Domenica 3 ottobre 2021, San Gerardo
ANCORA SUL PROFESSOR BENOZZO
Ormai, noialtri di Minima Cardiniana consideriamo Francesco Benozzo “uno di noi”. Non è che tutti noi condividiamo tutte le sue tesi: ma ci pare che esse siano degne di esser conosciute ed egli ha sempre ricevuto tutto il nostro sia pur modesto appoggio per diffonderle.
Ora però ci troviamo di fronte alla rotta di collisione fra il suo atteggiamento e le disposizioni governative. Era ovvio, direte: in effetti lo era. Ma un conto è parlare delle cose, discuterne, prevederle, magari addirittura augurarsi che avvengano (o che non avvengono); e un conto è assistere al loro verificarsi con tutta la relativa gravità. Speravamo, forse con leggerezza, che alla fine quel ch’è accaduto non sarebbe successo. È accaduto.
Ora, giudicate voi? Benozzo ha “tirato dritto” convinto che il rettorato avrebbe ceduto davanti al suo “ricatto”? O persuaso al contrario che anch’esso avrebbe tirato dritto, e che oportet ut scandala eveniant? Chi dei due avrebbe dovuto mollare all’ultimo momento, cedere dinanzi a un “motivo superiore”? E quale sarebbe poi stato, questo “motivo superiore”? Come sapete, le guerre non si verificano mai quando una parte ha ragione e l’altra torto, ma quando entrambe hanno le loro buone ragioni. E allora bisogna pure schierarsi. O dichiararsi neutrali. Ma sarebbe lecita, quest’ultima posizione? E per quanto tempo, se non si riuscisse a trovare una soluzione mentre i poteri governativi ancora latitano, conducendo una politica di obbligatorietà del vaccino senza però sanzionarla ufficialmente e renderla legale?
Non abbiamo per ora la soluzione in tasca. Però un comunicato a proposito del “Caso Benozzo” lo dovevamo a lui e a tutti voi.
Ecco qua. Con Marco Antonio nel Julius Caesar di Shakespeare, noi dichiariamo che “ora, o malanno, tu sei consumato”. Queste poche pagine non chiudono l’incidente: al contrario, lo aprono.
IL PROFESSORE CACCIATO DALL’AULA
Lunedì 27 e martedì 28 settembre Francesco Benozzo, Professore di Filologia romanza all’Università di Bologna, è stato allontanato dall’aula in quanto non in possesso di green pass. È ormai più di un anno e mezzo che Benozzo si è coraggiosamente schierato contro la visione monocorde della gestione pandemica. Non si è fermato nemmeno dopo le censure subite all’interno della sua Università, ha pubblicato tre libri sulla situazione che stiamo vivendo (Poesia, scienza e dissidenza, Bologna, Clueb, 2020; Memorie di un filologo complottista, Lucca, La Vela, 2021; Covid. Prove tecniche di totalitarismo, Lucca, La Vela, 2021, quest’ultimo a quattro mani con Luca Marini).
I Minima Cardiniana hanno sempre accolto le sue riflessioni, i suoi inviti al dialogo, la sua visione di scienza come disciplina del dubbio, i suoi moniti sul rischio che dalla retorica della verità si passi, senza mezzi termini, a dei regimi di verità (sulla scorta di quello che intende Foucault quando afferma che le scienze umane, attraverso la loro pretesa di conoscenza, hanno trasformato quelle che erano relazioni instabili in “sistemi generali di dominazione”). Benozzo è andato avanti: ha firmato con Luca Marini un appello inviato alle cinque più alte cariche dello Stato, ha tenuto concerti con la sua arpa celtica, sia da solo che in collaborazione col collega musicista Fabio Bonvicini, per raccontare una storia diversa, per cercare immagini non allineate, per non smettere di fare domande. Ed è, inoltre, uno dei tre promotori del referendum abrogativo delle norme del green pass.
