Domenica 5 settembre 2021, San Giordano
ANCORA SUL COVID E SUI VACCINI…
UNA LETTERA DI ANDREA FASSÒ
Caro Franco,
anzitutto ti chiedo scusa per essere stato poco chiaro. Non identifico la tua posizione con quella di Francesco Benozzo e Luca Marini; dissento soltanto dalla tua opinione che si debba “accettare il rischio perdurante del contagio” lasciando ciascuno libero di scegliere se vaccinarsi o no; dissento anche sul giudicare il Green Pass un provvedimento liberticida (dove l’hai scritto? non lo ritrovo più), mentre a me pare un provvedimento liberatore.
Se non sono stato abbastanza chiaro lo ripeto: vaccinarsi è un dovere (morale, sociale, civico: quello che vuoi tu) verso gli altri prima ancora che verso noi stessi. Io ho il diritto di rovinarmi la salute fumando all’aperto; non ho il diritto di fumare in un luogo chiuso danneggiando la salute altrui. E sarebbe sbagliato “accettare il rischio perdurante” dell’intossicazione da fumo passivo permettendo di fumare in un cinema, in un bar, in un ristorante ecc. Infatti è proibito fin dal 1975 e i mugugni dei fumatori si sono spenti ben presto.
Per essere ancora più chiaro: io sono per la vaccinazione obbligatoria. Ormai ci siamo: è qui che arriva; e ne sentiremo ancora delle belle. Ci sarà la presa di Regina Coeli? l’assalto al Quirinale?
All’appello per l’astensione dal lavoro (che già conoscevo prima della pubblicazione in MC 341) ho risposto privatamente con una mail a Francesco Benozzo il 27 agosto. La riprendo ora qui adattandola, riassumendone alcuni passi e ampliandone altri, soprattutto eliminando i riferimenti troppo personali.
Sulle origini del coronavirus ho anch’io molti sospetti. Si può pensare alla Cina, agli USA e a chissà quanti altri. Non ho certezze, nessuno ne ha; però mi fa propendere da una parte (immagina quale) il vademecum contro le teorie del complotto elaborato dalla Commissione europea (che sappiamo da che parte sta) e dall’UNESCO (dove sappiamo chi prevale). Lo riproduce (in tutto o in parte, non so) lo stesso Benozzo nel suo Memorie di un filologo complottista (Lucca, La Vela, 2021), pp. 21-32.
Il vademecum mescola argomentazioni apparentemente sensate ad altre poco motivate; e a intervalli regolari ripete perentoriamente: “Blocca la diffusione della teoria”. Altrettanto perentoriamente afferma (p. 24): “Ricorda: nessuno è responsabile della creazione del virus”. Ma come fanno a saperlo? Il suono è quello di una excusatio non petita. Chi è allora l’oggetto di questa accusatio manifesta? A p. 26 troviamo:
A cosa fare attenzione:
Un linguaggio palesemente offensivo e sprezzante.
Un linguaggio antisemita implicito e codificato (ad es., “élite della East Coast” negli Stati Uniti).
Un esempio tratto – chi l’avrebbe detto? – dalla società americana e comprensibile soltanto a chi ne fa parte.
Per il resto, gli USA accusano la Cina e la Cina accusa gli USA. Lasciando da parte i pipistrelli che accarezzano i maiali e i maiali che accarezzano gli uomini, lasciando da parte la tesi di un complotto planetario (da parte di tutti, USA, Cina, Russia e altre potenze o sub-potenze? Da parte di grandi gruppi finanziari? Allo scopo di asservire il mondo intero? E con Trump e Bolsonaro che coscientemente sottovalutano il fenomeno?), a me pare più verosimile che si tratti di un incidente nell’ambito di una guerra (biologica) strisciante. Così, per esempio:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-trump_fort_detrick_e-il_covid19/82_41679/
O altre cose che si possano ipotizzare.
Comunque sia, che la pandemia esista è innegabile. Secondo l’OMS alla data del 30 agosto ha prodotto nel mondo 216.229.741 casi e 4.496.681 morti. In Italia al 26 agosto 4.484.613 casi e 128.751 morti. Facciamoci pure la tara, dividiamo per 2: avremmo in Italia circa 64.000 morti; nel mondo 2.200.000 e rotti.
