in tutte le cose umane – in base alle probabilità: qual è il rischio maggiore?
Arriverà la terapia? Ancora non c’è o non è disponibile; quando sarà disponibile ne riparleremo (non è disponibile perché si sono volute favorire certe multinazionali, certi interessi finanziari? Può essere senz’altro; però sta di fatto che per ora non è praticabile). Personalmente, comunque, credo che fra prevenzione e repressione (ossia, fra vaccinazione ex ante e terapia ex post, in generale fra medicina preventiva e medicina curativa) la prima sia di gran lunga preferibile. Ogni mese di novembre io mi vaccino contro l’influenza; non la contraggo e non la trasmetto agli altri.
L’importante è non fare ammalare gli altri: questo dovrebbe essere il nostro primo imperativo. E invece mi sembra che ognuno parli solo di sé.
Non devo aggiungere molto. Sono del tutto d’accordo con Simona Salustri (docente di storia contemporanea); ma mi ha colpito in particolare la sua chiusa:
ho indelebile nella mente quanto detto da una mia studentessa che dopo aver sostenuto l’esame, di fronte al mio auspicio di rivederci presto in presenza, mi ha risposto: me lo auguro prof., ma deve sapere che io ho la leucemia e basta anche un solo studente non vaccinato per mettere a rischio la mia vita.
Per questo non sono d’accordo con te quando scrivi:
credo si debba comunque insistere sulla probabile utilità del vaccino (al quale personalmente mi sono sottoposto) ed allargare la quantità numerica dei vaccinati, ma al tempo stesso accettare il rischio perdurante di contagio continuando ad assumere tutte quelle misure (dalla mascherina al tampone) in grado di consentire il controllo e il contenimento di esso.
Io stesso confesso che quando ho deciso di vaccinarmi pensavo prevalentemente a me stesso. Ma strada facendo mi sono reso conto che, una volta vaccinato, sarei stato anche un rischio in meno per gli altri. Ed è questo il punto fondamentale. Senza vaccino rimani un pericolo per chiunque tu incontri.
Conosco almeno tre persone che non possono vaccinarsi: una per vari disturbi che non ricordo bene; il secondo (suo marito) perché operato di un tumore all’intestino e immunodepresso; la terza perché ha subìto un trapianto di rene ed è anche lei immunodepressa.
Se fra i miei conoscenti ce ne sono tre, quanti ce ne saranno fra i 60 milioni di italiani? La studentessa leucemica di Simona Salustri e chissà quanti altri. Vogliamo mettere a rischio gli immunodepressi?
Tu conosci bene la mia matrice liberale (una volta mi hai scritto che nel 1969 io lamalfeggiavo, ed era vero). Non l’ho certo rinnegata; rimango fedele al principio della libertà o delle libertà individuali. Ma quando sento parlare soltanto di libertà individuale e non di bene comune (o di bene degli altri, che è circa lo stesso), allora non ci sto. Negli USA la libertà di possedere armi è addirittura garantita dalla Costituzione; in Italia no. Ecco una delle ragioni (oltre ai gelati e al caffè) per cui preferisco stare in Italia.
E su che cosa si dovrebbero basare i governanti se non sulla probabile utilità del vaccino (e il sicuro pericolo del contagio)? Di sicuro a questo mondo c’è poco; tutti, singoli e governanti, prendiamo le nostre decisioni in base alla probabilità.
A chi non si vaccina mi piacerebbe domandare: perché?
Le risposte potrebbero essere: 1) perché sono per principio contrario ai vaccini (un no-vax insomma); 2) perché l’efficacia del vaccino non è accertata al 100%; 3) perché temo eventuali effetti negativi; 4) perché voglio essere libero di scegliere.
Paradossalmente, la prima risposta è quella che capisco di più: sbagliatissima a mio parere, ma con una sua logica. Una follia non priva di metodo.
Quanto alla 2: le persone contagiate benché vaccinate quante sono? Pochissime, e non in forma grave. La differenza fra i contagiati (e i morti) di sei mesi fa e quelli di oggi è innegabile. Vi ricordate di quando gli ospiti delle RSA morivano come le mosche? Ora non più: come mai? Si sono vaccinati, loro e chi li assiste. E stiamo ancora a discutere se gli operatori sanitari devono vaccinarsi?
Certo, se si diffonderà anche da noi la variante delta (o altre varianti future), potremo non essere del tutto coperti (il caso Israele, se ho capito bene), ma in buona parte sì. E quanto (o quanti) meno ci vacciniamo, tante più varianti potranno insorgere. All’ospedale Sant’Orsola di Bologna (clinica universitaria) fra i ricoverati in terapia intensiva 9 su 10 non sono vaccinati. E solo alcuni si pentono, a quanto pare.