Non avevamo dubbi che, una volta arrivati al momento delle lezioni, non si sarebbe tirato indietro, andando a svolgere il proprio lavoro senza il tesserino verde, che, nelle sue parole, “è uno strumento che sanziona in assenza di illecito”. A Benozzo non è concesso nemmeno di tenere le proprie lezioni a distanza – dopo che sono state praticamente imposte per un anno e mezzo – in assenza di green pass.
La sua disobbedienza civile è cristallina. E sta forse funzionando. Basta fare i conti con le dozzine di articoli usciti in questi giorni sui principali quotidiani in merito all’episodio del suo allontanamento dalle aule. Basta leggere gli appelli di centinaia e forse migliaia di studenti, ma anche di colleghi da tutte le parti d’Italia, e ora anche fuori dall’Italia, scritti al Rettore dell’Università di Bologna affinché non prosegua in questa applicazione acritica delle norme governative, e si confronti in un dialogo aperto, facendo dell’Università un luogo di dibattito e di buon senso. Alla quinta volta in cui si presenterà a lezione senza la tessera verde Benozzo verrà sospeso.
Bisogna dire che un gesto di questo tipo da parte dell’autorità accademica fa riflettere, lascia attoniti, mette a disagio, pone delle domande sugli eccessi cui siamo giunti: certo, non getta una luce serena sull’Università italiana e sul suo futuro.
Perché non stiamo parlando di uno sprovveduto che pensa di andare in giro a infettare colleghi e studenti. Benozzo è uno studioso di chiara fama internazionale, coordina un dottorato di ricerca, dirige tre riviste scientifiche e numerosi centri di ricerca di antropologia e linguistica, ha all’attivo 700 pubblicazioni, è stato invitato come keynote speaker in decine di convegni, è un poeta tradotto nelle principali lingue, è candidato al Nobel dal 2015 dal Pen Club Internazionale. Si appella alla Magna Charta Universitatum che è stata stilata nel 1988 proprio a Bologna e il cui primo principio è quello dell’indipendenza delle Università da ogni potere politico e economico. Vi si appella affinché si discuta civilmente su restrizioni insensate che non godono di alcuna evidenza scientifica, ormai per ammissione dei loro stessi promotori.
Ciascuno penserà di lui quello che vuole, e lui è certamente abituato a questo. Non si potrà però dire, di Francesco Benozzo, che non stia dimostrando coerenza con le proprie scelte e i propri princìpi: se è infatti vero che altri 1000 accademici hanno firmato un documento contro il green pass, è da notare che praticamente tutti stanno facendo lezione con il green pass.
In un’intervista recente, Benozzo ha dichiarato che il suo fortunato libro su Carducci (prima uscito dalla Salerno editrice di Roma, nel 2015, e poi proposto per due anni come allegato al Corriere della Sera) è una specie di autobiografia. Viene dunque in mente che lo stesso Carducci (anch’egli Filologo romanzo a Bologna) subì un procedimento di sospensione dall’Università. Come si legge nel libro di Benozzo (p. 63), “L’8 febbraio del ‘67 prese parte a un banchetto per celebrare il 19° avversario della Repubblica Romana, e firmò un omaggio a Mazzini e Garibaldi auspicando un ritorno alla repubblica del 1848. Dopo gli accertamenti dell’attività di Carducci, ritenuta ‘eversiva’ e ‘insurrezionalista’, egli fu dapprima deferito, e poi convocato a comparire l’8 aprile seguente davanti al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ‘per esporvi le sue ragioni’ e difendersi dall’imputazione di tenere una condotta ‘manifestamente contraria ai doveri speciali che incombono ad uomini investiti in così alto grado della fiducia pubblica, sociale e governativa’. Il verdetto fu duro: gli venne inflitta la sospensione dal grado e dallo stipendio. Avrebbe ripreso le lezioni solo il 9 giugno. Questa fu la punizione per il suo ‘sovversivismo ideologico’, ma la sua posizione rimase radicale e ferma”.
Ecco, forse Benozzo non mentiva parlando di quel libro su Carducci nei termini di un’autobiografia.
La Redazione