Secondo l’ISTAT:
Nel 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso).
In tale valutazione occorre tener conto che nei mesi di gennaio e febbraio 2020 i decessi per il complesso delle cause sono stati inferiori di circa 7.600 unità a quelli della media dello stesso bimestre del 2015-2019 e che i primi decessi di persone positive al Covid19 risalgono all’ultima settimana di febbraio.
Pertanto, volendo stimare l’impatto dell’epidemia Covid19 sulla mortalità totale, è più appropriato considerare l’eccesso di mortalità verificatosi tra marzo e dicembre 2020.
In questo periodo si sono osservati 108.178 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019 (21% di eccesso).
Supponiamo che anche l’ISTAT gonfi le cifre. Diciamo che nel periodo marzo-dicembre 2020 rispetto alla media dello stesso periodo 2015-2019 anziché un + 21% di morti ci sia stato un + 10%. Non sarebbe abbastanza?
Aggiungo soltanto che fra coloro che se la sono cavata molti hanno riportato danni permanenti.
Non voglio adesso riprendere tutta la lunga discussione sul vaccino. Dico soltanto che a mio parere tanto il singolo quanto i governanti dovrebbero agire secondo la probabilità.
È più probabile che il vaccino sia efficace o no? Direi di sì, in base all’esperienza di quest’anno.
È più probabile che il vaccino sia dannoso o no? In base all’esperienza di quest’anno direi di no.
Notare: all’inizio del 2021 si diceva che i vaccini non erano ancora abbastanza testati. In effetti li avevano sperimentati su un campione ristretto di persone. Ma solo in Italia dopo sei mesi di vaccinazioni le “cavie” sono milioni e milioni. Qualcosa di più ne sappiamo.
Nonostante le fesserie commesse da tifosi entusiasti, gente ammassata nelle spiagge, movide varie ecc. (ce ne sono state ben tante quest’estate), i numeri dei contagi e dei decessi sono (a parità di fesserie: sempre le stesse) decisamente minori di quelli dell’estate 2020. E i ricoverati in terapia intensiva sono per il 94% gente ancora non vaccinata. Mah, sarà un caso. E così potremo forse evitare in autunno nuove chiusure. Grazie al Green Pass, certo. Già da bambini per andare a scuola dovevamo essere vaccinati contro vaiolo e difterite.
Ci sono stati casi di effetti negativi? Anche di morte? Pare proprio di sì; ma quanti sono rispetto al totale delle vaccinazioni? E senza vaccinazione quanti si sarebbero ammalati gravemente o sarebbero morti?
Non abbiamo certezze? Al 100% no, ma riflettiamo: ma nella nostra vita quante cose facciamo (singoli e governanti) in base alla certezza o invece in base alla probabilità?
Se esco di casa a piedi, se vado in auto la probabilità di un incidente c’è; ma se uso attenzione e prudenza è ancora abbastanza bassa. E infatti io e migliaia di altre persone usciamo di casa sia a piedi sia in auto.
Se prendo un treno, può avvenire un incidente ferroviario? Certo; ma quanti ne avvengono fra le centinaia di treni che circolano in Italia ogni giorno? Può esserci un attentato al treno o alla stazione? Fra 1974 e 1983 ce ne sono stati tre gravissimi (tutti a Bologna e dintorni, per giunta); ma pochi anche allora in relazione al totale dei treni e delle stazioni. Poi, più nulla. Dunque prendo il treno. Lo stesso vale per l’aereo.
Se esco di casa, posso trovarmi nel mezzo di una sparatoria? In banca, nel mezzo di una rapina? Sì, certo. Ma avviene di rado, è poco probabile. Per questo non rimango chiuso in casa; e se ne ho bisogno, in banca ci vado.
Napoleone diceva che nelle battaglie, per quanto ben pianificate, bisogna lasciare un 25% alla fortuna. Gli è andata bene molto spesso perché era bravo; a Marengo gli è andata bene per un pelo (il 25% appunto); per lo stesso pelo a Waterloo gli è andata male.
Inutile moltiplicare gli esempi; ma se ognuno di noi si domanda in quante occasioni agisce in base alla certezza, si accorgerà che sono ben poche.