Quanto alla 3: finora questi effetti negativi si sono visti in una percentuale minima di casi. È sufficiente questa percentuale minima per rifiutare il vaccino? Allora diamo un’occhiata ai vari “bugiardini” dei nostri medicinali e non ne prenderemo più nessuno: tutti possono essere dannosi in un caso su 10.000 o su 50.000. Come mi ha detto sinteticamente il medico che mi ha accolto al punto vaccinale, “è più pericoloso non farlo”. Se non ti vaccini hai molte più probabilità di contagiarti; e non è che uno se la cavi tanto allegramente, anche se sopravvive: i danni permanenti sono in agguato. A meno che uno pensi (e sospetto che parecchi lo pensino): prima o poi arriverà l’immunità di gregge e io non correrò più rischi. I rischi se li piglino gli altri, si vaccinino loro; io aspetto e approfitto. Dove la “libertà individuale” diventerebbe fare il proprio comodo “mangiando i frutti / del mal di tutti” (Giusti, Il brindisi di Girella).
Infine la risposta 4. No perché no, perché non mi va, perché voglio esser libero. Libero di far cosa? Di tutte le risposte, la più stupida.
Che san Domenico (ieri), santa Teresa Benedetta della Croce (oggi), santa Chiara (l’11) e la Vergine Assunta (il 15) si uniscano per proteggere te e Francesco, insieme a tutti gli altri qui menzionati.
Andrea Fassò
Post-scriptum 12 agosto 2021. Domani Ibrahim comincia le ferie e va in Africa dalla famiglia. È un ragazzo della Costa d’Avorio (non si sa nemmeno se ha 27 anni o 35), che è arrivato in Sicilia su un gommone, e che poi Michela (mia moglie) e io abbiamo incontrato nel 2014 nel nostro albergo di Tabiano Terme (Parma), dove era alloggiato insieme ad altri trenta rifugiati. Lo abbiamo aiutato finché è stato assunto come operaio in una fabbrica di Parma: dunque, per i suoi compatrioti, un gran signore. Si è sposato e ha una bambina; ma per il ricongiungimento dovrà aspettare un bel po’. Prima di partire per la Costa d’Avorio dovrà fare un covid-test. Non si sente un perseguitato politico, né pensa che i suoi diritti umani siano calpestati. Sa che non deve mettere a rischio familiari e compatrioti.
Noi europei non ci ricordiamo più del tifo. Per sapere come un bambino moriva di tifo torniamo al finale dei Buddenbrook di Thomas Mann (analogo episodio nel Doktor Faustus). Fu debellato grazie al vaccino. Nel 1918 scoppiò la spagnola; non c’era vaccino; morirono 50 milioni di persone, più o meno come nella seconda guerra mondiale. E in quanti si sono ammalati o sono morti di poliomielite (ricordate Roosevelt in carrozzella?) prima che si trovasse il vaccino a metà degli anni ’50? Oggi nessuno sa più cosa siano vaiolo, difterite, poliomielite, tubercolosi (quanti romanzi o racconti, a cominciare dalla Montagna incantata, si svolgono in un sanatorio?): tutti scomparsi o ridotti al minimo grazie ai vaccini.
Quanti comizi e cortei no-vax si faranno in Kenya, in Zimbabwe, in Botswana, in Burkina Faso? C’è da scommettere che siano tutti prostrati di fronte al loro Dio, pregando che finalmente questo benedetto vaccino arrivi, in quantità massicce e non a peso d’oro. E finché non arriverà si ammaleranno e svilupperanno altre varianti che arriveranno fino a noi. Così i sapienti potranno dire di nuovo: hai visto che anche i vaccinati si ammalano, con la variante x, y, z?
Siamo viziati e snob.
Post-scriptum 24 agosto 2021. A Francesco Benozzo e Luca Marini.
Caro Francesco, caro Luca (siamo colleghi e mi permetto di estendere a te la confidenza che da molti anni ho con Francesco),
ho letto in Minima Cardiniana 340/6 il vostro appello alle più alte cariche dello Stato. Da principio non mi ha sorpreso perché è molto simile a quanto avevo letto in vostri scritti precedenti e in una mail di Francesco rivolta a tutto il nostro dipartimento. Solo alla fine ho avuto un sussulto di fronte a queste parole:
erigendo i principi su cui si fonda la nostra società e di quanti hanno il diritto inalienabile a costruirvi la propria felicità.
Un’eco evidente della Dichiarazione d’indipendenza (4 luglio 1776) degli Stati Uniti d’America, ossia del paese il cui destino manifesto è di essere ispiratore e guida dell’individualismo dell’Occidente.
Dal canto suo la Costituzione italiana all’art. 2 “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo […] e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” e dedica tutta la Parte I ai Diritti e doveri dei cittadini. Ecco un’altra ragione per cui preferisco stare in Italia.
Benché troppo cruenta, la Rivoluzione francese ha visto più giusto di quella americana: Liberté, Égalité e (ahimè ben presto messa da parte) Fraternité.
Albert Schweitzer, Madre Teresa di Calcutta, Gino e Teresa Strada (e i tantissimi che operano nel volontariato) hanno cercato di costruire la propria felicità? O hanno seguito l’impulso a prendersi cura dei sofferenti? E in tal modo probabilmente la felicità l’hanno trovata senza cercarla. Chi vorrà trovare la sua felicità la perderà e chi la vorrà perdere al servizio del prossimo la troverà (ecco un’altra eco. Qualcuno molto più grande di me mi perdonerà di avere utilizzato le sue parole).
Vaccinarsi è servire gli altri prima ancora che sé stessi. Concetti fuori moda, ma più che mai validi.
E intanto tranquillizziamoci: è di oggi la notizia che il vaccino Pfizer è stato definitivamente approvato dalla Food and Drug Administration degli USA (dove, per inciso, il covid sta provocando circa mille morti al giorno).
I dubbi sull’efficacia e sull’innocuità cominciano a scemare. Anche voi potrete vaccinarvi senza patemi. Riceverete il Green Pass, cesserete di essere dei perseguitati politici e potrete conservare il vostro posto in due delle più antiche università del mondo. Non occorreranno più appelli appassionati contro l’obbligatorietà del vaccino (della quale negli USA e anche da noi ormai si parla apertamente: lo faranno loro e per il solito effetto a catena lo faremo anche noi in mezza Europa). Fra l’altro, giusto oggi il Comitato per la Biosicurezza e le Biotecnologie si è pronunciato in favore dell’”obbligo di vaccino per chi lavora a contatto col pubblico”: fra questi naturalmente ci saranno gli insegnanti. O vogliamo tornare alla Dad, violando i diritti degli studenti? Già, perché ci sono anche loro, e fra i professori che rivendicano la “libertà di non vaccinarsi” nessuno ha chiesto il loro parere.
Non mi resta che augurarvi affettuosamente, da collega a colleghi, un sereno e proficuo lavoro
Vostro Andrea Fassò
Sicuramente non riguarda voi, che vi battete per motivi ideali, ma vi potrà interessare questo articolo del 23 luglio:
https://www.notizie.it/la-coerenza-dei-no-vax-pronti-a-vaccinarsi-per-andare-al-ristorante-al-bar-e-in-palestra/
Non è per voi, ripeto; ma attenzione ai compagni di strada.
Caro Andrea,
sono molto soddisfatto che, almeno fino ad oggi, tu, Francesco Benozzo ed altri abbiate scelto i “Minima Cardiniana” come “tribuna” (se sapete bene quanto sia modesta) per il vostro dibattito, che spero continui e al quale invito tuti gli amici che abbiano voglia di prendervi parte e buoni argomenti per farlo.
Quanto a me, per la verità non me la sento di darti ragione quando mi colleghi senza riserve agli argomenti di Benozzo e di Marini, di molti elementi dei quali riconosco la validità, che ammiro e apprezzo per il loro coraggio ma che non posso dire di condividere in toto (se potessi, lo farei senza riserve): e difatti, io sono vaccinato due volte e ritengo – ben conscio del margine di rischio – ragionevole, se non proprio razionale, il farlo. Spero solo che, se qualche no vax abbia in futuro ragione di ricredersi, ce ne scriva il perché; e che lo stesso faccia qualche yes vax che naturalmente, pur non potendo tornare sulle sue scelte, se ne fosse pentito. L’importante è lasciare lealmente e liberamente aperto il dialogo, senza censure e senza superstizioni e riserve ispirate al politically correct. Che il Grande Fratello di orwelliana memoria stia facendo progressi e che se ne debba temere l’arrivo, siamo tutti d’accordo: è sul suo volto, sul suo carattere, sulla sua origine, sui modi nei quali si presenterà, che les avis sont partagés come più non si potrebbe. È per chiarire tutto ciò che bisogna lavorare. FC