Vale la barzelletta che gira in questi giorni: Un no-vax e un ingegnere si fermano davanti a un ponte sopra un fiume pieno di piranha e coccodrilli. Il no-vax chiede: “Il ponte è sicuro al 100%?”. L’ingegnere: “Al 99,6%”. Il no-vax: “Allora lo attraverso a nuoto”.
A me pare che il coronavirus venga trattato come il riscaldamento globale.
Si è cominciato col negarlo: “Macché riscaldamento! Ancora ieri, 20 maggio, pioveva e faceva un bel freddo. Ma cosa viene a raccontarci quella ragazzina svedese?”
Poi, di fronte all’evidenza (“Madonna che caldo! Si soffoca. Mai avuta un’estate così calda!”; “Mo ve’, è già il terzo inverno che non nevica. Ti ricordi che nevicate quando eravamo giovani? Si andava sottozero e di un bel po’!”), si è ammesso che sì, il riscaldamento c’è, ma non è dovuto all’azione dell’uomo (ancora Trump, ancora Bolsonaro). Niente CO2: colpa dei cicli secolari o millenari, colpa delle macchie solari, di tutto fuorché dell’uomo: così sostiene chi ha un’auto diesel o il riscaldamento a legna o a gasolio oppure è pagato dai petrolieri. Dunque non c’è nulla da fare, va bene così, quel che sarà sarà.
Col coronavirus si è cominciato col minimizzare (“È solo un’influenza, un virus un po’ più aggressivo”), poi (dopo Codogno, Vo’ Euganeo, Alzano) si è passati a protestare contro il confinamento, la chiusura di esercizi commerciali, la – ohibò – mascherina; infine, arrivati i vaccini e il Green Pass, a rifiutare gli uni e l’altro in nome della libertà contro la “scientocrazia”, la dittatura sanitaria, i provvedimenti liberticidi, il totalitarismo.
Il procedimento è sempre lo stesso: si tenta di dare una veste simil-razionale alla semplice frase “Mi dà fastidio”. “L’uomo agisce in modo irrazionale, cerca di dare forma razionale alle sue azioni e lo fa in modo logicamente sbagliato” (Norberto Bobbio: da una comunicazione orale di Guido Fassò).
Con questo ho chiuso il mio discorso sul covid (senza beninteso pretendere di avere l’ultima parola). Mi preme invece riflettere sulle Prove tecniche di totalitarismo (titolo dell’ultimo libro a cura di Luca Marini e Francesco Benozzo, [Lucca, La Vela, luglio 2021], che ancora non ho visto). Io ho la sensazione che il covid e il Green Pass siano un falso bersaglio o (se davvero avessero ragione Benozzo e Marini) un bersaglio del tutto marginale; che le prove di totalitarismo siano cominciate – per indicare una data convenzionale – all’incirca nel 1984, l’anno di Orwell (che non si riferiva all’URSS, come tanti hanno scritto, ma al libero Occidente capitalistico; e 1984 è solo l’“anagramma”, per così dire, di 1948, l’anno in cui il romanzo fu pubblicato).
Noi facciamo i cortei contro il Green Pass; il Grande Fratello guida il corteo fregandosi le mani.
Già oggi si conosce tutto di ognuno di noi: dove vado, chi frequento, a chi scrivo, cosa scrivo, a chi telefono e cosa dico, quali sono le mie convinzioni politiche, religiose ecc., chi sono i miei amici, cosa mangio, cosa compro, cosa leggo, cosa c’è nel mio conto corrente… Ottima base per il marketing: come mai mi arrivano le newsletter del Mulino (rivista), di Einaudi, di Storia e Letteratura, di Garnier, delle Belles Lettres ecc. e non di editori di fantascienza, di astrofisica, di biotecnologie…? Da quando mi sono riavvicinato alla fede cattolica ricevo continuamente mail di Vers Dimanche, Prions en Église, Le Pèlerin, Bayard Jeunesse [? ho 76 anni] ecc.; mai niente da siti protestanti, ebraici, musulmani, buddisti oppure neofascisti, marxisti-leninisti… Ma anche (qualora io contassi qualcosa) ottima base per un controllo molto più severo e oppressivo. Anche queste cose che ti sto scrivendo, già prima di essere pubblicate non saranno segrete. Google registra tutto e poi se gli conviene lo vende a chi vuole. Se poi io stessi su Facebook, Instagram, TikTok e simili, sarebbe peggio ancora. Quando una ditta, una banca, un ente, un sito web mi chiede di riempire un modulo assicurandomi che i miei dati “saranno trattati solo per uso interno e nel rispetto della legge sulla privacy”, mi devo fidare? Quando esco di casa, so quante telecamere mi sorvegliano? Io stesso con Google Earth riesco a vedere la mia casa, e anche la tua. Chi mi dice che cosa vedono le decine di satelliti che ci girano sopra la testa?
In particolare, noi abbiamo salutato con entusiasmo Internet, lo smartphone e altre invenzioni. Possiamo cercare un’informazione (giornalistica, bibliografica, semplici curiosità) senza muoverci dalla sedia; telefonare da dovunque a chiunque. Ci scriviamo e i nostri messaggi arrivano immediatamente, altro che telegrammi! Più bello di così… Ma è un po’ come l’invenzione del coltello: serve per tagliare il pane ma anche per ammazzare. E che cosa di noi – dove, come, quando; movimenti, azioni; parole e infine pensieri – potrà rimanere privato, intimo, segreto, non lo sappiamo più.
Questo secondo me è il vero totalitarismo (in senso proprio) che ci minaccia; che cerca di plasmare l’uomo nuovo (quello del consumismo e del vuoto) non alla maniera di Mussolini o di Stalin, ma in forma molto più dolce e suadente.
Qui sì c’è da preoccuparsi. Purtroppo i rimedi non li conosciamo; ma se qualcuno parlasse un po’ di più di queste cose (peraltro note), lo ascolterei volentieri.
Ci sarebbe molto da dire anche sui diritti umani conculcati; ma questo – per dirla col tuo amico Antonio Pennacchi – lo tengo per un altro filò.
Andrea Fassò
Non ricordo di aver mai giudicato il green pass un provvedimento tout court liberticida: se l’ho fatto, voglio sperare di aver immesso tale giudizio all’interno di un contesto che lo giustificava. Ammettiamo pure che il green pass sia, in termini relativi, un “provvedimento liberticida”. L’espressione sembra scandalizzare l’amico Andrea: io, che sono molto meno liberale e democratico di lui, debbo da parte mia dichiarare che il “liberticidio” non è in modo generale e assoluto sempre un reato: in certi contesti, può essere una misura dolorosamente necessaria. E mi spiego. Parliamo beninteso di un “liberticidio” che ucciderebbe la libertà individuale. Ma la libertà politica individuale, come la libertà economica o magari quella religiosa, non è sempre un reato inammissibile: anzi, a volte può essere necessario per far sopravvivere qualcosa d’altro (il governo britannico del periodo coloniale, in India, proibiva il rito del sati secondo il quale le vedove si sacrificavano sul rogo dei loro mariti: qualcuno, con un eurocentrismo pregiudiziale e ipocrita, dichiarava che non era possibile che tale rito avvenisse con il cosciente assenso delle vittime; resta il fatto che tale proibizione fosse “liberticida”: ve la sentireste di condannarla?) . La libertà individuale economica può essere “gravemente limitata” (il che non è tuttavia equivalente all’assassinio) nel nome e con il fine di una maggiore giustizia distributiva sociale; la libertà individuale religiosa può essere ostacolata se e quanto diventa un pericolo per la libera espressione del pensiero altrui. Io, che sono cattolico e tradizionalista, se accetto – e lo sto accettando – di vivere in una società pluralistica, ho tutto il sacrosanto diritto di definire l’aborto “un peccato” secondo l’etica della mia Chiesa; ma non ho il diritto di definirlo “un crimine” se accetto la convivenza con i miei concittadini laici che ne difendono il diritto alla luce delle leggi vigenti; al massimo, posso rivendicare per me e per chi la pensa come me il diritto all’obiezione di coscienza. L’obbligo del green pass è un liberticidio nei confronti della libertà individuale: chiamiamolo pure con il loro nome; e, se è necessario nell’interesse del pubblico bene, commettiamolo. FC